Eravamo in volo da circa un'ora, seduti come all'andata con solo l'unica differenza di avere mia sorella a destra e mia madre a sinistra.
Avevano freddo dicevano. E così senza aspettare di chiedere una coperta, ne avevano tirato fuori una dallo zaino della mamma, la stessa che mia sorella aveva in treno.
L'avevano poi messa a coprire le gambe e il busto di tutti e tre.
-Non devi sprecare quello che hai tra le gambe con tutte quelle che ti capitano a tiro. Se no a noi cosa resta?
Aveva sussurrato mia sorella che intanto vigile teneva d'occhio tutto e tutti.
-Ha ragione tua sorella.
Aveva rincarato mia mamma che con una mano mi aveva aperto la zip e poi l'aveva inserita nella patta fino a toccarmi il membro che però non dava segno di svegliarsi.
-Vedi che non ti si rizza nemmeno?
Poi senza darmi il tempo di rispondere aveva guardato Anna e insieme avevano iniziato a segarmi.
Neanche il tempo di avercelo duro che misi a mia volta le mani tra le loro cosce e iniziai a sgrillettarle, chiudendo gli occhi e godendo e facendole godere con le carezze.
Piano piano però fui sopraffatto dalla stanchezza e mi addormentai.
Uno scossone e dei tremiti mi fecero svegliare, mentre l'aereo aveva iniziato le manovre di atterraggio.
Di colpo avevo tolto le mani e tutti e tre ci eravamo ricomposti velocemente.
Avevamo messo le cinture e ci eravamo messi comodi mentre sia mamma che Anna con fare innocente avevano messo le dita in bocca e a turno si erano avvicinate a me e mi avevano sussurrato:
-Sta notte ci divertiamo. Quindi riprenditi.
Mio padre d'altro canto era l'unico che non aveva inzuppato il suo biscottone così cercando di tirarmi indietro avevo replicato.
-Perché non pensate a papà un po'?
Avevo chiesto sospirando.
-Ha avuto anni per inzupparlo. Tu hai iniziato da poco e devi recuperare.
Aveva risposto Anna facendo un occhiolino a papà.
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Erano affollate le strade di Algeri.
E si scoppiava dal caldo.
-Pensavamo che l'Ambasciatore algerino ci mandasse qualche auto di scorta.
Aveva detto mamma all'autista, un giovane di colore di vent'anni circa che molto probabilmente poteva avere benissimo anche trent'anni.
-Purtroppo il vostro arrivo è una cosa segreta e per evitare che veniate attaccati l'ambasciatore stesso ha consigliato di usare un 'auto che non desse nell' occhio.
Le aveva risposto guardando nello specchietto retrovisore.
Non l'avesse mai fatto.
Mamma era infatti impegnata a prendere in bocca il cazzo di papà e quando si accorse di essere osservata dall'autista, continuò nel suo lavoro, non prima di avergli fatto un occhiolino.
Lui per tutta risposta aveva sorriso e con voce roca per l'emozione aveva solo detto:
-Benvenuti in Algeria.
Tullio
Giovanna Esse
Tullio
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