Vita dura

Vita dura

Salvo, all’anagrafe Salvatore, è il classico ragazzo del sud, strutturalmente buono ma schiacciato da un ambiente difficile da tutti i punti di vista; soffre, come tutti i ragazzi sopra i vent’anni, di tempeste ormonali che lo spingono a cercare ad ogni costo una femmina, accettando anche situazioni di ripiego o assolutamente instabili e improponibili; la stagione migliore l’ha avuta quando ha conosciuto una donna bene in carne abbondante ma non brutta.

In pratica, è la classica giovane moglie, accasatasi giovanissima per ‘sistemarsi’, ma che ben presto si è trovata insoddisfatta di un marito lavoratore ma anche amante dei buoni bicchieri, delle partite a carte con gli amici e dello sport in televisione, che la trascura in maniera plateale e la considera un accessorio imprescindibile al maschio meridionale; esasperata ed invaghita di Salvo, poco più giovane di lei, decide di fare le corna al marito nelle ore del mattino, quando lui lavora.

Salvo non ha un’occupazione fissa, si arrangia con lavoretti saltuari ed ha il tempo da dedicare alla calda sposina che lo avvia ai piaceri del sesso, scoprendo insieme quei modi di scopare che conoscono ambedue quasi solo per sentito dire; quando non riesce a trovare lavori che lo impegnino anche al mattino, Salvo puntualmente manda un messaggio criptato a Rossana e, avuto il via libera, va a casa sua e scopano nel letto matrimoniale.

All’inizio, presi dalla foga della libidine e dalla contemporanea e ancora maggiore paura di quello che stanno facendo, si limitano ad abbracciarsi con la violenza degli anni giovani e della pressione che, nelle palle di lui e nella figa di lei, scatenano una voglia smodata di prendersi e divorarsi in fretta; il primo impatto è un bacio vampiresco in cui sembrano volersi divorare tutto, dalle labbra al collo ai capezzoli, con lei molto attenta ad evitare che lui le lasci sulla pelle tracce di succhiotti che potrebbero scatenare i sospetti del marito.

Nell’empito della passione, lei lo trascina immediatamente sul letto e solleva la gonna fino alla vita; lui apre la patta, tira fuori il cazzo che è di stazza assai notevole, raggiungendo al massimo dell’erezione oltre i venti centimetri ed uno spessore importante, e la infila in figa, alla missionaria, limitandosi a spostare di lato la fettuccia del perizoma che la donna porta; la monta per una decina di minuti, palpandola contemporaneamente sui seni e sul culo pieno e maturo, e sborra senza problemi.

A mano a mano che passano le settimane, imparano e controllarsi sempre di più; ormai lei si fa trovare in vestaglia, senza intimo, e lui impara ad usare jeans abbondanti che scivolano via agilmente e preferisce il boxer che consente a lei di prendere in mano il cazzo ancora prima che lui l’abbia tirato fuori; normalmente però preferisce denudarlo e succhiare i capezzoli, come anche lui fa con molta passione e gusto, prima di dedicarsi al cazzo che sta imparando ad adorare letteralmente.

Quando entra in casa, ormai per abitudine, lui le sfila delicatamente la vestaglia che scivola giù solo sciogliendo la cintura di stoffa; la spinge a sedere sul letto e le presenta il cazzo davanti al viso; Rossana, che ci ha messo un niente ad imparare la corretta fellazione, affronta con piglio la mazza, la prende fra le mani e la manipola con gusto e sapienza, dai coglioni fin sulla cappella che ingoia finché i peli del pube carezzano le labbra.

In genere poi lui la spinge di spalle sul letto, si accoscia ai piedi di lei e la succhia con metodo e passione; spesso, dopo avere succhiato il clitoride e leccato la figa fino a stancarla, scivola sul corpo e va a prendere in bocca i capezzoli, uno per volta, succhiando ancora come un’idrovora; in quei lunghissimi momenti, lei si limita a gemere e soffocare in una mano gli urli di orgasmo per non fare sentire ai vicini che sta gioiosamente scopando.

Le prime scopate le realizzano alla missionaria; lei si stende sul letto e si lascia avvolgere dal corpo di lui più prestante e muscoloso; hanno progressivamente allungato i tempi di scopata e godono a lungo prima di sborrare; una volta lui la fa mettere in ginocchio sul bordo del letto, sta in piedi dietro di lei e la penetra a pecorina, facendole scoprire il piacere di sentire la mazza che le sfonda l’utero mentre le chiappe rumorosamente sbattono sul ventre dell’amante.

Una volta che lui tenta di spostare la cappella al buchetto, lei lo ferma avvertendolo che, se le fa il culo, c’è il rischio che il marito scopra la violenza e capisca che gli sta facendo le corna; non si sottrae quando lui la fa cavalcare da sopra e scopre godimenti nuovi dirigendo lei la musica; quando lui le si siede sullo stomaco e appoggia il cazzo tra le tette, intuisce d’istinto e gli fa la più bella spagnola che sperasse; poiché la lunghezza del cazzo lo consente, lo fa penetrare e sborrare in bocca.

Per qualche mese, Salvo si gode la carne meravigliosa della sposina e torna a casa regolarmente felice e soddisfatto nel corpo e nello spirito; sa che non è amore, sia quello che prova lui sia quello che prova Rossana; ma scopano bene, si salutano sempre felici e lei trova quasi che il rapporto con suo marito è migliorato; ma sa anche, perché lui gliene ha accennato, che un brutto tarlo divora il giovane amante.

Infatti, la ragazza a cui Salvo è morbosamente attaccato è Tina, all’anagrafe Concetta, una tipa bruna peperina, alta, snella e dalle movenze agili e aggraziate, uno spirito inquieto sospeso tra troppe voglie e tanti amori; difatti, è fidanzata con Franco, il classico maschietto meridionale che si sente padrone della femmina e la riduce schiava dei suoi capricci frequenti; ogni volta che gli gira male, rompe il fidanzamento per qualche periodo, tanto sa che lei poi tornerà implorandolo.

Lei si lascia scopare da Salvo, quando lui la lascia; quando però la riprende, lo mette da parte con grande scorno, immenso rammarico e tanta sofferenza; ogni volta che il ‘fidanzato’ torna alla carica, Salvo è costretto a domandarsi perché continua a correre dietro alla puttanella, trascurando anche Rossana; poi le quattro moine, le carezze e i bacetti della troia lo stordiscono; ci ricasca, pur sapendo che lei, al richiamo del ‘padrone’, lo pianterà anche nel bel mezzo di una ricca scopata.

In realtà il più serio e impellente problema di Salvo è il lavoro; si rende conto che, a venticinque anni, è finanche tardi per accontentarsi di soluzioni di ripiego, che, in quell’ambiente, significano quasi sempre umiliazioni, lavoro in nero, incarichi per incombenze che non gli spetterebbero e che soprattutto non tengono in nessun conto le sue qualifiche professionali, a cominciare dalla laurea in economia aziendale che ha conseguito con enormi sacrifici

Le prova tutte, nell’ansia di trovare una collocazione nella sua terra, vicino ai genitori ed alla sorella Maria a cui è profondamente legato; ma tutte le vie sembrano chiuse e il tempo passa tormentosamente; decide allora di fare domande e inviare il curriculum dovunque si prospettino ipotesi di lavoro; imbrocca, alla fine, la domanda giusta e viene convocato a colloquio a Milano, per un’agenzia parastatale che gli prospetta un contratto per sei mesi rinnovabili più volte.

Viene spinto anche da sua sorella Maria, che riconosce la necessità di separarsi per non farsi travolgere dalla spinta ad entrare nella spirale malavitosa dello spaccio, sbocco che ha già divorato alcuni amici suoi; preferisce vederlo allontanarsi, forse per sempre, piuttosto che osservarlo perdersi nella piccola malavita locale; va a salutare Rossana, per comunicarle che dovrà rinunciare alle loro meravigliose scopate; lascia a sua sorella il compito di avvertire Tina, se per caso volesse sapere.

A fine colloquio, viene accettato ed assunto; è una persona duttile, Salvo; riesce a socializzare facilmente e ad ambientarsi anche in un territorio decisamente non suo e, per qualche aspetto, visto con sospetto da tutti gli emigrati costretti a trasferirsi; trova, a caro prezzo, un alloggio in una zona residenziale popolare nuovissima; adatta lo spazio striminzito alle sue necessità; in realtà, gli basta poco per stare in pace con se stesso.

Impara presto anche ad arrangiarsi da solo in cucina, come faceva talvolta quando tirava troppo tardi con gli amici; per i rifornimenti, recupera le memorie delle peregrinazioni con la madre tra i negozi e fa anche la spesa; nei suoi giri tra i diversi mercati e supermercati, alla ricerca dei prodotti migliori al prezzo più conveniente, incontra in un bar, dove s’era fermato per un caffè, Imma, Immacolata all’anagrafe, una ragazza che fa la cassiera in un discount sotto casa; legano quasi istintivamente.

È di origini meridionali, pugliesi per l’esattezza, ma i suoi si trasferirono al Nord agli inizi degli anni Cinquanta e sono perfettamente integrati; lei è nata nel capoluogo ed ha assunto decisamente i caratteri, i modi, le inflessioni e insomma tutto l’imprinting meneghino, anche se ogni tanto qualche imprecazione nella lingua madre, anzi dialetto, le sfugge senza vergogna; in compenso, è decisa, determinata, coraggiosa, intelligente, pronta a cogliere indicazioni e situazioni.

I primi approcci sono leggeri e si limitano quasi ai consigli che lei può fornirgli per muoversi a suo agio nella fila ininterrotta di scaffali, tra le offerte più o meno speciali e i meccanismi che premiano la fedeltà; pian pianino il loro incontro casuale diventa un appuntamento fisso tra due amici che sentono una certa attrazione ma hanno ferite recenti da cui guarire e si chiudono a riccio per difendere la loro privacy; entrambi però vorrebbero andare un poco oltre

Salvo ha preso l’abitudine di tenersi in contatto via Skype con sua sorella che lo aggiorna sugli avvenimenti della loro città e della cerchia degli amici, ma soprattutto si informa appassionatamente della sua vita e della quotidianità, cosciente che la parte più dura da accettare è la solitudine; quando lui accenna all’amicizia con Imma, lo sollecita in tutti i modi perché stringa i rapporti e si crei ameno un forte riferimento affettivo; ma lui capisce che la ragazza è incerta e si mantiene al di qua della pura amicizia.

Quasi a voler sconvolgere un equilibrio raggiunto con tanta fatica, improvvisamente Tina si presenta a casa sua; è stata per l’ennesima volta lasciata da Franco ed ha deciso di provare ad uscire dal guscio tramite l’emigrazione con la certezza di poter andare da lui e avviare un nuovo rapporto; travolto come da un ciclone da una passione che non si è affatto acquietata, lui non resiste al fascino e la accoglie in casa; per una settimana scopano come scimmie, travolti dall’impeto giovanile e dalla novità.

Il monolocale che Salvo ha trovato per una cifra abbordabile è predisposto per una persona singola; non è assolutamente adatto per una vita di coppia, specialmente se esuberante come sono loro due; fanno ricorso a tutte le loro capacità di arrangiarsi per fare sì che l’unico piccolo tavolo serva a moltissime funzioni, che il mini cucinino dell’angolo cottura riesca a preparare pranzi e cene adeguati, che il letto da una piazza e mezza diventi il campo di battaglie amorose.

Hanno già scopato, quando erano più o meno accoppiati giù nella città di origine; ma qui, a Milano, lontano da tutti in una nebbia fastidiosa ma complice, diventa quasi un’avventura incontrarsi la sera; quando lui torna dal lavoro d’ufficio e lei dalle peregrinazioni in cerca di lavoro, è naturale trovarsi innamorati, e forse anche lei lo era un poco, nonostante tutto, ad abbracciarsi come dopo una lunga e dolorosa separazione, palparsi come a riconoscersi e finire poi a letto.

Il contrasto fra i due corpi è fin troppo evidente, ma Tina trova meraviglioso farsi assorbire dalla possente struttura di lui e perdersi tra i pettorali rafforzati dagli esercizi che lui pratica volentieri e il ventre ‘budinoso’ in cui il suo affonda con gusto; la entusiasma sentire la durezza e la grossezza del cazzo piantato tra le gambe sottili; lo conosce bene, avendolo frequentato; eppure ogni volta si eccita fino a bagnarsi e non aspetta altro che impossessarsene.

A Salvo da un’immensa gioia stringerla a sé, con una certa strana ansia di non farle del male, tanto sembra fragile, anche se non lo è affatto; si perde volentieri nei lampi degli occhi neri e profondi, nelle carezze ai capelli che puntualmente porta corti; le carezza il viso finché scivola sul seno contenuto ma dolcissimo, che gli sta in una mano, eccitante e libidinoso; continuerebbe in eterno ad accarezzare le natiche puntute e piccole, ma dolcissime da palpare.

E’ sempre la voglia di Tina a prevalere, inarrestabile e spietata; lei ama scopare, vuole il cazzo ad ogni costo e vuole che la sbudelli, ma con amore; facendo strane acrobazie per rendere sufficiente lo scarso spazio del letto, lecca e succhia profondamente per un tempo interminabile; urla goduria e libidine, ha continui orgasmi e diventa una Erinni quando si scatena nella scopata; Salvo si limita a starle dietro e a possederla in ogni dove.

Dopo appena una settimana, però, la voce del padrone si fa sentire con una telefonata di cui il ragazzo non ha nessuna avvisaglia; quando Franco chiama, lei è in giro per Milano ed è molto irritata per l’ennesima porta che ha sbattuto perché le offrono solo lavoretti poco retribuiti che ritiene inadeguati al sacrificio di emigrare al Nord; inevitabilmente, quando il suo eterno fidanzato le proclama di nuovo il suo amore, non esita a promettere che l’indomani stesso sarebbe rientrata.

Salvo non può, ma neppure vuole, fare una qualsiasi obiezione; si limita ad avvertirla che un’altra volta non lo avrebbe trovato tanto disponibile e, se avesse mai pensato di tornare a Milano, si organizzasse in qualche altro modo; subito dopo, si fionda al solito bar e, per sua fortuna, trova ancora Imma disposta ad offrirgli la spalla asciutta per piangere sulla sua stupidità; è allora che, in un empito di affettuosa amicizia, lei lo bacia delicatamente sulla bocca.

Lui si sorprende perché la ragazza gli ha detto più volte che, uscita da un’esperienza finita male, non ha nessuna intenzione di perdere ancora la testa per un ragazzo; istintivamente, la abbraccia e quasi la sommerse nella sua notevole stazza; lei si abbandona fiduciosa, appoggiando solo la testa sul petto di lui ma lasciandosi andare al grande senso di protezione che l’uomo le da con la sua infinita tenerezza.

Con lui sente di stare veramente bene; capisce che forse possono veramente crescere insieme; ma hanno bisogno di chiarirsi molte cose che li separano, di smussare angoli, di darsi da fare per migliorare la loro situazione lavorativa, di imparare a conoscersi per essere in sintonia; Salvo, stordito da tutto quello che gli è capitato in così poco tempo, si rende solo conto che, se non commette altre stupidaggini, può forse dare una regolata alla sua vita.

Lasciano passare alcune settimane, prima di finire a letto; intanto, cominciano a frequentarsi con grande assiduità, pranzano e cenano insieme ogni volta che possono, quasi rispettosi ciascuno del dolore dell’altro; più volte Imma sente, per bisogno di chiarezza, di dovergli raccontare la storia da cui sta fuggendo e che la spinge a ricacciare indietro ogni desiderio di lasciarsi andare all’amore; Salvo le spiega nei particolari lo strano rapporto viscerale che lo lega a Tina.

Poi lei sembra essere arrivata al punto massimo di resistenza ‘eroica’; subito dopo avere cenato a casa di lui, una sera lo spinge quasi scherzosamente sul letto e piomba su di lui; il ragazzo vorrebbe ancora imporsi il contegno dell’amico affettuoso, ma il cazzo lo tradisce, si erge all’improvviso e non può fare a meno di piantarsi fra le cosce di lei da sopra vestito e slip; il bacio stavolta contiene tutta la passione repressa per qualche mese ed è da autentico record di qualità e durata.

Di colpo, le riserve mentali di Imma svaniscono; sdraiata su di lui, immersa nel corpo giovane, muscoloso e morbido, sente a mano a mano sciogliersi tutte le fibre del corpo, il ventre si adagia su lui e la figa sente il cazzo palpitare; lo bacia senza smettere, sente di volerlo completamente; glielo sussurra e Salvo si sente portare in paradiso; non gli era mai capitato di avvertire così intenso un desiderio che partiva da un cuore ed arrivava al suo.

La carezza con voglia, con desiderio, con passione, con amore; capisce che fino a quel momento non ha mai scopato, insieme, col cazzo e con la testa, col corpo e con il cuore; si abbandona alla dolcezza di quella strana fusione; infilano le mani sotto i vestiti e cercano la pelle, il calore, il sangue, l’amore; lui afferra le natiche e le stringe, pastose morbide eppure solide; lei afferra i capezzoli e li tortura, solleva i vestiti e li prende in bocca.

Imma si sente sempre più coinvolta e presa dal desiderio; comincia a spogliarlo come scartasse un regalo prezioso, accarezzando, baciando, leccando, succhiando ogni brandello di pelle che la caduta dei vestiti scopre; lui si sente quasi in colpa, la ferma e fa lui la stessa operazione spogliandola lentamente dei vestiti; quando scopre il seno carnale, pieno, con due aureole delicate ma evidenti e i capezzoli come fragole di bosco non resiste alla tentazione di poppare come un neonato.

La ragazza gode infinitamente e ben presto sente che il suo povero slip è uno straccetto bagnato, ma la voglia non è soddisfatta, anzi cresce quanto più lui ansiosamente la succhia; gli prende la testa, la accarezza, la bacia con mille manovre acrobatiche, lo costringe a baciarla sulla bocca mentre le mani si impossessano dei suoi globi maturi; allunga una mano tra loro e prende il cazzo che sembra palpitare vivo mentre lei lo stringe; accenna una leggera sega e sente che il corpo vibra.

Quando Salvo la rovescia supina e le sfila, insieme, gonna collant e slip, per infilarle un dito in figa a masturbarla, geme a lungo, come il suono di una sirena, finché esplode in un urlo che si sente nel condominio; mentre lui insiste a strapparle piacere dalla figa, lei si trova a sussurrare ‘ti amo’ ma lui per fortuna non sente o non da segno di avere capito; quando il ragazzo scivola sul suo corpo per raggiungere la figa e leccarla, ha due orgasmi violenti in rapida successione.

Istintivamente, decide di ricambiare l’amore; lo costringe supino col cazzo ritto verso il cielo, si sdraia al suo fianco e comincia a leccare dall’ombelico, passandosi il cazzo sul viso, sul collo, sul seno; poi appoggia la lingua e raccoglie le gocce di precum che la mazza emette a più non posso, prende in bocca la cappella e la delizia a lungo leccandola mentre la fa scorrere contro il palato verso l’ugola; lui si abbandona al piacere e si trova in paradiso.

Quando lui si inginocchia fra le cosce, le divarica le ginocchia e accosta la cappella alla figa, lo avverte.

“Bada che non prendo anticoncezionali; non puoi venire dentro.”

Lui non obietta; si limita a spingere il cazzo e a godersi la sensazione del corpo che si apre per fare passare la mazza; Imma davvero si sente aprire in due dal cazzo che la penetra ed ogni piccola avanzata è per lei fonte di piacere enorme e di conseguenti orgasmi più o meno vivaci; quando la cappella urta dolorosamente la cervice dell’utero, lo frena e gli chiede di muoversi con più cautela; gli stringe le cosce dietro la schiena ed urla una sborrata mai conosciuta.

Come si era ripromesso, lui frena la sua eiaculazione per non venire in figa; si ferma su di lei e cerca di recuperare una respirazione più regolare per raffreddare la passione; lei si scioglie dall’abbraccio con le cosce e lo spinge delicatamente di lato a sé; gli chiede se desidera godere in bocca; lui le presenta il cazzo e le spinge la testa; è un pompino stratosferico, in cui si riassumono tutte le loro voglie antiche e recenti; la sborrata è un’alluvione che lei raccoglie e ingoia con gioia.

Per un’oretta circa non fanno che scopare in tutti i modi possibili, lei lo fa venire ancora in bocca e tra le tette; quando si fermano, lei gli chiede cosa abbia pensato e sentito in quella scopata; lui non ha esitazione a dire che per la prima volta si è sentito veramente fuso in un unico indissolubile e di avere provato amore.

“Non è stato solo sesso, per te?”

“No; io ho cominciato ad amarti assai prima che tu mi concedessi il corpo; fare sesso è stato coronare un sogno antico; vorrei che davvero tu mi fossi sempre vicino e che avessi sempre bisogno di me.”

“Abbiamo tempo per verificare se è amore o solo chimica sessuale, che ci unisce; io ti ho amato, te l’ho anche detto; se fosse amore vero, ne sarei felice.”

“Non ti ho sentito e mi vergogno di non essere stato io il primo a dirti il mio amore; ma puoi crederci; ora voglio solo stare bene con te.”

Che siano davvero una coppia affiatata e innamorata, lo vedono nei giorni seguenti, senza tanti problemi; non possono decidere di andare a vivere in uno dei due appartamenti perché ambedue striminziti e inadatti alla vita di coppia; ma stanno insieme tutto il tempo che è possibile e scopano moltissimo, ogni giorno, a casa dell’uno o dell’altra; la cosa più importante è il ruolo che si trova a svolgere la ragazza con lui.

Ha sempre pensato che, con la sua cultura specifica e con le qualità indiscutibili, è sprecato a fare un lavoro di scarsa qualità; insiste fino a fargli un buco in testa perché raccolga tutte le richieste di lavoro e si presenti dovunque può vedere riconosciuti i suoi titoli; è anche fortunato, quando si presenta ad un’azienda che ha bisogno di un laureato specifico per aiutare l’ufficio ragioneria; dopo un provino, viene assunto come impiegato.

“Ti devo molto, forse tutto!”

E’ l’unico commento che gli riesce di fare quando rileggono insieme il contratto e si rende conto che ha ottenuto uno stipendio assai più consistente del salario che percepisce; è lui, poi, ad insistere perché anche lei studi le offerte di lavoro per passare dal ruolo di cassiera a quello, per lo meno, di segretaria in uno studio professionale; Imma ha meno frecce al suo arco, perché manca di una preparazione specifica; ma si mette d’impegno e lo consegue.

La parte peggiore della vicenda è che si trovano a lavorare in due quartieri diversi e lontani fra loro e da quello dove hanno le abitazioni; lei è persino tentata di rinunciare, per fare in modo che uno dei due sia un riferimento solido; lui la rimprovera, perché, con orari di ufficio, hanno interi pomeriggi e fine settimana per vivere il loro amore che diventa sempre più intenso, stringente e sessualmente gratificante.

E’ davvero una bella storia, la loro; quando Salvo ne parla a Maria, sua sorella, in uno degli incontri in Skype che spesso durano ore, lei salta quasi dalla gioia; anche sua madre ne è felice e auspica che presto possa conoscere la donna che ha radicalmente trasformato suo figlio; Imma, che è presente, si schermisce ma è contenta di sentirsi accettata in famiglia; Salvo diventa il ‘suo’ ragazzo e ammazzerebbe per non perderlo.

La sorpresa viene ancora da Tina che, di punto in bianco, lo avverte che sarebbe arrivata il giorno seguente per un motivo importante e delicato; quando bussa al citofono, Salvo sta apparecchiando la tavola con la sua ragazza; Tina ci rimane malissimo, quando vede che è in compagnia di una donna assai bella con la quale dimostra di avere una grande dimestichezza; poggia la valigia in un angolo e gli dice che vuole parlargli in privato.

Imma accenna ad uscire, ma Salvo la ferma e fa notare all’ospite che ormai lui e l’altra fanno coppia, che non hanno segreti e che non ha niente da spartire con lei che l’altra non possa ascoltare; di fronte alla determinazione, a Tina non resta altro che accettare di buon grado la presenza terza e, senza neanche prendere respiro, gli confessa che per un suo errore nelle precauzioni è rimasta incinta di Franco.

Non potendo parlare della cosa in casa, col rischio di scatenare un’autentica bufera, hanno deciso che deve abortire, ma non nella città dove sono conosciuti e lo scandalo sarebbe inevitabile; Franco ha raccolto un migliaio di euro e le ha suggerito di andare dal suo amico milanese che l’avrebbe senz’altro aiutata; quasi con le lacrime agli occhi, lo prega di darle una mano ad uscire dal cul de sac in cui si è cacciata; lui la guarda strabiliato.

“Che cazzo vuoi che io possa fare per una situazione che dovevi affrontare con una persona amica, in un ambiente conosciuto, dove certamente avresti trovato qualcuno che ti guidava a risolvere i problemi che tu ti sei creata!”

L’altra quasi piange, lamentandosi che non può fare affidamento su nessuno più che su lui; ma Salvo davvero non sa da che parte cominciare, se vuole aiutarla; interviene Imma, che ha ascoltato tutto senza interloquire.

“Salvo, io conosco un’infermiera che lavora nel consultorio di quartiere; so che molte ragazze si sono rivolte a loro per risolvere situazioni delicate come quella della tua amica; se davvero ci tieni ad aiutarla, posso accompagnarla io al consultorio e, se non è passato troppo tempo, ci vorrà poco a chiedere che l’aiutino; servirebbe solo la tessera sanitaria ... “

Tina l’ha portata, in vista per l’appunto di una situazione analoga; con le lacrime agli occhi si rivolge alla ragazza e le chiede di aiutarla; mangiano un piatto di pasta sulla tavola fin troppo piccola per tre persone e, dopo pranzo, vanno al consultorio dove è molto più facile di quanto aveva temuto Tina, esporre il caso ed ottenere un appuntamento per il giorno seguente; si pone solo il problema di alloggiare l’ospite per la notte; Salvo non vuole assolutamente che dorma con lui.

Imma gli fa osservare che, per una notte, lei può fermarsi da lui e fare anche l’amore; l’ospite può occupare la sua camera che rimane vuota; lui l’abbraccia con amore e si rende conto, ancora una volta, di quanto gli sia preziosa la sua amicizia, al di là del sentimento che li unisce; l’indomani, Imma avvisa in ufficio che ha bisogno di un giorno di libertà per questioni di famiglia e sta accanto alla presunta rivale per l’intera giornata.

Quando la dimettono, con l’avvertimento di stare immobile a letto almeno per un giorno, Tina si piazza nella camera di Salvo con aria quasi da padrona; l’altra dimostra tutta la sua disponibilità e, per il suo ragazzo, se ne occupa come un’infermiera; tornato dal lavoro, Salvo avverte l’ospite ingombrante che, dopo cena, andranno a dormire da Imma, ma il giorno dopo lei partirà col primo treno, perché è stufo di essere il suo zerbino.

Tina si offende molto; ma deve prendere atto che ormai ha fatto il suo tempo, che il giovane corteggiatore è ormai stanco e deve sparire; assicura che, appena in grado di muoversi, toglierà il disturbo e tornerà dal ‘suo’ Franco; lui le augura fortuna e figli maschi, va via con Imma e la saluta, perché l’indomani non si vedranno; un poco gli duole rendersi conto che si chiude un capitolo non banale della sua vita; ma il futuro è nella sua ragazza; la scopa a lungo.

Lei non gli risparmia un rimbrotto per l’eccessiva bontà che dimostra verso una scapestrata che non merita certamente tanto affetto; gli fa notare che essere buono può essere un merito ma che ‘tre volte buono’ a qualunque latitudine è chiaro sinonimo di stupido; Salvo incassa in silenzio; gli stessi concetti gli ripete sua sorella Maria quando, la sera, la contatta in Skype; è dura con lui quanto fu dolce e tenera con Imma di cui ammira la disponibilità e la nobiltà d’animo.

Passata la ‘bufera Tina’ i due riprendono il loro menage che prevede dure giornate di lavoro ma anche sere e notti di amore sfrenato e incessante; l’idea di andare a convivere si affaccia pressante, ma le condizioni ancora non sono favorevoli e Imma ha una gran paura di fare un passo che può risultare sbagliato se non fossero rispettati gli impegni; si trova a parlarne con la sorella di lui una sera che, entrata per caso nel dialogo a distanza, viene provocata sull’argomento.

Imma spiega che darebbe volentieri qualche spinta a Salvo, ma non vuole pesare troppo sulla sua vita e sulle sue decisioni; Maria la sollecita ad essere autorevole con un uomo che lei sa debole e che ha bisogno di essere pilotato per fare le scelte giuste; lei si ribella alla definizione e precisa che Salvo è sì fragile, ma non debole e che, un volta instradato, si rivela volitivo e determinato.

“Che aspetti ad instradarlo? Ci rendiamo conto che sai e puoi farlo; io voglio bene a mio figlio; già devo soffrire a saperlo lontano; se lo aiuti a camminare posso solo esserti grata perché lo sostieni; fatti sposare e farai felici tutti.”

E’ stata sua madre ad intervenire di colpo; quando la vede comparire nello schermo, Imma ha un attimo di esitazione; poi, di fronte all’aria affettuosa e ai discorsi, non sa che fare; è Maria e suggerirle di stare a sentire sua madre che ha accolto con gioia la notizia che Salvo ha accanto a se una ragazza che ama e che è in grado di aiutarlo; scivolando nelle pieghe, lei spiega che il ‘suo’ Salvo ha già cominciato a tenere i registri fiscali dei piccoli commercianti della zona, ma lo fa gratis.

“Se decidesse di creare, anche nello spazio ristretto della casa, una sorta di ufficio di assistenza fiscale, sono certa che i guadagni ci metterebbero in condizione di prendere un appartamento e di vivere insieme; ma Salvo quasi si vergogna all’idea di farsi pagare per un lavoro che per lui è facile, ma che per gli altri fondamentale.”

Parte la solita filippica, che lui ha quasi dimenticato, della madre che lo chiama alle sue responsabilità e lo minaccia scherzosamente con uno zoccolo di legno che lui conosce benissimo; abbraccia Imma e promette che ne seguirà i consigli; con un amico che ha il problema del lavoro, aprono un piccolo ufficio di consulenza amministrativa e, nel giro di qualche mese, ‘ingranano’ e diventano utile riferimento a tutti gli abitanti del quartiere, senza lasciare il posto di lavoro.

Effettivamente, lasciano i monolocali dove si erano ridotti negli ultimi anni, affittano un appartamento ampio e vanno a vivere insieme, pressati dalla mamma e dalla sorella di lui che li vogliono sposati; Imma ha ancora molte remore, perché si vergogna di un passato di cui ancora non ha parlato con lui; ma è fortemente tentata di fare definitiva chiarezza e di decidere, insieme, se fare il grande passo.

Puntuale come la morte, arriva all’improvviso Tina che gli piomba ancora in casa mentre è nel bel mezzo di una ricchissima scopata; stavolta, Salvo vorrebbe non lasciarla nemmeno entrare e dirle di arrangiarsi; ma, come sempre, è Imma ad intenerirsi e a fargli osservare che, comunque, non è nemmeno umano lasciare nelle peste una persona con la quale ha comunque alle spalle una storia di affettuosità, per lo meno.

Tina non nasconde la sua estrema meraviglia di fronte all’appartamentino che hanno arredato per vivere al meglio insieme; capisce che, nella migliore delle ipotesi, dovrebbe accontentarsi del divano nella sala grande che funge da pranzo e soggiorno, e costituisce, con la cucina per fortuna abitabile e la camera, l’appartamento dei due; decisamente in preda a pura invidia, depone la valigia in un angolo e si attacca al telefono; non deve penare e fissa un appuntamento.

Dopo meno di una mezz’oretta, in cui sono a malapena riusciti a prendere un caffè, riceve un messaggio, si affaccia al balcone e saluta un tizio in sella ad una Kawasaki di recente modello; Imma, che ha dato un’occhiata tenendosi defilata, le chiede in preda ad evidente apprensione.

“Tina, ma è il rosso il ragazzo con cui hai appuntamento?”

“Si; è un amico di Franco; lo conosci?”

“Si; proprio perché l’ho conosciuto, ti consiglierei di evitare di farti trascinare in brutte situazioni.”

“Ma che dici, è un tipo assai in gamba, me l’ha segnalato il mio Franco e vado sicura con lui … “

“Okay, contenta tu … “

Tina scende canticchiando gioiosa; Salvo, di fronte al viso corrugato della sua donna, le chiede preoccupato se vuole parlare di quello che l’angustia; Imma ricaccia indietro pensieri non belli e lo fa sedere.

“Quell’individuo è pericoloso; è uno spacciatore ma anche un protettore e un istigatore alla prostituzione; ho paura che la tua amica sia finita nelle mani peggiori; probabilmente, per qualche strano percorso, lui e Franco sono nello stesso giro.”

“Come mai conosci tutte queste cose’”

“Salvo, è arrivato il momento di confessarti quello che ti ho taciuto in questi mesi per non turbarti; abbiamo convenuto che il passato è dietro le nostre spalle; io so quasi tutto di te, compresa la tua famiglia e la tua storia triste con Tina; tu non sai niente di quello che mi turba ancora adesso; ma non avevo parlato perché sono certa che quel che devo dirti non ti farà piacere; te la senti di ascoltare una brutta storia?”

“Imma, noi siamo nati una certa sera, quando ho scoperto l’amore in un bacio meraviglioso; da allora mi hai insegnato ad amarti ed hai innamorato mia sorella e mia madre che difficilmente sbaglia nei suoi giudizi; se ti va di raccontare, ascolterò come mi parlasse un’estranea solo per riempire il tempo; se servirà anche a capire cosa può capitare a Tina, mi farà piacere.”

“Anch’io, come Tina avevo molti grilli per la testa e tante idee sbagliate; quando conobbi il rosso ero candida e stupida; lui è un artista a captare le esigenze di una ragazza, a favorirle e a condizionarle a suo beneficio; si era reso conto che cercavo il principe azzurro e ci impiegò poco a vestire l’abito giusto per concupirmi, a cominciare dalle vertiginose corse in moto che mi gasavano al di sopra di qualunque possibile avventura.

Naturalmente, quello che mi intrigava di più era fare l’amore, perché in quel momento ero profondamente convinta dell’amore di lui e il sesso doveva solo essere il tramite per farmelo dimostrare; fu molto furbo, perché cominciò garbatamente e, in una radura di un bosco, mi diede un bacio che mi mandò in solluchero; ero molto presa da lui e sembrava davvero innamorato; era ovvio che mi abbandonassi con tutta me stessa al piacere della lingua che mi perlustrava la bocca tutta intera.

Quando mi tolse il reggiseno e si abbassò a succhiarmi i capezzoli che erano appena abbozzati sulle aureole, mi sentii quasi svenire dall’emozione ed ebbi numerosi orgasmi che mi mandavano in cielo, perché era la prima volta che li avvertivo con tanta evidenza; quella volta si limitò a succhiarmi le tette e a baciarmi, allungò solo alla fine una mano fra le cosce e mi prese a palma larga la figa, infilando la punta di un dito a titillarmi il clitoride; impazzii di piacere e gli avrei dato tutto, se l’avesse chiesto.

Ma non lo fece e solo in un’altra occasione prese la mia mano e se la portò dentro la tuta e lo slip facendomi sentire il cazzo duro tra le mani; non avevo molta esperienza di cazzi; ne avevo assaggiato qualcuno a cinema o in qualche fratta, ma erano piselli appena cresciuti; il suo mi apparve enorme, in quel momento; solo quando ho scopato con te, ho scoperto cosa è un vero cazzo; oggi mi rendo conto che era appena dentro la media, ma per me era il piacere assoluto.

Procedette con calma e metodo; prima mi indusse a fargli una sega e mi meravigliai molto quando lo vidi sborrare con forza contro le cosce scoperte perché mi stava masturbando; poi mi convinse a leccarlo e imparai a fare un pompino; ero felice di scoprire il sesso così dolcemente e non pensai nemmeno per un attimo di deluderlo negandogli quel piacere per me sconosciuto ma che mi deliziava assai più di quanto credessi.

Per non fartela lunga, gli concessi di mettermelo nel culo, anche se provai dolore, perché scopava male, con violenza aggressiva e, quando si eccitava, perdeva il controllo e mi trattava come una bambola di gomma; ma di questo mi sarei resa conto solo troppo tardi; insomma, quando mi sverginò, godetti molto del piacere di sentire il ventre aprirsi e il canale vaginale accogliere il cazzo con gioia e orgasmi continui.

Mi ero accorta intanto che frequentava anche altre ragazze, alcune inesperte come me, altre ben più abituate a scopare e anche con maturità; scoprii anche che molte poi finivano in strani giri, di escort o di prostitute; per non annoiarti, venni a capo delle sue trame strane che comprendevano lo spaccio di droga nei punti ‘caldi’ della città e la ‘protezione’ a giovani puttane che mandava a battere sui viali; rimasi inorridita e scappai da lui.

Ne parlai ad un mio amico poliziotto perché volevo denunciarlo alla polizia; ma mi fece osservare che, sulla base delle mie sole emozioni, senza prove e senza testimonianze, rischiavo di finirci io, in galera; venni a nascondermi qui, in questo quartiere isolato e fuori dalle sue frequentazioni; da voci che raccolsi come pettegolezzi, seppi che avevo fatto bene a tacere perché lui era ben inserito in un giro che non riguardava solo Milano, ma tutto il Paese e avrei pagato cara la mia denuncia.

Ecco, questo è quello che, sommariamente, volevi sapere; basta aggiungere che, per qualche mese, sono stata tutt’altro che la brava ragazza come mi presenti a tua madre; ho le mie brave colpe e non sono poi così candida come sembra.”

“Amore, solo due domande, di curiosità praticamente, perché non mi viene in mente neppure da lontano di giudicarti. Hai partecipato all’attività di spaccio? Ti sei prostituita?”

“NOOOOO, niente di tutto questo; non sono l’anima candida che tu pensavi, ma non ho fatto niente altro che lasciarmi abbindolare da un bastardo e concedergli la mia fiducia e le mie verginità; niente altro. Anche per questo, agli inizi, non me la sentivo di ‘legare’ con te, così candido e fragile; poi ho pensato che forse, insieme, potevamo anche costruire qualcosa di buono; forse ci siamo anche riusciti; adesso che mi sono liberata di un peso, se sei ancora il mio ragazzo possiamo essere solo felici, perché, ti garantisco, ora non voglio che essere la tua compagna per tutta la vita, se ci riesce.”

“Abbiamo chiarito tutto? Bene, lo sai che non sono stato migliore di te; con la mia faccia d’angelo, ho scopato per mesi con una sposina insoddisfatta del marito; me ne vergogno, ma già te l’avevo detto; sono stato il pupazzo e lo zerbino di Tina; ma anche questo lo sai; da quando sono con te, mi sento deciso, forte e determinato; sei il mio pilastro e non mi interessa la tua vita precedente, per me, sei nata con quel bacio; se anche per te può essere così, pensiamo solo a costruire una famiglia; prima o poi un figlio dobbiamo farlo … “

“Salvo, ti amo al di sopra di qualunque cosa e non voglio altro che stare con te, con amore. Adesso, però, vorrei ricordarti che stavamo facendo l’amore prima che Tina venisse a rompere le scatole; sento benissimo dal tuo pantalone che sei ancora più eccitato di quando ci ha interrotti; che ne diresti di riprendere dove eravamo arrivati e di goderci un momento d’amore di quelli che tra noi sono per fortuna così frequenti?”

Non le risponde perché l’ha avvolta nel suo abbraccio di amante caldo e voglioso, le sta già passando le mani su tutta la schiena per andare ad afferrare le natiche piene e sode e le ha piantato il cazzo duro contro la figa che quasi lo riscalda, tanto è vogliosa; la comincia a provocare chiedendole se davvero trova che il suo cazzo sia così grosso come ha dichiarato prima e se non la turbi doverlo prendere in figa con tanta passione.

Lei gli batte i pugni sul petto e si finge adirata; proclama che lui ha il cazzo più bello che si possa desiderare e gli chiede di farglielo sentire immediatamente.

“Dove lo vuoi assaggiare?”

“Prima in bocca per nutrirmi del tuo amore, della tua voglia, della tua mascolinità; poi in figa per sentire che mi prendi come cosa tua e per catturarlo io, tra i muscoli della figa, per sentire che sei mio, che ti mollo solo se lo decido io.”

“Però il culo me l’hai fatto assaggiare solo una volta e ti sei anche lamentata … “

“Stronzo, te l’ho dato immediatamente quando l’hai voluto; ti ho chiesto di andarci piano e di non farmi violenza solo perché ce l’hai grosso e il mio buchetto non è abituato ancora alla tua mazza; impara ad incularmi con amore e ad usare il lubrificante; capirai allora quanto è caldo il mio culo sul tuo ventre; l’hai comprato il gel che ti avevo detto?”

“Sì e adesso voglio sentirti tutta sulla pancia di questo grassone che ti fa tanto ridere … !”

“Scemo, io scherzo quando ti chiamo grassone, lo sai che è un altro modo per dirti che ti amo!”

“Lo so, Imma; lo so bene; ed io sto cercando di dirti che ti amo tutta quanta, con quello che sei, con quello che vali per me e con quello che vorrei rappresentassi nella nostra vita.”

Sono finiti sul letto, naturalmente; e il gel sbuca fuori dal bagno; lei si dispone gattoni sul letto e gli chiede di incularla così; poi avranno modo di farlo ancora, e spesso, anche in maniera da guardarsi negli occhi e da potersi baciare, mentre lo fanno; adesso, che è quasi la prima volta, la seconda in effetti ma stavolta con più chiarezza e determinazione, preferisce che lui penetri fino in fondo, a costo di danneggiare le emorroidi; ma lui non fa danni e l’inculata di quella volta la ricorderanno sempre.

Il tempo è passato e quasi hanno dimenticato la visita di Tina che pure ha sollecitato tra loro un profondo chiarimento; a riportarli all’urgenza delle cose è una telefonata della sorella Maria che gli chiede proprio di Tina; è sparita da oltre un mese ed a casa non ne hanno più notizie; poiché alcune amiche sostengono che, come spesso faceva, è partita per Milano, diretta a casa sua, ritengono che Salvo forse dovrebbe sapere qualcosa.

Le fa presente che effettivamente è passata da lui, ma solo per prendere appuntamento con uno sconosciuto, di dubbia fama aggiunge ma solo come commento personale, e che da allora non ne ha più notizie; le confessa anche che teme gravi sviluppi perché il personaggio con cui l’ha vista incontrarsi gode nomea di spacciatore e di protettore; ma non è in grado di darle informazioni precise perché da oltre un mese non si è curato di acquisire novità su un personaggio difficile ed ambiguo.

Il problema non è risolto, in realtà, perché dopo circa un mese ancora sua sorella lo chiama apposta per chiedere se ha avuto notizie di Tina, poiché il padre è decisamente preoccupato e pare abbia fatto ricorso a certi suoi famigerati conoscenti che ne hanno fatto una questione di ‘famiglie’; le consiglia di suggerire che si informino da e su Franco che gli risulta amico del personaggio che la ragazza ha incontrato sotto casa sua.

Per la terza volta in tre mesi, sua sorella torna alla carica e, su espressa preghiera del padre di Tina, gli chiede di fare qualche ricerca per trovare la ragazza; Imma, a gesti e silenziosamente, gli fa capire che sa dove cercare con qualche speranza; avverte Maria che le farà sapere dopo una breve indagine; si mettono in macchina e lei gli suggerisce di andare in un punto preciso dei viali; evidentemente, sapeva quale fosse la zona di attività del rosso.

La trovano, Tina; svestita in maniera ignobile, truccata da autentica prostituta, presidia con atteggiamenti volgari e sguaiati un tratto tra due alberi; Salvo chiede di accostarsi alla prostituta; quando è alla sua altezza, la interpella e chiede quanto prende; l’altra lo riconosce e, sottovoce, lo prega di andarsene se non vuole guai; lui le ribatte che i guai se li sta procurando lei, perché suo padre la cerca ed ha amici pericolosi; la lascia al suo lavoro e tornano a casa.

Manda a sua sorella alcune foto che ha scattato col telefonino e che dicono tutto sull’attività dell’amica; immediatamente scatta il collegamento Skype.

“L’hai trovata, quindi?”

“Sì; nel posto peggiore che potessi immaginare; hai visto?”

“Si; ho anche avvertito il padre, si annuncia una brutta tempesta … “

“Il problema non mi tocca più; ho chiuso con una storia giovanile che mi ha profondamente deluso e amareggiato. Ora voglio dedicarmi a me, al mio amore e alla famiglia che vogliamo costruire.”

“State pensando seriamene di sposarvi?”

“Imma dice che vuole farlo; io ci sto.”

Interviene la mia donna.

“Maria, se mi sposo, accetti di essermi testimone?”

“Con tutto il cuore, sorellina cara; spero che lo sarai davvero e a lungo.”

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