Smisi di fantasticare e mi detti una rinfrescata per poi andare giù a pranzo. Dopo aver sceso le scale mi diressi verso la saletta e notai che c’erano davvero pochissime persone, i due signori dei quali mi aveva parlato la signora. Stavano seduti al loro tavolo aspettando l’ordinazione, così mi misi seduto in un tavolo abbastanza vicino ad uno dei due. Era un tipo sulla settantina, alto, fisico asciutto, forse un dirigente d’azienda visto che le mani erano ben curate come pure tutto il resto. Non faceva certo un lavoro manuale o di fabbrica. Notai che stava leggendo il menù e aveva indicando alla signora un primo piatto, pappardelle alla lepre, mentre l’altro si era fatto portare un’insalata mista. Quando venne il mio turno chiesi alla signora di portarmi insalata con wurstel, interi naturalmente, e due banane. Quello cari miei, era un tipico gesto di provocazione per capire chi dei due stesse al gioco. La signora forse si era accorta di qualcosa perché quando tornò portando la mia ordinazione mi disse con un sorrisetto sulle labbra “Buon appetito”. Il signore più lontano aveva quasi finito e si apprestava a lasciare la stanza mentre quello vicino a me consumava il suo lentamente, come me del resto. Dopo aver consumato la mia insalata ed aver prestato attenzione al mio wurstel, presi una delle due banane e, voltandomi verso di lui, iniziai a sbucciarla lentamente. In quella stanza eravamo rimasti solo noi due e i miei gesti si fecero più espliciti. Infatti lui si alzò dal tavolo e venne verso il mio “Posso farle compagnia? Mi chiamo Arturo”. “Volentieri, io mi chiamo Roberto”. Mettendosi a sedere mi chiese silenziosamente “Roberto come culo aperto?”. Lo guardai e sorridendo gli risposi “si… come Arturo ce l’ho sempre duro”. Quella fu la scintilla che ci portò ad instaurare una fitta conversazione direi, piuttosto intima, perché poco dopo gli confessai le mie fantasie e anche qualche avventura. Lui fece lo stesso con me confessandomi anche che se ci fosse stata l’occasione avrebbe voluto osservare e partecipare alla mia ultima fantasia sullo stallone. “Perché no, se mi aiuti e mi fai qualche foto”. “Solo foto? Non vorresti qualche ripresa?” “Per ora vanno bene le foto. A proposito di foto, mi faresti compagnia per un giretto nelle stalle? Vorrei farne qualcuna a quel mio ben tenebroso nero”. “Volentieri”. Ci alzammo e ci congedammo dalla signora che ormai doveva avere delle certezze e non solo sospetti ma, d’altronde, quella era la Fattoria delle Gioie. Puntai direttamente verso la stalla dove si trovava lui, il mio desiderio e Arturo mi seguì. Giungemmo alla porta in legno aprendola. Essendo primo pomeriggio, dentro non era buio e si notavano bene due file di box dove stavano chiusi i loro cavalli. Voltandomi sulla destra lo vidi subito, aveva quel suo muso fuori dal cancelletto che teneva coperto il resto del suo corpo. “Eccolo, è lui”. “Accidenti, hai scelto un esemplare da niente” e ci dirigemmo da lui. “Ciao come ti chiami?” feci rivolgendomi al cavallo come se fosse una persona. “Credo che si chiami Stallion, non molto originale”. “Già e come poteva chiamarsi altrimenti. Allora Stallion, possiamo entrare in casa tua? Si? Bene” ed aprì il paletto del cancelletto per poi richiuderlo subito dopo. Arturo era rimasto fuori non sapendo cosa avessi intenzione di fare. “Sei veramente grande e muscoloso, fatti accarezzare” e allungai una mano per farlo. Stallion non si mosse, anzi, sembrò apprezzare le mie carezze che gli stavo facendo sul collo. Poi mi accostai a lui e con entrambe le mani presi ad accarezzarlo sia sul collo che sul muso e lui lo piegò verso di me per agevolare le carezze. Gli diedi due o tre bacetti sul muso e poi gli presi la testa fra le braccia accarezzandolo. Stallion gradiva molto le mie attenzioni e cercò di ricambiare dandomi un colpetto di lingua sul viso. “Sciocco, mi stai bagnando tutto, ma mi piace sai? Sei uno stallone molto dolce”. Arturo intanto si era spostato per vedere meglio la scena ed aveva notato che il cavallo dava segni di eccitazione e prima che lo tirasse fuori scattò una delle foto che vi ho messo sopra. Io e Stallion stavamo flirtando e io mi stavo spostando verso la sua pancia mentre lui mi seguiva con lo sguardo. Notai anche io che si stava eccitando e pensai che non sarebbe stato male vederlo in erezione. Arturo nel frattempo era entrato dentro e si era messo in un angolo per poter scattare altre foto. “Sei veramente un bellissimo stallone. Adesso ti faccio delle carezze dove sono sicuro che ti piacerà tantissimo” e mi inginocchiai sotto la sua pancia, molto vicino al suo cazzo che aveva fatto appena capolino fuori dal fodero. Presi ad accarezzarlo senza dimenticare le sue palle. Delicatamente, come si fa con le gioie preziose, perché è quello che erano, due gioielli preziosi che andavano maneggiati con cura. Con sorpresa ma con gioia, vidi che iniziava a rispondere alle mie carezze e quel cilindro di carne si stava allungando e ingrossando. Io continuavo ad accarezzarlo tutto e lui scendeva giù e giù fino ad assumere le sue dimensioni finali. Un cazzo di oltre quaranta centimetri con una cappella a forma di fungo, nero e roseo, lucido e con tanta voglia da esprimere. Fu in quel momento che lo vidi diventare durissimo e sbattere contro la sua pancia. Non dimenticherò mai quel suono, come uno schiaffo sordo ogni volta che lo sbatteva. “Roberto, prendi la macchina e fai una foto tu visto che sei sotto, sarà eccezionale” così scattai l’altra foto che vi ho messo. Dio, avrei voluto fare altro ma dovetti rinunciare perché non avrei avuto tutto il tempo per poter fare quello che volevo. Mi alzai e mi limitai a prenderlo nelle mie mani facendogli una sega. A Stallion piaceva tanto infatti poco dopo iniziò ad imitare la monta con spinte energiche. Cazzo come mi piaceva procurargli piacere e volevo solo vederlo esplodere. Non ci volle molto e questo mi sorprese perché non credevo di avere queste abilità. Con gli ultimi colpi poderosi schizzò tanta di quella sborra che se fossi rimasto sotto, mi avrebbe fatto la doccia. Per terra rimase un lago e pensai che doveva essere un’esperienza sconvolgente riceverlo nella mia pancia. “Cristo Roberto, hai visto quanta e che schizzi potenti. Io al massimo sarei arrivato un metro lontano, lui invece quasi innaffiava la parete”. Feci per uscire ma mi accorsi che nella foga di quella sega avevo perso la fotocamera. Poi la vidi fra la paglia e la raccolsi. Non volevo perdere quelle foto. Appena fuori mi voltai e vidi che il cazzone di Stallion stava lentamente ritornando dentro il fodero. “E’ stata una bella esperienza ma non è detto che sia finita qui” rivolgendomi prima a Stallion e poi a Arturo. “Hai intenzione di spingerti oltre?”. “Forse, c’è tempo fino a domenica per decidere” e uscimmo dalla stalla. Quella notte eravamo troppo eccitati entrambe e decidemmo di passarla insieme nella mia camera.
Mi svegliai il mattino seguente da solo nel letto, ancora completamente nudo sotto le lenzuola. Guardai l’orologio, le otto e mezza ma Arturo non c’era. Era stata una notte molto movimentata che mi aveva lasciato appagato. Sul comodino c’era un biglietto “ci vediamo dopo per colazione, scusami se sono dovuto sparire senza salutarti ma non potevo certo farmi trovare nella stanza di un altro uomo”. Già, pensai, tanto nessuno ci aveva fatto caso al nostro comportamento, come se avere certe libertà sessuali, in un luogo come quello votato al piacere fine a se stesso, fosse una stranezza. Mi alzai un po' contrariato e andai in bagno per farmi una doccia e prepararmi per la colazione. Fu un toccasana che mi rimise al mondo visto che nelle ultime ventiquattr’ore non avevo praticamente chiuso occhio. Dopo aver indossato jeans, maglietta e scarpe da ginnastica, scesi per la colazione. Stranamente c’era solo Arturo. Chiesi alla padrona dell’assenza dell’altro signore e mi rispose che aveva fatto colazione prima ed era andato verso il maneggio per una lezione di equitazione. Arturo invece sedeva al solito tavolo e mi avvicinai. “Ciao, posso sedermi?”. “Certo e scusami ancora per la mia assenza al tuo risveglio”. “Tranquillo, non siamo sposati, abbiamo solo passato una notte di sesso sfrenato”. “Già, e che sesso. Roberto, sai che non è vergogna la mia, volevo solo tornare in camera mia per riflettere un attimo, da solo. Tu mi piaci, sei disinvolto, disinibito, cerchi il piacere dovunque e in chiunque. Prendi per esempio i tuoi sogni e desideri con animali. Io mi eccito a vederti ma non sarei capace di farlo. Forse sono i miei limiti ma.. “. “Fermo” gli dissi bloccandolo “non devi giustificarti. Anche tu mi piaci e quello che è successo nelle ultime ventiquattr’ore fra noi appartiene a noi due. Se credi che io cerchi una storia, sei in errore, cerco solo esperienze piacevoli, che mi facciano stare bene e tu sei una di quelle. Quindi cerchiamo di passare questi due giorni divertendoci ok?”. “Ok, certo, non chiedo di meglio”. Gli misi una mano sulla sua e gli sorrisi. “Che dici, facciamo colazione e poi facciamo un altro giro magari al maneggio?”. “Certo che si, io ho fame e tu?”. “Ho la pancia vuota da sentirci l’eco” e scoppiamo a ridere.
Ci alzammo dal tavolo consapevoli che avevamo addosso gli sguardi libidinosi dei dipendenti della fattoria, tutti uomini naturalmente, che si aspettavano un finale col botto almeno durante il fine settimana. La padrona stava finendo di fare i conti e dalla finestra ci segui con lo sguardo mentre andavamo verso il maneggio. Arrivati li, notammo che l’altro signore stava facendo un giro sullo stallone guidato dallo stalliere. Altri due dipendenti stavano spazzolando due cavalli da tiro, imponenti, di colore bruno. “Volete salirci sopra?” mi chiese uno di loro “oppure preferisce che sia il cavallo a salirle addosso”. Quella frase, neanche tanto velata, fece sorridere sia lo stalliere che i due dipendenti. “Secondo te sapevano qualcosa già da ieri sera?” domandai ad Arturo. “Non sapevo come dirtelo, ma quelle due foto scattate ieri nella stalla, le ho fatte vedere ai dipendenti della fattoria mentre aspettavo in sala per la colazione ed hanno apprezzato molto, specialmente quando gli ho detto che hai aiutato lo stallone a..”. “Ho capito Arturo. Secondo te si aspettano che io dia spettacolo stasera?”. “Credo proprio di si. Mi dispiace non avrei dovuto fare quella cazzata ma, ormai è andata”. Lo ignorai e risposi a chi aveva fatto quella allusione. “Caro mio, sicuramente mi monterebbe meglio lo stallone di te. Se volete divertirvi, ci troviamo nella stalla stasera, dopo cena. Non mancate”. Me ne andai piuttosto contrariato, non per quello che poteva accadere la sera e neanche per quello che aveva fatto e detto Arturo ma per il fatto che non me lo avesse accennato durante il nostro rapporto la notte scorsa. Ci avremmo riso su e tutto sarebbe finito li. Comunque era andata e non mi dispiaceva neanche più di tanto. La sera avrei avuto l’esperienza che aspettavo. Certo non come l’avevo immaginata ma sarebbe stata ugualmente molto eccitante.
Andai su in camera per rimanere un po' da solo e non scesi neanche per il pranzo. Avevo bisogno di rilassarmi e prepararmi al meglio per la sera e non mi accorsi di aver preso sonno dopo essermi disteso sul letto appena rifatto. Fu il bussare alla porta che mi sveglio facendomi saltare sul letto. “Si?”. “Sono la signora, volevo sapere se voleva cenare. Non l’abbiamo vista oggi a pranzo”. “Ma che ore sono”. “Sono le diciannove, si cena alle venti”. “Va bene, scendo a breve”. Avevo bisogno di una dormita così ma adesso lo stomaco era di nuovo vuoto. Mi alzai, andai in bagno, mi misi un po' in ordine per la sera indossando una tuta intera con lampo davanti e senza niente sotto. Scarpe da ginnastica prive di lacci, per toglierle meglio e scesi nella sala. Ad attendermi c’era Arturo e l’altro signore. Mi sedetti al mio tavolo e chiesi alla padrona di portarmi un aperitivo analcolico. Quando arrivò mi disse “Lo sa che non avevo mai avuto una persona come lei? Piace a tutti qui, davvero, me compresa”. “Grazie ma credevo che alla Fattoria le Gioie, foste abituati ad avere clienti con fantasie sessuali di svariati tipi”. “Oh si, certo ma tutte fra uomini e donne. A volte vengono coppie che si scambiano i partner oppure fanno delle piccole orge ma mai così forti e spinte come le sue. Comunque non mi dispiacerebbe partecipare stasera se non le dispiace”. “E’ da ieri che mi stavo chiedendo se lei avesse immaginato o saputo qualcosa. Adesso ne ho la certezza. Se la cosa la eccita, certo che si, non mi dispiacerebbe affatto”. “Bene, appena ho servito la cena, dico a due ragazzi di preparare la stalla” e tornò sui sui passi voltandosi. Come previsto la cena era alle venti. Arturo cercava il mio sguardo ma il mio pensiero andava tutto allo spettacolo nella stalla mentre assaporavo un piatto di scaloppine al vino bianco con patate. Mentre finivo di cenare vidi due ragazzi andare verso la stalla e dopo mezz’ora tornare andando a parlare con la signora. Lei poi si rivolse allo stalliere e agli altri due dipendenti del maneggio, al giardiniere, ai camerieri e al cuoco. Poi andò verso quell’ospite che era rimasto sempre isolato da tutti. Arturo si alzò dopo aver finito la cena e passò davanti alla signora facendogli un cenno e seguì gli altri che stavano andando verso la stalla. Infine la padrona venne verso di me e mi disse “E’ tutto pronto la stanno aspettando. Io chiudo qui e la seguo”. Uno spettacolo per un pubblico, undici uomini e una donna, non avrei mai sperato di suscitare tante attenzioni da parte di un pubblico e questo mi intrigava molto. Mi alzai e mossi i miei passi verso la stalla, lentamente, sapendo che una volta varcata la soglia, mi sarei trovato nel luogo dove avevo sempre voluto essere fin dal primo giorno in quella fattoria. Arrivai alla porta e mi voltai. La padrona stava arrivando di gran passo, voleva entrare per prima per non perdersi neanche un attimo. Fu lei ad aprire la porta ed entrare per prima ed io la seguii.
Porcello55
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