Mi chiamo Bruno, ho 60 anni e, da poco, sono in pensione. Sono di media statura, fisico normale, leggermente in sovrappeso e mi va di raccontare una storia che mi è capitata la settimana prima di Ferragosto. Stavo entrando in un centro commerciale, quando ne è uscita una signora insieme ad un ragazzo di colore dall'aspetto possente, che spingeva un carrello colmo di almeno una decina di confezioni di acqua minerale di vario tipo. Quando mi ha visto, mi ha subito riconosciuto ed è venuta velocemente verso di me, seguita da lui che, tranquillamente, spingeva con estrema facilità quel notevole carico.
«Bruno, proprio te volevo; è una fortuna averti incontrato qui, adesso.»
L'ho guardata e mi son ricordato di lei. Ho svolto per tanti anni il lavoro di conducente autobus, quindi ho conosciuto tante persone e, a volte, non ricordo i loro nomi o i loro volti, che vengono, in qualche modo, a trovarsi sovrapposti, ma la signora Emilia era impossibile da dimenticabile. Una gran bella donna sulla cinquantina, alta, bionda, occhi azzurri, un bel seno generoso di una quarta abbondante, un bel fisico curato, con uno splendido culetto, che mi sarebbe piaciuto poter trapanare. Anche le cosce avevano sempre suscitato la mia ammirazione per la loro bellezza. Mi fermo, le sorrido e le chiedo in cosa posso esserle d'aiuto; subito lei mi avanza una richiesta un po' particolare.
«Ho bisogno di un immenso favore da te! Naturalmente sarai lautamente ricompensato. Mio figlio si è trasferito in un'altra città per convivere con una ragazza ed io devo liberare l'appartamento dove abitava, perché ormai la locazione è scaduta! Ho bisogno di una persona che prenda un furgone a noleggio e mi aiuti a trasferire le ultime cose che ancora si trovano in quella casa. Tra l'altro, lui ha anche ordinato un divano e, non avendo ancora ben preciso l'indirizzo nuovo, lo aveva fatto già recapitare, quindi mi serve qualcuno che lo carichi su un veicolo e glielo porti a destinazione. Mi posso servire solo di una persona fidata, perché sono disponibile a sostenere tutte le spese, ivi compresa la ricompensa per l'aiuto ottenuto.»
La guardo, mi piace come donna e decido che un favore posso anche farglielo, ma provo ad obiettare qualcosa.
«Emilia, non ho problemi a prendere un furgone a noleggio ed a trasferire le cose, ma, se poi devo caricare un divano, non so proprio come fare a trovare chi possa aiutarmi nell'impresa.»
Lei mi sorride e si gira verso il gigante nero, che tiene tra le mani il suo carrello.
«Ti farai aiutare da lui. Stavo giusto parlando con lui di questa necessità. Lui si chiama Omar, è un ragazzo che avrai visto altre volte qui, davanti a questo supermercato, ad aiuta le persone come me. Lui è già d'accordo e se mi dici quando sarà possibile andare a prenotare insieme un furgone, sistemeremo subito questa faccenda, che per me è molto urgente.»
Mi giro a guardare il ragazzo. È vero mi è capitato spesso di vederlo qui davanti al supermercato. È enorme, più alto di me, con spalle molto larghe e braccia fortissime. Di per me sono abbastanza alto, ma, accanto a lui, sembro un bambino di cinque anni accanto ad un adulto. L'ho sempre visto molto tranquillo e pacato, educatissimo e, tra l'altro, anche pulito. Offre i suoi servigi in cambio di qualche spicciolo e lo ha sempre fatto in maniera educata. Mi giro verso la signora Emilia.
«Se è una cosa urgente, possiamo andar direttamente a prenotare il furgone, così, una volta in possesso del mezzo, torno qui e mi metto d'accordo con lui per l'orario.»
Emilia mi sciorina subito un sorriso soddisfatto. In men che non si dica carichiamo le confezioni d'acqua nella sua auto e poi, saluto Omar, avvertendolo che passerò più tardi a far la mia spesa e prendere accordi con lui, ed insieme alla signora ci rechiamo verso la stazione, dove sono ubicati gli uffici di tre o quattro autonoleggi. Appena giunti, lei ne sceglie uno e rapidamente prenotiamo un veicolo, che passerò a prendere in serata, cosicché, il mattino dopo, di buon’ora, sarò pronto a partir presto, considerando che la destinazione finale è a circa tre ore di superstrada dalla nostra città. Sistemiamo rapidamente la parte burocratica afferente al noleggio e resto d'accordo con il titolare che passerò a prendere il mezzo nel tardo pomeriggio e con la signora di vederci nel parcheggio del supermercato, così da raggiungere l'abitazione da svuotare. Quando torno al supermercato, parlo con Omar e restiamo d'accordo che ci vediamo il mattino seguente, intorno alle 6:30. Puntuale passo a prenderlo e, quando sale nel furgone, resto un po' sorpreso dalla sua mole impressionante. Il veicolo ha tre posti davanti, uno per l'autista, dove son seduto io, e due accanto a me, che lui, praticamente, ingombra con il suo corpo. Anche la cintura di sicurezza è tesa quasi al limite, per quanto è imponente il suo fisico. Arriva puntuale anche la signora Emilia e, in pochi minuti, raggiungiamo un appartamentino nella periferia ed iniziamo a sgomberarlo e caricare il pesante divano. Sia io che Omar, indossiamo dei pantaloncini e delle semplici t-shirt, perché fa caldo e stante il lavoro piuttosto faticoso, entrambi togliamo le magliette, restando a torso nudo; ancora una volta mi trovo a fissare meravigliato la particolare muscolatura ben delineata del fisico di Omar. Anche Emilia lo guarda affascinata e noto che, più di una volta, si passa la lingua fra le labbra, mordendosi il labbro inferiore. È un modo effettivamente molto intenso quello che usa Emilia nell'osservare il fisico di Omar e son convinto che la sua mente stia vagheggiando qualcosa di molto osceno per quel grosso maschio, che, tra l'altro, dovrebbe avere anche una grossa dotazione, visto che, nonostante il fatto che i pantaloncini siano dei bermuda molto larghi, si presentano molto gonfi sul davanti. Carichiamo velocemente ogni cosa e poi, quando stiamo per partire, lei ci chiede i nostri numeri di cellulare, perché, a suo dire, sarà necessario per tenerci informati su dove ci aspetterà suo figlio. Iniziamo il viaggio e scambio qualche parola con questo gigante. Mi racconta un po' della sua vita.
«Sono originario del Mali; un giorno ho deciso che non si poteva più vivere in quella terra: siccità, fame e malattie, la facevano da padrona, decimando la popolazione. C'era un gesuita italiano che gestiva una chiesa con un piccolo presidio medico ed io lo aiutavo; ed è per questo che ho imparato abbastanza bene la vostra lingua. Son qui da sei mesi e voglio racimolare un po' di soldi ed ottenere dei documenti validi per volare in Australia, dove c'è già mio fratello. In quel paese, ci son maggiori possibilità per rifarsi una vita.»
Parla con un po' di malinconia, ma, nello stesso tempo, vedo che è anche un tipo alquanto fiero, orgoglioso. Dopo circa un paio d'ore, quando siamo a metà strada, ci fermiamo in un Autogrill per far colazione e noto con quanta ammirazione le donne osservano quel mandingo nero. Non c'è donna che non lo osservi con occhi carichi di cupidigia e, sicuramente, più d'una, si ritroverà con le mutande bagnate. Lo faccio notare anche a lui, che si mette a ridere; poi gli chiedo se è sposato o fidanzato. Mi risponde in maniera molto laconica, che non ha ancora trovato la persona giusta. Poi non aggiunge altro e, per il resto del viaggio, resta in silenzio; io non mi permetto di chieder altro. Quando siamo quasi a destinazione, mi chiama Emilia e mi dice che, all'uscita dalla superstrada, ci sarà Fabio, suo figlio ad aspettarci. Mi fornisce il modello ed anche la targa della sua auto. Appena giunti, vedo la macchina ferma in una piazzola davanti ad un distributore e, quando fermo il veicolo, scende un ragazzo giovane, forse 25 enne, non di più, dall'aspetto alquanto fragile e scarno. Scende e viene verso di noi, noto che anch'egli resta impressionato dalla mole di Omar. Lo guarda davvero stupito, ma poi mi invita a seguirlo; dopo una ventina di minuti, mi fermo davanti ad una palazzina e lui mi indica il punto dove parcheggiare; subito apre la porta e, per fortuna, dovremo salire solo alcuni gradini, per esser direttamente dentro casa. Prendiamo uno scatolone ciascuno e, mentre saliamo le scale, preceduti da Fabio, improvvisamente il portone si apre e ci troviamo davanti una splendida moretta dai capelli ricci, occhi scuri, un seno non molto grande, appena coperto da una t-shirt bianca, probabilmente non indossa reggiseno, perché subito saltano agli occhi i suoi capezzoli gonfi. Indossa una mini gonna e dei tacchi alti, che la fanno sembrare un po' più alta, mentre, in realtà, è solo una bambolina, che, quando vede Omar, resta a bocca aperta per lo stupore. Per qualche istante, ci osserva e, soprattutto, fissa il mandingo che, in piedi davanti a lei, sembra ancor più enorme. Un adulto ed un neonato di tre mesi, rendono più o meno la giusta proporzione tra i due! Fabio ce la presenta.
«Lei è Penelope: amore loro sono le due persone che mia madre ha incaricato di portare le ultime cose per il trasloco.»
Penelope mi guarda e sorride, poi si gira verso di lui e vedo che lo fissa per un lungo interminabile istante; quando lui le stringe la mano, per un attimo temo che gliela possa stritolare, da quanto è grossa rispetto a quella della ragazza. Un pacco dopo l'altro, una scatola dopo l'altra ed una cosa dopo l'altra, tutto viene scaricato e sistemato in ogni stanza; siamo quasi alla fine e ci rendiamo conto che è mezzogiorno; perciò Fabio ci invita a pranzare con loro.
«Per ricambiare la cortesia che ci avete fatto, gradiremmo pranzare con voi. Dovrò solo andare qui, al ristorante affianco, e prendere dei pasti da asporto. Vi prego, fateci compagnia, restate a pranzo, ne saremo davvero felici. Se accettate, avevo in mente di prendere tutto pesce!»
Guardo Omar, che si stringe nelle spalle. Accettiamo convinti che il pranzo sia sicuramente migliore del panino che avremmo consumato, lungo il ritorno. Immediatamente sparisce, lasciandoci solo con la lei. Penelope, per tutto il tempo che siamo stati lì, non ha fatto altro che seguire i passi ed i movimenti di Omar e, quando siamo rimasti da soli, dopo che abbiamo scaricato tutto, lei si avvicina ad entrambi e, con una voce alquanto timidina, ci fa una proposta.
«Sicuramente avrete caldo, sarete sudati; se avete voglia di farvi una doccia, venite con me!»
Trovo la cosa alquanto sensata e così la seguo nel bagno con Omar.
«Questa è la doccia; ora vi prendo dei teli per asciugarvi.»
Mi spoglio e subito dopo mi infilo sotto la doccia; mentre mi sto lavando, sento che la porta del bagno si apre e, con la coda dell'occhio, vedo la ragazza che entra e lascia due teli bianchi, sul lavabo, poi si gira verso di me, mi fa un mezzo sorriso e se ne va. Resto stupito del fatto che sia entrata inopinatamente, sapendo bene che ero nudo sotto la doccia e questo mi incuriosisce non poco. Esco, mi asciugo velocemente ed avvolgo il telo intorno alla vita, fermandolo con un nodo sul fianco. Subito entra anche Omar, mentre vedo la ragazza che ora sta apparecchiando la tavola, poi, mentre mette piatti e bicchieri, ha anche attivato un impianto di filodiffusione con della musica alquanto particolare, che ricorda molto le armonie afroamericane. Pochi minuti dopo, esce anche Omar dal bagno, a sua volta con il telo bianco legato alla vita e ci raggiunge.
«Signorina, sarebbe così gentile da trovarmi una spilla o qualcosa altro per poter tenere chiuso il mio telo, perché, come vede…»
Mentre dice così, il lembo del telo gli sfugge di mano e, di colpo, si trova nudo davanti a lei; io stesso resto lo sbalordito nel vedere le dimensioni del suo membro a riposo! È così lungo che gli arriva a metà coscia: enorme! Non avevo mai visto niente del genere, nemmeno nei film porno. La ragazza lo guarda e rimane a bocca aperta; prima che lui possa far qualcosa, si avvicina a lui e si inginocchia ai suoi piedi; senza dir niente, impugna con entrambe le mani quella enorme colonna di carne nera, munita in cima da una splendida cappella rosa. Omar mi guarda stupito, ed io sono ancor più di lui. Senza proferire nessuna parola, Penelope inizia a passare quella enorme verga sulla sua faccia, sul suo corpo e poi prende a leccarlo, baciarlo con adorazione, quasi fosse una divinità. Basta poco affinché quell'enorme massa di carne, si mostri in tutta la sua fierezza, divenendo un fallo lungo, di sicuro, oltre i venticinque centimetri, appena ricurvo verso destra e con uno spessore impressionante. Imperterrita, Penelope inizia a spingerselo giù per la gola, leccando e succhiando, quasi non ci fosse un domani; vedo che Omar apprezza il magnifico lavoro di bocca, perché socchiude gli occhi ed apre la bocca a sua volta. Improvvisamente si apre la porta ed entra Fabio, con in mano un contenitore in polistirolo, dove, di sicuro, al suo interno, c'è il nostro pranzo, confezionato a quel modo, affinché non perda la sua fragranza e, per un attimo, immagino possa scoppiare un casino; invece lui rimane per un lungo istante immobile, poi appoggia il contenitore e si avvicina alla sua compagna. Lei si gira verso di lui, mettendogli in mostra quello che ormai è diventato un vero e proprio totem.
«Amore, guarda e… è qualcosa che, io… amore, dimmi che non sto sognando. Lo vedi anche tu quanto è grosso? Amore, lo voglio dentro!»
Fabio si abbassa, si inginocchia affianco a lei e, dopo averlo osservato bene, si gira verso la sua compagna.
«Certo, amore, che puoi averlo! Solo che… come dici tu, è enorme! Amore, è più grosso di quanti tu ne abbia mai preso. So bene quanto ti piacciano i maschi black, ma questo… per la miseria, amore, ti aprirà in due?!»
Omar mi guarda quasi senza capire ed io sorrido, perché ho capito che ho davanti una coppia con lui cuckold e lei fortemente bramosa di maschi black. Fabio si alza in piedi e si rivolge a lui, direttamente.
«Io non so come… voglio dire: la mia donna vorrebbe… ma non è il caso qui, perché il divano è sicuramente troppo piccolo; quindi, se non ti dispiace, ce ne andremo in camera nostra e tu… voglio dire: lei vorrebbe esser chiavata da te!»
Omar mi ha guardato ed io ho esternato un sorriso che era più che eloquente su quanto ci veniva richiesto di fare; poi ho fatto un cenno con il capo e, subito, lei si è alzata in piedi e, tenendo stretto nella sua mano quell'enorme affare, lo ha praticamente trascinato in camera da letto. Quando son entrato, lei era inginocchiata a pecora sul letto e continuava a succhiare quell'enorme verga, mentre Fabio si è inginocchiato dietro di lei e, dopo averla parzialmente spogliata, ha iniziato a leccarle la fighetta. Lei era eccitata al punto che ha preteso di esser subito chiavata, seduta stante.
«Mettilo dentro! Mettilo dentro... Mi sento già di impazzire. Lo voglio tutto dentro!»
Omar si è posizionato dietro di lei, Fabio teneva le labbra della sua fighetta ben aperte e lui, lentamente, ha preso a spingere quell'enorme cilindro dentro di lei, in maniera lenta e progressiva. Dapprima ha preso a muoversi molto lentamente, poi, man mano, ha intensificato la copula ed ha preso a sbatterla e pomparla con un ritmo davvero sorprendente. Glielo spingeva dentro per buona parte e, ogni tanto, affondava tutto il membro fino alla radice, mentre Penelope strillava per il piacere. Fabio ha preso il cellulare e si è messo a fare un video, mentre io mi son posizionato dall'altro lato ed ho offerto anche il mio membro a Penelope, che, per un po' lo ha succhiato, ma poi, eccessivamente sconvolta dal piacere che provava, mi ha abbandonato; così mi son messo a guardare incuriosito dalla scena che avevo sotto gli occhi: Fabio si segava, mentre filmava e fotografava quella monta bestiale. La pompata l'ha fatta urlare per circa trenta minuti. Alla fine, lei, sfinita, si è girata e gli ha urlato di sborrare. Omar si è girato verso Fabio e lui ha affermato che doveva per forza sborrarle dentro per far contenta la sua donna.
«La devi sborrare tutta; lei impazzisce per i black; vuole sentirsi riempire per aver contezza di quanto tu abbia goduto di lei; su, riempila!»
Omar l’ha afferrata per i fianchi ed ha iniziato a pomparla, spingendo solo la metà del suo membro dentro di lei; poi, d'un tratto, ha preso a muoversi molto più velocemente fino a fermarsi di colpo, nel preciso istante in cui lei godeva; è stato a quel punto che ha iniziato a farcire quella bambolina che aveva appena sfondato alla grande.
«Amore, lo sento! Mi sta schizzando dentro tanta roba! Amore, tiraglielo fuori! Fammi schizzare addosso!»
Fabio si avvicina, impugna quel grosso membro e lo fa uscire; subito due schizzi sono andati ad infrangersi sulla schiena di Penelope, quasi a striarla di due grosse strisce bianche. Lei si gira e glielo prende in bocca; si gusta le ultime due o tre bordate di sperma, di certo molto abbondanti. Lo pulisce bene e raccoglie ogni singola traccia, poi bacia Fabio in bocca e si gira verso di me.
«Se vuoi, puoi chiavarmi anche tu! Mi piacciono i cazzi grossi ed il tuo non è per niente male.»
La guardo, mi viene da sorridere e così avanzo una proposta diversa.
«Se mi dai il culetto, ci sto! Ormai davanti, lui ti ha aperto talmente tanto che non proverei nessuna sensazione a pomparti.»
Lei che appariva completamente sfinita, scatta come una molla.
«E no! Il culetto no! Lo do poco a lui e, alla sola idea che tu possa infilarmi il tuo cazzo dentro, sento già male. Vuol dire che te lo succhio, va bene?»
Ci penso un attimo, la faccio metter distesa con la testa leggermente in fuori dal letto, poi lentamente, mi abbasso e glielo infilo giù nella gola, muovendomi semplicemente su e giù; riesco a scoparle la gola e questa cosa fa impazzire tanto Fabio, che prende a segarsi. Ammetto che è molto brava a succhiarlo, perché, ben presto, sento che oltre che infilarselo bene in gola, me lo lavora per bene anche con la lingua; poi, d'un tratto, si solleva, toglie un attimo il mio membro dalla bocca e si rivolge a Fabio.
«Non star lì a segarti! Mi devi chiavare; devi sentire come sguazza il tuo cazzo nella mia fica, completamente dilatata dal quello di Omar. Dai, cornuto, vieni qui e chiavami.»
Sia io che Omar, restiamo per un attimo a guardare, certamente stupiti nel vedere lui che infila un membro di dimensioni più che normali e la scopa come una furia selvaggia. Sicuramente ha il cazzo immerso nell’ingente quantità di sbroda che gli ha riversato dentro Omar e, questo, credo lo faccia impazzire da delirio.
«Puttana, ti ha sfondato tutta; la tua fica è ridotta ad una grotta senza fine; sei una troia; una puttana che vuole solo farsi sfondare dai black; questa volta dovrebbe anche romperti il culo, così saresti del tutto aperta. Sì, dovrebbe pure spaccarti il culo, tanto sei una troia già tutta sfondata!»
La scopa in maniera molto frenetica ed è talmente eccitato, che viene quasi subito, ma la cosa curiosa è che lo tira fuori e si mette a schizzare sulle tette di lei, che rimane immobile ed aspetta che lui le ricopra il seno con la sua sbroda. Poi riprende il mio cazzo in bocca e continua a succhiarlo; anch'io mi muovo un po' più velocemente e, ben presto, le scarico in bocca una buona dose di crema, che lei ingoia tutta, fin all'ultima goccia. Quando si toglie il mio cazzo dalla bocca, fa avvicinare Fabio e lo bacia; i due limonano tantissimo, scambiandosi sicuramente anche un po' della mia crema. Poi si abbracciano e si girano verso di noi.
«Scusateci, avrete sicuramente fame e noi ci siamo messi...»
A me ed Omar, vien da ridere, ma, subito lei si alza in piedi, un po' malferma sulle gambe, e va in bagno, mentre lui ci invita a seguirlo a tavola; così ci mettiamo a mangiare, restando nudi. Lei ci raggiunge dopo pochi minuti e si siede direttamente sulle ginocchia di Omar.
«Fammi stare ancora un po' accanto a te! Quando mia suocera, mi ha detto che, oltre ai mobili, avrei avuto una sorpresa, non immaginavo di trovarmi davanti un magnifico esemplare di maschio come te! Quando Fabio vi ha visti e mi ha chiamato, mi ha annunciato che oggi mi sarei divertita alla grande; per un istante, non ho collegato, ma quando ti ho visto scendere dal furgone, mi son bagnata all'istante! Scusami, ma il tuo cazzone mi fa impazzire! Tu mangia, mentre io…»
Senza aggiungere altro, si è inginocchiata tra le gambe di Omar e ha preso a succhiare e segare ancora quel grosso membro, fin quando lei gli ha chiesto di venire ancora.
«Ti prego, sborrami in bocca! Voglio bere tutta la tua crema.»
Lui si è alzato in piedi, ha impugnato quel grosso membro ed ha preso a segarsi con una velocità pazzesca; poi, d'un tratto, ha appoggiato la punta tra le labbra di Penelope e subito ha cominciato ad eruttare un gran quantità di crema, come se tutto quanto avesse emesso prima, fosse stato inesistente. Le ha ricoperto guance e bocca, con almeno cinque o sei spruzzi di sbroda. Lei l'ha ingoiata quasi tutta e poi, quel poco che era colato fuori, se l'è spalmata su faccia, collo e tette. Fabio si è masturbato ed è venuto due volte, mentre lei lo succhiava. Terminato quell’insolito pranzo, ci siamo rivestiti e, quando siamo stati per venire via, lei ha chiesto di poterlo rivedere, ma lui le ha risposto che sarebbe stato molto difficile, perché, a giorni, sarebbe volato via dal nostro paese. Ho visto lo sguardo deluso di lei, ma lui l'ha abbracciata e tenuta stretta a sé per un po'. Quando siamo stati sulla strada di ritorno, ho chiesto ad Omar cosa ne pensava di tutta questa faccenda. Lui mi ha sorriso e la sua risposta è stata molto semplice ed ovvia.
«Ora capisci perché ancora non ho trovato quella giusta?»
Mi sono messo a ridere e gli ho risposto che doveva continuare la sua ricerca e, nel frattempo, continuare a spaccare tutte le belle troiette che gli si offrivano per godere del suo gioiello.
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