Decisi di far venire Francesco a casa mia un venerdì. Sarei stato solo fin dopo le sette di sera e lui sarebbe venuto intorno alle tre del pomeriggio. Per l'occasione optai per un abbigliamento classico: autoreggenti e mutandine nere; tacchi altissimi, quelli che vengono chiamati fuck-me shoes, di colore rosso. Mi truccai in modo piuttosto abbondante. Coi cosmetici non ero molto bravo al tempo, il risultato fu un maschera troppo lucida e pastosa.
Francesco arrivò in anticipo. Era una cosa strana per lui, che era un ritardatario cronico, ma questo mi fece pensare che aveva voglia di svuotarsi le palle e ne fui eccitato. Indossai la vestaglia semi-trasparente e andai ad aprire.
Appena entrato mi strise forte tra le sue braccia e mi diede numerosi baci sulle labbra, poi mi afferrò per il collo, proprio come aveva fatto nei bagni della scuola, e disse: "adesso ti sbatto finché non muori". Una frase violenta che mi fece esplodere di desiderio.
Mi fece togliere la vestaglia e mi ordinò di mettermi a pecorina. Non me lo feci ripetere due volte. Lui si tolse la cintura e iniziò a frustarmi sul culo e le palle. Poi, me la mise attorno al collo, come un guinzaglio, e mi portò in giro per la casa facendomi muovere a quattro zampe. Mi diceva che ero la sua "cagna".
Stancatosi di farmi passeggiare in quel modo, mi ingiunse di mettermi in ginocchio e cominciò a darmi degli schiaffi sul viso: "dimmi che sei una puttana", io rispondevo "sono una puttana" e lui mi colpiva al volto con una sberla. Più mi umiliava, più cresceva la mia adorazione nei suoi confronti.
Si spogliò e tirò fuori il cazzo, enorme e duro, me lo sbattè ripetutamente sulla faccia e me lo sfregò sulle labbra. In seguito si mise a violentarmi la gola. Non gli feci un pompino, Francesco mi scopò semplicemente la bocca, come avrebbe fatto col mio culo. Andò avanti così a lungo. Ricordo che le ginocchia mi dolevano per la posizione. Infine disse: "ti sborro su quelle labbra da pompino" e così fece. Schizzi di sperma mi colpirono la bocca colando sul mento.
Mi afferrò nuovamente per la gola per farmi alzare e mettermi al muro. Si menò l'uccello con una mano, mi lubrificò il culo, mi strappò le mutandine – peccato! Le avevo pagate parecchio – e mi sbattè volgarmente in piedi.
Ricordo che sentivo il suo basso ventre sbatacchiare contro i miei glutei. Mi teneva la testa premuta contro la parete. La sua minchia mi stava sconquassando il corpo. Sotto i colpi di quel cazzone faticavo a reggermi in piedi. Sentivo Francesco sbuffare come una locomotiva e tenermi stretto. Realizzai chiaramente che lo stavo prendendo nel culo.
Alla fine eiaculò emettendo versi animaleschi. Io cedetti e mi lasciai andare prono sul pavimento. Francesco si avvicinò, mi mise un piede sulla faccia, come fanno i cacciatori coi loro trofei, e disse: "avevo detto che ti avrei demolita". Si allontanò.
Ero fisicamente distrutta ma avevo amato quel trattamento. Mi sedetti appoggiata alla parete. Francesco tornò e mi scattò delle foto: "queste me le tengo per ricordo". Me le fece anche vedere. Avevo un aspetto da battona sfatta, da porno attrice di basso livello: il trucco colato, una calza strappata all'altezza del ginocchio, i capelli arruffati, dei segni rossi sul collo, un cazzetto inutile e penzolante.
Lo stallone se ne andò e io passai le restanti due ore di solitudine a pulire il trucco e le macchie ambigue che avevo lasciato sul pavimento.
Eddy Lanotte
Fabiola
EDY
TINODOTTI
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