Ciao ecco la terza parte delle memorie di Gabriella così come me le ha raccontate, se non avete letto le prime due puntate fatelo perché la progressione di introiamento (neologismo che significa lo sviluppo di una troia partendo da una mamma di famiglia fino ad allora onesta) è molto intrigante. Potete vivere le sue sensazioni e gli stratagemmi del marito per renderla sempre più aperta a nuove esperienze culminate poi nelle mini gang organizzate da me per loro.
Spero che questi racconti vi piacciano e se avete un minuto esprimete pure gli OK o i buh, nell’apposita sezione alla fine dei racconti.
Sintesi delle due puntate precedenti.
Mio marito Antonio sempre più infoiato, dopo la seconda figlia, mi introduce al car sex, poi escala allo scambio di coppia, al cinema porno e ad un negro inverosimile. Finora però non mi ha fatto prendere da nessuno detto in parole povere di cazzi non me ne ha fatti prendere però…..
JACK IL MAROCCHINO COLLEGA DI LAVORO
Dopo la disavventura di Amin il negro iperdotato non è che Antonio si fosse rassegnato, lo capivo dalle sue frequenti allusioni alle mie tette: “ Dovresti farle innaffiare da qualche bel cazzo grosso, sono così deliziose, gonfie, bianche, morbide, con quei capezzoloni piatti e bruni, pensa un bel cazzo in mezzo, pensa il piacere di vedere la sborra che schizzandole le impreziosisce” e via di questo tenore, io ci soffrivo perché sapevo che sarebbe successo qualcosa ma non avevo idea di quando, con chi e come.
Finché non arriva una sera e mi dice così con nonchalance “Sai stasera ho fatto la doccia al lavoro e sotto una delle docce c’era un collega, vedessi che mazza ha tra le gambe” ed io “ Ah si, buon per lui!” Poi aggiungo “Se ti interessa fatti avanti” era chiaramente una provocazione in quanto più volte gli avevo detto che se era così interessato ai cazzi poteva approfittare. Ma lui non coglieva affatto e lasciava correre.
La cosa finì lì e non ci pensavo più quando un venerdì sera, tornando dal lavoro, mi dice ”Domani sera, sabato, abbiamo organizzato una cena della ditta e portiamo anche le mogli per cui domani vai dal parrucchiere e dall’estetista devi essere un splendore di femmina” io ribatto “ Perché non lo sono sempre?”
Immaginavo avesse combinato qualcosa, avevo idea di sviare i suoi piani, tuttavia lo vedevo molto calmo per cui pensai fosse veramente solo una cena tra colleghi e se così era dovevo presentarmi bene, lui mi aveva detto che c’era il suo capo con la moglie ed altri con le rispettive mogli.
E così dedicai la giornata di sabato a rendermi più fica possibile: estetista, depilazione delle gambe, regolazione dei peli dell’inguine, maschera rilassante, parrucchiere e infine un bel trucco, leggero e seducente.
Chiaramente lui lo notò “Cazzo ma così le stendi tutte le altre mogli!” sapevo che non poteva essere vero immaginavo che il capo avesse una strafica per moglie e poi io non sono proprio un figurino, un po' di ciccia c’è, al posto giusto però.
E venne la fatidica sera, sistemati i figli con le opportune raccomandazioni, partimmo per Milano alle 8 e in meno di mezzora eravamo davanti al ristorante.
Per l’occasione avevo indossato un vestitino leggero che stentava a coprire le mie tette benchè fasciate in un robusto reggiseno sesta misura coppa D. Era l’inizio dell’estate e quindi niente calze, tacchi da 12 che mi davano un po' di slancio, e un giacchino per l’umidità della sera visto che eravamo sistemati in un dehors.
Appena arrivati c’erano un paio di coppie con le signore tutte in gran tiro come avevo giustamente pensato.
Si fanno le presentazioni, piacere, piacere, poi arriva il capo da solo dicendo “Scusate mia moglie non stava bene e si scusa con tutti voi” chiaramente una balla, sicuramente la moglie gli avrà detto che non gradiva essere in mezzo ai dipendenti del marito e lui, non potendo mancare, era venuto da solo accampando quelle scuse.
Mio marito cominciava a fissarmi con quello sguardo che di solito non promette nulla di buono.
In totale saremo stati una ventina tra coppie e alcuni uomini soli cui non avevo dato troppa attenzione.
La cena era discreta, un po' di vino, un superalcolico alla fine, Antonio mi spingeva a bere pensando in cuor suo di rendermi più disponibile.
Intanto si erano costituiti dei gruppi che chiaccheravano tra loro ma Antonio non partecipava, era palesemente agitato, “Oddio” pensai “che cosa avrà in mente?”. Eravamo in una posizione un po' defilata e leggermente in ombra Antonio si alza e va verso il gruppetto di uomini soli. Torna accompagnato da un bel ragazzo capelli ricci, sui venti anni, jeans e maglietta. “Carino” pensai cercando di capirne l’origine etnica.
Antonio dice “Tesoro ti presento Jack” ed io “Piacere Gabriella” “Ciao” dice lui.
Ed io “Come mai solo?” “Mia moglie vive in Marocco, io sono nato lì”. Ovviamente Jack era il tipico nome occidentale che queste persone assumono per essere più integrate.
Volevo essere cortese e gli dico” Vieni Jack accomodati vicino a noi” e poiché ho un temperamento generoso cerco di avviare una conversazione chiedendogli se ha figli, da quanto è in Italia, se si trova bene. Antonio è visibilmente agitato e lì comprendo che ha studiato molto bene la cosa.
Inevitabilmente il discorso finisce su cose anche intime, dico: ”Ti manca tua moglie immagino” e lui “ Certo che mi manca, per cui debbo provvedere in altro modo” non è che arrossisco ma comunque mi rendo conto di aver portato il discorso su materia incandescente, Antonio gode dentro di se per l’assist che senza volerlo ho dato a Jack.
Jack si avvicina e osa: “ Gabriella sei proprio una bella signora, Antonio me lo aveva detto ma non pensavo di trovare una donna così interessante…ed …eccitante” Ed io “ Grazie sei proprio gentile” Lui si avvicina e mi fissa la scollatura che poco nascondeva , sento il suo fiato vicino al collo, vedo che si guarda intorno per verificare che nessuno stesse guardando, ed infatti erano tutti concentrati nei loro discorsi, poi velocemente mi bacia sul collo. “Che fai?“ dico un po' scandalizzata , ma la mia espressione più che fermarlo sembra spingerlo ad osare di più e mi passa la mano dietro la schiena. Guardo Antonio è una statua di sale, in circostanze normali un marito si sarebbe alzato e mollato un pugno all’invadente seduttore ma quella non era una circostanza normale era una situazione pilotata, chissà che istruzioni gli aveva dato pensavo un po' lusingata e vagamente eccitata da quelle labbra spesse che mi alitavano sul collo e deponevano bacetti.
Mi scuoto e mi rendo conto che non siamo soli anche se vedo gli altri che non si curavano affatto di noi, non voglio che qualcuno ci osservi e poi sono come sempre piuttosto incavolata con lui che mi trascina in situazioni ambigue che mi mettono in difficoltà. “Andiamo si è fatto tardi i ragazzi sono soli” Antonio stranamente non controbatte e così facciamo un giro di saluti, ultimo il capo che mi fa tanti complimenti come è giusto fare ad una donna soprattutto se è la moglie di un valido collaboratore.
Usciamo nella tiepida serata di prima estate, saranno state le 23, e salgo in macchina pensando di aver superato la faccenda ma mi illudevo, infatti nel momento in cui Antonio mette in moto, alla luce dei fari, vedo una sagoma che si avvicina e gli dice “Mi date un passaggio?” era Jack. Antonio gli chiede dove abita, una cittadina nell’hinterland della Brianza, non è una deviazione troppo significativa “Che ne dici?” rivolgendosi a me Antonio cerca la mia approvazione “A quest’ora di treni non ce ne saranno più” Ed io “Certo mica possiamo lasciarlo a piedi” e così avevo portato a compimento senza saperlo il piano che Antonio aveva escogitato insieme a Jack.
Jack sale dietro di me e Antonio avvia l’auto. A questo punto il ragazzo ormai visibilmente eccitato e senza più remore, nessuno guardava, mi accarezza i capelli “Che bella che sei!” dice accarezzandomi il collo, poi si sporge e mi bacia sul lobo dell’orecchio “Ci sa fare il ragazzo” penso e in quel momento le sue mani scendono dentro il decolletè e strizzano le tette dopo averle soppesate “Che bellezza, che tette magnifiche” “Mia moglie porta una prima, le tue sono veramente eccitanti” dice continuando a pastrugnare. Sono senza fiato ero in trappola ormai non mi salvava più nessuno, Antonio si godeva il frutto del suo piano. Ad un tratto si ferma e accostando a destra mi dice: ”Sali dietro!” Jack apre la sua portiera ed io come un’automa scendo e salgo a fianco a lui. Antonio riparte, siamo ormai in strade poco illuminate, con traverse piuttosto buie. Gira a destra in una stradina e arresta il motore, non vuole perdersi lo spettacolo.
Jack intanto, appena ero salita, vedendo che il vestitino si era sollevato fin sopra le ginocchia appoggia la mano sulla coscia e con un gesto veloce solleva il vestito fin sul grembo.
“Cazzo che fica che sei!” esclama ammirando le mie cosce sode e ben tornite.
Poi si accosta alla mia bocca e mi bacia intensamente, io ricambio ormai decisa a farmi valere come donna e come sweet. Penso ad Antonio, in effetti era la prima volta che, coinvolta da lui nei suoi traffici, baciavo appassionatamente un ragazzo.
Jack ci sapeva fare non so se esperto per gli usi del suo paese o ormai totalmente occidentalizzato.
La sua lingua guizzava attorno alla mia, mi spingeva contro di se mettendomi le mani sul collo, io cedevo alle sue voglie.
Dopo alcuni minuti di intenso pomiciamento, Antonio dice “Gabri fagli vedere le tette” Io con lentezza studiata sbottono la camicetta e sgancio il reggiseno, una cascata di tette si presenta in tutto il suo fulgore.
Jack comincia a baciarle, lecca i capezzoli, li succhia, mi fa male, mi eccita tantissimo è la mia parte più sensibile oltre la fica. “Spogliati!” dice Antonio ed io eseguo ben volentieri eccitata dall’idea di mostrarmi completamente nuda a quel ragazzo voglioso.
Sfilo il vestito da sopra, resto in slippino nero, Jack mi aiuta a toglierlo e così un odore di fica umida si sparge per l’abitacolo.
“Oddio “penso” speriamo non passi nessuno.” Jack raggiunge il pelo e insinua due dita in quella fessura ormai fradicia di umori.
Jack si abbassa a comincia un lavoro di lingua estenuante che però mi manda al settimo cielo, confermo tra me e me “Il ragazzo ci sa proprio fare.” Fino a quel momento non avevo mai pensato al suo membro concentrata come ero a godere delle magnifiche sensazioni che mi dava con i baci e le carezze.
Antonio, come sempre alla regia, dice” Togligli i pantaloni” Jack si sfila la maglietta e poi abbassa la cerniera, mentre il lo aiuto a calare il pantalone. Resta in slip, era piuttosto buio ma comunque al chiarore dell’illuminazione stradale intuisco un gran bel pacco.
“Tiraglielo fuori” dice sempre Antonio “lui è quello di cui ti parlavo che avevo visto sotto la doccia.”
Mi concentro sullo slippino e Jack lascia fare, lo abbasso con studiata lentezza e, mamma mia, da quel pube riccio di peli si erge in tutta la sua maestà un cazzo tozzo e grosso tipico della gente del Marocco, il corpo dell’uccello piuttosto largo, almeno 5 cm, una cappella a punta, in quel momento viscida di liquido prostatico.
Jack toglie completamente lo slip e il giovane marocchino, atletico e ben dotato è li in tutta la sua fiera bellezza.
“Succhiaglielo” incita mio marito “Succhiaglielo” ed io mi accosto e con grande maestria comincio a leccarlo, sulla punta, sul glande, sulle palle lunghe pendenti e piene di due testicoli che si sentiva erano pronte a dare tutto il loro succo.
Lui si contorce un po' inevitabilmente sempre più eccitato “Non voglio venire così” dice ed io immagino cosa intende. Antonio ovviamente è estasiato e guarda cercando di intervenire ma nello stesso tempo ansioso di vedere come va a finire.
Jack mi afferra per i fianchi e mi distende sul sedile, non è comodo ma mi adatto.
Poi vedo che mi allarga le gambe e si piega sulle ginocchia, il suo cazzo è a pochi centimetri dalla mia fica, Antonio gli dice “Prendila la troia, falle sentire tutto il tuo cazzo” Jack non se lo fa ripetere, appoggia la cappella sulle piccole labbra, che intanto per la posizione si era schiuse, e spinge penetrandomi in un sol colpo. Del resto sono mamma ed ho partorito due figli per cui anche se quella nerchia è molto più grossa di qualunque altra avessi visto non fa fatica a scivolare dentro fino in fondo. Mi sento comunque spaccata dal vigore del ragazzo e senza volerlo sussurro “Dai fammi godere” e mentre lo dico mi rendo conto che un altro gradino era stato aggiunto alla mia carriera di sweet. Era il primo cazzo estraneo che mi penetrava ed ero felice perché era un giovane aitante e capace, pieno di vigoria.
Jack infatti sollecitato da mio marito inizia a spingere e sollevarsi con colpi cadenzati che mi spaccano la fica e toccano l’utero, sono fortemente decisa ad andare fino in fondo ma non ho considerato che mio marito benché volesse farmi montare tuttavia non voleva che mi riempissero, o almeno non in quella circostanza. Aveva ancora qualche tabù. Ed infatti gli dice “Dai sborrale le tette fammi vedere quanta sborra hai” Jack vedo che ha un momento di indecisione ed io penso “Oddio adesso mi viene dentro! Cazzo potevamo usare il preservativo, speriamo di non rimanere incinta” e sotto quei colpi di maglio marocchino sento arrivare un orgasmo mai provato (lo sapete Antonio ha un cazzetto da cuck) e mi lascio andare ansimando e urlando “ Così bello dammelo tutto” mentre Jack mi massacra la fica con gli ultimi colpi.
Con mossa veloce Jack tira fuori la nerchia piena dei miei e dei suoi umori e trattenendola con la mano la tira su all’altezza delle tette e lascia libero sfogo ad una eiaculazione che mi sembra non finire mai uno, due, tre, quattro….cinque…..sei….fiotti di sperma raggiungono il canale tra le tette, i capezzoli e la sborra comincia a colare.
Un forte odore riempie l’abitacolo, Antonio, lo vedo, è molto soddisfatto, dategli cazzi che sborrano sulla moglie e lui è felice.
Asciugata la sborra ci ricomponiamo ed accompagniamo Jack al suo paese.
Buona notte, buona notte, “Ci rivediamo” dice mio marito” se capita ti veniamo a prendere per qualche situazione in cui mi piacerebbe rivederti all’opera.”
E così è poi avvenuto a casa del mio amico Paolo e sarà lui a raccontare come è poi iniziata una stagione di gang bang a casa sua.
Darkside87mi (Kaji)
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