Con l’avvicinarsi dell’estate, ho chiesto a Laura la cortesia di non depilarsi più le ascelle. Mi eccita che la peluria cresca, si infittisca e sudi in quelle due concavità.
In contrasto col pube sempre mantenuto glabro, lucente, con dedizione quotidiana. Lei acconsente a questa, come alle mie altre fantasie, senza particolare stupore; è un’accettazione quasi incondizionata della mia libido che vuole esprimersi tramite il suo corpo, “erotizzandolo” in ogni sua singola parte. Lei ne è consapevole e, oltre ogni dire, compiaciuta. In questo risiede uno dei punti cardine del nostro comune rapporto: Laura mi domina dal momento in cui rende concrete le mie più primigenie, recondite, voglie, e io sono suo succube costante, psicologicamente dipendente, proprio perché viene realizzato ogni mio singolo desiderio. Un circolo vizioso, permeato da un desiderio continuo, ove il sesso con altri è solo una conseguenza, un riflesso, ma non il motore centrale.
In tale status quo di coppia, abbiamo sviluppato innumerevoli “giochi”.
Il nostro preferito, è quello che ironicamente chiamiamo, il “pompa-aperitivo”.
In cosa consiste?
Il mio compito è quello di trovare, tramite annunci su internet o apposite chat, un bull che ci offra da bere in un qualche locale, in cambio del pompino fatto da Laura.
Un meccanismo triviale, all’apparenza tanto rozzo, genera al lato pratico una serie di accadimenti terribilmente interessanti; gli uomini con cui si esce, rappresentano un carosello di umanità oltre l’immaginario possibile. Ci vengono a prendere in auto, stringiamo mani decise o tremolanti, colletto bianco e cravatta stirata o look casual, occhiali da sole, profumo in abbondanza per mascherare gli odori della giornata, alito che sa di mentina o troppe sigarette.
Ognuno con una propria storia: tutti egualmente eccitati e sin troppo cortesi, sino al più ridicolo parossismo.
D’altronde, ne va di una succhiata di uccello.
Seduti al tavolino del bar, Laura, io e “il terzo uomo”.
Lei che solleva le braccia e si intreccia le dita dietro i capelli, con una posa volgare, inconsueta; e mostra in tutta la loro immaginifica ampiezza quelle due ascelle pelose, colorate di un biondo castano che va a cozzare contro la carnagione diafana. Due grosse vulve prepotenti, spalancate sul mondo, che vogliono rapire me e mangiare l’ospite di turno. È un linguaggio in codice tra me e lei: con quel gesto, comprendo che l’uomo è di suo gradimento, e si potrà proseguire la prossima ora chiusi in una qualche camera di motel.
Il resto, è un copione che ben conosco, pur continuando a entusiasmarmi in ogni occasione. Io nudo su una poltroncina o ai piedi del letto, sono spettatore dell’accorata recita in cui Laura si esprime: una lunga leccata di cazzo, bacini e succhiotti alle palle se depilate; un preservativo che viene srotolato e una discreta cavalcata tra i due.
Veniamo riaccompagnati verso casa, stringiamo di nuovo la mano, sentiamo mormorare un: “Grazie di tutto, ragazzi”; neppure il tempo di rimettere in moto l’auto, che l’uomo ha già riacceso il cellulare per scapparsene via dentro la sua vita normale.
Solo rintanati nelle nostre mura domestiche, posso allora sfogare il mio desiderio. Prendo Laura sul letto, o sul divano, o sul tappeto, certe volte sulla tazza del water; l’importante è che non si sia ancora fatta la doccia: voglio amare il suo corpo sporco dell’odore di un altro maschio, sentire il suo sesso già aperto e goduto da un estraneo.
Ho calcolato che in questo ultimo anno, abbiamo fatto oltre trenta “pompa-aperitivi”.
Giovanna
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