La vita matrimoniale mi è venuta a noia, dopo quasi vent’anni che viviamo insieme, io e Marco; certo, i primi anni furono di gioia esplosiva, di grandi entusiasmi e di sesso sfrenato, pulito, quasi casto, consumato tra noi e nel chiuso della camera da letto, purtroppo senza figli, agli inizi perché ci stavamo attenti, poi perché qualcosa turbò l’equilibrio del mio assetto; ma non era mai stato un problema.
Invece, la carriera, sia mia ma soprattutto di lui, ci allontanò progressivamente finché credetti di poter fare a meno di lui e lui, tutto preso nelle sue iniziative, si arrese a vedersi rifiutato; evidentemente, ero stata io a staccarmi perché mi vedevo presa in uno dei tanti ingranaggi del suo potere e ormai non sopportavo più che si occupasse poco di me preso com’era dal suo lavoro; lui cercò spesso di fare l’amore e m’inventai improbabili emicranie per rifiutarmi ed uscire dalla angustie delle sue pressioni.
Il passaggio alla relazione con un collega di insegnamento fu quasi automatico, ma si risolse in un totale fallimento, perché lui, supplente annuale, fu trasferito lontanissimo; per un poco me ne stetti calma, ma avvertivo sempre le spinte di una sessualità trascurata, adesso anche da me, che non avevo voglia di ricorrere a Marco, nemmeno in mancanza di un sostituto, e che potevo rimediare mendicando qualche piccolo orgasmo.
Mi aiutavano le masturbazioni facilitate anche dalla decisione di Marco, al quale appariva chiara la mia scelta, di dormire in camere separate; non vidi ( o non volli vedere) la rabbia che gli cresceva dentro e nemmeno mi sarei sognata mai di fare chiarezza con lui; aveva rincorso il potere, si soddisfacesse con quello; qualche amica mi avvertì che aveva cominciato a frequentare donne disponibili, ma non me ne curai.
Il bulletto che mi abbordò al bar era davvero una gran bella cosa da vedere; quando mi incantonò nel bagno e mi baciò con una sensualità mai provata, capii che era anche quello giusto per la mia libidine e dopo solo qualche giorno finimmo a letto, in un motel fuori mano, prima ancora che prendessi coscienza dei margini di imbecillità e dei rischi a cui mi esponevo.
***
Quando mi si presentò a scuola, in un intervallo, un distinto signore che mi sciorinò il dossier fotografico delle performances che avevo realizzato al motel, il mondo mi crollò addosso; il discorso che mi fece era da infarto.
Se volevo evitare non solo la rottura con mio marito ma soprattutto lo scandalo e le conseguenze sulla professione, dovevo solo giungere ad un accordo; visto che mi piaceva copulare e che almeno una volta alla settimana avrei avuto bisogno di fare sesso, mi offriva di presentarmi ad una signora che dirigeva un’agenzia di escort; lei mi avrebbe fornito settimanalmente un’occasione precisa e ben riservata in cui fare sesso a loro vantaggio.
Io avrei avuto tutto il sesso che volevo; loro ne avrebbero preso i proventi; ovviamente, dovevo subire le voglie dei miei ‘fruitori’ (evitò il termine ‘clienti’ ma il senso era quello) che potevano essere anche di particolare natura ma senza rischi di danni fisici; in compenso, potevo adottare una maschera che mi garantisse l’anonimato; gli incontri sarebbero avvenuti in un albergo di alta classe a qualche decina di chilometri.
Non avevo nessuna possibilità di sottrarmi all’imposizione e accettai per disperazione; per quasi un anno, ogni giovedì, una signora Loredana si metteva in contatto e mi indicava l’ora dell’incontro e il tempo di durata concordato per la ‘sessione’; era decisamente umiliante, nella mia condizione, ma non vedevo vie d’uscita; e, per la verità, mi divertii molto in quasi tutti gli ‘incontri’.
***
Mi divertii molto anche quella volta che un ultrasessantenne molto ben dotato mi sottopose ad una durissima sessione di coito anale che per due giorni mi impedì normali funzioni e mi obbligò a sedermi con dolore; in realtà,; in una sola occasione, parlando col ‘fruitore’, venni a sapere che quegli incontri erano ‘venduti’ all’acquirente ad un prezzo salatissimo, per la qualità della persona con cui copulavano e per la particolarità delle attività a cui davamo vita.
La situazione si era stabilizzata in maniera eccezionale; per tutta la settimana vivevo nell’attesa del messaggio di Loredana che mi indicava l’ora dell’incontro, la durata dello stesso e, solo in casi particolari, le eventuali esigenze o richieste del ‘fruitore’; io stessa avevo chiesto che fossero escluse le indicazioni sulla persona che avrei incontrato, per gustarmi il piacere della scoperta del partner al momento dell’incontro.
La necessità di capire un poco il personaggio mi intrigava, ma per la maggior parte erano maschi infoiati che pensavano solo a sbattermi sul letto e a riempirmi in tutti i buchi (quelli concordati, naturalmente) ed io cercavo di proporre i miei desideri facendo leva soprattutto sulla femminilità e su un garbo che normalmente spiazzavano il personaggio (per la verità, quasi sempre di classe e dai modi garbati); tutte le copule si risolsero in una soddisfacente occasione per scaricare tutta la mia libidine.
Non c’era niente, al di là del sesso animalesco e violento, per la verità; ed in questo mi sentivo mortificata quando per caso incrociavo a casa nostra una delle donne che Marco non esitava a portarsi nel letto che era stato nostro; vederle aggirarsi per le stanze con estrema disinvoltura e maneggiare tutto quello di cui avevano bisogno quasi fossero le padrone della casa ed io un’ospite sgradita, mi procurava fitte insopportabili di gelosia.
Una volta sola tentai di chiedere, ad una di esse incontrata in cucina, che cosa ci facesse a casa mia; mio marito mi strapazzò con tanta violenza che persi la voglia di contestare qualunque cosa; d’altronde, la casa era ormai suo esclusivo dominio ed io vivevo sostanzialmente a scuola, liberandomi solo il giovedì per l’appuntamento fissato da Loredana.
Non potevo essere soddisfatta di come le cose andavano e soprattutto della umiliante condizione di separati in casa che stavamo vivendo; forse fare chiarezza e separarsi definitivamente poteva essere una soluzione; decisi di affrontare mio marito e lo attesi decisa una sera che, come mi aveva avvertito, tornava a casa dopo l’ufficio.
“Marco, bisogna uscire dalle ambiguità; il nostro matrimonio è fallito e bisogna rassegnarsi a formalizzare il divorzio.”
“Detto in altri termini, se non ho capito male, attribuisci la colpa del fallimento al potere esercitato su di te tirannicamente; però Cristina fa e disfa, insiste per sposarci e decide di tradire, si mette a fare la prostituta e rompe il matrimonio; io posso solo accettare, subire, fare finta di ignorare. E’ questa la sintesi?”
“No, le cose sono molto più articolate; ma se vuoi ridurre al nocciolo, è così; da quando hai cominciato ad essere potente, non mi dai nessun peso ed io mi sono presa la mia libertà.”
“Prostituirti ad un protettore la chiami libertà?”
“Ma come ti permetti di parlare di prostituzione e di protettori? Ti ho tradito, forse; ma tu certo non sei stato candido e immacolato.”
Mi sbatté sul tavolo foto delle mie performance in maschera con vari ‘fruitori’ e in situazioni decisamente particolari con amplessi che a lui ho puntualmente negato per anni.
“Questa prostituta che si vende all’hotel …. Per conto dell’agenzia …. Dici che non sei tu? Vuoi che ti porti l’expertise di uno specialista? O credi che dopo venti anni di convivenza abbia bisogno della guida per riconoscere il corpo di mia moglie, anche se deformato dalle violenze, dalle pratiche inumane, dalla persistente abitudine a rapporti strani?”
“Ho già ammesso che ti ho tradito; ma non sono una prostituta!”
Bussano alla porta e va ad aprire; rientra con Loredana ed io vorrei sprofondare.
“Ciao, Cristina, allora hai fatto chiarezza? Io non sapevo che fosse tuo marito.”
Non ho la forza di articolare un monosillabo; sono letteralmente schiantata dalla vergogna.
“Loredana, spiega a questa ingenua professorina tanto prostituta chi è il capo della tua struttura, a chi rendi conto della tua attività, chi beneficia dei soldi che guadagni con la prostituzione delle signore borghesi come lei.”
“Marco, perdonami; a me era stato detto che tu sapevi tutto e che eri d’accordo perché tua moglie lavorasse per la mia agenzia; se avessi saputo che ti turbava, non mi sarei mai azzardata, non con te, sicuramente, conoscendoti come ti conosco … “
“Non devi farti nessun problema; chi ti ha affidato Cristina sapeva con certezza che lo avevo deciso io, perché le voglie pruriginose della mia signora per lo meno dovevano fruttarmi un po’ di soldi; voleva fare la prostituta? Lo facesse per me! Come vedi, ci siamo andati bene tutti.
Lei ha avuto tutti i falli che poteva desiderare, di tutte le forme, di tutte le età, per tutti gli usi, in tutti i buchi, per tutte le copule; tu hai potuto fornire alla tua clientela migliore una prostituta di alta classe; loro hanno pagato profumatamente ed io ho beneficiato dei loro pagamenti.
Se la signora ha ancora tanto prurito alla vagina, sarà un piacere offrirle ancora qualche opportunità per i pochi anni che le restano di ‘battaglie’, perché, sai, mia dolce Cristina, quando superi un certo livello di età (e tu sei già al di là di ogni limite) in questo mestiere si finisce rottamate e tu tra qualche mese sarai sui marciapiedi, sotto i ponti, se continui a sentire il prurito di vulva.”
Si apparta nel suo studio per qualche minuto con Loredana poi lei esce e nemmeno mi saluta.
“Complimenti; hai vinto ancora! Sei il più forte, sfidarti è pericoloso e, se lo si fa, bisogna anche mettere in conto che è facile perdere. La domanda mia adesso è: qual è il prezzo della sconfitta? Una volta ti ho sentito dire che in guerra non si fanno prigionieri; ti riferivi ai tuoi concorrenti nel lavoro coi quali so che sei spietato e so anche che qualcuno ha pagato cara la sconfitta. Vale anche per me? Quale prezzo pensi di farmi pagare?”
“Per essere una professoressa di italiano, dimostri una spregevole incapacità di cogliere il valore delle frasi; non so proprio che cosa tu possa insegnare a giovani menti se non riesci a collocare una frase in un contesto e ad interpretarla alla luce della storia.
Per te una leale competizione per accaparrarsi una commessa di lavoro e l’umiliazione che, in maniera assolutamente arbitraria ed unilaterale, per un anno hai imposto a me, alla mia dignità, al rispetto dell’intesa che c’era tra noi, all’amore che ci aveva sostenuti, queste due vicende sono la stessa cosa?
Quando è successo, a tua memoria, che ho trattato il nostro matrimonio come un affare da concludere con un imprenditore? Quando ti ho visto come una concorrente da combattere? Riesci almeno per un attimo a renderti conto delle cose che dici?”
“E tu ti ricordi che peso avevo io nella tua vita venti anni fa? Che peso ho adesso? Quanto ti preoccupi adesso di me e di quelli che tu chiami pruriti di vagina? Ti rendi conto che hai perso progressivamente ogni interesse a me, ai miei stati d’animo, ai miei problemi interiori?”
“Mi dici dove vendono le sfere di cristallo per leggere quello che tu non hai mai lasciato intuire? Come avrei dovuto capire che avevi delle strane tentazioni? Chi mi doveva avvertire che, senza accorgermene, non copulavo più abbastanza, per le tue voglie? Hai parlato con me una sola volta?”
“Un tempo eri tu che leggevi dentro di me e coglievi tute le sfumature; poi non l’hai più fatto e mi sono allontanata.”
“Insomma, la mia colpa sarebbe non essere stato in grado di prevedere i tuoi disagi, di non leggere dentro di te, che sei un'anima in pena e totalmente contorta, come in un libro per bambini? Quindi hai intrecciato una relazione col supplentino che ti faceva leggere le poesie mentre ti sbatteva …”
“Che ne sai?”
“Vuoi vedere le foto o preferisci i filmati?”
“Mi facevi spiare?”
“Ti amavo, ti amo e ti amerò sempre; ritenevo e ritengo un mio preciso dovere sapere che cosa mi nascondi, specialmente se sei così ingenua da scegliere come location un motel di mia proprietà; il controllo diventa persino doveroso.”
“Ah, è un tua proprietà … “
“Già e il proprietario aveva anche cercato di avvertirti; tu gli hai detto di farsi gli affari tuoi; a me invece hai negato tutto e mi hai accusato di inventare colpe tue per nascondere le mie.”
“E’ vero, l’ho fatto. E allora? Qual è il prezzo della mia colpa?”
“Io non giudico e non condanno; io mi limito a prendere decisioni per me, per la mia vita, per il mio benessere.”
“E cosa decidi? Metterai in piazza queste cose?”
“Perché dovrei farlo?”
“Se non fai prigionieri, questa è l’occasione per uccidermi; se quelle cose escono da qui, sono finita come donna e come insegnante … “
“Ma tu quel rischio lo correvi già con la storia col supplente … “
“Lo sapevo; ma ero incazzata nera e ho voluto sfidare la sorte … “
“E poi?”
“Poi sono impazzita e ho fatto un altro grosso errore … quel ragazzo …”
“Ah, Nicola l’abruzzese … “
“Sai chi è?”
“Te l’ho mandato io; volevo sapere che malattia ti aveva preso per cercare la terapia; il primo poteva essere un amore letterario; con l’abruzzese hai dato la certezza che era solo prurito di vagina di una troia. Era chiaro a quel punto che potevi solo essere punita.”
“E questa punizione quanto durerà ancora?”
“Tu mi fai abbastanza schifo per come ti sei fatta sbattere, per un anno, da perfetta prostituta ed anche di bassa lega; io mi faccio ancora più schifo di te, perché ti ho dato in pasto a maschi allupati. Adesso mi faccio ancora più schifo perché non riesco a decidermi a mandati al’inferno.”
“Marco, per pietà; mi dici che cosa devo aspettarmi da questo errore? Capisci che dipendere da una tua decisione è terribile?”
“Ma, perdio, prima di parlare ti rendi conto di quello che dici? Credi che dipendere da un tuo prurito sia semplice? Se dovessi essere come tu mi dipingi, dovrei farti ammazzare da un killer e poi fare finta di piangere sul tuo cadavere. Se dovessi essere peggiore anche del ritratto che mi fai tu, dovrei farti spezzare le ossa una ad una e ridurti in carrozzella, senza possibilità di pruriti o speranze di autonomia.
Forse potrei sbatterti ancora in un albergo ad ore, di qualità assai più scadente, ricattandoti sempre con la minaccia dello scandalo, e infine farti finire sotto i ponti a mendicare clienti.
Forse posso e devo portarti in tribunale e chiedere una separazione consensuale senza esibire materiali scabrosi; saresti libera di fare la tua vita sperando sempre di non incontrare nessuno in grado di riconoscere la voglia che hai sulla caviglia e che può svelare l’identità della escort della camera 206.
Forse posso dimenticare quello che è successo e restare il marito cornuto e imbecille.”
“Non è nel tuo stile; forse puoi anche avere la forza d’animo di perdonare, se lo vuoi; ma dimenticare non lo può nessuno, né tu né io né chi ti ha aiutato a costruire questa lurida tremenda vendetta … “
“Quindi la vendetta è lurida e tremenda … E il tuo comportamento?”
“Ignobile, inqualificabile, imperdonabile, schifoso. Cercati gli aggettivi peggiori; ci stanno tutti. Marco, se non decidi qualcosa, io non ho scampo; ripudiata, prostituta o svergognata, solo queste opzioni ho; se mi fai il favore di comunicare la tua volontà, io posso prendere la mia decisione.”
“Insomma, adesso chiedi l’elemosina del tiranno? Se, come facevo un tempo, chiedessi consiglio al mio amore, cosa credi che mi direbbe?”
“In gioco c’è la mia vita; non posso consigliarti pro o contro me stessa.”
“Ma tu sai che della ‘mia’ Cristina mi fidavo ciecamente, le avrei chiesto consiglio anche in questo caso e me lo avrebbe dato senza farsi condizionare da niente.”
“La Cristina a cui ti riferisci l’ho ammazzata io e solo adesso me ne rendo conto; lei ti avrebbe suggerito innanzitutto che capire è più utile che punire, che la tua mamma e la sua mamma, di fronte ai nostri errori, erano concordi nell’opinione che un poco di pazienza produce assai più che una grande incavolatura, che qualunque sciocchezza può essere ricondotta alla logica e rimediata, se c’è volontà di rimedio.
Ecco, io credo che questo ti avrebbe suggerito; riesamina le cose senza spirito di vendetta, senza cercare colpe ed errori. Siamo adulti abbastanza da dare dimensioni accettabili anche a cose che nell’ira abbiamo considerato orribili, anche se si tratta di comportamenti da prostituta che reclamavano vendetta davanti a Dio e agli uomini. Abbiamo dietro le spalle dieci anni di amore vero, pulito; e un anno di protervia, di cattiveria, di slealtà, di tradimento, di oscenità, di tutti i mali che vuoi.
Forse un confronto aiuta; non si cancella facilmente un anno vissuto da prostituta; ma puoi cercare tutte le compensazioni che vuoi e, se cerchi con intenzioni positive, le trovi anche; insomma, scava nella tua riserva di pazienza e verifica se c’è abbastanza per farti dimenticare che per un anno sono stata una prostituta.”
“E se non trovassi niente che mi fa accettare un peso così duro?”
“Intanto, sappi che io non torno più a prostituirmi, né per te né per me, anzi credo che per un bel po’ la vergogna e la paura mi vieteranno di avere anche i più semplici pensieri di sesso; ora, dal momento che non sono più ricattabile perché non devo più avere paura che tu scopra la mia slealtà, resta solo il problema, che tu possa sbandierare il mio comportamento immorale a scuola e nella società.
Poiché questo non lo potrei reggere, se tu decidi di svergognarmi pubblicamente, mi resta solo di buttarmi a fiume; e serenamente lo farò; diciamo che hai la più bella occasione per decidere impunemente una condanna a morte.”
“Devo ripeterti che ti amavo, che ti amo e che intendo amarti per tutta la vita? Una lurida vendetta non cancella qualche copula altrettanto lurida; ambedue lordano; non mi sogno neppure di meditare vendette; sto cercando dentro di me la forza per cancellare le follie di quest’anno. Credevo che questi documenti mi potessero servire a capire chi sei tu ora; mi parlano di una stupida ragazza arrogante che per farmi male si è fatta massacrare da tanti.
Non so se riesco a cancellare qui, subito, le scene che ho visto; so che voglio dimenticare e che forse avrò bisogno di tempo; spero e voglio credere che la confessione possa cancellare la colpa, a patto di non ricaderci.
Diciamo allora che dobbiamo obbligarci a un periodo di prova, quello che non abbiamo fatto prima di sposarci, per essere convinti dell’impegno che assumevamo; se e quando ci sentiremo in grado di riprendere la nostra vita insieme, non dovremo fare sforzi per recuperare almeno in parte il nostro amore e ci faremo compagnia fino alla vecchiaia; se non dovessimo reggere, allora opteremo per una separazione indolore e senza scandali; poi ognuno per se … “
“Io sono pronta a ricominciare da zero, se necessario; un solo favore; non stiamo zitti, in qualunque caso e a qualunque condizione; non mi interessa se mi fai sorvegliare come una tua proprietà; ma se ti accorgi che sto per sbagliare, non fare esperimenti con abruzzesi vari.
Me lo devi dire; non ti chiedo solo lealtà ma anche condivisione, complicità, attenzione, cura e amore; io ti amo almeno quanto te, ti ho amato sempre, anche quando, sembra paradossale dirlo, volevo farti del male; era un modo, il peggiore, di amarti; non lasciarmi commettere lo stesso errore; aiutami.”
Porco12
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