Quella notte non è passata velocemente.
Ho perso il conto di quante volte mi sono svegliato, approfittando di quegli attimi di torpore per palpare avidamente il culo o i seni di mia mamma che dormiva beatamente ancora stretta a me, mentre speravo che si svegliasse per farmi venire un’altra volta, ottenendo erezioni su erezioni destinate a rimanere insoddisfatte fino al mattino successivo.
“Buongiorno dormiglione”.
“Forza, che ha nevicato tantissimo”.
“Dai alzati che andiamo a farci due passi!”
Ero così stanco per la nottata insonne che non riuscivo nemmeno ad aprire gli occhi, volevo solo continuare a dormire.
“Uffa, so io cosa ci vuole per farti svegliare”
Ho sentito qualcosa smuovere le coperte, e poi un tocco caldo accarezzarmi in mezzo alle gambe.
“Mmmm buongiorno” ho salutato aprendo gli occhi, vedendo mia mamma carponi sul letto, che approfittava delle coperte smosse per toccarmi, sapendo che solo così le avrei dato l’attenzione che mi stava chiedendo.
“Guardalo, di notte non vuole fare altro che saltarmi addosso, e adesso si rifiuta di salutarmi decentemente” ha detto per stuzzicarmi, mentre si avvicinava con un sorrisone invitandomi a baciarla.
Ho allungato le mani verso le sue guance guidandola verso la mia bocca, dandole un lungo bacio morbido perdendomi nei suoi occhi verdi.
“Senti come sei gonfio, qualcuno ha proprio bisogno di essere svuotato” ha detto spostando la mano sul mio scroto, massaggiandolo per qualche secondo prima di tornare a muoversi lentamente su e giù lungo la mia asta.
“Sì ti prego, non ce la faccio più” ho risposto, vedendola però staccarsi di colpo, infilarsi le ciabatte, e uscire dalla stanza “allora vieni con me, dai che con una doccia ti sveglierai più facilmente” ha replicato, mentre il suono dell’acqua che si apriva mi faceva già sognare quello che avrei trovato in bagno. Con un lamento mi sono seduto sul bordo del letto, non trovando le ciabatte che in qualche secondo mi ricordai di aver lasciato in bagno nella speranza di camminare più silenziosamente in corridoio, quindi mi sono avviato fino al bagno, dove la luce del mattino che entrava dalla finestra illuminava il box doccia, con i vetri già coperti di condensa dalla doccia bollente che mia mamma si stava facendo.
“Forza, non abbiamo una doccia doppia perché si debbano fare i turni. Salta dentro, secondo me sei troppo stanco per lavarti da solo” ha detto chiamandomi a sé, socchiudendo la porta della doccia restando ancora nascosta dai vetri appannati.
Curioso e spinto dalla voglia di essere coccolato un po’, non ho esitato a raggiungerla, cingendo i suoi fianchi magri e tirandola a me per darle un lungo bacio, mentre l’acqua calda iniziava a scorrermi sulla schiena.
“Hey almeno cerca di non farmi male con quel coso!” mi ha risposto scherzando, riferendosi all’erezione che le avevo premuto involontariamente contro l’ombelico. “Eh, non sono l’unico che si sta svegliando, devi capirlo” ho detto, mentre con uno sguardo da pantera si è voltata e ha ripreso a passarsi addosso la sua spugna insaponata, come se io non fossi a mezzo metro da lei.
In quel momento mi sono reso conto di quanto bella fosse mia mamma. Il suo fisico snello non mostrava i segni del tempo che mi sarei aspettato, la sua terza abbondante di seno era soda e coronata da capezzoli scuri e turgidi (forse per il mio bacio, forse perché anche lei si stava già pregustando quello che sarebbe successo tra poco), poi rendendosi conto di come la stavo osservando si è girata con fare malizioso per prendere del bagnoschiuma, mostrandomi il suo sedere rotondo e le sue gambe snelle e ben tornite che potrebbero far invidia a più di qualche mia coetanea, tenute in allenamento dalle camminate che da sempre fa ogni volta che può.
“Dai, dammi una mano” mi ha detto avvicinandosi e passandomi un flacone, poi voltandosi perché le potessi massaggiare la schiena, mentre si scostava i lunghi capelli scuri scoprendo il collo esile.
Non resistendo l’ho stretta portando le mani sui suoi seni stringendoli, e ho appoggiato le labbra sull’incavo tra il collo e la sua spalla, gustando quella pelle morbida e calda che non chiedeva altro che essere fatta mia, godendomi i sospiri di piacere che iniziavano a sfuggirle.
Affamato nel sentirla così vulnerabile sotto le mie mani, le ho spostato un piede facendole divaricare le gambe, e spostando le mani sui suoi fianchi l’ho piegata leggermente in avanti, mentre lei già iniziava a puntare le mani contro il muro.
Con una mano ho guidato il mio cazzo contro di lei, già iniziando a spingere per farla mia, ma una sua mano mi ha fermato, dicendomi che non era ancora bagnata e così le avrei fatto male. Desideroso di iniziare il prima possibile, mi sono inginocchiato, spingendo la lingua dentro di lei senza nemmeno dare peso al sapore di bagnoschiuma che stava iniziando a riempirmi la bocca, artigliando i suoi glutei con le mani per tenerli aperti e godermi lo spettacolo della sua schiena inarcata, mentre una sua mano mi afferrava i capelli dietro alla nuca spingendomi contro di sé.
Ho spostato la mia lingua sul suo clitoride godendomi la sensazione della sua carne morbida contro le mie guance, sorridendo quando mi sono reso conto che stava iniziando a muovere il suo ventre contro di me, in preda a una disperata ricerca di piacere.
Ormai stanco di stare in ginocchio, però, mi sono rialzato, afferrandole i capelli con una mano e guidandomi dentro di lei con l’altra, penetrandola con decisione e strappandole un gemito.
“Aaah, fai piano, non sono ancora pronta” si è lamentata, ma iniziando a muovermi dentro di lei ho risposto “il tuo uomo di casa ha bisogno della sua colazione, il resto non conta”, premendole una mano sulla bocca mentre con l’altra mollavo i suoi capelli e andavo a stringerle un seno iniziando già a titillarle e torcerle un capezzolo, mentre i miei grugniti e i suoi gemiti soffocati si univano al suono dei nostri corpi che sbattevano uno contro l’altro.
Vedendola così compiacente e rinvigorito dall’averla vista sottomettersi così velocemente, ci è voluto poco perché mi trovassi sul punto di venire, e dopo aver sussurrato “mamma…” per farle capire che non sarei durato ancora molto, ho ricevuto come risposta, tra i suoi respiri ansimanti “vienimi in bocca piccolo, fallo per me”. Detto questo si è inginocchiata voltandosi, gettando indietro la testa con la bocca già aperta e spingendo fuori la lingua, mentre i suoi occhi mi supplicavano silenziosamente di darle ciò che voleva, facendomi impazzire e costringendomi a venire senza che potessi controllarmi ulteriormente.
Con le mani che fremevano ho svuotato il mio amore su di lei, con il primo fiotto che le ha colpito la guancia mentre quelli successivi hanno tutti coperto la sua lingua, mentre i suoi occhi riconoscenti mi ringraziavano silenziosamente.
Ho provato a tirarla a me mentre si rialzava, avvicinandomi per darle un bacio sulla guancia per ringraziarla di quei momenti, ma prima che potessi farlo un suo sorrisone ha anticipato la sua vera intenzione: con uno sputo mi ha restituito tutto quello che le avevo schizzato in bocca, sporcandomi il torace di sperma, accompagnando tutto questo con un sorriso compiaciuto.
Mentre già iniziava a sciacquarsi la bocca sono rimasto immobile per qualche secondo, contraddetto perché già speravo in un ingoio, ma la sua risposta è arrivata subito a smuovermi “quello è per avermi fatto male. Non mi è dispiaciuto, ma le prossime volte devi darmi più tempo, specialmente se siamo sotto la doccia. Sappi che dovrai farti perdonare”. Mi sono avvicinato per baciarla, ignorando il sapore salato che la sua lingua stava trasmettendo alla mia, poi guardandola negli occhi le ho detto “se tu non fossi così bella io non farei tutta questa fatica per controllarmi. E tanto mi sarei fatto perdonare comunque” ho aggiunto, passandomi una mano sul torace e strofinandola sui suoi capezzoli “ecco, ora siamo pari. E poi anche lì non ti sta male, potrei farci l’abitudine a vederti le tette decorate così” ho aggiunto facendole l’occhiolino.
Il resto della doccia è andato avanti con complicità: qualche strofinio, qualche toccata, ma niente di che, tanto sapevamo che avremmo avuto delle lunghe giornate di orgasmi di fronte a noi e che valeva la pena godersi quegli attimi senza bruciare le tappe.
Una volta tornati in camera è arrivato il momento per il mio perdono, per cui dopo averla spinta sul letto le ho divaricato le gambe e ho iniziato a baciarla e leccarla lì dove le avevo fatto male, accompagnando ai miei baci un massaggio con due dita, portandola in pochi minuti a venire sussurrando il mio nome, mentre qualche spasmo le faceva fremere le cosce contro le mie guance.
“Potrei farlo per ore” le ho detto “amo il tuo sapore e sentire come ti spingi contro di me”.
“Beh, finchè continuerai ad essere così bravo sarò felice di approfittarne” mi ha risposto avvicinandosi per darmi un bacio a schiocco sulle labbra “ora vestiamoci dai, sarebbe anche ora di fare colazione, poi se ti va possiamo andare a fare due passi nel bosco qui vicino, con questa neve sarà una meraviglia”.
Un mio sorriso è stata l’unica risposta che le ho concesso, mentre la guardavo rivestirsi e sparire, godendo del fatto che dopo essermi sbattuto mia mamma in doccia ed esserle venuto in bocca, lei mi avrebbe pure preparato il caffè
Il signor John
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