DA STUDENTE MODELLO A SCHIAVETTO 7

  • Scritto da Fabiola il 13/04/2022 - 11:25
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I miei genitori sarebbero stati via fino a domenica sera e Francesco era da suo zio, mi si prospettava un sabato sera piuttosto noioso. A smuovere la situazione ci pensò Margherita, che mi chiamò al telefono dicendo:

"Ehi, Fabiola, il tuo numero l'ho rubato a mio fratello, vestiti da zoccola, che stasera ti porto in un bel localino".

Mi prese alla sprovvista, dunque risposi balbettando che non ero mai uscito di casa travestito da donna, che qualcuno mi avrebbe potuto vedere... ma Margherita fu inflessibile: "non rompere i coglioni. Fai come dico. Alle 22 sono da te".

La voglia di nuove avventure prese il sopravvento sulla paura e per l'occasione mi acconciai al meglio: autoreggenti nere a rete piccola, vestitino aderente leopardato, proprio come i tacchi plateau, mutandine sexy e trucco, tanto trucco: abbondante fondotinta, ombretto rosa sulle palpebre, ciglia finte molto lunghe, blush rosa sulle guance, labbra gonfie di rossetto, persino delle unghie finte.

Mi guardai allo specchio e provai una forte emozione. Mi resi conto che non era più Fabio, ma Fabiola. La mia immagine era il risultato di mesi di acquisti fatti in segreto e di fantasie a lungo rimaste insoddisfatte. Riflessa nella specchera vedevo una puttana e questa volevo essere, almeno per una sera.

Margherita mi mandò un messaggio: "sono fuori". Presi la pochette, dentro la quale tenevo il cellulare, una boccetta di lubrificante e alcune banconote, e andai verso l'automobile che mi attendeva fuori. La bella sorella di Francesco mise in moto e fece un commento sarcastico:

"Mi hai presa sul serio, ti sei vestita da baldracca, ma per dove andiamo sei perfetta".
"Per l'appunto, dove andiamo?".
"Al Bxxxxxxx".
"Ma non è un locale per vecchi e divorziati a caccia di una facile scopata?".
"Sì, ed è quello che cerchiamo – disse ammiccando – saremo noi la loro scopata".
"Ma Francesco...".

Margherita m'interruppe con decisione: "smettila di pensare a quel coglione, adesso si starà sbattendo la vicina di casa di nostro zio".
Rimasi turbato da quella risposta. Il mio Francesco non poteva scopare una donna.

Sua sorella notò il mio scompiglio emotivo e si mise a ridere, poi aggiunse: "ma quanto sei cogliona? Ma pensavi davvero che si occupasse solo del tuo culetto? Dai, siamo arrivati, preparati a fare una scorpacciata di cazzi".

Il locale era immerso nella penombra e la musica piuttosto assordante. Un grande spazio kitsch, pieno di uomini maturi intenti a rimorchiare donne di tutte le età. C'era anche qualche transessuale. La particolarità del luogo stava nel fatto che si sviluppava su due piani: sopra la discoteca si trovavano delle camere a ore.

Margherita si lanciò immediatamente in pista, scomparendo nella calca, nel chiasso e nei fumi artificiali. Avrei voluto seguirla, ma non trovavo il coraggio. Decisi di bere un paio di cocktail, che mi sciolsero, rendendomi disinibita. "Fanculo Francesco – pensai – e fanculo la mia famiglia e il pudore". La raggiunsi e inizia a dimenarmi, ad ammiccare, reagivo con un sorriso a ogni pacca sul culo. Un odore di sudore maschile e profumi dozzinali mi avvolgeva.

Venni avvicinato da un uomo sulla cinquantina, alto, muscoloso, con una folta barba e dei lunghi capelli neri e bianchi. Sembrava un'attempata rock star. Mi strusciai un po' su di lui. Il canuto rockettaro non perse tempo, si avvicinò al mio orecchio e disse:

"sono qua con un amico, pensi di poterci soddisfare entrambi?".
La mia risposta non si fece attendere:
"Io sì, voi due?".
Ero completamente su di giri, il barbuto ne fu contento e andai con lui e il suo amico, un tale coi capelli a spazzola e la barba, un po' bolso, ma affascinante, in una delle camere. La stanza era immersa nella penombra e le lenzuola erano in raso di colore rosso.

"Quanti anni hai?", mi chiese il rockettaro.
"Diciotto", risposi malizioso.
"Cazzo, questo frocetto ha l'età di tua figlia – disse ridendo rivolto all'amico – magari vanno nella stessa scuola".
"Pazienza, lei non lo verrà a sapere", rispose mentre si toglieva le scarpe.

M'inginocchiai ai loro piedi, slacciai i loro pantaloni ed estrassi i due cazzi, già duri ed eretti, e cominciai a succhiarli mugolando come una vera zoccola. Pompai le due nerchie con forza, tenendomi alle loro gambe pelose e sforzandomi di apparire sottomessa. Il capellone apprezzò molto il mio lavoro di bocca, infatti ebbe un'inaspettata e abbondante eiaculazione. A quel punto, mi afferrò per i capelli e mi fece leccare le gocce di sperma cadute sul pavimento, dicendomi che "le brave puttane non sprecano la sborra".

Quello coi capelli a spazzola mi fece mettere a quattro zampe sul letto e, dopo avermi lubrificato il culo, iniziò a sbattermi con forza. Sentivo il cazzo dilatarmi il buco del culo, ma non mi sentii esplodere come durante le scopate con Francesco. Nel frattempo, mentre quello me lo menava dentro, l'amico si collocò a quattro zampe davanti alla mia faccia, ordinandomi di leccargli il culo.

Era la prima volta che praticavo un anilingus e mi piacque da impazzire. L'odore era pungente, ma così maschile, e mi faceva sentire una sgualdrina servile. I due si diedero il cambio. Avere un cazzo in culo e contemporaneamente la bocca impegnata è sempre piacevole. Avevo il culo seriamente deflorato.

Alla fine mi ritrovai ai piedi dei due uomini, inginocchiato, ed entrambi mi schizzarono il viso di sperma, proprio come nei film porno. Mi sputarono anche in faccia. Prima di andare via, uno dei due, non so chi, avevo gli occhi chiusi da un impasto di fondotinta, saliva e seme maschile, mi appiccicò sulla faccia una banconota da cinquanta euro. Non avevo scopato per soldi ma mi pagarono lo stesso.

Venni raggiunto da Margherita che, appena mi vide in quelle condizioni, mentre tentavo di levarmi l'amalgama dal volto (persi anche le ciglia finte), scoppiò in una fragorosa risata: "ti hanno conciata per bene".

Mi riaccompagnò a casa. Mi sentivo violato ma euforico. Prima di scendere le dissi:

"Non dirai nulla a tuo fratello, vero?"
"No, ma solo se continuerai a fare quello che dico".

Risposi affermativamente. Tornai a casa e mi feci una doccia calda.

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