La mia relazione con Chiara - Seconda parte

  • Scritto da federika il 28/09/2020 - 19:45
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Seconda parte

 Durante quel mese di gennaio 2017 non trovai mai il momento giusto per affrontare con i miei genitori il discorso che tanto mi stava a cuore, soprattutto con mia mamma che è sempre stata la “suora” di casa, mio padre più per convenienza che per altro la assecondava.

Quasi tutti i giorni andai a prendere Chiara al lavoro e il fine settimana, a partire dal venerdi sera, lo passammo sempre assieme, a casa sua, con la promessa da parte mia, “estortami” da Chiara, di portarmi i libri dietro in modo da poter studiare nei tempi morti, quando magari lei aiutava sua mamma a fare alcuni lavori di casa o leggeva. Chiara è sempre stata una gran lettrice, le è sempre piaciuto leggere di tutto, e anche per questo è sempre stata così colta; con lei ho sempre potuto parlare di qualunque argomento che ha sempre avuta pronta una risposta pertinente.

Dunque mi aveva anche fatto promettere che quando studiavo a casa sua dovevo stare in camera sua, al suo tavolo, da sola, mentre lei stava nelle altre stanze, in modo che non potessi avere distrazioni. E queste sue due condizioni mi avevano fatto un enorme piacere perché per me erano una dimostrazione del suo amore! Era un modo di dimostrare che ci teneva a me in modo che non subissi un rallentamento nello studio. Il “premio” per il mio impegno, come mi diceva sempre ridendo, era fare l’amore la sera. A mia madre avevo raccontato che passavo il fine settimana con una mia collega di università in modo da poter studiare assieme i due esami in programma. E siccome, come ormai sapete, per mia madre lo studio era al primo posto di ogni cosa, senza dover avere alcuna distrazione, fu d’accordo con questa mia scelta.

Quindi il venerdi e il sabato dormivamo sempre assieme e poi uscivamo la sera con la nostra ristretta cerchia di amici ai quali avevamo raccontato della nostra relazione e tutti si mostrarono felici del nostro amore. Per fortuna nessuno di loro era precipitato nell’abisso dell’ignoranza e inciviltà nel giudicarci in senso negativo per via del nostro rapporto.

Il 24 gennaio festeggiammo il mio compleanno; Chiara mi regalò un anello di Trova consegnandomi il pacchetto mentre prendevamo un aperitivo e il sabato seguente festeggiammo di nuovo con i suoi genitori che avevano preparato un pranzo e che mi regalarono una collana sempre di Trova coordinata con l’anello.

La domenica sera seguente, una volta tornata a casa, mia madre era scontrosa e incavolata perché non avevo festeggiato con loro il mio 20° compleanno, un compleanno importante i 20 anni! Io lì per lì minimizzai l’accaduto, dicendo che proprio perché era importante avevo preferito passarlo come piaceva a me, con la mia amica e compagna di studi. Ma mia madre è sempre stata una maestra nello rigirare i discorsi pro modo suo, e ha insistito sempre di più nell’accusarmi di essere ingrata, che pensavo sempre ai fatti miei, che stavo quasi sempre fuori casa e che non ci credeva più di tanto che avessi passato quei giorni da un’amica che peraltro lei nemmeno conosceva e che era convinta che passassi i fine settimana con chissà chi e che sarebbe stata l’ora di finirla e che i prossimi fine settimana sarei dovuta rimanere a casa. Già sentire i suoi piagnistei mi dava sui nervi, ma ascoltare oltretutto che sarei dovuta rimanere a casa nel fine settimana, cosa che non avrei comunque mai fatto, mi ha fatto esplodere la rabbia che covavo dentro di me da tempo. Ho detto tutto quello che pensavo del suo starmi col fiato sul collo, col trattarmi ancora da ragazzina e considerarmi tale,  che era l’ora di finirla anche con i suoi tentativi di purificarmi l’animo e le sue preghiere per me, che se le tenesse per sé se voleva farle, ma che non venisse più a dirmelo ogni volta… “Ho pregato per te ieri sera per il tuo esame..”, “Ho pregato per te perché non fai brutti incontri”…, che doveva smetterla di paragonarmi sempre con mio fratello, che siamo due persone del tutto diverse, e alla fine le ho detto:

  • - E comunque, tanto per finire il discorso, ti dico due cose di cui dovrai fartene una ragione! Una: non sono “pura” come credi, ho fatto l’amore con un ragazzo di cui non ti ho mai parlato per ovvie ragioni, cinque anni fa! – i suoi occhi si sbarrarono non so se più per la agghiacciante sorpresa o per altro – Due: non passo i fine settimana con un ragazzo, tranquilla, li passo con la mia ragazza!

Mia madre, al sentire questa mia dichiarazione “di guerra” contro tutte le sue convinzioni religiose e permeate da un insano perbenismo, si accasciò letteralmente sulla sedia che aveva dietro di sé mettendosi le mani fra i capelli. Io, abituata alle sue sceneggiate alla Mario Merola, me ne andai nella mia stanza, ancora piena di rabbia ma finalmente fiera di essermi tolta in una volta sola due pesi dallo stomaco, fiera di aver comunicato di non essere “pura” come si illudeva che io fossi, fiera di aver detto che avevo una ragazza. Avevo avuto dentro di me, da che ero adolescente, sempre un senso di disappunto e di angosciosa repulsione verso quella convinzione di mia madre che una ragazza per essere considerata da lei perbene doveva essere “pura” e arrivare vergine al matrimonio, come se fosse questo il requisito per dividere le ragazze da “brave” a “poco degne”, un po’ come fanno gli integralisti islamici. Aveva intortato per bene mio fratello ma non ci era riuscita con me!

Stavo per mandare un messaggio a Chiara quando sentii mia madre piangere. Ma non mi impietosì per nulla, anzi, non fece che far riemergere ancora quella rabbia che avevo dentro di me. Andai nella sala dove era rimasta e le urlai di finirla lì, che i suoi piagnistei non facevano altro che alterarmi i nervi e che prima se ne faceva una ragione meglio era per tutti. Nello stesso tempo intanto era arrivato mio padre che con la sua solita ingenuità chiese cosa diavolo stesse succedendo.

  • -Federica…disse mia madre singhiozzando…
  • -Cosa? Cos’hai? Stai male?, mi chiese sinceramente spaventato.
  • -No papà, io sto benissimo, è mamma che sta male nella testa! È sempre stata male nella testa!
  • -Ma che vuoi dire, non capisco!
  • -Fattelo spiegare da lei!
  • -Allora Elisabetta, mi vuoi spiegare?

Mia madre, senza dire nulla, si alzò per andarsene in camera da letto.

  • -Scappa, scappa, le dissi, fai bene! Meno male che ti vergogni!
  • -Io mi vergogno?, mi rispose mia madre sempre piangendo, sei tu quella che dovrebbe vergognarsi! Che delusione!
  • -Fai pena! le risposi, volevi farmi un tuo clone come ci sei riuscita con Andrea, ma con me non ha funzionato!
  • -Andrea è sempre stato bravo e ubbidiente!
  • Cosa vuoi dire, che io non sono la figlia che desideravi?
  • -Adesso non ti riconosco più!
  • -Ma si può sapere cosa succede??, aggiunse mio padre sempre più in inconsapevole balia degli eventi.
  • -Tua figlia…fra i singhiozzi…non è come credevamo…
  • -Cioè, che vuol dire??
  • -È stata con un ragazzo da bambina…ha fatto le cose con lui… e ora è anche lesbica!! ..disse con un torrente di lacrime che non facevano altro che farmi ribollire il sangue.
  • -Cosa, da bambina??, mi chiese mio padre tutto allarmato
  • -Ma tu le credi pure, gli dissi, non ero bambina, avevo 15 anni! Non vedi la sceneggiata che sta facendo!
  • -E a 15 anni cosa eri??, disse mia madre, eri una bambina!
  • -Ma fammi il piacere! Sei ridicola, le risposi.
  • -E cosa vuol dire che sei lesbica?, ancora mio padre stupito.
  • -Vuol dire che sono fidanzata con una ragazza!
  • -Ma davvero?
  • -E hai solo questo da dirle? , gli urlò dietro mia madre, “Ma davvero”? ma che razza di padre sei?
  • -E tu che razza di madre sei?, le risposi ancora più convinta visto che mio padre non era certo abituato a fare sceneggiate ma a ragionare, che fa una sceneggiata anziché essere contenta?
  • -Contenta? Io dovrei essere contenta??
  • -Certo, dovresti esserlo visto che io sono felice! Una vera madre è felice quando la figlia è felice!
  • -Vabbè, disse incautamente mio padre, se lei è felice…
  • -Cosa? E tu la appoggi ancora?, disse infuriata mia madre.
  • -E fa bene, incalzai io, papà ragiona, non è come te!
  • -Basta, mi avete stufata, disse mia madre andandosene.
  • -Finalmente la quiete, gridai io, mentre anche mio padre se ne andò a guardarsi la tv come se nulla fosse successo.

Inviai subito messaggio di whatsapp a Chiara.

“Amore, gliel’ho detto!”

“Dai!! Amore mio brava! Come ha reagito?”

“:)”

“Cioè??”

“Non l’ha presa proprio bene! Invece mio padre mi è sembrato tranquillo”

“Amore devi darle il tempo di digerire la notizia!”

“Le ho anche detto che non sono vergine come pensava”

“Ma scusa non era il momento giusto, una notizia per volta”

“Non ce l’ho fatta amore, avevo il bisogno di dirle tutto una buona volta”

“Hai fatto bene! Ma ora rilassati mi raccomando”

“ E’ una parola!”

“Ascolta devi stare tranquilla ora, non farti prendere dall’agitazione”

“Lo so hai ragione, ma è più forte di me”

“Vorrei poter essere lì con te”

“Lo vorrei anche io tanto”

“Ti amo!”

“Ti amo!”

Soltanto a tarda notte riuscii ad addormentarmi, ero troppo agitata dentro di me per tutto quello che mi aveva sputato addosso mia madre.

Il giorno dopo, tornata a casa dopo aver visto Chiara che mi aveva consigliata di parlarne con calma con mia madre, che tutta questa tensione non sarebbe servita a nulla e che, anzi, mi avrebbe causato ancora più agitazione e che si vedeva dal mio sguardo che ero nervosa, mia madre, che sembrava un po’ più tranquilla, mi disse:

  • -Vieni sediamoci un momento.

Dentro di me mi stava risalendo la rabbia, ma ricordandomi delle raccomandazioni di Chiara, cercai di stare calma, e mi sedetti sul divano con mia madre.

  • -Va bene, ho riflettuto, non ti starò più col fiato sul collo, ormai sei grande, e non ti dirò più che ho pregato per te, lo terrò solo per me, e non farò più paragoni con Andrea.
  • -Me lo auguro!
  • -Ma cosa ti manca?
  • -In che senso?
  • -Ti manca qualcosa, per forza, se ti vedi con una ragazza!
  • -Cosa vuoi dire?
  • -Facciamo delle analisi del sangue, secondo me ti manca qualcosa, è per questo che…

La bloccai subito sdegnata.

  • -Cioè secondo te se sto con una ragazza significa che ho una malattia nel sangue??, le urlai.
  • -No, non dico questo ma penso che…
  • -Tu non devi pensare nulla! Ti fa male! Devi solo accettare la mia relazione con la mia ragazza! Allo stesso modo con cui hai accettato la relazione di Andrea con la sua ragazza!
  • -Ma non è la stessa cosa!
  • -Come no? Quale è la differenza? Me lo sai spiegare??
  • --Sono due cose diverse, insomma!
  • -Lo vedi?? Non sai darmi una spiegazione! Anzi, ti dirò di più! Il mio amore con Chiara, la mia ragazza, è più valido del suo!
  • -Perché?
  • -Perché io faccio l’amore con lei, a differenza di Andrea!
  • -Ma cosa dici?
  • -Dico la verità! Urlai alzandomi e andandomene.

Lo sdegno che avevo provato nel sentire mia madre che pensava che potessi avere una malattia perché avevo la mia ragazza mi fece risalire una rabbia tale dentro di me che quella sera mi chiusi in camera mia senza cenare e telefonai a Chiara, piangendo per la delusione che avevo provata.

Nei giorni successivi anche mio fratello tentò di riportarmi sulla retta via, ma io semplicemente gli dissi di farsi i cazzi suoi, che lui si vivesse la sua vita come meglio preferiva e io non ci mettevo becco e così lui doveva fare con me.

Passarono così almeno due settimane senza che quasi io e mia madre ci parlassimo, lei chiusa nel suo mutismo, mio padre che si era salomonicamente defilato dalla questione per non urtare me o mia madre, ma questo suo atteggiamento aveva irritata mia madre perché non si era apertamente messo dalla sua parte, e io che mi ero ancora di più rifugiata tra le braccia di Chiara che mi consolava più che poteva e io che piangevo quando le raccontavo ancora una volta quello che era successo, avevo bisogno più che mai di sfogarmi. E anche i suoi genitori cercarono di consolarmi dicendomi che sicuramente mia madre aveva bisogno di tempo per elaborare la notizia, che non tutti sono pronti come lo erano stati loro ma che non avrei mai dovuto dubitare del suo amore per me. Io non lo dubitavo, dicevo, ma ero rimasta delusa e scossa dalla sua reazione del tutto fuori luogo, soprattutto quando mi ha detto che avrei dovuto fare accertamenti sanitari!

Un giorno di fine di febbraio avevo scritto a Chiara che non ce la facevo ad andare a prenderla al lavoro, stavo male, avevo un forte mal di testa e nausea, non dovuti al ciclo. Chiara si era preoccupata per la mia salute scrivendomi su whatsapp, chiedendomi come stessi durante la giornata, finchè a metà pomeriggio non mi addormentai dopo aver preso l’ennesima pastiglia, senza sentire più i messaggi di Chiara. Ho dormito sul mio letto per qualche ora e ad un certo punto mi svegliai improvvisamente e vidi seduta a fianco a me Chiara! Pensai che stavo sognando, chiusi gli occhi, li riaprii e la vidi lì, sorridente, che mi stava tenendo una mano. Vi lascio immaginare il mio stupore e la mia felicità.

  • -Amore, ma che ci fai qua?
  • -Tesoro, ero preoccupata, non hai risposto più ai miei messaggi, non ti ho telefonata per non disturbarti, ma non ce la facevo ad aspettare e così sono venuta a casa tua. Ho fatto bene?
  • -Hai fatto benissimo.., le dissi felice, ma mia madre…?
  • -L’ho conosciuta, tranquilla. Mi hai fatta preoccupare, lo sai monella?
  • -Mi dispiace, ma stavo proprio male.

Chiara mi fece un buffetto sul naso e mi abbracciò stretta, e rendendomi conto che mia madre era lì, dalla porta, che ci stava guardando di sottecchi, la abbracciai a mia volta e le diedi un bacio sulla bocca. Mi ero ristabilita dal malessere della giornata, avrei voluto che Chiara stesse con me, avevo proprio bisogno di lei in quel momento, ma ero anche preoccupata per la reazione che poteva aver avuto mia madre vedendola.

  • -Stai tranquilla, te l’ho detto, le ho chiesto soltanto di poterti vedere per sapere come stavi e lei è stata gentile con me.
  • -Ci mancava altro!

Restammo sedute sul mio letto per qualche minuto a coccolarci, con la porta chiusa evidentemente da mia madre o da mio padre. Mi alzai per andare a fare pipì e tornando vidi mia madre lì, davanti alla porta.

  • -Che c’è? Dissi.
  • -Vorrei chiedere a Chiara se vuole cenare con noi.

Rimasi sinceramente stupita.

  • -Grazie ma non…-voltandosi verso di me vide il mio sguardo che le chiedeva di restare - ma sì, grazie.

Mia madre le fece un sorriso e se ne andò in cucina a preparare la cena.

  • -Grazie amore, ma ti va davvero?
  • -Certo che m va!
  • Ti amo !
  • -ti amo anch’io! E poi questo è un modo per stemperare un po’ la tensione con tua madre, non ti pare?
  • -Temo ci vorrà ben altro! Ma comunque sono contenta che tu sia con me.

La serata si svolse tranquilla, una cena informale, chiacchierando del più e del meno ma senza mai fare alcun cenno alla nostra relazione. Verso le 23 “ordinai” a Chiara di chiamare suo padre per venirla a prendere; non esisteva che Chiara tornasse a casa a piedi a quell’ora, anche se la zona in cui abitiamo è tranquilla.

Andata via stavo per tornarmene in camera per dormire quando mia madre mi fermò e mi disse:

  • -Devo chiederti scusa…
  • -Ah si?
  • -Solo una persona innamorata si sarebbe precipitata qui per vedere come stavi e poi ho visto come ti stava vicina e come stavate abbracciate..
  • -E quindi?
  • -E quindi ho capito che vi amate e dovrò farmene una ragione.
  • -E ti ci è voluto questo per capirlo?
  • -Ma come facevo a capire prima? Pensavo ad un tuo colpo di testa..
  • -E allora adesso improvvisamente non sono più una malata da guarire?
  • -Ma no, non ho mai pensato questo.
  • -A me sembrava il contrario!
  • -Ero confusa, puoi anche capirmi, ma per me ora è tutto a posto, se tu sei felice lo sono anche io.
  • -Va bene, faccio finta di crederti!
  • -Non fingo, sono sincera.

Mia madre mi abbracciò per suggellare la ritrovata pace familiare.

Subito dopo scrissi un messaggio a Chiara informandola che il suo arrivo inaspettato a casa mia aveva procurato quel miracolo, e lei ne fu entusiasta, così come anche i suoi genitori quando lei glielo riferì! Ormai l’unica persona che non aveva accettata la mia storia con Chiara era mio fratello che aveva perfino rimproverata mia madre di essersi lasciata abbindolare da me, che si era lasciata commuovere, che avrebbe dovuto restare sulle sue posizioni, che io, in pratica, ero diventata la pecora nera della famiglia perché con i mei comportamenti andavo contro la volontà divina, che mi stavo macchiando di un atto immorale e di un peccato mortale, insomma una serie di cazzate una dietro l’altra e mia madre che cercava di fargli capire che lei doveva accettare la mia relazione perché sono sua figlia ed ero felice cosi. Mio fratello rimase sulle sue posizioni, anzi, perfino un giorno tornò a casa con un suo amico prete che mi fu presentato. Io ero ormai diventata allergica a tutto ciò che era chiesa, religione, rappresentanti della stessa, pur essendo credente, perché, come si dice, il troppo stroppia. Da bambina, come sapete, avevo sempre sentito i discorsi sulla religione, sul sesso come una cosa sporca, sull’importanza della verginità e amenità simili, per cui ho fatto una tale indigestione di questi argomenti che mi sono venuti a nausea. Per educazione salutai questo amico di mio fratello ma appena questi mi disse:

  • -Cara Federica, ho saputo che hai una relazione con una ragazza, vorrei dirti che… -al che lo stoppai subito e gli dissi:
  • -Guardi se è qui per questo ha perso il suo tempo. Non ho alcuna intenzione di parlare con lei di questo argomento, non credo le competa sapere alcunchè al riguardo!
  • -Federica, lascialo parlare, mi disse intromettendosi mio fratello.
  • -Ti ho già detto che anche tu non devi intrometterti nella mia storia, come io non mi intrometto nella tua, per cui fatevi i cazzi vostri! Arrivederci!

Me ne andai sbattendo la porta.

Passarono i giorni abbastanza tranquillamente durante i quali mi ero buttata nello studio, fra corsi all’università e studio a casa, e mi vedevo con Chiara solamente nel fine settimana come sempre.

Una settimana prima di Pasqua, che nel 2017 cadde il 16 aprile, era un sabato e i genitori di Chiara mi dissero:

  • -Ascolta Federica, avremmo tanto il piacere di conoscere i tuoi genitori e tuo fratello, che ne diresti se li invitassimo qui per Pasqua?

Rimasi un attimo sorpresa dalla proposta e non sapevo veramente cosa rispondere.

  • -Amore – mi disse Chiara – dai è una bellissima cosa, passeremmo tutti assieme Pasqua!
  • -Si lo so, grazie! È che non so se i miei genitori siano pronti a questo.
  • -Ma figurati, e poi è solo un pranzo per conoscerci meglio!
  • -Allora va bene, dissi sorridendo.
  • -Se ci dai il telefono li chiamiamo, cosa ne dici?
  • -Guardi, dissi a sua madre, è meglio che chiamo io e poi le passo mia madre.
  • -Certo come pensi che sia più giusto, tu la conosci meglio di chiunque altro.
  • -Mamma, ascolta ti passo la mamma di Chiara, le dissi senza darle tempo di chiedermi il motivo.
  • -Buongiorno signora, piacere di conoscerla! Sua figlia ci ha parlato di voi..e siccome Chiara e Federica è un po’ che stanno assieme avremmo il piacere di conoscervi. Volete venire da noi a pranzo per Pasqua?

Alla fine della telefonata sua mamma era entusiasta: mia madre lo aveva chiesto a mio padre e avevano accettato l’invito. Devo dire che se da una parte mi faceva piacere questa rimpatriata, dall’altra avevo come una sorta di imbarazzo dentro di me, temevo che mia madre si sarebbe lasciata scappare dalla bocca qualche sua “perla” che avrebbe rovinato la gioiosa atmosfera che i suoi genitori avrebbero senz’altro organizzato. Per questo pensai che avrei dovuto “indottrinare” mia madre a non lasciarsi scappare nessuna frase pericolosa o inopportuna.

Tornata a casa, infatti, le dissi:

  • -Come mai avete accettato l’invito?
  • -Ma tesoro, come come mai? Non sei contenta?
  • -Si ma mi sembra strano, non credo che tu sia sincera quando dici di essere felice per me.
  • -Si che lo sono, quante volte te lo devo dire?
  • -Può darsi, ma fai bene attenzione a non farti scappare dalla bocca frasi imprudenti!
  • -Ma cosa?
  • -Frasi imprudenti, contro le unioni omosessuali, che sono contro la religione o sciocchezze del genere.
  • -Ma mi prendi per scema? Pensi che vada a dire questo ai tuoi suoceri?
  • -Mi  auguro di no!
  • -Ma dai smettila!

Per la prima volta mia madre mi sembrava sincera, mio padre era abituato a fare come diceva mia madre…l’unico che rifiutò l’invito fu mio fratello. Mia madre in quei giorni si era dannata per convincerlo a venire, che avrebbe fatta brutta figura a non presentarsi, ma fu irremovibile. Disse che accettare l’invito equivaleva ad accettare di fatto la nostra relazione e che quindi non sarebbe venuto per nessuna ragione al mondo.

  • -Meglio così, dissi alla fine, non venire, ci avresti rovinato la festa con le tue idiozie!
  • -Non voglio mischiarmi in una famiglia dove si manca rispetto a Dio!
  • -Tu dovresti iniziare a rispettare la tua famiglia, cosa che non fai!
  • -Io l’ho sempre fatto!
  • -Ora basta, gridò mia madre, smettetela di litigare! Se non vuole venire, mi disse, lascialo fare, andrà dalla sua ragazza. E tu, Andrea, devi avere maggiore comprensione per tua sorella!

Non disse più nulla andandosene e così feci io tornando sui miei libri, più sollevata ora che mi sembrava che mia madre fosse molto più propensa ad accettare la mia storia con Chiara.

Venerdi e sabato successivi io e Chiara, con i suoi genitori, sistemammo al meglio la casa, aiutammo sua mamma a preparare il pranzo per il giorno dopo e finalmente venne il giorno fatidico quando i miei genitori arrivarono con un mazzo di fiori e un vassoio di pasticcini di Romanengo, per chi non è di Genova sappia che Romanengo è una istituzione in fatto di dolci, non è ammesso discuterlo!

Chiara indossava un vestito giallo e nero, a pois, corto poco sopra le ginocchia, a costine aderente, con collo dritto, con una cintura nera e scarpe nere col tacco mentre io mi ero messa un pantalone harlow nero di pelle dal fit aderente, una camicia in popeline bianca e anche io scarpe nere col tacco.

Fatti i convenevoli, la visita della casa e del suo bel panorama e le prime chiacchiere, ci sedemmo a tavola. Fu un lungo pranzo, molto piacevole. Per fortuna a mia madre non scappò nessuna frase imprudente, mio padre si intrattenne molto con il papà di Chiara parlando di interessi comuni, su tutti gli scacchi, entrambi giocatori, e la fotografia, e io e Chiara parlammo un po con tutti.

Finito il pranzo, mentre i papà si intrattennero fra di loro a giocare a scacchi nello studio, io e Chiara con le nostre madri ci sedemmo in sala sul divano. E, visto che finora non si era mai parlato effettivamente di noi due, la mamma di Chiara si decise a rompere il ghiaccio.

  • -Allora signora, è contenta delle due ragazze?
  • -Oh si.
  • -Guardi io voglio già molto bene a Federica, posso dire di conoscerla un po’ ed è una ragazza così perbene, educata, studiosa e poi ha reso felice mia figlia, lei può esserne fiera.
  • -Si è vero, ho cercato di educarla bene.
  • -Pensi che il sabato mattina quando è qui studia tutta la mattina e anche parte del pomeriggio.
  • -Lo so è molto studiosa.
  • -Io mi auguro che possano essere così felici a lungo.
  • -Io sono felice se Federica lo è.
  • -Certo! Noi mamme dobbiamo essere cosi, felici della loro felicità.

Io e Chiara stavamo in silenzio, sedute vicine, mano nella mano. Osservavo per bene le reazioni di mia mamma a quel discorso e notavo che in quel momento avrebbe voluto essere altrove, rispondeva per cortesia ma non era sicuramente del tutto sincera.

  • -Mamma – le dissi – guarda che puoi dirlo liberamente, tanto lo sa la signora.
  • -Che cosa?
  • -Che all’inizio non hai per nulla accettato la mia relazione!
  • -Uh vabbè ma all’inizio..
  • -Solo all’inizio? – dissi a voce più alta e in quel mentre Chiara mi stava stringendo, quasi stritolando la mano come per dirmi di smetterla.
  • -Federica – mi disse interrompendomi la mamma di Chiara – ognuna ha i suoi tempi per accettare queste notizie, tua madre ha avuto bisogno di più tempo.
  • -Va bene, ma che lo ammetta almeno! Con tutto quello che mi ha fatto penare!
  • -Che esagerata! – incalzò mia madre.
  • -Io esagerata?
  • -Tutte le volte che mi hai fatto piangere? Te le sei scordate?
  • -Basta Federica!  - mi rimproverò Chiara guardandomi con uno sguardo severo, come non aveva mai fatto prima.

Io mi misi di nuovo appoggiata al divano, in silenzio, mentre sua mamma ridacchiava della situazione che si era creata, un po pesante, e mia madre che minimizzava con la signora. Al che Chiara mi disse sottovoce “Vieni con me”, e ci alzammo per andare in camera sua.

  • -Ma perché fai cosi?
  • -Così come?
  • -Hai voluto litigare di nuovo con tua madre!
  • -Non ho voluto niente, solo che mi dà fastidio che minimizzi e racconti le cose come non sono andate!
  • -Cosa volevi che dicesse, che pensava che tu fossi malata?
  • -Si avrei preferito così, almeno era onesta!
  • -Ma dai – si mise a ridere Chiara – è normale che tua madre dica quel che pensa ora e non rivanghi il passato.
  • -Non è normale per me, doveva dire la verità!
  • -Ma l’ha detta la verità, è felice per te!
  • -Si ma ammesso che sia vero, avrebbe dovuto essere sincera una volta tanto e dire tutto quello che mi ha sputato addosso in questi mesi!
  • -Ma dai, ma ti pare che venga a dire tutte queste cose, proprio oggi? Se ne avrà voglia le dirà con calma!
  • -Si come no…e tu la difendi pure!
  • -Ma lo sai che quando vuoi sei tremenda, una vera attaccabrighe?? – mi disse ridendo ancora di più Chiara.
  • -Io?- dissi fingendo di essermi offesa ma ridacchiando invece – io attaccabrighe?
  • -Certo tu! Guarda stasera per punizione se non la smetti ti dò tante di quelle sculacciate su quel tuo culetto…
  • -Lo prometti?
  • -Ovvio!
  • -E allora vado a litigare ancora un po’!

Feci per andare davvero quando mi prese per un braccio, ci mettemmo a ridere tutte e due, ad abbracciarci e a baciarci con una gran passione e desiderio di fare l’amore in quel momento, ma purtroppo dovevamo rimandare.

Riappacificati gli animi restammo il pomeriggio a parlare del più e del meno, le due mamme erano decisamente chiacchierone, molto di più dei papà che erano piuttosto restii ad unirsi alle conversazioni anche se facevano capolino ogni tanto più quasi per educazione che per vero interesse alle discussioni.

Finita la giornata, il pomeriggio tardi, salutai i miei genitori dicendo che ci saremmo rivisti martedì, e io e Chiara ce ne andammo in camera.

  • -Allora sono stata brava? – le chiesi.
  • -Dopo sì, ma prima..ricordati della punizione! Che ti servirà da lezione!

Le feci un sorriso malizioso…m tolsi quelle scarpe che ormai dopo tante ore mi avevano devastato i piedi, cosi come anche Chiara, e mi adagiai vestita sul letto a pancia giù. Chiara era ancora in piedi, dietro a me, e mi voltai un momento a guardarla per vedere cosa stava facendo. Mi stava osservando divertita, forse incuriosita. Mi slacciai i bottoni del pantalone e iniziai ad abbassarli lentamente quando Chiara ne prese i lembi e me li sfilò con una certa forza. Essendo pantaloni aderenti, il gesto di sfilarmeli aveva fatto anche abbassare le mutandine che Chiara prontamene mi sfilò del tutto. Ero rimasta nuda sotto, scalza, ma con ancora la camicetta, mentre Chiara era ancora del tutto vestita e scalza.

  • -Ora ferma non tentare di scappare! – mi ordinò Chiara con tono di voce scherzosamente severo.
  • -No…non scappo.

Si sedette vicina a me e dopo aver passato le due mani sul mio culetto, iniziò a schiaffeggiarmi le natiche, devo dire anche con un certo impegno! Tanto che mi misi a ridere.

  • -Ah ridi anche eh? Allora raddoppiamo le sculacciate!

Io mi misi ancora di più a ridere mentre Chiara era intenta a sculacciarmi su ogni punto delle natiche. Il calore dovuto agli schiaffetti unito al profumo di Chiara e al gioco erotico che era iniziato mi fecero ben velocemente eccitare.

Chiara, terminata quella lunga serie di sculacciate, disse:

  • -Adesso hai imparato? Non devi essere cosi attaccabrighe! Mi disse con un finto severo tono di rimprovero;
  • -Va bene..cercherò di essere più buona, le risposi ridacchiando;
  • -Farai bene! Però guarda un po’ se per la tua monellaggine ora hai questo povero culetto tutto rosso..

Feci finta di piagnucolare un po..

  • -Ma ora rimediamo!

La sua bocca si appoggio sulla mia natica sinistra e prima con vari bacetti e poi con la lingua la percorse tutta per passare poi alla natica destra e cosi via alternandosi più volte…per facilitarla inarcai il culetto in modo che potesse baciare meglio cosicchè la sua lingua si inarcò su ogni mio meandro e centimetro di pelle del sedere fino a leccarmi il buchino, per scendere poi nel periano, e risalire sulle natiche e tornare sul buchino, questa volta più insistentemente, toccate di lingua che ogni volta erano una inebriante spinta verso una sempre più insistente eccitazione che mi faceva ansimare, a occhi chiusi, per assaporare ogni istante dei suoi baci. Baci e lingua che, tornati nella zona perianale, scesero più giù lungo le mie piccole e grandi labbra per darmi uno scacco non matto, ma quasi. La sua lingua ora lambiva le mie labbra sfiorandole appena, ora ci si affondava dentro quasi a scavarne la profondità, ora le succhiava con la bocca, ora stringeva e mordicchiava le mie grandi labbra fino ad arrivare al mio clitoride titillandolo con la punta della lingua e succhiandolo con le labbra mentre le sue dita voracemente affondavano dentro la mia vagina. Ero al limite, batticuore e ansimi, l’orgasmo potente che sentivo star per esplodere, i miei umori che sentivo che stavano allagando la mia vagina, quando lei si staccò da me, mi fece voltare, mi tolse la camicetta, lei si tolse il vestito e le mutandine e, messasi a cavalcioni su di me, si buttò col suo viso sul mio per baciarci e baciarci sempre di più. Restammo a lungo unite, avviluppate in questo erotico gioco di baci, di lingue, di salive, di sapori, di capelli che si univano, di mani che afferravano il viso l’una dell’altra, di gambe e piedi che si intrecciavano, di seni e capezzoli che si sfregavano gli uni con gli altri creando un’atmosfera carica di sessualità e di sensualità che ci portava vicine all’orgasmo senza peraltro raggiungerlo.

Staccatasi un attimo da me mi disse:

  • -Aspetta, voglio farti vedere una cosa.

Dal cassetto del suo comodino prese una scatola chiusa a chiave dalla quale prese un vibratore viola. Era la prima volta che ne vedevo uno dal vivo.

  • -Ti va di provarlo?

Mi misi a ridere ma mi stuzzicava l’idea..

  • -Ok!

Chiara, appoggiato il vibratore sul letto, riprese a baciarmi con passione per poi ridiscendere con la bocca sul mio corpo, percorrendolo con la lingua fino al clitoride che già stava impazzendo di piacere e, accortasi del mio imminente orgasmo, se ne staccò, prese il vibratore e me ne appoggiò la punta prima sulla vagina e poi lo percorse lungo le mie labbra procurandomi un freddo brivido lungo la schiena. Dopo avermi dato qualche bacio sulla pancia e sul pube, sedutasi al mio fianco, introdusse delicatamente e quasi interamente il vibratore dentro la mia vagina, accendendolo alla massima velocità. Una violenta scossa di piacere mi pervase tutta facendomi irrigidire le gambe, inarcare la schiena e chiudere gli occhi per cercare di assaporare il più possibile ogni istante di quel piacere così intenso e inebriante che Chiara mi stava procurando. Iniziò a muovere il vibratore un po’ avanti e un po’ indietro, ora lentamente ora in modo più deciso, e il suo movimento esaltava i miei umori che stavano invadendo la mia vagina mentre nello stesso tempo Chiara mi baciava i capezzoli per poi passare alla mia bocca, al mio collo per poi tornare sul mio seno e sulla mia pancia, sul mio pube e quando, con l’altra mano, si mise a stuzzicarmi il clitoride, dopo una spinta più decisa del vibratore ebbi un orgasmo liberatorio, potente, che mi fece tutta irrigidire per poi rilasciarmi in una esilarante spossatezza…Chiara tolse il vibratore che era del tutto impregnato della mia eccitazione e, guardandomi con occhi voluttuosi, lo leccò avidamente per non perdersi una goccia del mio piacere che avevo rilasciato sullo strumento. Mi sedetti per baciarla ancora, grata di quel piacere che mi aveva regalato e desiderosa di ricambiarlo in qualche modo. Lei si gettò su di me, di nuovo coricate con lei sopra di me, e con occhi sorridenti mi disse: Ora tocca a te!.

Si mise sempre sopra di me, ma al contrario, in modo che la sua vagina fosse a contatto con la mia bocca. Gliela baciai subito, era già anche la sua bagnata di umori che l’avevano coinvolta completamente, mentre lei con la sua bocca mi stava baciando e leccando le cosce avvicinandosi sempre di più alla mia vagina.

Presi io il vibratore, era la prima volta che ne prendevo uno in mano, e glielo passai per tutta la lunghezza della sua patatina, dal clitoride alle labbra fino alla vagina per poi introdurlo dentro ed accenderlo. Chiara fece uno scatto al momento in cui lo accessi ed emise un gemito e iniziai a fare come aveva fatto prima con me, a muoverlo lentamente avanti e indietro, del resto non sapevo come altrimenti fare, e con l’altra mano le stavo accarezzando il sedere. Il lento movimento del vibratore faceva sentire i suoi umori che lo stavano avvolgendo mentre Chiara, in preda ad una eccitazione sempre crescente, baciava e leccava in modo violentemente piacevole le mie labbra e il mio clitoride. Un mio gesto più violento di penetrazione le fece venire l’orgasmo e io, tolto il vibratore, mi buttai con la mia bocca a leccarle la vagina cercando di assaporare il più possibile ogni rigagnolo dei suoi umori e il calore e il profumo che ne derivavano.

Chiara, anche lei spossata e felice per l’intenso orgasmo provato, si rimise al mio fianco, ridendo, abbracciandomi, e io le dissi ancora una volta quanto ero innamorata di lei, che mi sentivo in quel momento la ragazza più felice al mondo e che nulla avrebbe potuto rendermi più felice in quel momento, e tutto questo grazie solo a lei. Lei mi sorrise, sussurrandomi che anche lei mi amava. Ecco, ero la ragazza più contenta ed appagata in quel momento, non avrei avuto null’altro da chiedere al mondo!

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I giorni dopo Pasqua furono frenetici per me, dovendo studiare e frequentare i corsi per poter dare i primi esami, per nulla semplici! Mi vedevo con Chiara sempre nel fine settimana portando con me i libri e, anzi, Chiara mi aiutava moltissimo a ripassare. In pratica il sabato lo passavo tutto a studiare, dalle 9 del mattino dopo colazione per conto mio e, dopo la pausa veloce per il pranzo, tutto il pomeriggio fino alle 20, in gran parte del quale Chiara mi aiutava a ripassare soprattutto Biologia più che Fisica. La sera, dopo cena, facevamo sempre una passeggiata al Porto Antico o in riviera, e poi ci ritiravamo a casa andando a letto a coccolarci anche se non sempre a fare l’amore. Mi soddisfaceva essere tra le sue braccia, essere accarezzata e sentirmi protetta e addormentarmi con lei che mi stringeva. Ero troppo stanca e l’amore che Chiara mi dimostrava era proprio questo, rispettare la mia stanchezza, non pretendere di fare l’amore ogni volta che stavamo a letto, aiutarmi a vincere la stanchezza facendomi rilassare il più possibile dormendo assieme. E risvegliarmi la domenica mattina nel suo letto, con lei accanto, mi dava una energia e una forza di affrontare la nuova giornata di studio che non avevo mai avute quando mi svegliavo nel mio letto a casa mia.

Quando finalmente riuscii a dare i primi due esami felicemente, con tanto di complimenti da parte di tutti, un sabato di inizio giugno Chiara mi disse:

  • -Amore ma lo sai che non abbiamo programmato nulla per le vacanze?
  • -E’ vero, ma presa com’ero non ci ho pensato.
  • -Dove ti piacerebbe andare?
  • -Ovunque mi piacerebbe, ma non ho molto da spendere!
  • -Non preoccuparti per questo, papà ci finanzia!
  • -Cosa?
  • -Papà mi ha sempre pagato le vacanze..se lo può permettere..
  • -Ma veramente ci paga la vacanza?..ero incredula
  • -Ti dico di sì…certo non dirmi la Polinesia..un po’ troppo!
  • -Ahah no..ecco io ho avuto sempre un desiderio un po’ bizzarro che non ho mai potuto realizzare, ma non so se a te possa andare.
  • -Dai dimmi, io con te vengo ovunque!
  • -Ecco..,mi piacerebbe andare in Francia a fare una vacanza nudista!..ero anche un po imbarazzata a confessarle questo mio desiderio.
  • -Ahah ma veramente?
  • -Si.., diventai rossa nonostante la mia confidenza totale con Chiara, sono da tempo incuriosita di fare una vacanze del genere. In Francia ci sono villaggi solo per nudisti.
  • -Va bene, dai, vediamo su internet.
  • -Davvero ti andrebbe?
  • -Si certo! Ora che me lo dici cosi convinta mi stai convincendo a voler provare anche io!

Ci mettemmo su internet alla ricerca del più bel villaggio nudista in Francia e la nostra curiosità si diresse, grazie anche alle recensioni dei turisti, sul villaggio di Cap d’Adge per cui prenotammo un appartamento per 3 settimane ad agosto pagato con la carta di credito del papà di Chiara! Eravamo super felici di fare una vacanza cosi un po fuori dalle righe, cosa che ovviamente non avrei detto ai miei genitori! Invece il papà e la mamma di Chiara un po’ ci presero in giro per aver scelto quella tipologia di vacanza ma erano comunque contenti per noi. Contente voi, contenti no dicevano sempre.

I due mesi di giugno e luglio passarono velocemente fra i miei impegni di studio e di lavoro di Chiara, ma anche uscite al mare sia a Genova Quarto che in riviera, serate con amici e molte coccole.

Finalmente arrivò il giorno della partenza la prima settimana di agosto. Il viaggio era organizzato con l’auto di Chiara, avremmo fatta una tappa vicino a Tolone dormendo una notte in hotel e poi il giorno dopo saremmo ripartite alla volta del villaggio..tre settimane di vacanza nudista, ma non solo, in quella zona ci sono moltissime località molto interessanti da visitare, sia cittadine che luoghi naturalistici e percorsi a piedi….insomma si preannunciava una vacanza molto divertente!

Salutati i miei genitori ai quali avevo detto che sì andavamo in Francia ma in giro passando da una città all’altra e un po’ di mare e salutati il giorno prima i miei suoceri, Chiara venne a prendermi sotto casa con l’auto, puntuale alle 9. Scesi di corsa col mio trolley e la mia borsa, non molti vestiti per la verità, costumi zero ovviamente, vestiti per la sera e per passeggiare, tutti leggeri, solamente con un leggero giubbotto e qualche maglietta a manica lunga, qualche medicina essenziale per eventuali mal di pancia di cui ogni tanto soffrivo ancora come da adolescente, per mal di testa e scottature, gli abbronzanti fino a 50 per le parti più delicate che per la prima volta avrebbero fatto la conoscenza del sole diretto, lamette e crema per togliere i peli e skil epil, olio abbronzante, crema dopo sole, cappellino di stoffa, borsa per il mare, occhiali da sole già indossati, capelli sciolti e indosso un vestitino leggero color crema e giallo, corto, senza reggiseno, e infradito ai piedi sui quali avevo messo lo smalto nero, come sulle mani.

Abbracciai Chiara, anche lei raggiante per la partenza e abbagliante nella sua bellezza, resa ancora più luminosa dalla leggera abbronzatura che si era fatta nelle nostre gite al mare, mentre la mia pelle è sempre stata più restia ad abbronzarsi. Indossava anche lei un corto vestito azzurro e bianco, converse ai piedi per guidare meglio, capelli sciolti e occhiali da sole e il suo bagaglio della stessa consistenza del mio. Datoci il bacio sulla bocca finalmente partimmo per la nostra prima destinazione!

Viaggio divertente, fatto di musica, canti a squarciagola, fermate agli autogrill per relax e pipì varie, rifornimenti, e lunghe chiacchierate…insomma non siamo quasi mai state zitte! l’euforia della vacanza ci aveva messa addosso una certa adrenalina che ci portava ad essere ancora più spigliate e ridanciane del solito. Adrenalina che, durante il viaggio, ci ha anche fatto fare qualche diversivo; ad un certo punto mi sono tolta le mutandine e Chiara, rallentando l’andatura, con la mano destra ha sollevato il lembo del mio vestito e mi ha masturbata; avere l’orgasmo in quella situazione è stato divertente, avevo solamente paura di sporcarle il tessuto del sedile, ma il kleenex a portata di mano ha evitato qualsiasi incidente di percorso.

Arrivate all’hotel di Tolone nel pomeriggio, entrammo nella hall e alla reception Chiara disse il suo nome per la prenotazione, camera matrimoniale. L’addetto alla reception ci ha guardate e, con aria stupita, ha detto, ovviamente in francese:

  • -Avete prenotato camera matrimoniale o è stato un errore? Si può rimediare.
  • -No no, rispose Chiara, nessun errore!

Lo sguardo del receptionist fu eloquente. Aveva capito che noi due stavamo assieme, non voleva far apparire il suo interesse e sicuramente la sua eccitazione per una coppia lesbica, ma dagli sguardi di sottecchio e dal nervoso che traspariva dai suoi gesti, si notava che gli piaceva avere di fronte due oggettivamente belle ragazze che era sicuro avrebbero fatto l’amore nella stanza assegnataci.

Arrivate nella stanza, depositati i trolley e lavate le mani, ci baciammo subito, in bagno. Un bacio violento e appassionato quello di Chiara, che mi strinse prima forte ai fianchi per poi passare una mano dietro alla mia nuca, con la sua lingua che prima si avviluppò alla mia contorcendosi in un gioco di salive e ansimi, respiro caldo e sempre più voglioso, per poi mettere la sua bocca dentro la mia per succhiare avidamente la mia lingua con un leggero movimento avanti e indietro fin dove più poteva spingersi. Sentirmi succhiare la lingua in questo modo mi ha fatta sempre sciogliere in un attimo; sentivo già le mutandine bagnarsi copiosamente per via di quel gesto erotico che ricevevo nella mia bocca tanto che strinsi istintivamente le gambe e a mia volta le abbracciai con le mani la testa quasi per cercare di spingerla ancora di più verso di me. Chiara, staccatasi un attimo dalla mia bocca, guardandomi con quello sguardo che ormai avevo imparato a conoscere molto bene colmo di desiderio di possedermi, mi prese forte per mano e, senza dire nulla, mi portò nella adiacente camera da letto e mi buttò sul letto facendomi volare le infradito. Guardandomi dall’alto, lei in piedi, e io coricata, divertita ed eccitata da quella situazione, si tolse velocemente scarpe, il vestito e le mutandine, e, nuda, si inginocchiò sul pavimento di fronte a me per baciarmi e leccarmi le caviglie, le gambe, le cosce, per poi salire sopra di me e slacciarmi il vestito e, tolto questo, sfilarmi le mutandine che erano ormai ingiallite dagli umori. 

Messasi sopra di me mi prese con le mani i seni e mordicchiò i capezzoli che erano già turgidi, passandoci poi la lingua più e più volte, con movimenti veloci e lenti, rotatori e succhiandoli e tirandoli con le labbra verso di sé e mentre faceva questo su uno dei miei capezzoli, con le dita dell’altra mano stringeva l’altro capezzolo, lo titillava, lo picchiettava, lo massaggiava con piccoli movimenti, rendendolo sempre più turgido. La sua lingua quindi discese sul mio ventre, sull’ombelico, sul pube..sentivo la mia vagina bollente pronta a scaricare ogni millilitro di umori dentro la sua bocca che stava arrivando quando Chiara ritornò sul mio viso e, alzandosi un attimo, si rimise sopra di me ma all’inverso. Ora avevo davanti ai mei occhi il suo culo cosi ben tornito e avvertivo distintamente il profumo della sua eccitazione provenire dalla sua vagina che altro non richiedeva che un mio pronto soccorso. Non appena sentii la bocca di Chiara sulle mie labbra e la sua lingua intenta ad affondare dentro la mia vagina, ebbi una scarica elettrica che mi fece inarcare la schiena ed emettere un gemito e subito dopo, presa da una eccitazione sempre più frenetica e inebriante, affondai il mio viso sulla sua vagina succhiandole e mordendole le labbra con la mia bocca, passando poi la lingua su tutta la superficie delle sue labbra, sul clitoride per poi affondarla a mia volta nella sua vagina che era ormai pregna di bollenti umori che non chiedevano altro che essere da me presi e ingoiati. Prese entrambe da questa passione violenta che ci stava travolgendo con le nostre lingue che ormai stavano il più possibile invadendo la vagina l’una dell’altra per cercare di non sprecare nemmeno la più piccola goccia di umori per carpirne il sapore, avemmo nello stesso tempo tutte e due un orgasmo intensissimo che ci travolse completamente. Gocce di nuovi umori dovuti a quella esplosione orgasmica stavano cadendo dalla sua vagina e non persi l’occasione per cercare di non perderne nemmeno una; mentre con le mani premevo fortemente le sue natiche con la mia lingua avidamente leccai il più possibile la sua vagina con vorace voglia di catturare ogni più piccola sua goccia di piacere e bere ed ingoiare il suo nettare. Ebbi una sensazione sulla mia lingua e sul palato di un gusto salato più forte rispetto agli umori che avevo assaggiato prima e ingoiandoli avevo ricevuto una piacevolissima sensazione di un suo nuovo sapore che non avevo ancora provato prima.

Chiara, ripresasi un attimo da quell’orgasmo cosi intenso che la travolse, si rimise al mio fianco e ci mettemmo a ridere e a ridere, ma poi constatammo che per la prima volta avevamo avuto un orgasmo nello stesso tempo. E la cosa ci rese felicissime perché significava che la nostra sintonia aumentava sempre di più e, dopo averle confessato che avevo percepito un sapore nuovo dei suoi umori, forse anche dovuto a ciò che aveva mangiato, mi disse che anche lei aveva avuta la stessa sensazione riguardo ai miei umori: ingoiandoli aveva trovato che erano salati, ma di un gusto molto piacevole. E questo ci rese ancora più felici perché, scherzando, dicevamo che eravamo unite anche nel sapore dei nostri umori.

Ci addormentammo per un po’ e, al risveglio, fatta la doccia assieme, vestite e un poco truccate, quando ormai il sole stava calando e non c’era più quel caldo afoso, uscimmo per fare una passeggiata per il centro della bellissima città e per cenare in un ristorante.

Il giorno dopo con calma ripartimmo e a metà pomeriggio finalmente arrivammo al villaggio tanto desiderato che si trova poco dopo Montpellier. E’ un villaggio grandissimo, fatto di numerose unità abitative oltre che di moltissime aree per camper e tende, un parco, vari ristoranti e locali, piscina… insomma un piccolo paese frequentato soprattutto da inglesi e italiani, ma anche da molti nordici. Entrammo con l’auto e, sbrigate tutte le formalità d’ingresso, uno degli addetti ci accompagnò nel nostro appartamento e, passando tra i vari viali, vedevamo molti turisti tutti rigorosamente nudi..mi veniva da ridere anche se un velo di imbarazzo lo provavo dentro di me.

Arrivate al nostro appartamento, piccolo ma confortevole, con un bel letto matrimoniale, un corridoio, il cucinotto, il bagno e il terrazzo dal quale si vedeva il mare vicino, lasciati i trolley e rinfrescateci un po, decidemmo di uscire per fare un giro di ricognizione. Ci spogliammo nude e, messe le infradito, presa la borsa del mare con gli oggetti personali, ridacchiando fra di noi ma sempre con un misto di un poco di imbarazzo, ma anche di curiosità, uscimmo dalla nostra stanza e andammo all’esterno di questo grande complesso dove eravamo ubicate. Presa per mano Chiara, iniziammo a passeggiare nude per l’enorme villaggio, per poi andare a vedere la spiaggia; passeggiando per i lunghi viali ci siamo imbattute in ogni genere di personaggi nudi: signore e signori anziani che bighellonavano lungo le stradine o seduti sulle panchine, uomini e donne di mezza età, i più numerosi, ragazzine e ragazzini soprattutto, visti i tratti somatici, del nord Europa, bambine e bambini che correvano qua e là e anche famigliole fatti di genitori con figlie adolescenti e gruppetti di amici e amiche.   Arrivammo finalmente alla spiaggia, molto bella, fatta di sabbia fine, dove era disteso un mare di gente, fra teli di ogni colore e forma e ombrelloni messi qua e là dai colori più o meno sgargianti. Ci addentrammo lungo la sabbia e vedevo che la maggior parte dei bagnanti era formato da famiglie, genitori con figli sia piccoli che adolescenti, più ragazzine in realtà che ragazzini, la maggior parte delle quali dalla patata depilata completamente o quasi, e ciò che mi incuriosì fin da subito era il fatto che alcuni di quegli adolescenti distesi sul loro telo avevano una decisa erezione senza preoccuparsene minimamente. Lo feci notare divertita a Chiara e anche lei, ridendo, mi disse che eravamo capitate in un altro pianeta!

La spiaggia è lunghissima, per cui ci dirigemmo verso un tratto di spiaggia che invece era composto solamente da coppie disseminate distese sui teli o sedute sulle sdraio sotto o a lato dei loro ombrelloni. Camminando in quel tratto di spiaggia ad un certo momento credetti di vedere sicuramente male, aguzzai lo sguardo e invece avevo visto benissimo! Una signora sulla mezza età stava masturbando il compagno…strabuzzai gli occhi e lo feci notare a Chiara che sul momento pensava avessi preso troppo sole, ma poi, guardando meglio, si convinse che non ero stata vittima di una fata morgana!

  • -Avevamo letto che è un posto un po’ trasgressivo, ma non pensavo fino a questo punto!, le dissi.
  • -E che ci importa? Amore noi non ci mescoliamo con queste coppie, possono fare quello che vogliono, noi andiamo nei posti tranquilli, in mezzo alle famiglie!
  • -Ahah giusto, hai ragione!

Tornammo quindi indietro e ritornammo nel tratto di spiaggia frequentato dalle famiglie per poi continuare sull’altro tratto di spiaggia e mano a mano che continuavamo a camminare sul bagnasciuga ci imbattemmo in una nuova tipologia di bagnanti, vedevamo infatti sempre più coppie gay! Molte coppie anch’esse distese qua e là sulla spiaggia e molte di loro si lasciavano andare ad effusioni più o meno esplicite…una ragazza stesa a pancia giù stava masturbando la sua compagna stesa a pancia su, un’altra coppia di ragazze si baciava, una coppia di ragazzi si baciavano anch’essi con evidenti reazioni fisiche..insomma un mondo variegato, variopinto, arcobaleno, anche se un po’ troppo…Mi misi a ridere…

  • -Ma dove siamo finite? Le dissi ridendo..
  • -Ahah amore, vabbè dai, facciamoci questa esperienza con spensieratezza!
  • -Si, certo, ma non voglio stare in questo lato della spiaggia, eh, anche se noi siamo una coppia.
  • -Ma ovvio, amore, noi ce ne stiamo con le famiglie, non siamo cosi esibizioniste come queste coppie, ahah…

Decidemmo quindi di tornare nel lato di spiaggia più tranquillo e tradizionale e finalmente, trovato un angolo libero tutto per noi, ci fermammo li e, messi i nostri teli sulla sabbia, ci distendemmo a prendere il sole del tardo pomeriggio anche se desiderose di farci subito un bagno rinfrescante.  Tornate ad asciugarci sui teli, assaporai per la prima volta la sensazione di stare distesa sulla spiaggia nuda; se non si è mai provato prima è difficile da capire, ma quel sottile lembo di tessuto del costume, se tolto, fa percepire in modo diverso lo stare a prendere il sole. Voglio dire che sentire il calore dei raggi del sole direttamente su tutta la pelle nuda ed avere la consapevolezza che anche tutta la mia patatina e il mio culetto erano all’aria aperta e ricevevano i raggi solari mi dava una sensazione particolarmente eccitante ed elettrizzante e, aprendo leggermente le gambe, avevo proprio come la sensazione che le punte dei raggi mi penetrassero dentro la vagina procurandomi un calore interno estremamente piacevole. Distesami poi a pancia sotto con il calore che si spalmava su tutto il mio lato B mi resi conto che ero decisamente eccitata da quella situazione cosi nuova e accattivante. Chiesi a Chiara se aveva anche lei la stessa sensazione e, sì, mi disse sorridendo, che il piacere di stare in quella posizione cosi particolare, nuda, le aveva sicuramente creato un nuovo piacere che non aveva mai percepito prima. Ma pochi minuti dopo mi disse:

  • -Andiamo in camera?
  • -Ok volentieri.

Tutte e due avevamo avuto la stessa idea. Arrivate in camera e lanciata la borsa del mare a terra, ci baciammo in piedi abbracciate e appiccicate l’una all’altra. Sentire la sua pelle cosi calda e liscia per il calore preso fino ad un momento prima mi eccitava tantissimo; passai le mie mani lungo tutta la sua schiena e il suo culetto, lo strinsi forte quasi per avvicinarla ancora di più a me mentre le nostre lingue si arrovellavano e arrotolavano in una danza di piacere erotico più che mai inebriante ed esaltante. Succhiai avidamente la sua lingua per farla prigioniera tra le mie labbra cercando di entrare il più voracemente possibile nella sua bocca per assorbire quanto potevo la sua saliva e sentire il suo fiato ansimante unirsi al mio unito a piccoli gemiti di piacere; lasciata libera la sua lingua, mi avventai con le mie labbra sulle sue succhiandole e mordendole, tenendole la testa con le mani..io che sono sempre stata la più timida fra di noi e meno “prepotente” nel fare sesso, quella volta mi trasformai in lei e divenni io la guida di quel nostro amplesso. La presi per mano con una certa forza e con una divertente spinta la feci coricare sul letto; il suo sguardo provocante e malizioso condito da un leggero ma afrodisiaco sorriso e le sue gambe già quasi divaricate uniti al mio sguardo di sfida sensuale e al mio abbozzato e voluttuoso sorriso elettrizzarono ancora di più l’aria già carica di erotismo puro. Mi buttai letteralmente su di lei e le strinsi con forza i seni quasi a voler spremere i suoi capezzoli come fossi alla ricerca di un latte che non esisteva. Ma la mia sete di lei era inesauribile in quel momento e affondai la mia bocca sui suoi capezzoli succhiandoli e tirandoli facendole emettere sensuali lamenti di piacere sempre più intenso. Scesi con la lingua sulla sua pelle già calda per il sole e diventata ancora più calda per il piacere, salata e profumata di mare, tutte sensazioni che mi resero ebbra di voglia, di desiderio, di brama di farla mia nel modo più travolgente possibile. Disegnai con le labbra e la lingua dei cerchietti sul suo ombelico e attorno ad esso, prima più concentrici poi sempre più larghi fino a ricoprire tutta la sua pancia e il suo stomaco scendendo sempre più giù fino ad accarezzare i suoi radi peli e poi, messe le mani sulle sue cosce interne, sentivo già il calore intenso della sua passione fuoruscire dalla sua vagina che era intrisa e imperlata di liquido vaginale. Gettai il mio viso sulle sue labbra bagnate per sentirne prima il profumo e assaporarlo come se fossero un fiore in una specie di eden in cui ero stata catapultata e poi per assaggiarne la consistenza con la lingua e con le labbra, leccandole bramosamente e poi succhiandole, mordendole, tirandole verso la mia bocca quasi a sentirne la consistenza. I suoi gemiti strozzati mi portarono a prendere sotto la protezione della mia lingua il suo clitoride mentre due mie dita affondarono senza ritegno e senza incontrare la benchè minima resistenza nella sua vagina. Il suo clitoride ora era chiuso tra le mie labbra che nello stesso tempo lo estrassero dal suo naturale andito, lo tenevano stretto e lo spremevano golosamente quasi a volerne far uscire un contenuto e contemporaneamente le mie dita si stavano del tutto inzuppando dei suoi liquidi. Quando sentii che il suo orgasmo era ormai al limite e che anche io ero ingordamente desiderosa di essere portata al piacere assoluto, mi alzai e velocemente mi misi sopra di lei al 69 e ripresi da dove avevo appena interrotto. Chiara non perse tempo e subito tuffò la sua bocca sulle mie labbra per leccarle con la voracità tipica di chi è in preda ad una passione al limite della esplosione e che non vuole perdere un solo secondo ed una sola perla di piacere.

Nel momento in cui a Chiara venne l’orgasmo proprio sulla mia lingua che era intenta a studiare ogni anfratto possibile della sua vagina mentre le mie dita tormentavano il suo clitoride, pochi secondi dopo ebbi io il mio orgasmo sulla sua bocca facendo scivolare i miei liquidi sulle sue labbra che mi avevano fino a quel momento baciata e leccata in modo più bramoso possibile.

Ancora alcune leccate da parte nostra per non sprecare nemmeno una stilla del nostro piacere, il cui gusto era rimasto piacevolmente salato, e poi stanche e più che mai appagate, ci mettemmo una vicina all’altra, abbracciate a baciarci ancora, ad accarezzarci i capelli, a scherzare e a ridere ripensando anche alle scene che avevamo viste in spiaggia.

Si era fatta quasi ora di cena e decidemmo di farci la doccia assieme. Entrate dentro la cabina io mi sentii di nuovo eccitata dalla sua vicinanza e mentre Chiara, aperta la doccia, fece scendere un getto di acqua tiepida, io presi lo shampoo e glielo misi sui capelli e presi a frizionarli e massaggiarli con gesti delicati e sensuali per poi abbracciarla a me. Il contatto del suo seno ogni volta che ci abbracciavamo nude mi procurava una scossa adrenalinica che faceva ribollire i miei ormoni. Chiara si era resa conto del mio stato ormonale e, messa la mano sulla mia patatina, iniziò a sollecitare il mio clitoride e nello stesso tempo anche io misi la mano sulla sua patatina e iniziai a premere sulle sue labbra e sul suo clitoride. Due dita dentro di me, due mie dentro di lei, con movimenti sempre più decisi e violenti, contornati da baci, ci fecero avere un nuovo orgasmo.

Ci mettemmo a ridere, lei mi disse che quel giorno ero diventata assatanata con lei e che stavo diventando pericolosamente troppo vorace nei suoi confronti e io le dissi che era colpa sua, che era troppo provocante e che mi faceva sempre saltare gli ormoni.

Eravamo ormai tutte e due bagnate e insaponate quando mi venne da fare un pipì irrefrenabile che mi scappa sempre dopo l’orgasmo.

  • -Devo uscire, mi scappa troppo.
  • -Ma dove, sei tutta bagnata e insaponata rischi di cadere.
  • -Come faccio non resisto..
  • -Vieni qui abbracciami.
  • -Cosa?
  • -Falla qui, abbracciata a me.
  • -Ma te la faccio addosso!
  • -Lo so, voglio provare, voglio sentire cosa si prova se me la fai scivolare sulle gambe.

Mi sembrava un gioco erotico alquanto bizzarro e inusuale, avevo letto si di chi si eccitava in questo modo, ma mai avrei pensato che ne avrei fatto parte. Comunque decisi di accontentarla. La abbracciai stretta a me e lei me a sè, guardandola con un sorriso misto ad un po’ di imbarazzo, e finalmente scaricai tutta quella pipì che mi stava facendo scoppiare. In effetti la pipì scivolò un poco sulle sue cosce e gambe e poi sul piatto doccia per fuoriuscire assieme all’acqua. Mi misi a ridere come per dire, è questo il gioco? E Chiara mi disse:

  • -Ti va se ricambio?
  • -Cioè?
  • -Posso fartela io, come hai fatto tu?
  • -Eh..va bene!, le dissi ridendo anche se sempre un po a disagio.

Ci abbracciammo di nuovo strette e Chiara fece partire la sua pipì; essendo più alta di me la sua pipì si scontrò prima sul mio pube per poi scivolare sulla mia vagina e sulle gambe. Non lo so cosa mi prese, ma quella situazione così strana, quel gioco cosi fuori dagli schemi, unito al calore improvviso della sua pipì mi fecero venire una sorta di eccitazione e di coinvolgimento che mi presero alla sprovvista.

Dopo che ci sciacquammo e uscimmo dalla doccia, Chiara mi disse:

  • -Dai abbiamo provato, del resto era fra di noi.
  • -Si..è stato strano!
  • -Sono d’accordo ma direi di non farlo ancora, cosa ne dici?
  • -Va bene!

E tutte e due ridemmo constatando che eravamo un po matte di nostro!

Cominciammo quindi la nostra vacanza fra mattine e pomeriggi alternati tra spiaggia e camera e la sera uscivamo sempre per andare sia nel carino paese di Cap che anche un po’ più lontano come a Montpellier, a Sète, a Beziers e nel Parco naturale di Narbonne, tutti posti meravigliosi. 

Una mattina, circa 10 giorni dopo il nostro arrivo, prima di recarci alla spiaggia facemmo un giro per vedere i negozi del villaggio e, passando tra una vetrina e l’altra, ci soffermammo a vedere delle collane, orecchini e ciondoli vari. Eravamo intente a commentare l’uno o l’altro oggetto, quando ci sentimmo dire in un italiano un po’ stentato:

  • -Belle queste collane, vero?

Ci voltammo e vedemmo una coppia di ragazze, sorridenti, a fianco a noi, di cui non ci eravamo assolutamente accorte prima.

  • -Si, belle davvero, rispose Chiara.
  • -Vedi questa, disse una di loro indicando la collana che aveva al collo, l’abbiamo comprata qui l’anno scorso, me l’ha regalata Cristine.
  • -Ah, bella, davvero, le disse Chiara.
  • -Ah, io sono Vivienne, piacere.
  • -E io Cristine.
  • -Chiara, piacere.
  • -Federica, piacere.
  • -La prima volta qua?
  • -Si si la prima volta.
  • -E cosa ne dite, vi piace?
  • -Un po’ particolare, rispose Chiara, ma è bello si.
  • -Si, aggiunse Vivienne, è vero è particolare, ma noi ci veniamo già da alcuni anni ogni estate. Noi abitiamo vicino a Parigi, e voi da dove?
  • -Noi siamo italiane.
  • -Ah siete tanti italiani qua! Ma vi disturbiamo, forse?
  • -No no, stavamo andando in spiaggia!
  • -Allora possiamo unirvi a voi?
  • -Certo, rispose Chiara.

Io ero rimasta pressochè in silenzio, non so perché ma mi era venuta una sorta di gelosia nel vedere queste due belle ragazze parlare con Chiara. Erano obiettivamente belle, quella Vivienne alta anche un po’ piu di Chiara, ormai abbronzata, con capelli neri e lisci, gli occhi sull’azzurro-blu, un seno sicuramente una seconda abbondante, magra al punto giusto, del tutto depilata, e l’altra Cristine più piccolina, dai capelli corti rossi, gli occhi scuri, un seno abbondante, una corta peluria rossa all’inguine e un po’ più in carne.

Andammo quindi a trovarci un posto in spiaggia nella zona delle famiglie e, fra una chiacchiera e l’altra e un bagno, scoprimmo, come se non fosse stato abbastanza chiaro, che anche loro erano fidanzate, che Vivienne aveva 26 anni mentre Cristine 24, e che stavano assieme da ormai 3 anni, durante i quali in estate erano sempre venute al Cap d’Adge.

Tornate nel nostro appartamento, Chiara mi chiese che cosa avessi visto che avevo parlato cosi poco e io le spiegai che mi ero un po’ ingelosita nel vedere quella Vivienne tanto a suo agio con lei.

  • -Ahah non ti avevo mai vista gelosa! Amore!
  • -Che posso farci?
  • -Ma stai tranquilla! Ma se non ti fa piacere non ci incontriamo più con loro, ma era un modo per conoscere qualcuno, no?
  • -No no…mi fa piacere ! ma se solo si azzarda ad avvicinarti a te le faccio un occhio nero, ok??, le dissi sorridendo…
  • -Ahah va benissimo! E se Cristine si azzarda a toccarti la patata…io le rendo la sua di patata inutilizzabile per una settimana!

Passarono ancora due giorni in cui tutte e quattro ci frequentammo sempre di più, sia la mattina che il pomeriggio e anche la sera; le due ragazze francesi ci portarono a cena in un locale che conoscevano a Sète dove si mangiava benissimo e poi una sera anche in discoteca.

La terza sera, di ritorno con l’auto di Chiara da un’altra serata nel paese di Cap, i discorsi si erano fatti decisamente piccanti; siccome la confidenza tra noi quattro era aumentata, le due ragazze francesi, sicuramente più maliziose di noi, partendo alla lontana, su come si erano conosciute, fecero scivolare i discorsi sul sesso, su cosa facevano loro a letto, cosa gli piaceva di più e cercarono di coinvolgerci nel discorso inducendoci a confessare quali erano le nostre preferenze in materia di sesso lesbico. Io mi sentivo intimidita, dico la verità, e rimasi molto sul vago e per fortuna Chiara, rendendosi conto del mio stato, fu altrettanto vaga nel rispondere, senza scendere nei particolari, che per me sono cose solo nostre che non avevo alcuna intenzione di spiattellare a delle sconosciute.

Vivienne e Cristine, vista la nostra riluttanza a parlare direttamente, cambiarono discorso. Arrivate al villaggio, mentre camminavamo nei vialetti ed eravamo arrivate sotto al nostro appartamento, Vivienne ci propose di andare nel loro appartamento per chiacchierare ancora per un’ora per poi andare a dormire. Accettammo, non avendo ancora sonno, e, entrate nel loro appartamento che non era troppo distante dal nostro, ci dissero:

  • -Mettetevi comode, noi arriviamo.

Io guardai Chiara un po stupita e lei mi fece un sorriso come per dire, tranquilla che non succede niente.

Un attimo dopo le due tornarono dalla loro camera completamente nude.

  • -Non vi siete messe comode?, ci dissero stupite.
  • -No, no stiamo bene cosi.

Avevano uno sguardo sorridente, ma di sfida. Sinceramente un po’ mi preoccupai in quel momento, mi sentivo a disagio e mi avvicinai istintivamente a Chiara, prendendole la mano, quasi come a chiedere di essere protetta.

Alla fine si svelò l’arcano. Le due ragazze ci proposero, senza mezzi termini, di fare uno scambio di coppia. Vivienne, come avevo visto giusto, era attratta da Chiara mentre Cristine era più attratta da me. Ci proposero di andare con loro in camera da letto e fare sesso anche scambiando partner, Vivienne ora con Chiara ora con me e lo stesso per Cristine.

Noi, con educazione ma decise, rifiutammo immediatamente l’invito. Dicemmo loro che non eravamo assolutamente interessate alla cosa e, salutate, ce ne andammo.

Io, vi assicuro, mi sentivo scossa, col batticuore, e Chiara, che se ne accorse, mi abbracciò molto teneramente mentre tornavamo al nostro appartamento, quasi come a volermi proteggere e a dirmi che per me lei era la mia àncora di salvezza e che con lei non avrei mai corso alcun pericolo e che mai e poi mai mi avrebbe condivisa con qualcuna. Quella sera mi addormentai nel letto abbracciata a Chiara, avevo davvero bisogno di sentirmi consolata e al sicuro fra le sue braccia.

Dopo quella serata cosi particolare, non ci vedemmo più con le due ragazze che, come ci accorgemmo alcuni giorni dopo, avevano fatto una nuova conquista con un’altra coppia di ragazze.

Un pomeriggio, mentre eravamo in relax stese nude sul nostro letto, io giocavo col cellulare e Chiara leggeva, ad un certo punto mi disse:

  • -Ti ho mai detto che hai dei bei piedini?

E io la guardai distrattamente, ancora intenta a giocare, e le dissi con mezzo sorriso:

  • -No mai..
  • -Non sto scherzando, mi disse abbassandomi il cellulare, hai davvero dei bei piedini!
  • -Davvero?
  • -Certo! Guarda…, si sedette quasi di fronte a me prendendomi il piede sinistro, guarda come è ben fatto! Hai le unghie cortissime, come piacciono a me, e ben delineate, la loro forma è perfetta, e anche il profumo che emana il tuo piedino è bellissimo.

Io sorrisi alle sue affermazioni e in un istante prima baciò ogni mio dito del piede e poi si mise in bocca l’alluce. Mi misi a ridere, un po per il solletico che mi stava procurando, un po’ anche perché quella situazione era decisamente divertente e accattivante. Sentire la sua bocca e la sua lingua che assaporavano il mio alluce mi dava brividi di piacere che aumentarono quando, tolta la bocca, prese il mio piede per passarlo sul suo seno in modo che io potessi solleticarle i capezzoli con l’alluce, e poi lo fece scivolare lungo il suo corpo fino al clitoride, che glielo stimolai sempre col dito, e quindi fino alla vagina dove le inserii tutto il dito. Chiara emise un gemito di piacere e, tenuto stretto con le mani il mio piede dalla caviglia, si mosse lentamente sopra il mio dito per farlo affondare il più possibile dentro la vagina; sentire il suo sesso bagnato che avvolgeva il mio dito era una sensazione nuova ma estremamente coinvolgente e appagante tanto che iniziai a masturbarmi da sola il clitoride mentre Chiara si dimenava come più poteva. Esausta e stanca da quella posizione anche piuttosto scomoda, Chiara si sfilò il mio dito dalla vagina e si tuffò a leccarlo e succhiarlo ancora una volta per poi buttarsi su di me, per baciarci e stare strette strette abbracciate e accoccolate.

Terminata quella vacanza tornammo a casa e io, molto a malincuore, tornai a casa mia. Dopo aver convissuto per 24 ore al giorno con Chiara per tre settimane, tornare a casa mia, dormire da sola nel mio letto, non averla più accanto a me, pur sapendo che potevamo vederci quando volevamo, al di là degli impegni di lavoro e di studio, mi rese molto triste nei primi giorni. Mia madre si era stupita della mia abbronzatura ma una mattina, quando mi vide nuda in bagno e si accorse che mancava il segno del costume mi disse:

  • -Ma, e il segno del costume?

E io che ero abituata con mia madre a stare nuda in bagno o in camera anche se c’era lei, pensando che non mi era proprio venuto in mente il fatto che potesse accorgersene, le dissi decisa:

  • -Non c’è!
  • -Come è possibile?
  • -Abbiamo preso il sole nude per tutti questi giorni.
  • -Cosa? Disse tutta allarmata.
  • -Si siamo state nelle spiagge nudiste e abbiamo fatto nudismo!
  • -Ohhh…, emise un sospiro di rassegnazione mettendosi le mani fra i capelli e se ne andò via.

Non mi stupii della sua reazione, conoscendola bene. Sicuramente la religione di cui è sempre stata stretta osservante vieta la nudità, associandola ad una cosa sporca e al sesso, quando ovviamente invece non è così. Pur nella sua eccentricità, la vacanza nel villaggio è stata divertente, eccitante, imbarazzante anche, ma è stata una esperienza che consiglierei a chiunque di provare almeno una volta nella vita.

Ciao, se incontri problemi al caricamento di un’immagine di copertina, contattami. Purtroppo siete in tanti e a volte non riesco a inserire foto carine nei Form dei racconti. Grazie, fammi sapere.
Complimenti per il racconto, bello e originale. Tratta temi appassionanti che non tutte (e tutti) hanno avuto l'occasione di provare. Grazie.
grazie a te Giovanna

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