Ricevo una chiamata dal curatore della rivista, per la quale avevo appena iniziato a collaborare. Necessita della mia presenza per incontrare alcune persone interessate a comprare alcuni spazi pubblicitari. Devo essere là il giorno dopo. Non riesco a trovare un biglietto aereo, ma per fortuna ne trovo uno del treno.
Sarò costretta a viaggiare tutta la notte, e farò appena in tempo a recarmi presso l’albergo che sono riuscita a prenotare, per fare una doccia veloce. Arrivo alla stazione, monto sul treno e per fortuna trovo uno scompartimento con solo due persone. Sistemo la piccola borsa che ho portato e mi siedo. Mi appoggio sul finestrino e il treno parte.
A Firenze, scendono i passeggeri che erano nello scompartimento e si sistema un ragazzo, con il suo zainetto. Scambiamo due chiacchiere, è universitario e frequenta Scienze Politiche. Ha la ragazza che verrà a prenderlo alla stazione di Milano. Abbassiamo la luce e cerco di dormire un pochino, visti gli impegni del giorno dopo.
Lui si è sistemato nel sedile di fronte, le luci che scorrono dal finestrino mi infastidiscono gli occhi, li devo chiudere, questa necessità mi fa addormentare quasi subito. Il movimento del treno concilia il mio sonno, sembra quasi che mi culli. Riesco anche a sognare, un sogno contorto che riesci a fare solo quando dormi in situazioni particolari.
Mi trovo un paio di volte a cadere dalla finestra, ma ciò non mi costringe ad aprire gli occhi, come spesso accade a tutti. Inoltre la seconda volta, una figura nell’ombra mi prende per le gambe, aiutandomi a non precipitare. Nel sogno, mi tira dentro la finestra e finisco seduta in terra sotto il davanzale. La figura che non riesco a distinguere, si siede di fianco a me e vedendomi agitata mi carezza dicendomi di stare tranquilla e che è solamente un sogno.
Mi carezza le mani per rasserenare il mio animo. Continuo a non distinguere la figura e né riconosco la sua voce, poggia la mano lungo il mio fianco e le sue carezze si dirigono sulle mie gambe. Le trovo piacevoli, delicate e calde. Scivolano lungo tutta la gamba per poi andare sull’altra. Accarezza i fianchi e le mani arrivano sul mio seno. I miei capezzoli diventano duri e inizio a bagnarmi.
Il treno rallenta bruscamente, distogliendomi dal sogno estremamente piacevole. Apro gli occhi e realizzo che nel sogno la situazione è diversa, ma nella realtà le mani sono del ragazzo universitario. Si accorge che ho gli occhi aperti, toglie le mani e confusamente abbozza delle scuse. Non reagisco, se non richiudere gli occhi e arrovellarmi sull’età del proprietario delle mani calde.
Il pensiero sfugge dalla mia mente, appena le mani tornano a sfiorare il mio corpo. Allargo leggermente le gambe, e le mani sfiorano l’interno delle mie cosce. Continuo a bagnarmi, e la mia lingua sfiora le mie labbra. Ora una mano continua a carezzare la mia gamba e l’altra entra negli slip, indugia sul filo di pelo, per poi carezzare il clitoride con l’indice.
Il dito scivola dentro, massaggiando con un piacevole movimento il mio sesso. Il ragazzo si sposta dal sedile per appoggiare il suo viso sulla mia farfalla, ora mi masturba con la lingua. Accarezzo i suoi capelli, spingendo a me la sua testa. Esplora perfettamente con la sua lingua la mia Lei. Mi sfila gli slip ed alza le mie gambe, ora la sua lingua entra nel buchino. Ho le ginocchia sul mio petto, e la sua lingua alterna i due buchini. Abbasso le gambe, alzo la gonna fin sopra la pancia. Sbottono la camicetta e poi il reggiseno, liberando il mio seno. Ho i capezzoli enormi. E’ imbarazzato davanti a me, slaccio la sua cinta. Abbasso la zip e intravedo la cappella ben fuori dagli slip. Abbasso i suoi jeans e poi il suo intimo. Improvvisamente il suo membro mi appare davanti al viso, la luce è quasi inesistente, ma la sua erezione è potente. Poggio la lingua sulla cappella, la carezzo, sento il suo odore.
La lascio percorrere l’asta, non vedo benissimo ma la lingua mi fa percepire la sua grandezza. Impiego molto ad arrivare alla sua base, metto il testicolo sinistro in bocca come fosse una caramella al miele da succhiare, e poi quello destro. Aumenta la mia salivazione e dopo averle gustate con grandi sospiri del ragazzo, torno sulla cappella. Allargo la bocca e la infilo, facendola scendere ben dentro fino a sfiorare le tonsille.
Prendo ritmo, ora sto facendo un pompino e per lui sarebbe già una gran cosa. Spingo il sedere verso di me, e il suo arnese trova spazio nella bocca. Sono fradicia tra le gambe e la mia farfalla ha voglia di essere penetrata. Mi spingo con il sedere verso di lui, metto le gambe sulle sue mani, e indirizzo l’asta tra le gambe. Mi faccio scopare, sento la sua voglia. Spinge ben dentro il suo affare, inizio a godere con leggeri gridolini, lo sento fino allo stomaco. Mi tocco il seno, mentre lo spinge, raccolgo le gambe fino al seno mi afferra il sedere e continua a scoparmi. Ogni tanto si blocca e allarga il mio sesso per poi dare colpi fortissimi. Non rispondo al cellulare che squilla. Il rumore dell’arnese che sciacqua dentro copre il suono. Lo sento durissimo, la cappella è ancora più grossa. Lo blocco un attimo, lo faccio sfilare e mi giro sul sedile, offrendo la vista del sedere, con le mani allargo i glutei e lo invito ad entrare.
Lo faccio appoggiare sulla mia schiena, mi faccio prendere le tette, e con la mano destra appoggio il suo bastone nel buchino, entra rapidamente la cappella e poi il resto. Riprende a muoversi, si allarga e ora lo sento nell’intestino, scivola con velocità ed ho un altro orgasmo. Mi monta con forza ho la sensazione che potrebbe uscire il suo membro dalla mia bocca. Continua a sodomizzarmi, ma percepisco che sta per finire. Mi masturbo sentendolo schizzare dentro, è caldissimo sembra quasi riempire una torta con la sua crema. Lentamente scivola fuori, un rivolo di sperma esce bagnando il sedile e poi in terra. Pulisce con un fazzoletto. Tiro giù la gonna e mi siedo, lui torna al suo posto di fronte a me.
Poco dopo si apre la porta e il controllore che deve vedere i biglietti. Lo prendo dalla mia borsa e lo porgo all’uomo. Lo guarda, dice che va bene, ma poi la sua attenzione volge alla mia camicetta. Non capisco perché sia ancora fermo davanti a me. Abbasso lo sguardo per controllare se sono macchiata, e mi rendo conto che un capezzolo è ben fuori la camicetta. Mi sistemo e finalmente per sua sfortuna esce.
Riprendono i nostri discorsi ameni, che solo due sconosciuti possono fare, racconta la sua breve vita e quando scopre che sono una psicologa, mi racconta dei suoi amplessi con la ragazza. Erano vergini entrambi, ed oggi ha avuto il suo primo rapporto anale. Lo eccitano le donne più grandi… e me ne ero accorta e confessa che sono la seconda dopo la sua ragazza. Continua a svelare segreti e suoi desideri, con discorsi sempre più dettagliati. Siamo quasi arrivati, praticamente non ho dormito, già penso all’appuntamento di lavoro. Mi alzo per prendere la borsa, voglio iniziare a sistemare le carte. Sento una mano sul sedere, e poco dopo sotto la gonna. E’ giovane…penso…è nuovamente pronto…
Rinuncio a sistemare le carte e lo lascio frugare, sposta gli slip e mi masturba. Mi piego leggermente in avanti e mi godo le sue dita. Con la coda degli occhi vedo il suo pacco gonfio, appoggio la mano e la struscio sopra. Mi siedo e nuovamente lo tiro fuori dai suoi pantaloni. Stavolta mi dedico esclusivamente al pompino, impiega poco il ragazzo. Viene nella mia bocca.
Arriviamo in stazione, usciamo insieme e anche se ho fretta mi fermo a parlare con la sua ragazza. Carina, mora occhi neri. Anche lei viene distratta dalla mia camicetta….il mio capezzolo è di nuovo fuori…accidenti.
Giovanna
StefaniaKlimt
Luca
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