Avevo cambiato lavoro da poco era un ambiente sereno e disteso, notai subito una collega biondona, occhi azzurri, labbra e tettone rifatte, molto curata e appariscente, sulla cinquantina, ma non dava molta confidenza agli uomini, si metteva in mostra ma poi quasi se la tirava.
Nessun racconto o aneddoto, nessuno era mai entrato in confidenza, solo buongiorno, come stai o che brutto tempo oggi.
In agosto l'ufficio era dimezzato per i vari turni delle ferie, un giorno eravamo in pochissimi, non c'erano neanche i responsabili, capitò che andai in bagno e uscendo incrociai la biondona che mi salutò con un grosso sorriso. Mi accorsi che avevo lasciato l'orologio sul lavandino per lavarmi le mani, ritornai indietro e notai la porta del bagno degli uomini semi aperta, la vidi in ginocchio china sul water che leccava le mie gocce di piscio rimaste sui bordi della tazza, mi sentì si girò e mentre si alzò recuperai l'orologio e ritornai alla mia scrivania.
In pausa sul terrazzino fumatori mi raggiunse e per la prima volta mi rivolse la parola, dicendomi che se avessi fatto il bravo non dicendo a nessuno ciò che avevo visto mi avrebbe fatto un regalo.
Le chiesi di cosa si trattasse e lei mi rispose di vederci l'indomani alla pausa delle 11 nel bagno della sala mensa, orario in cui non ci sarebbe stato nessuno, aggiunse anche di bere tanta acqua.
Ero frastornato, avevo già una mezza idea di cosa sarebbe potuto succedere, la situazione mi stuzzicava, d'altronde era una bella donna arrapante e me la sarei chiavata molto volentieri, avevo trent'anni e non ero mai stato con una così tanto più grande di me.
Il giorno dopo bevvi tanto e mi recai nel bagno della mensa, dopo un po' arrivò sorridente, chiuse a chiave la porta, mi prese per mano senza dire niente e mi portò vicino al water, aveva in mano un bicchiere di plastica che appoggiò sullo sciacquone.
Si inginocchiò, mi sbottono i pantaloni e mi tirò fuori l'uccello, lo prese in mano e lo indirizzò verso il water invitandomi a pisciare, l'accontentai subito, ne avevo tanta, immediatamente lei iniziò a bere proprio come se fosse una fontanella, un po' ne ingoiava e un po' sputava, ogni tanto riempiva il bicchiere e beveva a grandi sorsi.
Non stavo capendo più niente, il cazzo iniziava ad ingrossarsi e ormai faticavo a pisciare, lei capì la situazione e riempì il bicchiere con l'ultimo getto per poi riporlo sullo sciacquone, ormai ce lo avevo durissimo e glielo portai avanti al viso, lo annusò e sorrise dicendomi che era una golosona di cazzi e di tutto ciò che cacciavano fuori, il mio gli piaceva tantissimo e impazziva per il sapore e l'odore del piscio.
Iniziò a succhiarmelo pian piano, lo assaporava e ansimava, si sbottonò la camicetta e se lo mise tra le tettone cercando la cappella con la punta della lingua, poi lo riprese in bocca iniziando ad andare su e giù sempre più velocemente stringendo le unghia sulle mie chiappe, affondava tantissimo tanto che il cazzo scompariva nella sua gola, quasi si strozzava, rimaneva per qualche secondo in apnea e poi rifiatava con un mare di saliva che colava e vari rumori di gola.
A un certo punto arrapato come un animale le presi la testa con le mani e iniziai a chiavarle forte la gola, era tutta rossa in viso con gli occhi spiritati, mentre la facevo rifiatare mi ordinò di sborrarla direttamente in gola, glielo infilai di nuovo e dopo altri affondi sborrai prepotentemente, si stava quasi affogando, sfilai il cazzo e fece un colpo di tosse per riportare la sborra in bocca che sputò nel bicchiere, avida e non ancora soddisfatta del tutto riprese il cazzo in mano premendo sulla cappella per recuperare le ultime gocce che ingoiò felicemente, poi afferrò il bicchiere con misto di piscio e sborra e con le dita assaggiò e ne fece un solo sorso, disse che era tutto buonissimo e mi ringraziò, stravolto mi alzai i pantaloni e velocemente risalii in ufficio con le gambe tremanti, lasciandola china sul water a leccare le gocce di piscio rimaste sul bordo.
Dylan Chinaski
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