Passarono solo due settimane e vidi un messaggio vocale da parte di Claudio così lo ascoltai.“Ciao, mi chiedevo se ti sentissi pronto per un altro incontro con Rex. Sai, lui è un po' giù e nonostante gli abbia procurato un altro incontro, non mi sembra lo stesso. Credo che tu gli manchi, che stia pensando a te? Non credo che i cani abbiano queste sensazioni ma se tu venissi sono sicuro che Rex ne sarebbe felice. Fammi saper ok? A presto”. Mi sentivo un po' turbato da questo messaggio e sinceramente in queste due ultime settimane avevo fatto mille sforzi per non pensare più a quell’incontro perché avevo molte cose da fare. Ma quel messaggio mi riportò subito a quella sera fantastica con Rex e decisi di mandare un messaggio a Claudio. “Ciao, dimmi se e quando posso chiamarti che ne parliamo a voce”. Attesi solo pochi minuti che sentii squillare il cellulare, era Claudio, avevo memorizzato il suo numero e nome. “”Ciao Claudio come stai?” “Bene” rispose “allora, ci hai pensato? Che ne dici, ti va di rendere di nuovo felice Rex?”. “Si certo, vedo di liberarmi una sera e fissiamo”. “Che ne dici di stasera? Non credo che riesca ad aspettare molto. Non si eccita neanche con le cagnette in calore ed è un brutto segno”. “Non so, dovrei rimandare un impegno ma forse tutto sommato è anche meglio, sarebbe stata una serata noiosa”: “Bene, allora è fissato, ti aspettiamo”: “Ok, stessa ora stesso posto?”. “Stesso posto ma se puoi venire tre ore prima sarebbe meglio, diciamo, verso le 18?” “Credo di si ma, tu non lavori? Come farai ad essere li a quell’ora?”. “”Ecco, veramente verrebbe un mio amico a prenderti, sai gli ho detto del nostro incontro e gli piacerebbe assistere, se a te non dispiace”. “Un tuo amico? Non mi avevi detto di questo tuo amico”: “Tranquillo, lui assiste soltanto e poi è fidato, lo sa solo lui ma se non vuoi gli dico che non se ne fa niente e vengo io a prenderti alla stessa ora”: “No no va bene. Avverti il tuo amico che ci vediamo al solito posto alle 18”: “Ok, benissimo. Vedrai, sarà una serata fantastica, forse anche più della prima. A stasera” e riagganciò. Cazzo, pensai, non mi aspettavo di rivivere quell’esperienza così presto e per di più con uno spettatore. Dovevo avere una voglia “bestiale” per aver accettato così presto. Feci un grosso respiro, mi rilassai un attimo, poi feci la telefonata scusandomi per questa sera, sicuro che avrebbero capito senza troppe domande. Era il primo pomeriggio, avevo fatto un pranzo leggerissimo a base di insalata mista perché con quello che avevo in testa, mi era passata la fame. Uno sguardo all’orologio e poi una doccia. Mentre l’acqua calda mi scorreva addosso, immaginavo le cose che sarebbero successe quella sera e il buchetto mi dava segnali di piacere allargandosi e restringendosi. Dio, Rex mi avrebbe montato di nuovo e mi avrebbe fatto suo. Uscì dalla doccia, mi misi l’accappatoio e andai a cercare gli abiti da mettermi. Casual o sportivo? Doveva essere tutto pratico e rapito da togliere, quindi optai per per una tuta ma senza niente sotto, con scarpe da ginnastica. Più rapido di così. Mancavano due ore all’appuntamento quindi uscii di casa per andare alla stazione e, ricordando il tempo che mi ci voleva per arrivare, avevo margine per fare il biglietto. Giunto in stazione guardai gli orari, ce n’era uno che partiva alle 17,10 e sarei arrivato a destinazione con 15 minuti di anticipo. Quando arrivò il treno vi salì sopra mettendomi comodo, la serata sarebbe iniziata a breve. Chiusi gli occhi e mi rilassai. Non so come accadde, fatto sta che mi ero addormentato con il pensiero di Rex e fui svegliato dal fischio del capotreno che annunciava la partenza del treno. Guardai dal finestrino e mi accorsi che non era la mia stazione ma quella della mia fermata. Feci uno scatto e andai alla portiera per scendere. Appena in tempo, subito dopo il treno riprese la corsa. Cazzo, stavo per perdere l’appuntamento ma per fortuna non fu così. Dopo essermi ripreso decisi andare al parcheggio ed aspettare il mio nuovo autista. Sorpresa quando vidi un’auto venirmi incontro accostandosi. “Ciao, io sono Rudingo l’amico di Claudio”. “Ciao, io sono Roberto”. Rudingo era un uomo di media corporatura capelli bianchi, carnagione scura ma ancora atletico per essere una persona vecchiotta, direi di circa 82 anni. “Ma che nome strano, non sei italiano?”. “No sono jamaicano. Rudingo, nel culo te lo spingo. Così mi chiamano gli amici. Oh, scusa, non volevo essere scortese..”. “Tranquillo tutto ok, io mi chiamo Roberto”, e salli in macchina. “Così ti chiami Roberto… culo aperto. Oh, scusami di nuovo..” “Tranquillo, in effetti dopo Rex mi è rimasto aperto, credimi”. “Quindi ti è piaciuto?”. “Si. Moltissimo. Claudio mi ha detto che vorresti assistere. Per me va bene”. “Si, vero vorrei assistere. Non è la prima volta. Ho assistito anche l’altra volta con Rex e mi è piaciuto, anche se Claudio mi disse che non è stata bella come la volta prima con te, quindi gli ho chiesto di fissare di nuovo”: “Ah, ecco perché questa necessità e questa fretta. Comunque mi sarei fatto vivo io a breve con Claudio. Rex mi mancava molto e iniziavo a sentirne il bisogno anche se mi tenevo occupato per non pensarci”: Quindi Rudingo mise in moto e partimmo, piano piano senza fretta. Durante il tragitto parlammo e mi chiese una descrizione del mio amplesso con Rex. Mentre gli raccontavo sentii la sua mano sulla mia coscia, mi girai e mi cadde l’occhio sui suoi pantaloni della tuta. Aveva un rigonfiamento notevole, evidentemente il mio racconto lo aveva eccitato tantissimo. “Pensi di poter continuare a guidare in quello stato?” gli dissi indicando il punto dell’eccitazione. Lui si voltò e mi disse “Hai ragione, accosto la in quel posto un po' isolato”. Appena fermi, spense l’auto e voltandosi mi sussurrò “il tuo racconto mi ha eccitato tantissimo e abbiamo ancora più due ore prima dell’appuntamento. Non vorresti dare un’occhiata al mio arnese?” e si abbassò i pantaloni mettendo in mostra un cazzo veramente enorme, non molto grosso ma molto lungo, direi sui 30 cm. Le palle le aveva tenute coperte, credo che volesse fossi io a metterle a nudo. “Oh cazzo! Non credo ai miei occhi. Ce l’hai già duro”. “Ti piace? E’ tuo se lo vuoi”. Avvicinai la mano prendendolo alla base. Direi che mi ci sarebbero volute almeno 5 mani per coprirlo tutto. “Certo che mi piace, posso scoprire le tue palle?”. “Certo le ho tenute coperte per te” ed era quello che avevo pensato. Appena le tirai fuori mi accorsi del perché Ragazzi, mai viste palle così grosse e, dopo averle soppesate così pesanti e piene, gli dissi in un orecchio. “Rudingo, sembrano quelle di un cavallo. Certo anche il cazzo potrebbe essere paragonato, ma, Cristo Santo, come fai a portarti dietro questa armeria?”. “Roberto, se continui a parlare non puoi gustarti niente”. Non me lo feci ripetere e inizia a leccare la cappella accarezzando le palle. Che delizia, aveva un sapore di selvatico ma inebriante e la mia lingua iniziò a saettare dalla cappella a tutta l’asta che era veramente lunga. La mia saliva lo bagnava tutto e i suoi gemiti mi facevano capire che apprezzava molto il mio trattamento. Poi gli presi in bocca la cappella e iniziai a succhiarla cercando di andare a fondo di quell’asta per quanto potevo, senza tralasciare le mie sapienti carezze alle sue splendide ed enormi palle cavalline. Non avevo idea del tempo che trascorreva, pensavo solo a succhiarlo, leccarlo, baciarlo e leccare quelle palle che contenevano la sborra che sicuramente mi avrebbe riversato in bocca. Rudingo continuava a gemere e a tenermi le mani sulla testa spingendomela giù ogni volta che andavo su e così facendo me la spingeva sempre più a fondo. Mi accorsi solo da ultimo che lo avevo ingoiato per ¾ e me lo sentivo in fondo alla gola. Mi piaceva e mi procurava un piacere enorme. Poi ad un certo punto, come se questo non bastasse, Rudingo portò la sua mano dietro ai miei pantaloni e con un gesto li fece calare portando la sua mano sul mio culo. Con un gesto rapido e sapiente allargò il mio buchetto con l’altra mano e, dopo essersi bagnato le dita dell’altra, le sentii entrare dentro. Ero al culmine dell’eccitazione e presi a succhiare più avidamente quel cazzone massaggiando con delicatezza le sue palle con entrambe le mani. Bastarono solo pochi minuti che Rudingo, dopo avermi rimesso una mano sulla testa mentre l’altra continuava a penetrarmi il buchetto, mi schizzò tutta la sua sborra in gola. Era tanta, Dio se era tanta e calda, bollente. La sentivo colare giù per la gola mentre continuavo a succhiare per non perderne neanche una goccia. Rudingo farfugliava frasi in jamaicano, credo, ma capivo benissimo che il mio pompino gli era piaciuto da morire. Passarono alcuni minuti e finalmente, dopo averla bevuta tutta, sollevai la mia bocca da quel cilindro di carne lasciando a nudo la sua cappella. “Sei stato grande Roberto, una favola”. Io nel frattempo avevo iniziato a strizzare dolcemente sia il cazzo che le palle par fare uscire le gocce che rimanevano per poterlo ripulire tutto, e così fu, goccia dopo goccia tutta la sua sborra fu risucchiata da me con bocca e lingua. “Mmmm è buonissima, mmmm”, Poco dopo ci ricomponemmo e Rudingo, guardando l’orologio, mi disse “abbiamo tutto il tempo e arriveremo abbastanza in anticipo per l’appuntamento. Sono sicuro che questo antipasto ti ha messo ancora più voglia per stasera. Rex forse se ne accorgerà, forse no, ma non credo che interessi appena ti avrà per se”: “Ne sono convinto anche io. Per quanto riguarda la voglia, è vero, ne ho molta più di prima. Mi farei scopare anche da un branco di cani”. Rudingo si voltò a quella frase ed esclamò “non ci credo.. “. “Con la voglia che ho adesso ti assicuro che è così, credici”. “La prendo come una promessa, non puoi tirarti indietro ora, ok?”. “Certo, tranquillo, tanto stasera c’è solo Rex”. Mise in moto e ci dirigemmo verso la casa del piacere. Ma nella testa di Rudingo frullava qualcosa e al momento non potevo sapere cosa. Di sicuro stava pensando a qualcos’altro mentre guidava perché si fece silenzioso fino all’ora dell’appuntamento.
Porcello55
Giovanna Esse
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