L'amore maledetto

  • Scritto da Nice_cock il 03/04/2021 - 02:46
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Mi hanno sempre fatto ridere quelli che dicono :”Sai, io ho fatto il ‘68!!” come se avessero affrontato in quell’anno chissà quali lotte.

Io nel ‘68 avevo tredici anni, quindi non so nulla di occupazioni, barricate e lotte studentesche, ma mia madre da quell’ anno di lotte ne dové affrontare tante, la nostra vita era cambiata in un attimo, in un pomeriggio di aprile di quell’anno.

Quel pomeriggio papà se ne era andato per un infarto lasciando me e mamma senza soldi e senza una vera pensione, solo qualche spicciolo ci arrivava ogni mese e non copriva nemmeno l’affitto.

Mamma cominciò a lavorare in una impresa di pulizie e anche a lavorare ovunque potesse ma dopo qualche mese cominciò, anzi fu costretta, a “ricevere”, la vita è dura e con un figlio adolescente le spese erano tante, Lei non mi ha fatto mai mancare nulla.

Cosí, quando era proprio necessario perché con il suo lavoro non sempre riusciva a mettere il piatto a tavola, “riceveva” in maniera molto discreta il padrone di casa, il macellaio o il salumiere.

Mamma era una bella donna bruna, con lunghi capelli nerissimi raccolti in un “tuppo” , cioè in uno chignon, un bel incarnato olivastro, delle gambe ben tornite, un seno generoso ed un bel culo, una bella donna meridionale insomma, non molto alta ma molto ben fatta.

Era sempre stata una donna desiderata dagli uomini quindi se era necessario “ricevere” qualcuno non aveva alcun problema, gli uomini se la mangiavano con gli occhi e poi era vedova, quindi una che si poteva supporre avesse una fame non soddisfatta di cazzo, questo attirava gli uomini come lo zucchero le mosche.

Quando bussava qualche creditore con una lista particolarmente lunga mamma mi diceva di andare a giocare in cortile o mi dava qualche incombenza che mi avrebbe tenuto fuori casa una mezza ora.

Un pomeriggio d’ inverno che pioveva che dio la mandava non ebbe il coraggio di mandarmi fuori quando il salumiere venne a bussare, mi disse che dovevano parlare di cose riservate e si ritirarono in camera da letto.

Cercai di vedere quello che facevano dalla toppa ma lei aveva messo un panno sulla chiave e io non riuscii vedere nulla ma solo a sentire grugniti e qualche gemito.

Io ormai avevo quattordici anni, a scuola gli amici mi avevano già fatto un bel corso di educazione sessuale, quindi capii che mamma ed il salumiere stavano fottendo in quella stanza che l’aveva vista sposa felice con papà.

Avrei pagato non so cosa per vedere, anche se ero certo che mi sarebbe venuto da piangere e quando un giorno il panno sulla serratura casualmente cadde vidi mia madre chiavata a pecora dal macellaio.

Quando, alla fine della chiavata, vidi mamma farsi sborrare in faccia e in bocca leccando e succhiando poi quel cazzo, mi venne da vomitare per l’umiliazione, sentii una rabbia profonda bruciarmi in corpo, quell’uomo mi stava rubando la mamma, la stava insozzando.

Rimasi ancora a guardare e quando alla fine si distesero per fumare una sigaretta, scappai in camera a piangere col viso nel cuscino, perché, perché papà ci aveva lasciati?

Ma quella notte, quando la rabbia cominciò a sbollire, le immagini del corpo di mamma mi tornarono in mente, era bella mamma, e ,stranamente, mi sentivo turbato ed eccitato insieme ricordando quel cazzo che entrava ed usciva dal suo corpo.

Quando mi tornò alla mente l’immagine di mamma che fumava languidamente quella sigaretta che il macellaio le aveva acceso stando distesa sul letto con le gambe divaricate che mostravano la sua fessa dilatata e ricoperta da una pelliccia di pelo nero, il cazzo mi era già diventato duro, mi sparai una sega desiderando di perdermi nel suo corpo, di sentire il calore di quella fessa dilatata e rorida dalla quale un giorno ero uscito.

Mamma aveva tre sorelle, le tre donne si somigliavano moltissimo, in particolare l’ultima, la piú giovane, zia Nora.

Le tre sorelle ci aiutavano in vari modi, facevano quello che potevano, e due tre volte al mese, zio Vittorio, il marito di zia Nora, veniva a portarci una spesa e qualche soldo.

Mamma accoglieva sempre con malcelata gioia zio Vittorio che era in tipo simpatico ed allegro di una decina di anni piú giovane di Lei, sentivo che fra loro vi era una intesa anche caratteriale e, inutile dirlo, ogni volta si ritiravano in camera per parlare di “cose riservate”.

Era tanto l’ entusiasmo di mamma per le visite di zio Vittorio che dimenticava qualche volta di coprire la toppa della serratura, mi ordinava di andare a giocare in cortile ma io facevo finta di uscire e dopo qualche minuto andavo a spiarli.

Vedevo mamma sedersi sul cazzo di zio Vittorio e dirigendolo con la mano e muovendo le chiappe lo faceva entrare nel suo bel culo.

Il cazzo di zio Vittorio era esagerato, sentivo mamma gemere di piacere man mano che veniva penetrata, non capivo come facesse a far entrare quell’affare nel culo ma ci riusciva benissimo e ne godeva.

Con zio Vittorio non era la solita chiavata per pagare qualche debito ma qualcosa di molto piú profondo, ovviamente per le dimensioni di quel cazzo ma soprattutto per l’intesa sentimentale e sessuale che avevano.

Andavano avanti per piú di un’ ora fra pompini, scopate ed inculate, erano cosí presi dal piacere che si dimenticavano di me che potevo già essere tornato ed essere alla toppa a spiare.

Ormai avevo l’età per capire che mamma, che aveva poco meno di quaranta anni, aveva bisogno e diritto alla soddisfazione del corpo che non poteva avere altrimenti.

Anche se non le mancavano gli uomini con zio Vittorio si lasciava andare, forse si era un po’ innamorata del marito della sorella piú giovane e questo era male, molto male.

Io volevo bene a zio Vittorio ma stavo diventando geloso, lui mi stava portando via la mamma non la chiavava e basta.

Una notte il pensiero dello zio che chiavava mamma mi aveva fatto eccitare tantissimo, sentivo il bisogno di abbracciarla, di sentire il profumo del suo corpo ed il suo calore, andai nella sua camera da letto e le chiesi di dormire nel lettone ma non riuscivo a prender sonno, sentivo il suo corpo vicino al mio e il cazzo mi diventava durissimo, avevo l’affanno per la tensione nervosa.

All’ improvviso non resistei piú, impazzii, la abbracciai da dietro e avvicinando la mia bocca al suo orecchio le sussurrai: “Perchè con me no? Perchè con lo zio si e con me no? Perché mamma? Ti voglio mamma”.

Al sentire quelle parole lei urlò : “ Ma che dici? Sei pazzo! Dio mio!” e cercò di scappare via dal letto, di divincolarsi, ma io la tenevo stretta, le avevo sollevato la camicia da notte e avevo cominciato a spingere non sapendo nemmeno dove stessi cercando di penetrare, sentii il suo corpo aprirsi ad accogliere il mio cazzo che si faceva strada in lei che guaiva per un dolore che veniva dall’anima non dal corpo violato.

Stavo inculando mia madre!

Dopo un po' lei non si divincolò piú, non gemeva nemmeno piú, se ne stava bocconi con le gambe leggermente divaricate, il volto nascosto nel cuscino, lasciava che la possedessi senza aver piú la forza di reagire.

Accarezzandole il volto mi accorsi che stava piangendo, le lacrime mi bagnarono la mano, ma io finalmente provavo un piacere mai provato e con la forza dei miei quindici anni la inculai con impeto animalesco fino a sborrarle nel culo , una sborrata liberatoria, una sborrata che mi ricompensava di tutta la sofferenza e la gelosia che avevo provato vedendola fottuta dagli altri uomini.

Dopo aver sborrato rimasi per un po' dentro di lei, tutt’ e due immobili, il cazzo mi era rimasto duro e ogni tanto le davo qualche colpo al quale lei rispondeva con un sommesso gemito, ma ora mi accorgevo di provare un forte dolore al cazzo ogni volta che glielo spingevo dentro.

Uscii dal culo di mamma e vidi che ero sporco di sangue e di cacca, anche le sue chiappe ne erano sporche, un nauseabondo odore di feci riempí la stanza, non aspettandosi quello che era successo non si era liberata prima come faceva sempre quando aspettava qualcuno.

Mamma si riscosse e con gli occhi gonfi e lucidi di lacrime mi accarezzò il volto, “Vieni figlio mio, amore mio, non è nulla, andiamoci a lavare”.

Lei si lavò e poi, con la delicatezza che solo una mamma può avere, mi lavò il cazzo, come aveva fatto per anni, da quando ero neonato.

Il suo culo mi aveva rotto il filetto del glande, il sangue era il mio, mi ero sverginato con mia madre!

La pelle che ricopre la capocchia era congestionata e gonfia e non riusciva a tornare a posto, la capocchia era ancora turgida e dolorante, lei mi disinfettò e mi massaggiò con l’olio di mandorle che usava quando ero bambino e delicatamente fece scivolare la pelle a ricoprire il glande.

Dopo aver cambiato le lenzuola che si erano sporcate ritornammo a letto e passammo la notte abbracciati, lei accarezzava dolcemente la mia testa immersa nel solco delle sue grosse tette, sentivo il profumo piú buono che esiste al mondo!

Cominciammo a dormire nello stesso letto come poi avremmo fatto per molti anni e qualche notte dopo, quando il dolore al cazzo fu passato, mamma mi fece entrare da dove ero uscito, finalmente sentii l’abbraccio della sua vagina, credo che sia stata la piú bella chiavata che io mi sia mai fatto.

Mamma fu la mia maestra, mi insegnò tutto quello che era necessario per far godere una donna, solo, se non la inculavo, mi costringeva ad usare il preservativo quasi tutte le volte.

“Tu sei giovane ed hai lo sperma potente e io non son vecchia, non vorrei mai che accadesse quello che non deve accadere, io già son dannata per quello che faccio con te, non vorrei dannarmi del tutto per quello che poi mi toccherebbe fare e non poter avere perdono un giorno.” mi diceva, io capii solo qualche tempo dopo quello che intendeva.

Provavo un piacere immenso a leccarle la fessa, ancora oggi sento in bocca il suo sapore, lei amava succhiare il mio cazzo, lo faceva succhiando dolcemente e a lungo, riempiendo di baci il mio cazzo che diventava duro come la pietra, eravamo due meravigliosi amanti, legati dall’amore piú grande ed eterno che ci sia.

“Se potessi ti prenderei tutto nella fessa, dalla testa ai piedi, ti farei tornare tutto dentro di me, tu che sei parte di me” diceva spesso.

Io crebbi senza alcun problema con le donne, mamma era la mia consigliera, la mia amante, la mia ancora di salvezza, la mia confidente, lei continuò ancora per qualche anno a ricevere dicendomi che quello era solo lavoro e che era necessario ma che lei amava me, poi, per quanto riguardava zio Vittorio , non dovevo essere geloso mi disse, lui aveva una dote che piaceva molto alle donne e lei ogni tanto sentiva il bisogno di divertirsi un poco, nient’altro.

Qualche anno dopo cominciai a lavorare e mamma non ebbe piú bisogno di ricevere, ormai potevo provvedere io ai nostri bisogni, zio Vittorio ogni tanto veniva a farci visita senza la moglie e Lei lo accoglieva con piacere e come sempre si appartavano per qualche tempo.

Mamma mi aveva confessato senza remore o ipocrisie che le piaceva il cazzo dello zio che le dava molto piacere, non confondere mai completamente il sesso con l’amore, mi diceva, a volte pure le donne hanno bisogno di una soddisfazione “particolare” ma l’amore è altra cosa, per questo quando veniva lo zio io andavo a fare una passeggiata certo che mamma dopo sarebbe stata ancora mia e ancora piú appassionata del solito, come se quel cazzone la rimettesse in sesto, le stimolasse gli estrogeni, la facesse rilassare.

Aspettavo giú al palazzo che lo zio andasse via e salivo di corsa in casa già eccitato, trovavo mia madre a letto nuda che mi aspettava a cosce aperte, lei sapeva che mi eccitava tanto vedere la sua fessa dilatata dal cazzone dello zio e dopo aver goduto di quella vista le chiedevo di girarsi a mostrarmi il culo ancora aperto che mostrava il bel tarallo dello sfintere, allora la inculavo e l’ano dilatato moltiplicava il suo piacere ed il mio, dopo il cazzo di zio Vittorio lei diventava tanto sensibile che veniva di culo quasi subito, mamma era davvero solo mia!

Ci dicevamo tutto fra noi , potevamo fidarci davvero e completamente l’uno dell’altra non come accade spesso fra amanti o sposi, cosí un giorno le chiesi se potevo stare con lei insieme allo zio, ma lei non volle mai fare sesso con me e con lo zio contemporaneamente, lo zio, diceva, non deve sapere mai nulla di noi e poi, aggiungeva, mi vuoi lasciare o no qualche momento di intimità solo mia? Sai, potrei vergognarmi di fronte a te anche solo per le cose che potrebbero uscirmi di bocca mentre lui mi fotte, ricordati che sono tua madre e non voglio e non devo perdere del tutto la mia dignità.

“Poi sono certa che ti si ammoscerebbe se dovessi, per un attimo, paragonare il tuo cazzo a quello di tuo zio, non dovrai mai fare sesso con una donna mentre viene fottuta da un cazzo piú grosso del tuo, ti sentiresti sminuito e buonanotte al cazzo.” aggiungeva.

E aveva ragione.

Qualche tempo dopo anche le visite dello zio finirono, per motivi di lavoro si era dovuto trasferire in una provincia dell’interno.

La buona notizia, invece, era che io avevo conosciuto una bella ragazza della quale mi ero innamorato.

Mamma fu felice del fatto che avessi trovato una brava ragazza ma continuammo a dormire insieme.

Michela, quella che sarebbe diventata mia moglie, non seppe, allora, quale grande legame ci fosse fra me e mia madre, se lo avesse saputo probabilmente sarebbe scappata via inorridita.

Ma gli dei sono gelosi della umana felicità, si perché io e mia madre eravamo felici e, anche se qualcuno può pensare che avremmo dovuto sentirci in colpa, vivevamo il nostro rapporto incestuoso con tranquillità e felicità, e fu per la gelosia degli dei che mamma si ammalò di un male incurabile e dopo poco mi lasciò.

Qualche mese dopo io e Michela ci sposammo, come si usava una volta, dopo un breve viaggio di nozze, si passava a far visita ai parenti e, con la 500 con le marce non sincronizzate regalo di mio suocero, un pomeriggio di sabato andammo a far visita a zia Nora che non era potuta venire alle nozze, speravamo in una abbondante “busta”.

Per me rivedere zia Nora fu un vero e proprio trauma, quella era mamma tornata in vita!

Al funerale di mamma non ci avevo badato ma ora la somiglianza , forse pure alterata un poco dalla mia mente che “voleva” vedere mia madre, era evidentissima.

Durante la cena non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso, ogni volta che si alzava dalla tavola per andare a prendere la portata successiva i miei occhi la seguivano immaginando le forme che si nascondevano sotto le sue vesti.

Il marito se ne accorse e scambiava occhiate imbarazzate con mia moglie che era turbata dal mio comportamento sfacciato.

Quella notte non riuscii a dormire, in modo brusco avevo allontanato Michela che, stesa accanto a me, aveva cercato di abbracciarmi sospettando che il mio turbamento fosse dovuto a cause ben piú profonde di una eccitazione estemporanea, il desiderio del corpo di mia zia, o meglio del corpo di mia madre, era un tarlo che scavava la mia mente, una ossessione che quella notte permeava tutti i miei pensieri.

Verso le cinque del mattino , senza aver chiuso occhio, scesi in cucina a bere, la zia era già in piedi a preparare il pranzo della domenica, era in camicia da notte con i lunghi capelli neri sciolti che le cadevano sulle spalle e sul petto generoso.

“ Ho appena fatto il caffè, siediti che te ne do una tazza” disse Nora appena mi vide “ hai gli occhi scavati, una brutta cera e devi aver passato una pessima notte, non hai digerito la cena? Cosa ti fa stare cosí male?” aggiunse.

Quando mi portò il caffè, dopo aver posato la tazza sul tavolo, strinse la mia testa al suo petto chiedendomi ancora una volta cosa avessi.

L’afrore del suo seno mi inebriava, era quello magnifico che sentivo fra le tette di mamma, i suoi capelli che scendevano lunghi e corvini fino all’addome avevano lo stesso profumo.

“Sai zia Nora, tu somigli tanto alla mamma, lei mi manca tanto, quando oggi ti ho rivista ho provato una indicibile sofferenza, vorrei tanto abbracciarti come abbracciavo Lei”

Nora mi strinse ancora di piú e io non seppi resistere al desiderio di mettere le mie mani sotto la sua camicia a stringerle il culo.

“ Ma che fai, smettila” ma non si staccò da me, io rispondendo ad un impulso potente la presi, la stesi sul tavolo e immersi la mia testa fra le sue gambe.

Cominciai a leccarle la fessa e a baciargliela succhiandola, dopo qualche momento di imbarazzo lei aprí le gambe ancora di piú, non le dispiaceva quello che stavo facendo ma continuava a mormorare :” Dai smettila ora, se arriva zio Vittorio che succede? Basta ora “

Lei non si era ancora lavata, era mattina presto, la sua fessa emanava forte l’odore della sua piú profonda intimità, aveva quel profumo di donna, quell’ odore che è cosí eccitante, sapeva di un misto di urina, di sudore e dello sperma che lo zio le aveva eiaculato molto in profondità e che difficilmente sarebbe fuoriuscito tutto senza una lavanda vaginale e che ormai aveva preso un odore di “pescheria”.

La sua fessa era grossa e grassa, la fessa di una donna matura in sovrappeso, le piccole labbra sopravanzavamo le grandi ed erano gonfie e congestionate, la clitoride era evidente e grande come quella di mia madre, l’orifizio ben aperto come accade alle donne non piú giovanissime aduse al sesso quasi quotidiano, da esso scendeva un filo biancastro dei suoi fluidi intimi che io leccavo con avidità.

La penetrai in un colpo solo, la chiavavo con forza e mi sembrò che lei ne godesse davvero ma continuava a ripetere : “Fai presto, fai presto, dai sborra! Fai presto che mo si sveglia lo zio e scende in cucina. Sborra, su dai sborra!” e stringeva le gambe al ritmo dei miei colpi, con la tecnica tipica delle puttane, per farmi venire presto o forse solo per sentir meglio il mio cazzo.

Mamma che solo per necessità faceva la puttana un giorno mi aveva detto che la sorella Nora era una grande zoccola e che, nonostante avesse un marito molto dotato, prendeva cazzi di tutte le misure.

Mamma diceva che Nora aveva sposato Vittorio perché era l’uomo col cazzo piú grosso che avesse incontrato non perché lo amasse, questo perché era zoccola dentro.

Zio Vittorio comparve sulla soglia della cucina che non ero ancora venuto e mi trovò col cazzo dentro la moglie e le mani che le stringevano le zizze.

Rimase a guardarci per qualche tempo ma non disse parola, forse non era la prima volta che scopriva la moglie a fottere con un altro o forse pensò che ero a credito con lui per tutte le volte che aveva chiavato mia madre.

Senza parlare tirò fuori la sua proboscide e la infilò nella bocca della moglie che, stesa sul tavolo, aveva girato la testa verso di lui.

Finalmente sborrai e rimasi a guardare la zia che, dopo essersi asciugata la fessa con un tovagliolo, seduta su una sedia della cucina continuò ad esibirsi in un professionale e profondo pompino.

In quel momento Michela entrò in cucina, riuscí solo a dire “Buongiorno” prima di accorgersi di quello che stava succedendo ed aggiunse quasi sussurrando :” Mamma mia che cazzo!”

Rimase a guardare imbambolata, quasi non si accorse di me, la zia intanto le faceva segno di avvicinarsi, dopo qualche istante di incertezza lei si avvicinò e prese nella sua bocca il cazzo dello zio che Nora le passò.

Ormai gli spettatori erano due, io e la zia che, la mano destra fra le gambe, si stava facendo un ditalino.

Lo zio sollevò mia moglie, la stese sul tavolo e, dopo averle fatto divaricare ben bene le gambe cominciò ad infilarle il suo grosso coso nella piccola e stretta fessa di ventenne di lei.

Michela era magrissima, il cazzo dello zio sembrava ancora piú mostruoso, lei strabuzzava gli occhi strizzandosi le zizze e massaggiandosi la pancia con la destra.

La sua fessa si dilatava tanto che le labbra quasi toccavano la parte interna delle sue cosce.

Vederla fottuta dallo zio come avevo visto mamma mi eccitava, mi piaceva, allora feci piegare Nora sul tavolo e la presi nella fessa.

Le due donne potevano guardarsi negli occhi e ad un certo momento Nora avvicinò la sua bocca a quella di Michela e la baciò, mia moglie rispose al bacio senza ritrarsi e con voluttà.

Noi dovevamo partire quella sera ma rimanemmo dagli zii ancora una settimana, fu una magnifica settimana!

Grazie mamma per avermi dato tutto il tuo amore, di avermi insegnato che ricercare il piacere non è un peccato, grazie di avermi insegnato a rispettare e ad amare le donne, grazie di avermi insegnato a lasciarle libere di vivere la loro sessualità, un bacio forte Mamma , ovunque tu sia!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Molto buono, complimenti.
Grazie e Buona Pasqua.
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