Ho ricevuto alcune mail e commenti secondo le quali il mio racconto "Il medico" sia in qualche modo ispirato a quello di qualcun altro, perciò ho deciso di fare due cose: raccontare ciò che mi ha dato lo spunto per scriverlo e rielaborarlo ancora una volta sotto forma di racconto per il vostro gradimento.
L'idea della trama mi è venuta da un fatto realmente accaduto, ovvero da una visita medica dermatologica che dovetti fare una volta e durante la quale trovai un medico un po' particolare, ma ho ribaltato il sesso del paziente per rendere la situazione più intrigante. Purtroppo o per fortuna, nella realtà non finì come di solito finisce nelle storie, ma non mi stupisce che una fantasia del genere – una visita medica è qualcosa di tanto ordinario che capita a chiunque –abbia ispirato anche altri come ha fatto con me. Sono certo che, se qualcuno avesse voglia di andare a leggere i racconti più vecchi, ne troverebbe molti tratti più o meno da una simile esperienza: come tante altre, questa non è un'idea poi così originale.
Ora il racconto rielaborato:
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Andrea era cresciuto convinto di essere quasi invincibile. Non solo non vedeva un medico, a parte la dottoressa personale della squadra di nuoto, da quando era bambino, ma – fortunato lui – era persino riuscito ad evitare l'ospedale per questioni serie, perciò quando, durante una visita di controllo, la dottoressa della squadra gli ordinò una visita dermatologica per far controllare a un esperto alcune nuove macchie, lanciò uno sguardo di biasimo al cielo e sbuffò sonoramente. Fu con una certa pigrizia che, preso appuntamento dalla dermatologa di sua madre, che gli passò le informazioni mentre era distratta a fare altro, segnò un nome e un giorno senza badarci troppo o chiedere come la visita dovesse svolgersi.
Arrivato in ambulatorio e raggiunta la stanza indicatagli, Andrea si sedette di fronte a una porta uguale a decine di altre per attendere il proprio turno; per fortuna, essendo la fila d'attesa pressoché vuota, quando la porta si aprì per far uscire un simpatico vecchino, il suo turno giunse subito dopo e si alzò per entrare con una certa fretta, dovuta soprattutto al desiderio di chiudere la cosa il più in fretta possibile e tornare a casa. Una volta all'interno dell'ambulatorio, il ragazzo si chiuse la porta alle spalle e avanzò, ma con gli occhi chini sullo smartphone, occupato a scambiarsi messaggi con i suoi amici. Se non che, alzando la testa e lanciando uno sguardo alla scrivania, in piedi vicino a questa vide non una dottoressa, ma un dottore. Un dottore che, a una prima e del tutto superficiale impressione, non gli sembrò malaccio: alto, capelli castani appena brizzolati, occhi verdi nascosti dietro un paio di occhiali eleganti su un fisico per niente simile a quello dei sedentari medici che aveva visto finora. Ma, sinceramente, non è che gliene importò molto, dal momento che da parte sua aveva capelli biondi naturali, occhi azzurri e il fisico scolpito dal nuoto.
«Andrea, vero? È la prima volta» disse il dottore con voce forte ed educata, alzando gli occhi da una cartella clinica. «Stenditi sul lettino e finiremo in men che non si dica».
Dopo aver staccato un paio di volte gli occhi dal telefonino, Andrea si accorse solo la terza volta che in quella situazione c'era qualcosa di sbagliato. Guardandolo meglio, rimarcò l'ovvio.
«Aspetti, ma lei è un dottore, non una dottoressa».
«Così pare» scherzò il medico battendo il dito sul suo cartellino. «Non si è accorto che lo ero mentre prenotava la visita?»
«Neanche per sbaglio» esclamò il ragazzo alzando le spalle.
«Ah, capisco» replicò l'altro, serio e professionale, abbassando gli occhi sulla sua agenda. «Se ti crea imbarazzo, non ho problemi a prenderti un appuntamento con qualcun altro. E stavolta mi assicurerò io stesso che sia una donna».
Con tutta la poca curanza tipica dei ragazzi della sua età, Andrea non esitò a rispondere:
«No, va bene lei. Non ho proprio voglia di tornare di nuovo».
Rimandare avrebbe voluto dire voleva dire aver fatto un viaggio inutile, dover ritornare ancora una volta e rischiare di incasinare i suoi programmi. Né era in qualche modo imbarazzato: avere altri maschi che lo toccano in ogni modo era la condanna di chiunque facesse nuoto e, per quanto gli riguardasse, volevo soltanto far quello che doveva fare il più in fretta possibile.
«Ok» rispose allora il medico sorridendo e indicando il lettino.
Andrea non aveva idea di come la visita si svolgesse di solito perciò, mentre il dottore andava al carrellino per prendere le sue cose, si diresse incerto al lettino e, toltosi dalle mani lo smartphone, si tolse solo la maglietta dalla testa con un gesto rapido, senza sentire il bisogno di coprirsi, quindi si tolse le scarpe e si stese a pancia sotto sperando di aver fatto bene. Quando il medico gli si avvicinò non ebbe nulla da dire. Il ragazzo allargò le braccia per facilitargli il compito e quello iniziò a fare qualcosa che non aveva visto mai fare agli altri medici: con le mani fasciate di guanti e partendo dal collo, prese a palpargli ogni centimetro quadrato di pelle. Di tanto in tanto, dove lo riteneva necessario, spalmava delicatamente una piccola dose di gel freddo per avvicinare la lente di ingrandimento e osservare meglio una sezione del suo corpo, e questo avvenne molto spesso.
Il dottore iniziò dalla linea dei capelli, toccandogli delicatamente la nuca, per poi scendere verso il braccio destro sfiorandogli le spalle e i gomiti. Dopo aver completato l'avambraccio e le mani, c'era il primo dei punti fastidiosi, ovvero le ascelle: gli tirò il braccio verso la testa così da avere il suo incavo depilato ben visibile: proprio lì, fu costretto a dare un'occhiata da vicino, e il freddo del gel solleticò il ragazzo procurandogli un brivido. Scendendo lungo il fianco non trovò nulla di strano, passò quindi alla sua schiena che guardò accuratamente in lungo e in largo, passandogli un dito lungo la spina dorsale e, spostando leggermente l'orlo del jeans, anche in orizzontale. Si spostò infine alla sua sinistra, compiendo più o meno gli stessi gesti sul braccio e sul fianco che aveva già fatto sulla destra.
«Dovresti toglierti i pantaloni, gentilmente» ordinò il dottore.
«Va bene» replicò subito Andrea tirandosi in piedi.
Slacciatosi i jeans, se li tirò fino alle caviglie, per poi gettarli su una poltroncina lì vicino. Abituato com'era al costume aderente da nuoto, sotto i pantaloni il ragazzo portava sempre mutande nere a slip e non si imbarazzò neanche molto. Tuttavia, rimessosi a pancia sotto, il dottore trovò ancora difficoltà a esaminarlo per bene.
«Aspetta, facciamo così» propose allora quello.
Senza aspettare il consenso del suo paziente, il dottore infilò le dita sotto l'orlo degli slip che fasciavano il sedere sodo di Andrea e gliele tirò fino a scoprirlo completamente, come indossasse un perizoma. Non fu tanto mostrarsi in quel modo che causò al ragazzo la prima reazione insolita, quanto piuttosto il momento in cui il medico dovette afferrare saldamente una sua natica per avvicinarsi a controllarlo e il respiro caldo di lui ne sfiorò la pelle. Il cuore di Andrea fece un leggero salto in avanti e sentì distintamente il sangue prendere a fluire verso il basso.
«Passò alle gambe» lo avvertì il dottore.
Andrea non replicò, ma lasciò che i suoi slip rimanessero tirati facendo rimanere scoperte le sue natiche. Forse per sbadataggine, pareva non aver pensato che in quel modo, mentre le sue gambe perfettamente depilate venivano controllate, il dottore avrebbe potuto avere una precisa visione di quel che stava succedendo in mezzo alle sue gambe. Nel frattempo, quello scese lungo le sue cosce lisce, controllandone l'esterno e l'interno, tastandone pazientemente alcuni punti. Esaminò la parte interna delle ginocchia, solleticandolo ancora una volta, e scese ai polpacci.
«Posso toglierti i calzini?» chiese il dottore di punto in bianco.
«Certo, faccia pure» concesse subito Andrea, sperando che l'altro non notasse il suo tono alterato.
Il medico li tolse uno alla volta per sollevare ogni volta il piede così scoperto e osservarne le caviglie e la pianta. Lo fece con lentezza e, quando entrambi furono scoperti, per qualche ragione li unì. Andrea poté giurare di averlo sentito inspirare più forte del solito.
«Bene, per quanto riguarda la parte retrostante non ci sono problemi» disse alla fine con il tono più professionale che avesse, tornando alla scrivania e piegandosi sulla cartella clinica per aggiornarla. «Ora passiamo al davanti».
Tornando dal ragazzo, che era rimasto a pancia sotto e più silenziosa di prima, continuò dicendo:
«Se c'è qualcosa che non vuoi scoprire, non c'è problema: è solo una visita di controllo, d'altronde».
Andrea non disse una parola, ma con il fiato corto si voltò a pancia in su e il dottore, forse per cortesia, forse per qualche altra ragione, ripartì dai suoi piedi. Purtroppo, non appena si chinò su di essi, notò la ragione del silenzio del ragazzo: nei suoi slip si era gonfiata una notevole erezione, sufficientemente grossa da sollevare leggermente gli orli dello slip stesso.
Del tutto inaspettatamente, il medico prese a lanciare più occhiate agli slip di Andrea che ai piedi e, quando ne lanciò una al ragazzo, lui ricambiò semplicemente lo sguardo non fece nulla per impedirgli di far scendere i suoi occhi più in basso. Come non disse nulla quando, invece di piegarsi sulla dita dei piedi, il dottore le alzò fino al viso costringendo così il ragazzo ad allargare le cosce. Lo fece una seconda volta con l'altra gamba e in entrambi i casi lo guardò tanto che alla fine fu certo ci come il ragazzo si depilasse anche lì. Passò quindi alle ginocchia e alle cosce, che continuò ad muovere per controllarle da ogni lato, ma si bloccò quando dovette salire al suo bacino.
«Passiamo al torace…» disse quello diplomaticamente.
Continuando a non dire una parola, Andrea lo lasciò fare, ma fece in modo che lo vedessi darsi una generosa tastata all'erezione con la scusa di metterselo a posto negli slip. La verità è che il ragazzo si era davvero eccitato: non che non avesse mai provato simili emozioni, le mani che stringono il pene sono sempre mani, il fatto è che, forse perché non avevo un ragazza da molto o probabilmente volevo solo godersi il momento, chissà, non si era mai eccitato tanto prima.
Il dottore parve esitare soltanto per un attimo a quella vista per poi chinarsi sul petto dell'altro. Cominciò dal ventre e, come prima, abbassò leggermente l'elastico dello slip per controllarlo nel senso orizzontale; passò poi ai fianchi, lisciandogli la pelle e spostandolo leggermente per controllare il lato più lontano da lui; saltò quindi al viso, dove i respiri dei due si mischiarono per qualche attimo quando gli controllò qualcosa sulla fronte, poi scese al collo e gli voltò il viso un paio di volte per completare ogni parte rimasta. Scese quindi al petto e si rese conto che avrebbe dovuto avvicinarsi. Quando lo fece, dopo aver sparso il gel freddo, Andrea trattenne un respiro in modo che non potesse essere scambiato per una reazione di fastidio. Quando si tirò su, i capezzoli del ragazzo erano turgidi.
C'era ancora una parte che non aveva controllato, ma prima che il medico si rifiutasse o inventasse una scusa, Andrea fece in modo che non potesse evitare di compiere fino in fondo il suo dovere. Infilandosi due dita sotto gli slip, ai lati del suo pene, scoprì le parti che questo nascondeva, ma allo stesso tempo mettendo la sua erezione in piena evidenza. Il dottore stavolta non sembrò esitare e prese a palpare, esaminare e osservare il bacino del ragazzo, finché, chinatosi con la sua lente, il ragazzo non sentii distintamente il viso di lui sfiorargli l'erezione. Quando si rialzò, il cipiglio professionale del medico non si era ancora incrinato, e riuscì a tenerlo ancora sul viso persino quando chiese:
«Manca poco: togliti gli slip e voltati, per favore».
Andrea si alzò dal lettino con voluta lentezza e, voltandosi di schiena al dottore, ma continuando a guardarlo, si tirò giù gli slip fino alle caviglie, quindi si piegò in avanti mettendo le mani sul lettino. Il medico si piegò sul ginocchio, così da avere le due natiche sode proprio di fronte agli occhi, e vi pose le sue mani sopra per schiuderle in modo da osservare l'ano depilato. Il naso del dottore si avvicinò molto all'interno delle natiche del ragazzo, tanto che quello sentì distintamente l'alito dell'uomo sui testicoli. Tuttavia, quello si allontanò e, rimettendosi in piedi, ordinò:
«Ora sul lettino, a pancia in su».
Leccandosi le labbra, e facendo in modo che il medico lo notasse, Andrea eseguì senza che il mio viso mostrasse altri tipi di reazione. Continuando a guardare l'altro fisso, il ragazzo tornò sul lettino, dove si stesse a pancia in su, stavolta a gambe aperte, mettendo in mostra il notevole pene eretto e completamente depilato. Il dottore si tolse i guanti e, spalmatosi una goccia di gel su un dito, si avvicinò per mettere delicatamente le mani ai lati del cazzo. Dopo aver controllato, passandoci sopra la mano senza gel, il pube liscio, gli afferrò l'asta per scappellarlo lentamente. Intanto, il dito unto di gel scivolava tra le sue due natiche e iniziò a muoversi sul suo ano. Il freddo fece solo mugolare il ragazzo, ma il dottore lo fece gemere di piacere quando prese a masturbarlo. Sotto lo sguardo attento del medico che lo alternava tra il viso e il bacino di lui, il ragazzo cominciò a stuzzicarsi i capezzoli e ad ansimare, aprendo ancora di più le cosce. Muovendosi più forte al ritmo della mano dell'altro, poi, gli feci capire quanto voleva che andasse più veloce, e quello lo assecondò facendogli emettere un gemito. Tanto la punta dell'asta quanto l'ano torturato dal dito, presero a emettere un rumore di sciacquio.
D'improvviso, mentre con l'altra mano accelerava la sega, il dito medio del dottore penetrò nell'ano di Andrea fino alla nocca e il ragazzo cominciò a godere nel vero senso della parola, mordendosi tuttavia le labbra per trattenere le urla che aveva voglia di emettere. Intanto, prese a massaggiarmi i capezzoli turgidi con ancor più foga e desiderio e, nel momento in cui le dita divennero due, il suo ano iniziò spontaneamente a stringersi intorno ad esse nel tentativo di trattenerle dentro il più possibile. Il dottore lo notò e iniziò a scopare il ragazzo con le mani in modo passionale, facendo tacitamente capire quanto non volesse che fossero solo le sue dita a penetrare: si muoveva dentro di lui in ogni direzione, gli torturava la cappella da ogni parte, gli carezzava il resto nelle assai brevi pause.
Il fuoco dell'orgasmo crebbe nel ventre di Andrea rapidamente e prese a spargersi in ogni parte del suo corpo; in un momento particolarmente intenso, quando la punta delle dita del medico erano più a fondo possibile, Andrea gli venne letteralmente tra le mani: inarcando la schiena e accompagnandoli con tre gemiti trattenuti il più possibile, schizzò tre fiotti di sperma, che il medico indirizzò verso l'alto affinché potesse vederli volare davanti ai suoi occhi, e che ricaddero sul corpo nudo del ragazzo.
Ansimando per riprendere il respiro, Andrea prese la mani del medico. Gli permisi di estrarre le dita dal suo ano affinché potesse sedersi verso di lui, ma non l'altra mano, che gli feci capire di non togliere dal cazzo e continuare a segarlo. Quando i loro visi furono uno di fronte all'altro, iniziarono a baciarsi e Andrea gli slacciò i pantaloni, sotto cui sentì premere una violenta erezione. Accarezzandogliela con foga, gli tolse la lingua dalla bocca e disse:
«Mi permetta di ricambiare».
Uscendo dall'ambulatorio, perfettamente rivestito, anche se un po' sudato, si rivolse a una segretaria e, sospirando, gli chiesi:
«Come si fa a cambiare il proprio dottore?»
Per commenti, idee o altro: Andrea Sada (Skype); [email protected]
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