Finalmente stava per arrivare il giorno della partita di champions league, la finale attesa da tanto tempo per prendersi una rivincita e riconquistare il trofeo più importante. Zigo non aspettava altro e più aspettava più era inquieto, faticava a concentrarsi e mal sopportava le giornate già calde in cui doveva restare inchiodato alla scrivania a lavorare, o, più spesso, a fare finta di lavorare.
Annoiato dai soliti siti porno, saltava compulsivamente dalle chat di kik alle pagine dei vari social cercando uno spunto per distrarsi, eccitarsi e infine sfogarsi. Però non succedeva niente, c'erano solo i soliti troll che provavano a stuzzicarlosu facebook, pronosticando un'altra sconfitta della sua squadra del cuore e ad un certo punto, non avendo proprio di meglio da fare, incominciò a dare corda anche a loro.
Gli interventi, tutti uguali e un po' stucchevoli, iniziavano fingendo sapienti dissertazioni sul valore dei giocatori e gli schemi tattici e degeneravano presto in insulti triviali: "siete già fottuti", "non avete le palle di giocare una finale", "vi conviene preparare la vaselina", "lo prendete in culo anche stavolta", "di calcio non capisci un cazzo", "in testa non ti entra, ma in culo sì"...
In particolare un gruppetto di interisti, che scrivevano dietro nickname anonimi ma che dimostravano di conoscersi bene anche nella vita reale, era particolarmente fissato con le metafore sessuali: "stasera godiamo", "SPRUUUZZZZ!", "ce l'ho già duro al pensiero". E proprio nel leggere quelle parole, banalmente volgari, gli scattò finalmente l'idea che rompeva quella insopportabile monotonia.
Al pensiero gli prese subito un stretta alla bocca dello stomaco, ma contemporaneamente si sentì improvvisamente vivo ed eccitato, sapeva che non poteva ignorare il pensiero osceno che era riuscito a accendere la sua immaginazione. Cominciò a pensare freneticamente come fare a indirizzare la serata a modo suo.
Il calcio, certo, muoveva grandi passioni e accendeva subito gli animi, bisognava solo avvicinare la fiamma alla miccia. Zigo aprì una chat privata con un certo Babago, che sembrava essere il capetto di quel gruppo di rompicoglioni.
- Avete finito di rompere le palle? Cosa vi frega, magari neanche la guardate la partita, dopodomani.
- Tu non capisci proprio un cazzo. TUTTI guardano la finale, se poi c'è da tifare contro voialtri ladri gobbi è un dovere piazzarsi davanti alla tv!
- Io dico invece che vi cagate sotto, se vinciamo sarà tripllete anche per noi e avrete perso anche l'ultimo, miserabile argomento con cui provate a negare la vostra inferiorità.
Le provocazioni continuarono per un po', finché zigo riuscì suggerire che, se non avevano paura di essere smerdati, dovevano accettare di guardare la partita tutti insieme, pronti ad accettare le eventuali prese in giro. Babago però sembrava titubante:
- io però non ho voglia di uscire dopocena, sono più comodo sul mio divano di casa
- ...dove potrai comodamente piangere senza che nessuno ti veda
- a parte che non sarò io a piangere, cosa ti frega dove guardo la partita?
- a me niente. Dico solo che, se sei sicuro di festeggiare, è un po' strano festeggiare da solo
- ma infatti vengono un po' di amici. Mi sa che sei tu che, se mai festeggi, lo fai con una sega solitaria
Zigo finse di scappare per far scattare la sua trappola:
- uhm, adesso cosa c'entro io? Anche se abito un po' fuori ma tante volte la juve la guardo con gli amici
- ah ecco, quindi hai già tutto organizzato, ho capito bene?
- non ancora, nella mia compagnia alcuni sono impegnati per un addio al celibato, ma comunque vedrai che mi organizzo
- sei solo un cacciaballe e un cagasotto
- vaffanculo, stavolta vinciamo e non ho problemi a guardare la partita con chiunque
- bla bla bla
- accetto qualunque scommessa, merdaccia merdazzurra
- bla bla bla
- merdaccia perdente
Babago era al colmo della frustrazione, perché in fondo non sapeva cosa rispondere. Certo, sperava in un'altra sconfitta, ma la realtà era che in quel momento in finale c'erano gli altri e qualunque cosa pensasse di scrivere, sembrava sempre una rosicata.Sentì il bisogno di interrompere quel batibecco così infantile riportandosi sul piano della realtà
- bene, perché non vieni allora a vederla insieme a noi, la tua finale?
- cazzo vengo, in mezzo ai gufi?
- "la guardo con chiunque"
- ok, accetto
Babago rimase un po' spiazzato. Non pensava veramente di trovarsi uno juventino raccattato in internet nel salotto di casa. Senza neanche pensarci, provo a rilanciare per buttarla in vacca e chiudere quella conversazione un po' assurda in cui si sentiva trascinato controvoglia.
- "accetto qualunque scommessa": spari solo cazzate. Vuoi venire a romperci i coglioni e poi, se si mette male, te ne andrai in un secondo con la coda tra le gambe. Siete tutti pagliacci con la maglia da carcerati.
Zigo pensò che era il momento di affondare il colpo, prima che l'altro pensasse esattamente a quello che stava facendo
- Quello che dico faccio. Accetto qualunque scommessa e sono pronto a fare qualunque cosa.
- Vieni a casa mia e se perdete farai tutto quello che voglio io?
- Vengo a casa tua e faccio tutto quello che vuoi, testa di cazzo
- E se, per assurdo, non perdete? A me in fondo cosa frega della juve, mica ho voglia di rompermi i coglioni.
- Faccio lo stesso tutto quello che volete. Mi basta venire lì a vedere le vostre facce di merda mentre noi ci giochiamo la finale.
Non aveva molto senso logico, naturalmente, ma Babago non era un gran filosofo e non se ne accorse subito. La sfida era lanciata in un modo che era difficile da rifiutare.
- Benissimo, ti aspettiamo, caro il mio rubentino
Ci avrebbe pensato più tardi, magari mentre spiegava ai suoi amici che c'era un invitato molto inatteso, a cosa volesse dire che, in un modo o nell'altro, il gobbo petulante era pronto a fare di tutto. Nei quattro giorni che mancavano all'incontro, Babago continuava a ragionare sulla serata che lo aspettava: "e se gli danno un rigore?", "...e se poi lo sbagliano?", "...se si infortuna il centravanti di quegli altri? Merda, se succede quei bastardi magari ce la fanno davvero". Più ci pensava più gli venivano varie idee su come cavarsi da quella situazione senza perdere la faccia davanti ai suoi amici. Perché alla fine, confusamente, non capendo bene in che situazione stava finendo, si era fatto l'idea che il gobbo ragionasse così: "se perdiamo, mi fa fare la figura del coglione davanti a tutti. Andranno avanti per anni a dire che non dovevo invitarlo, che portava sfiga, che ha fatto diventare la serata un incubo. Se invece perdono loro, lui è da solo, che gli frega? Torna a casa come se niente fosse e non ci perde niente".
Era un pensiero un po' strabico, ma più lo ripeteva più si convinceva che quella era la fregatura. Allora si metteva a cazzeggiare in chat e Zigo spargeva altro sale sulla ferita, sempre più aggressivo e provocatorio:
- sabato sarà il nostro trionfo e ve lo sbatterò in faccia
- se per caso vincete, sarà come al solito perché vi comprate l'arbitro
- vinciamo e basta, scommetto quello che vuoi che non ci darà mai un rigore
- bla bla bla, scommetto qua, scommetto là. Se la rubate davvero con un rigore, paghi pegno
- cazzo vuoi, ritardato? cazzo vuoi se ci danno un rigore? scommetto quello che vuoi!
Dopo quattro giorni così, Babago era un fascio di nervi. Quella partita, in casa sua e davanti ai suoi amici, aveva il sapore di una resa dei conti finale. Zigo però era un tipo scrupoloso e non voleva lasciare niente al caso. Per essere più sicuro che la serata andasse come l'aveva preparata, si presentò ben vestito e non certo a mani vuote: aveva due belle confezioni regalo, una con due bottiglie di rum e l'altra due bottiglie di whisky che fece in modo di lasciare sul tavolino davanti al divano dove tutti potevano servirsi allegramente.
Procedendo nel suo piano, Zigo incomincio con un atteggiamento il più possibile tranquillo e simpatico: voleva che tutti si sentissero a proprio agio, iniziassero a bere e a lasciarsi andare. Pochi secondi dopo il fischio di inizio, come se la partita lo trascinasse al di là della sua volontà, diventò improvvisamente un insopportabile petulante.
- Ecco, bastardi, era fallo!! Ma quanto menano? DAI DAI DAI DAI DAI Figa non è giusto! VINCIAMO NOI, VINCIAMO NOI!
- Vabbè, dai calmati, siamo al terzo minuto, non ti sembra di esagerare?
- Oh, cazzo vuoi, cazzo dici? È la finale, fatemi una sega tutti! VINCEREMO VINCEREMO! CAMPIONI DI TUTTO!
Continuò così dieci minuti buoni, sempre urlando, sempre saltando in piedi davanti al televisore, sempre invocando fuorigioco assurdi, falli inesistenti e scaramanzie patetiche e offese al resto del mondo (soprattutto all'inter, a dire il vero).
La misura fu presto colma:
- "hai rotto i coglioni tutta la settimana, allora vediamole, le tue famose scommesse"
- "sentiamo, coglione, sentiamo cazzo vuoi"
- "la prossima volta che urli per un fallo che non c'è, la smetti di saltellare davanti alla tv, che non si vede un cazzo e ti metti fermo dove diciamo noi"
- tanto se dico che è fallo è fallo, siete voi che non sapete neanche le regole
Non passarono neanche tre minuti, e Higuain andò a terra al limite dell'area.
- FALLO! FIGA, RIGORE, RIGORE NETTO, BASTARDI, È RIGORE TUTTA LA VITA
Babago rispose con la voce stranamente calma, per far capire che la misura era davvero colma:
- Era fuori area. E si è buttato, non l'ha neanche sfiorato, è entrato pulito sul pallone. Adesso vediamo quanto vale la tua parola.
Il replay e il giudizio dei commentatori non lasciavano spazio al minimo dubbio: il rigore non c'era e uno degli interisti, che su internet si faceva chiamare il Chino, ordinò perentorio:
- adesso in ginocchio, e basta rompere i coglioni. E che cazzo!
Era una esagerazione: si aspettavano tutti che Zigo si mettesse semplicemente tranquillo sul divano e che potessero finalmente guardare in pace la partita e anche godersi quei liquori che aveva portato così generosamente. Zigo invece si mise in ginocchio davvero, appena decentrato rispetto al televisore per non togliere la visuale agli altri.
Era un po' strano vederlo così, ma nessuno disse niente, soprattutto per non incoraggiarlo a rimettersi a fare casino: che se ne stesse lì buono per un po', perbacco. Zigo invece sembrava prendere tutto alla lettera: eseguiva senza problemi la sua penitenza ma sembrava stranamente non capire la situazione e continuava ad intervenire insensatamente.
- FUORIGIOCO! MINCHIA OH! ERA FUORIGIOCO, LO VEDE ANCHE UN CIECO!
- Ma no, dai, stai calmino.
- A ME NON ME LO DICI CALMINO, OH! FUORIGIOCO DI TRE METRI!!
Anche stavolta il replay fu impietosamente d'accordo col guardalinee: l'azione era evidentemente valida e Babago iniziava a temere di fare davvero la figura del coglione per essersi portato in casa quel personaggio.
- Visto? Mettiti a quattrozampe, che mi copri la vista.
Non era vero, Zigo era abbastanza defilato ma l'idea di metterlo in una posizione così scomoda gli piaceva: ecco sistemato il rompipalle che gli si era infilato in casa. Adesso aveva poco da agitarsi.
Durò solo tre minuti e Zigo ricominciò le sue litanie:
- DAI CAZZO DAI CHE SONO SCARSI. BIANCONERO È IL COLORE CHE AMIAMO, BIANCONERO È TUTTO PER NOI
- Per favore, figa. Ti piace stare lì come una cagna? Non puoi smetterla?
- A TORINO IN ITALIA E IN EUROPA HAI LA FEDE DI NOI DEGLI ULTRÀ...
Babago buttò giù altre tre dita di rum mentre quello interrompeva il canto da ultrà per commentare:
- DAI CHE LI STRACCIAMO, DAI CHE LI LASCIAMO IN MUTANDE!
Era un incitamento un po' strano, ma servì perfettamente allo scopo di imbeccare la penitenza successiva con cui in qualche modo il gruppetto sentiva il bisogno di rispondere a tutto quel fracasso. Babago stavolta non riuscì a tenere basso il tono della voce:
- TI CI METTI TU IN MUTANDE ALLA PROSSIMA CAZZATA CHE SPARI, HAI CAPITO?
Zigo sentì un nodo allo stomaco e il cazzo che si induriva. Il suo impulso profondo di esibizionismo e di umiliazione stava per trovare lo sfogo che aveva preparato e pregustato tutta la settimana, la situazione stava evolvendo come la classica biglia su un piano inclinato che lentissima ma inesorabile abbandona la sua posizione di equilibrio e comincia a rotolare. Nel frattempo il gioco era in una fase interlocutoria, e la palla usciva dopo un rimpallo dalla linea laterale vicino al centrocampo.
- NOSTRA, FIGA! CAZZO È NOSTRA, LADRI!! SIETE VOI I LADRI!
L'arbitro fischiò la rimessa contro la juve, nessun giocatore protestò, nessun commentatore disse niente.
- E in mutande ci resti tu, genio del calcio
disse ridacchiando, quasi tra sè e sè, ZioBergomi, che anche su facebook interveniva poco ma colpiva chirurgicamente.
Zigo non provò nemmeno a protestare, non voleva certo rovinare quel momento topico e poi sapeva che mostrarsi remissivo sarebbe servito a
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Manuel & Monica Drake
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