Forse ci sto prendendo gusto e proseguo ad annoiare con la mia infanzia non convenzionale.
Parlerò di un episodio successo a metà del 90, la Nannini e Bennato cantavano l'inizio del rito mentre una fila di cubetti tricolori colpivano di testa. Mi piaceva il calcio, ci ho anche giocato (ma questa è un'altra storia), andavo a vedere le partite al bar in fondo alla strada di casa mia. Urlai dall'androne del palazzo: "vado al bar, è tutto marciapiede, mamma, non c'è pericolo! poi ci trovo Silvia (mia sorella) e i suoi amici". Mia mamma c'era di rado a casa, lavorava molto, ma quando c'era non mi lasciava fare niente, aveva mille paure; forse perché mi aveva avuta in tarda età. Pochi vantavano la sua completa fiducia, e non sempre erano veramente come lei se li aspettasse. Mi incamminai, era caldo e il sole sarebbe stato alto ancora parecchio; sono stata molto precoce e Galabea mi chiamava il fioraio mio vicino, alludendo.. si capisce, che non perse l'occasione chiedendomi dove andassi mentre passavo di fronte il negozio, na noia. Accostò un tipo più per guardarmi in faccia che per chiedere una strada, "sono arrivata grazie" dissi fiondandomi nel bar.
Li, sul trespolo in fondo alla stanza, stava la tv già accesa e coll'inno verdeoro appena finito, vecchietti seduti in file di sedie e ragazzi appollaiati sul biliardo. Silvia faceva le fusa con Marco, il mio simpatico aspirante cognato, un po' pericoloso alla guida (ma è un altro racconto), mi videro appena.
Dal bancone: "tesoro, un'aranciata?", "grazie, si" prendo il mio bicchiere e mi inoltro fra gambe e sederi, una mano mi afferra. Il mio alfiere seduto poco più in là. Un bacio sulla guancia: "che bello vederti!", rispondo facendomi spazio fra le sue gambe e gli stampo un bacio sulle labbra, così, davanti a tutti!!! ... tanto c'è la partita, potrei essere nuda e non mi filerebbero. Vuoi mettere Maradona!?!
Giochicchio con l'orlo dei suoi calzoncini un po' ardita "non speravo di trovarti" dico "che bella sorpresa! ti ho chiamato un sacco non rispondevi mai!", e lui mortificato: "oggi ho avuto parecchio da fare, cherie" mi abbraccia "sarei passato da te fra poco, ho anche una cosa per tuo babbo"
.... "libero sulla fascia, si accentra... tiro... ", la sala: "noooo!!", mi volto.
Mi accomodo fra le sue gambe, mi circonda con le braccia, le mie mani intrecciano le sue già birichine, mi appoggio al suo petto e guadagno un bacio fra i capelli, ciao, sono neve al sole.
"piccioncini!" è Silvia "noi andiamo a casa, vieni via anche te che fra poco si cena?","è quasi finita" ribatto "poi non ho fame. Di' a mamma che sono con Edo, veniamo dopo", "trattala bene" aggiunge Marco ad Edo "è la mia cognatina preferita", "scelta difficile..." sorride di rimando "hai solo una sorella ed è pure suora!", "touché, ti aspetto dopo cena allora, sono a scrocco li"
Edoardo era sposato, con la moglie era stato un prendi e lascia fin dalle medie e avevano avuto loro figlio, mio compagno di classe, come sorpresa all'alba dell'università.... Figli=Responsabilità=Lavoro, era capace e divenne presto direttore in un grande negozio, se la passavano bene. Ma preferiva me.
Ci alzammo, la partita non era più un interesse nostro, mi prese come un sacco sulla spalla: "ti porto a casa che Beppe (mio padre) mi pesta se no", allungai il braccio al bancone posai il bicchiere, e così mi trasportò fino all'auto, entrati mise in moto ma non svoltò verso casa mia. guardandomi: "volevo farti vedere una cosa prima che tramonti", io ironica: "e dov'è?! c'è luce ancora per parecchio", "qui vicino" e imboccò una strada bianca poco distante. Allungai le dita sulle sue gambe e anche la sua mano scivolò dal cambio alla mia coscia scoperta, non era certo la prima volta che mi toccava ma sentivo che sarebbe stato diverso, sarà stato l'odore del fieno o la brezza leggera che entrava dai finestrini ma cominciavo ad avere qualche sensazione nuova e il respiro stava cambiando. Un paio di curve, una radura, gli olivi, non chiesi niente, mi abbandonai, un piede poggiato alla portiera.
Fra le sue gambe qualcosa sentivo col collo lievitare, provai a toccare, mentre le sue dita erano già salite e cercavano spazio fra pelle e cotone, vibrai, una scossa partì e chiusi gli occhi con un sospiro, a fil di voce tremante: "cche faaaii?", sussurrò: "una cosa bella amore mio", sotto la mia mano sentii turgido quel che non avevo ancora visto, non so dove eravamo, non mi importava, quelle dita che adesso mi stavano toccando mi stavano regalando un sogno, ansimavo, muovevo fianchi e gambe senza accorgermene come per non perdere il contatto con quel nuovo strumento di piacere, sentii gocce di sudore staccarsi da me e inzuppare la maglietta sollevata e la pelle scaldarsi, uno spasmo dentro di me un gemito più forte e sentii all'improvviso le mutandine bagnate, avevo i capezzolini duri e gonfi, sembravano piccoli seni, ero stordita. dolcemente mi baciò: "stai bene?", aprii gli occhi baciai quella mano che ora mi carezzava il viso: "non sto capendo niente, che mi è successo??", ero ancora nel turbine di sensazioni e non mi accorsi che il suo coso faceva bella mostra di sé stretto nella mia mano, e lui delicato: "una cosa da grandi, sono felice ti sia piaciuto". Avevo avuto il mio primo orgasmo! ed ero così piccola!!. Mugolai: "ssiii!!! avvicinati…", chinò il viso sul mio e gli schioccai un bacio e i miei occhi tornarono a quell'intruso fra noi: mi incuriosiva ed attirava mi rannichiai sul sedile riappoggiando la testa sulle sue ginocchia, lo stavo guardando e lo accarezzavo con le dita contornandolo, sentivo che stava avendo le mie stesse sensazioni e decisi di appoggiaci le labbra, un gemito suo e capii che gli faceva piacere, continuai, lo leccavo quel caldo gelato muovendo la sua pelle, così sottile fra le dita, nel mentre sentivo pulsare e aumentare sotto le mie mani, la sua dal mio fianco scivolare vorticosa al tenero ventre, di nuovo in cerca. Un odore acre ma buono mi invase improvviso, era ormai umido della mia saliva e osai di più, stava per chiederlo non fece a tempo, con l'altra mano mi accarezzava la testa e con poca voce: "sii, amore mio, sei bravissima, non smettere... " , era ormai un boccone che stavo gustando stringendolo lingua e guance per sentirne tutta la forma, d'un tratto con un sussulto: "amore devo... non ce la faccio, sto...", sentii in gola all'improvviso un denso dolce succo. Restammo muti qualche momento nella luce gialla del sole di giugno, inondati dal frinir di cicale.
ruppe il silenzio passandosi una mano sul viso: "sei pazza! stupenda dolcezza!",e l'ingenua: "sentivo che ti piaceva, unico amore, volevo renderti la gioia che mi avevi dato", tirandomi su avvicinai la mia bocca alla sua fissandolo negli occhi, ci scambiammo i sapori con un bacio lungo e intenso.
Riprendendomi dallo stordimento ma ingolfata: "dov'è questo posto che dicevi?", scese di macchina, si girò intorno: "mi sa che ho preso un'altra strada!", risi, forse civettuola, e lui, capolino dal finestrino, col sorriso: "che fai, sfotti??!!", io: "noo, no, no...". Attaccammo a ridere. Due scemi.
Ripartiamo, l'auto sfinita da km di strada polverosa: un sasso con le ruote. "questa" scherzai "voglio proprio vedere come la spieghi a Chiara! (sua moglie) ti presta una macchina pulita e riporti un avanzo di cantiere… ohi, ohi…", ridendo: "quello è il meno..".
Torniamo indietro, il ritorno mi sembrò più lungo, tre curve, una salitina, eravamo arrivati. "alla fine poco fuori il paese" dissi ridendo "sporcaccione l'hai fatto apposta!", mi lancia un bacio: "eh si, birba! aspetta, ora vedi", dopo un vecchio cancello, ostaggio di un'edera rigogliosa si apriva uno spiazzo e una casa che da anni non vedeva cure di donna, ma aveva un pergola traboccante di foglie di vite, colla mente andai subito a quella che c'è nella casa delle mie estati. Scendemmo e chiesi: "come mai qui?", portandomi più vicino alla pergola: "è in vendita e mi sembra bella, tu che ne pensi?", ero confusa: "bella, manca una piscina, ma bella, e perché lo chiedi a me? forse Chiara sarebbe più adatta a rispondere ti pare?", "già" guardandomi "ma per me conti te, se ti piace da domani scavo per la piscina; a lei andrà bene", "te sei tutto matto! com'è dentro?"
Mi prese in braccio e varcammo la porta, ero la sua sposa.
Le lucciole cominciavano a galleggiare nell'aria e tornammo verso casa, "sali?" e lui: "si, ho anche da dire due parole a Beppe", "lascio il portone aperto" e andai su, come le lucciole.
Giovanna
Beatrice
ralfie
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