Sono sempre stato una persona con la tendenza ad aiutare gli altri in caso di necessità anche perchè credo che ad ogni buona azione ne verrà ricambiata un'altra dal destino.
Mi viene in mente quando ai tempi dell'università (bei tempi quelli) uscivo spensierato da casa e di buon ora, ero solito arrivare prima degli altri miei colleghi in quanto avevo il mio rituale del caffè al bar, post sigaretta ed aspettare gli amici per scambiare due chiacchiere prima delle lezioni.
Mi ricordo che era un lunedì mattina poichè a qualsiasi ora nelcentro città vi è un via vai di universitari che tornano da fuori, quindi stazioni e traghetti pieni di studenti che rientrano dopo il finesettimana passato ai loro rispettivi paesi.
Mentre percorrevo la strada principale che porta alla facoltà, arrivato a metà altezza della stessa, camminando tranquillamente come al solito, sorpasso una ragazza che trascinava un valigione accompagnata da una signora che nel mentre guardava le vetrine dei negozi ancora chiusi. Noto, da bravo osservatore quale sono, che la ragazza stava zoppicando e non era dovuto al fatto che la valigia fosse pesante (anche se sembrava esserlo), tra l'altro era una di quelle un pò vecchiotte, marroni e con le rotelle solo ad una estremità, e per questo motivo pensai che data l'andatura a rilento dovuta a qualche infortunio alla caviglia, la madre stesse approfittando per dare un'occhiata alle vetrine.
Le sorpasso dirigendomi verso il bar, ma neanche il tempo di fare qualche metro e la mia coscienza mi parla. Mi volto e dico rivolgendomi alla ragazza "volete che vi dia una mano? quella valigia sembra abbastanza pesante".
Era un pò mingherlina, aveva i capelli lisci raccolti sulla testa con un fermaglio, indossava un cappotto scamosciato abbinato agli stivaletti, gli occhiali da sole appesi al collo del maglioncino che cadeva quasi dritto su un seno appena accennato. Guardandola frontalmente mi parve molto attraente, era proprio il tipo di ragazza che mi piace.
Alzando lo sgurado la ragazza mi fissò un pò stranita. Quindi, anche per non sembrare pazzo ripeto se avessero bisogno di aiuto indicando stavolta anche la valigia e la signora che era ccanto a lei.
Inaspettatamente sfoggia un sorriso e con una mezza risatina dice "ma la signora non sta con me" e con un falsissimo tono di voce continua "non preoccuparti, non ti disturbare non manca molto a casa mia".
Sicuramente arrossii per la gaffe fatta ma noto anche che si era fermata poggiando a terra la valigia, quindi ribatto "a maggior ragione che non è distante ti aiuto, la tua caviglia te ne sarà grata".
Lei sembrò sorpresa che lo avessi notato e mi sorrise, quindi le dissi che sarebbe stata lei a portare il mio zaino (che era molto leggero, solo un quaderno per gli appunti ed una bottiglietta d'acqua) ed io avrei portato la sua valigia. Avendo qualcosa di mio magari si tranquillizzava sul fatto che potevo essere un malintenzionato che la voleva derubare.
Lungo il tragitto parlammo del più e del meno e scherzammo un poco; quando mi accorsi che avevamo fatto un bel pò di strada mi fece luce sul fatto che casa sua in realtà era ancora un pò distante, quindi non esitati a sfotterla sul fatto che non ce l'avrebbe mai fatta ad arrivare sana a casa con tutto quel peso. Allo stesso tempo rendeva palese il fatto che le dispiaceva avermi fatto portare la sua valigia, ma ovviamente la rassicurai.
Martina era il suo nome, e da quel poco che l'avevo conosciuta era molto simpatica, con un sorriso radiante ed aveva quegli atteggiamenti che a me personalmente fanno impazzire. Si creò una certa intesa così dal nulla.
Arrivati sotto casa sua insistetti per portarle quel valigione fin davanti la porta di casa, di certo non mi sarei tirato indietro per gli ultimi due piani di scale, anche perchè non credo che ce l'avesse potuta fare da sola senza ascensore e con la caviglia in quelle condizioni, aveva continuato a zoppicare per tutto il tragitto.
Mi era molto grata e mi invitò ad entrare per un caffè. Una volta aperta la porta di casa mi fece accomodare su di un divanetto situato nella piccola entrata e disse di aspettarla mentre avvisava le coinquiline, che probabilmente si erano svegliate da poco. Mi accomodai e sentì bisbigliare qualcosa dall'altra camera anche se non riuscì a capire nulla, ma di sottofondo c'era qualche risatina e qualche verso di sfottò nei confronti di Martina, la quale tornò da me dicendomi di attendere un altro poco, il tempo che le coinquiline rendessero un pò più presentabile la cucina e poi mi avrebbe offerto il caffè. Intanto ne approfittava per sistemare anche lei qualche conserva che si era portata dal paese. Si chinò sulla valigia per aprirla e prenderle, e nell'abbassarsi, come è normale che sia, il maglioncino si alza leggermente e i jeans si abbassano lasciando però in bella vista un perizoma viola che abbinato a quel culetto rotondo le stava da favola e mi eccitò tantissimo. Non smisi di guardarle il sedere neanche quando rialzatasi andò verso la cucina con le provviste e giratasi ovviamente notò che la fissavo, ma sorrise ancora, stavolta con uno sguardo provocante.
Ero abbastanza stranito da quella inusuale situazione e sempre più eccitato, avevo fissa in mente l'immagine di quel meraviglioso culetto e di quel sensuale perizoma e assorto in quel pensiero venni interrotto dal baccano proveniente dall'altra stanza.
Martina rientra e mi dice di seguirla per il caffè, quindi mi alzo ma il bozzo che si era formato nei miei pantaloni si faceva notare, avevo solo il mio zaino per mascherarlo. Ovviamente se ne era accorta e appena fatti i primi passi mi disse di aspettare che si era ricordata di prendere una cosa importante prima. Mi sentì sollevato pensando che avrei avuto qualche minuto per ricompormi prima di farmi vedere dalle sue coinquiline e sembrare un maniaco.
Si abbassò sulla valigia ma si voltò verso di me guardandomi; non potevo stare in eterno con lo zaino davanti, quindi continuai a scherzare gesticolando per dare meno nell'occhio e pensare ad altro, anche se quel suo sguardo me lo faceva venire sempre più duro.
Non accennò neanche ad aprire la valigia, allungò le mani verso la mia cintura, la slacciò assieme ai jeans, abbassò le mutande ed ecco la cosa doveva prendere di importante. Doveva prendere il mio durissimo cazzo in bocca. Non esitò un istante, avvolse la cappella con la sua bocca calda. Potevo sentire la sua lingua ruotarci attorno. Inclinava anche la testa per aumentare il piacere e con grande frenesia continuava a succhiarlo.
Era una grande sorpresa per me e soprattutto per il mio cazzo che era ancora più felice di me, aveva preso vita propria, diventava sempre più duro ogni volta che affondava la bocca. Non si è mai staccata per prendere aria, era ossessionata da quel pompino e dal fatto che ce l'avessi così grosso; nonostante ci provasse non riusciva a metterlo tutto dentro la bocca. Ero super eccitato ed arrivato al limite non dissi niente ma le toccai le mani che aveva poggiato sui miei fianchi. Alzò lo sguardo, intuì senza ogni dubbio dato il palpitare del mio membro ma non si staccò da li, annuì e lasciò solo la grossa cappella dentro la bocca picchiettandola con la lingua tanto che venni copiosamente, le sue guance si gonfiarono ma non ne fece uscire neanche una goccia.
Solo quando il mio cazzo smise di pulsare lei si staccò, con la bocca piena, e rialzandosi lentamente intravidi tutto il mio sperma attraverso quelle labbra che si stavano richiudendo. Ingoiò tutto e disse "il caffè deve essere pronto, senti quest'odore?"
Incredulo mi sistemai e andammo in cucina dove c'erano le sue coinquiline. Ambedue ancora in pigiama e con le facce curiose. Arrivato al quel punto mi sa che intuì il perchè di quelle facce dalle battutine che facevano a Martina. Ci presentammo e mi accomodai al tavolo dove stavano facendo colazione Giorgia e Michela, il caffè era appena stato messo nelle tazzine. Giorgia chiese se volessimo dei biscotti o delle fette biscottate con la marmellata, ma Martina, leccandosi prima le labbra, rispose che aveva appena fatto colazione, gliel'avevo offerta io! e fece un sorriso che malizioso è dir nulla.
Giorgia ridacchiò e poggiò la schiena alla sedia. Era una ragazza in carne e con un seno prosperoso, i capezzoli duri per la frescura si facevano notare. Ma evidentemente ero l'unico a notarlo, loro ne erano incuranti in tutti i loro atteggiamenti; anche Michela sembrava non prestare attenzione al fatto che ogni volta che si chinava a sistemare le cose che aveva appena lavato poteva far vedere a me che ero un perfetto sconosciuto le sue grazie attraverso quel pigiamino semitrasparente.
Era una situazione strana e accattivante con perfette sconosciute, e mi piaceva tantissimo. Finito il caffè prendo il tabacco per rullare una sigaretta ma Martina mi blocca dicendomi di fumarla in camera sua e se gentilmente gliene preparavo una anche per lei, le altre due non fumavano quindi a parte la sua camera nel resto della casa non era consentito; nel frattempo lei si sarebbe fatta una doccia e poi saremmo riusciti assieme per andare all'università.
Le portai la valigia in camera e lei frettolosamente si avviò al bagno. Nel frattempo fumavo e ripensavo a quanto fosse accaduto. Senza neanche accorgermene Martina rientrò in camera con una tovaglia attorno al corpo, come fosse un vestitino partiva dalle ascelle e lasciava scoperte le ginocchia. Aveva sempre quello sguardo malizioso e mentre preparava i vestiti puliti prese due completini intimi, me li mostrò e mi chiese "secondo te quale mi potrebbe stare meglio? ho notato che ti piacciono i perizomi, magari sai consigliarmi.."
Gliene indicai uno aggiungendo "bhe, potrei darti un parere migliore vedendoteli addosso"
Non tergiversò neanche un secondo, fece sì che la tovaglia cadesse a terra restando nuda davanti a me. Aveva una pelle delicata, quel seno piccolo che mi attirava tanto, una pancia piatta, quei peletti corti e curati appena sopra la passera, e delle gambe fenomenali. Mi eccitai nuovamente mentre lei con fare disinvolto si metteva addosso perizoma e reggiseno che le avevo consigliato e poi disse "E allora, adesso come ti sembro, mi stanno bene?"
Mi alzai dalla sedia dove ero seduto, molto eccitato mi avvicinai silenziosamente a lei, le girai attorno guardando attentamente ogni centimetro del suo corpo fantastico, quando le fui nuovamente davanti le dissi con imbarazzo "a dire la verità no.. mi spiace ma questo non ti sta bene" appena il tempo di vedere la sua faccia dubbiosa aggiunsi "stavi meglio senza!". Le misi un dito appena sotto l'ombelico e pian paino scesi giù tirando appena il perizoma verso il basso. Lo feci molto lentamente anche per vedere la sua reazione che fu accondiscentente. Portai il dito lateralmente verso la gamba tirando sempre il perizoma, mentre con l'altra mano le afferrai il culo e la baciai con passione. Lei mise le sue braccia attorno al mio collo. Afferrai le sue gambe e la sollevai portandola sul suo letto. Aveva delle labbra morbidissime, così come la sua pelle profumata. Mi tolsi la maglietta e slacciai i jeans. Cominciai a baciarle il collo mentre le toglievo il reggiseno, scendendo sempre più giù, denudandola completamente, allargò le gambe e cominciai a leccarle la passera che era bagnatissima. "E' così da prima, neanche la doccia l'ha calmata" mi disse Martina tra un gemito e l'altro "voglio essere scopata" concluse.
Mi tolsi tutto e mi misi su di lei, che teneva le gambe larghe e metteva le mani sul mio petto. Era così bagnata che il mio cazzo la penetrò subito, senza difficoltà, quel calore era avvolgente e mi rinvigoriva sempre di più. Erano colpi forti e lei sembrava goderne sempre di più. La feci mettere con le ginocchia sul materasso e rivolta verso il muro dal lato della testata del letto dove poteva poggiare le mani, io dietro di lei la penetrai di nuovo, ma lentamente. Con un mezzo abbraccio le toccavo il seno e l'altra mano sul suo fianco per guidarla e lei muoveva su e giù il suo sedere mentre si toccava fin quando raggiunse l'orgasmo gemendo, ma non smisi, anzi, afferrandole i fianchi con le mani la scopavo sempre più forte e quando uscì per venirle sulla schiena si girò e si fiondò sul mio cazzo succhiandolo fortissimo. Ancora una volta il mio sperma le inondò la bocca, e dopo aver ingoiato disse con il suo solito sorrisetto "Ho appena fatto la doccia... lavo i denti e andiamo".
Usciti di casa ci diriggemmo verso la facoltà entrambi con aria soddisfatta e con gli sguardi complici e maliziosi, continuando a scherzare sulla sua caviglia e qualche battuta su quello che era appena successo. Sul punto di lasciarci mi disse "E' stata una fortuna incontrarti" e sghignazzando "mi hai anche offerto la colazione... Se mi offri anche la cena credo che non te ne pentirai".
Giovanna
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