Vita da cornuto 3 - L’amante periodico

  • Scritto da p45 il 23/02/2022 - 09:44
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Una donna in ogni porto

Alfredo è un rappresentante di commercio. Vive in una città a 200 km dalla nostra. Una volta al mese per lavoro passa anche dalle nostre parti e ne approfitta per scoparsi mia moglie.

Si sono conosciuti in un bar. Quel giorno Federica aveva deciso da poco che doveva dare una sveglia alla sua vita sessuale. I rapporti sessuali tra noi erano ingrigiti in routine ripetitive e settimanali quando andava bene. Cercava quindi qualcosa di più.

Ci sono tre giorni nella settimana che io nel pomeriggio lavoro e lei no. E quel pomeriggio stava bighellonando in giro per negozi, finché non era entrata in quel bar per prendersi un caffè. Fu lì che lo incontrò. Poco più che quarantenne, sposato con prole, un rapporto coniugale stabile ma intiepidito dalle continue assenze richieste dal suo lavoro, cercava la cosiddetta donna in ogni porto senza troppe complicazioni sentimentali.

Si parlarono, si presentarono. Il colloquio tra loro scorse facile. Parlarono delle loro vite coniugali, si piacquero e capirono al volo di poter fare ognuno al caso dell’altro. Non avendo ancora esperienze trasgressive e non volendo farmi del male, aveva deciso di tacermi il fatto. Comunque mi voleva bene e tutto quello che c’era oltre il sesso lo viveva molto bene con me: solo quella gran voglia di vivere, godere e di esplorare il mondo (cioè gli altri cazzi).

Fu così che mi fece cornuto scopandoci il giorno stesso in auto in un parcheggio poco frequentato. Da allora (è passato circa un anno) mensilmente come una cambiale Alfredo piomba in città e con modalità dipendenti dal tempo concessogli dal lavoro si tromba Federica. Di norma il tutto si svolge in un Motel o in un B&B. Quello che rimane fisso è che al massimo le 19:30 Alfredo deve essere sulla strada del ritorno a casa sua.

Lo trova simpatico e ci scopa bene. Però al di fuori dei loro incontri è come se non esistesse; finite le scopate ognuno a casa propria a godersi la famiglia.

Queste notizie e particolari mi vengono dati da mia moglie nei giorni che precedono. Il tutto è costellato di tormentate ed eccitate sessioni di sesso tra noi.

Si arriva così al mattino di martedì. Mi sveglio presto, mi alzo, vado in cucina. Torno con la colazione per lei. Si sveglia: “Ciao amore cornuto! Oggi te ne metto altre. Sei pronto?”. Incasso l’ormai consueta torsione di stomaco e subito dopo eccitato vorrei saltarle addosso.

“No amore da adesso fino a che non se ne va via io sono solo la troia di Alfredo”. È un colpo basso. Mi sento veramente umiliato, ma dissimulo e non dico nulla.

“Tu oggi vivrai di sesso riflesso. Occorre che tu capisca e senta fino in fondo la tua condizione di cornuto”. Ridacchia e le sorrido in modo forzato.

Arriva il momento per me di andare al lavoro; non si lascia baciare con passione come vorrei; mi dice comunque con molta dolcezza: “Hai già visto tua moglie far la troia e non sapevi che fosse lei. Ti terrò informato: ho due cellulari, una volta sul posto ti chiamerò fingendo una normale telefonata a casa, farò finta di chiudere lasciando invece aperta la comunicazione. Potrai così ascoltare. Con l’altro cellulare farò foto e forse video che ti invierò appena possibile. Poi una volta a casa ti narrerò tutto. E (sorniona) lo puoi fare, ma cerca di non segarti finché non ci rivedremo”.

Mi accarezza sulla guancia con l’interno dell’avambraccio. Questa carezza l’abbiamo riservata a noi. La usiamo solo per quando vogliamo comunicarci qualcosa di forte che vada oltre il sesso. Ci provoca sempre un brivido intenso.

“Buona giornata amor mio cornuto”.

Finalmente esco. So già che la giornata non mi passerà mai.

La mia donna so che mi sta mettendo alla prova. È la prima volta e mi vuol abituare ad un rituale che si ripeterà finché ne avrà voglia.

Al di là delle umiliazioni che mi ha inflitto e mi sta infliggendo, so che mi ama; gliel’ho letto negli occhi. In effetti il suo credo di effetto benefico delle corna su un rapporto amoroso sembra confermato da tutti gli ultimi avvenimenti. Spero tanto che il futuro continui a confermare, ma dentro di me qualcosa mi dice che le cose non sono poi così semplici.

Ore 12:30

Arriva la mia pausa pranzo. Mi giunge un messaggio con foto in intimo: “Guarda come mi presento a lui!”

È in lingerie: uno schianto, lo farebbe tirare a un morto. È una troia di alto bordo, un perfetto mix di bello, osceno ed elegante.

La chiamo: “Sei oscenamente stupenda. Lo faresti rizzare a un morto. Perché non ti sei mai messa così per me?”

“Hai ragione anche tu. Me lo sto chiedendo … credo che la routine giornaliera che abbiamo passato finora abbia ucciso la fantasia, mentre l’aspettativa di un adulterio la aguzzi. Comunque da adesso ci sarai anche tu nel giro di queste ‘attenzioni’.”

“A dopo mio cornuto”. “A dopo strega”.

Ore 16:15

Sono al lavoro nello studio legale in un open space con altri colleghi. Non vola una mosca come in una biblioteca. Squilla a basso volume il mio cellulare.

Parlo a bassa voce
“Ciao!”. “Ciao amore! T’ho chiamato per dirti che stasera faccio un po’ più tardi qui a ‘Pilates’.”

“L’avete già fatto?”. “Non ancora; sai occorre un adeguato riscaldamento per quell’esercizio”

“Allora siete ai preliminari”. “Sì è un esercizio che fa veramente bene”

“Divertiti! Voglio che tu sia felice!”. “Ora riprendiamo. Ci vediamo a casa stasera, caro”. E termina la recita.

Non ho sentito alcun click. Metto il muto al microfono e proseguo l’ascolto in cuffia intanto tento di continuare a lavorare.

Sento qualche rumorino. Poi una voce maschile: “Zoccola …” Seguono dei rumorini come uno sciacquettio e lei: “Sì… così… continua porco che mi fai godere”.

“Ah! Tu sì che sai trovare il punto G… Ah! Sì… che lingua… ”

“Ora tocca a te”. “Mmmm… che bocchinara! Succhiami il cazzo, puttana… così”

Sapere che in quel momento Federica sta facendo godere nella sua bocca il cazzo di un altro uomo a me sconosciuto, mi provoca un dolore alla bocca dello stomaco che mi fa piegare sulla scrivania.

La mia collega Ornella a due metri da me ha notato la cosa e mi chiede: “Tutto a posto? Ti senti male?”.

È una gran bella ragazza, più giovane di mia moglie, ha ventidue anni. Diversi colleghi e clienti le ronzano attorno, ma sembra che non dia retta a nessuno. Mi mostra amicizia, forse perché l’ho aiutata parecchio nei suoi primi mesi di lavoro. Non l’ho mai considerata una preda sessuale; è troppo bella, penso che se me ne innamorassi sarebbero guai.

Le rispondo che è tutto a posto, mentre mi monta un’erezione durissima, quasi dolorosa. Ornella mi sorride e torna al suo lavoro; ho la sensazione che possa aver intuito qualcosa.

Intanto Alfredo: “Ah… Che troia che sei! Mi stai consumando … Fermati! Ti voglio scopare …”

“Porco! Ti piace la mia bocca ma preferisci la fica, eh?”. “Ecco sì. Allarga le gambe … Ora prendilo tutto dentro troia!

Federica, l’amore della mia vita, la futura madre dei miei figli, che vuole teneramente invecchiare assieme a me, mi fa sapere che si sta prendendo dentro un pisello estraneo, verso il quale non manifesta nessun sentimento, ma che si gode intensamente. “Ah sì Alfredo! … Dammi il tuo cazzo duro! … Fammi sentire femmina e troia! … Sbattimi!”.

Per i successivi venti minuti è un susseguirsi di mugolii, gemiti e un ritmico rumore di quella che sembra una spalliera di letto contro una parete.

Mia moglie ora caccia un urlo strozzato e viene mormorando pezzi di parole e frasi incomprensibili. Non passa neanche un minuto che Alfredo: “Presto ... che ti sborro in bocca troia! … Sì così … aaahhh … aaahhh … succhia, mandala giù ...”

Le mie corna sono più che conclamate. Sono diviso in due. Una parte eccitatissima si esalta degli avvenimenti; gode anche dell’umiliazione subita. L’altra non ci sta e si sente vittima di un sopruso ricattatorio. Vince ai punti l’eccitazione.

Ora dall’altra parte c’è il silenzio appagato dei sensi. Dopo qualche minuto sento un rumore di lenzuola e poi di passi. A bassa voce: “Ci sei? Ora è al bagno a pisciare. Hai sentito tutto? Ti sei eccitato? Adesso riprendiamo a scopare. Resisti a non segarti. A casa poi te lo racconterò per bene”.

Mi arriva un messaggio; c’è una foto; la apro, mi prende quasi un colpo alla vista del bel volto di Federica con la bocca grondante la sborra di Alfredo.

Stavolta l’anestetico dell’eccitazione ci mette più tempo. Comunque arriva e mi ritrovo con il cazzo che scoppia nei calzoni. Butto uno sguardo verso i colleghi; sono tutti presi dal lavoro, solo Ornella stava guardando verso di me, ma ha velocemente girato il capo cercando di dissimulare la sua curiosità.

Dopo un quarto d’ora gli amanti riprendono l’attività.

Li sento dapprima impegnati in un 69. Quindi riprendono a scopare, stavolta alla pecorina e Alfredo alla fine le viene in fica. Un’altra pausa di venti minuti e sento che mia moglie rivitalizza la mazza di lui con un succulento pompino. Adesso Alfredo manifesta interesse per il culo di Federica. Il dialogo tra i due verte sulla preparazione dell’ano ...

“Una settimana fa l’ho preso in culo da mio marito. Non mi ha fatto nessun male e mi è piaciuto tantissimo”. “Non mi hai sempre detto che ce l’ha piccolo?” “È più piccolo del tuo, ma lo usa veramente bene e ce l’ha sempre duro senza usare pillole varie”.

Comprendo che Alfredo ha dovuto almeno qualche volta affrontare problemi di erezione o di durata. Forse stasera si è supportato con qualche farmaco.

“OK. Allora procediamo ...”.

Cala un silenzio eloquente; poi sento un gemito di Federica che non so se di piacere o di dolore.

“Ora!” “Aaahi… mi stai rompendo il culo…” “La cappella è entrata …” “Non ti fermare ... Inculami porco! Fammi sentire il tuo cazzo … sfondami!“

Sento la spalliera metallica del letto che sbatte ritmicamente sulla parete. Dev’essere un’inculata violenta. Federica, che all’inizio emetteva gemiti di dolore, ora urla il suo piacere. Non passa molto tempo che viene rumorosamente. Alfredo continua ad incularla e nel giro di qualche minuto: “Ti sborro in culo puttana! Ricevila tutta… aaahhhhhh …sssì… ”

Più tardi, mentre i due lasciano il motel, rifletto su me stesso. Ho ancora un’erezione importante con una voglia di sesso pazzesca. Contemporaneamente mi sento moralmente distrutto e umiliato nonostante l’apprezzamento di mia moglie sulle prestazioni del mio cazzo. Ripenso alle parole di Federica che mi incitavano al gioco; sì, giocare può essere anche molto bello, ma queste dolorose umiliazioni che mi infligge quanto sono davvero ancora solo un gioco?

Torno a casa. Ancora non è arrivata. Ora, che sa che io so, non ha più la necessità di precipitarsi a casa per dissimulare. Giunge comunque dieci minuti dopo.

Mi trova seduto sul divano mentre sorseggio un tè. Si è ricomposta e anche rifatta il trucco, ma qualche segno qua e là dimostra la battaglia che ha sostenuto. Ha avuto un’appagante sessione di sesso, ha il volto disteso e sorridente. “Grazie per la tua accettazione, mio cornutino! Ora la tua mogliettina troia penserà a te”. Mi si avvicina, solleva la gonna, non ha più le mutandine e mi sussurra: “Ho dentro di me ancora la sua sborra. Ti prego, puliscimela!”

“Volentieri! Andiamo a farci una doccia insieme!” le rispondo in contropiede sorridendole ironico-non-troppo.

Ha una leggera smorfia di disappunto: “Non intendevo questo, amore. Tu hai una sapiente e amorevole lingua …”

“Che schifo! Non ci penso neanche. La sborra altrui ... non sono gay né bisex … e tu lo sai.” le dico deciso.

Si mostra sbalordita, più flebilmente: “Credevo che tu fossi disposto a giocare fino in fondo …” “Per giocare sempre disponibile. Ma queste umiliazioni sono ancora solo un gioco secondo te?”

Mi guarda pensierosa non più sorridente. Un’ombra le attraversa gli occhi. Poi rialza lo sguardo su di me stavolta con rinnovata decisione e molta tenerezza: “Dai! Andiamo in bagno: tu lavi me ed io lavo te!”

Ci sorridiamo, ci baciamo, ci prendiamo per mano e andiamo a lavarci.

Finalmente una vittoria! Comprendo come dovettero sentirsi i coloni americani dopo Saratoga.

Il pensiero di Alfredo è presente senza che mai lo nominiamo. Lei ha altre foto ed anche un videoclip relativo sul cellulare, ma non sentiamo nessuna necessità di vederli subito.

Stasera non scopiamo, stasera facciamo l’amore.


 

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