Sabrina, come ogni giorno, era in redazione a scrivere articoli per la pagina web per la quale lavorava. Nonostante fosse pieno inverno, dentro l’ufficio, causa i riscaldamenti alzati a palla, faceva un caldo terribile.
In quello stanzone fatto solo di scrivanie e qualche pianta di plastica per dare una nota di colore in mezzo a tutto quel bianco, erano in tre: un ragazzo e due ragazze, tra cui, appunto, la protagonista della storia.
Nicolas era uno stagista, il più giovane dei collaboratori della testata telematica. Non era di bell’aspetto: molto magro, alto quasi un metro e novanta centimetri, curvo, i capelli pettinati in avanti e segni dell’acne non del tutto spariti sul suo viso scarno, con gli zigomi sporgenti. Gli occhialoni dalla grossa montatura nera non facevano altro che nascondere e far sembrare ancor più minuta, quella faccia già smunta di suo. La collega di Sabrina, invece, era una ragazza in carne, col grosso seno e il naso pronunciato. Stava sempre coi capelli legati e vestiva in maniera sciatta, non curandosi molto del suo aspetto fisico, come se già sapesse che non sarebbe importato a nessuno.
Sabrina, pur non essendo molto alta, aveva un fisico e un viso aggraziati. Un piccolo seno sodo che mostrava i piercing ai capezzoli, specie quando questi si inturgidivano per il freddo o quando, come in quel caso, la giovane si toglieva la maglia, restando in canottiera per non morire di caldo.
Era perfettamente cosciente di attirare le attenzioni di Nicolas, del resto, non è che il ragazzo avesse una scelta tanto ampia su cui posare lo sguardo. Lei, qualche volta, quando tirava su il capo o si stiracchiava per qualche secondo, incrociava lo sguardo dello stagista e gli sorrideva. Lui diventava rosso, all’istante e, anche se solo per un’occhiata, gli veniva su duro, gonfiandogli in maniera evidente i jeans. Sabrina rideva di questo ma non poteva nascondere che la cosa la eccitava e non poco. Sapere che bastava uno sguardo per far diventare duro un cazzo, non era da tutte ed essere desiderata a tal punto, le piaceva.
Faceva la smorfiosa, sapendo di essere l’oggetto proibito del desiderio di quel ragazzone impacciato che mai, forse, si era fatto una scopata.
Quando Sabrina usciva sul terrazzino a fumare, si appoggiava con le mani sulla balaustrata, inarcando la schiena quel poco che bastava per farle venire su un culo sodo che avrebbe messo voglia a chiunque, poi, come se non bastasse, si metteva prona, arrivando a poggiare i gomiti sulla parte metallica del ringhiera. Il culo le si apriva di poco, ampliando i fianchi sinuosi. Nicolas, quando la vedeva a quel modo, si portava la mano alla minchia e se la massaggiava duro da sopra i pantaloni. Ogni volta doveva correre in bagno a spararsi una pugna. Il wc era unisex e la sborrata, il giovane, la schizzava contro la parete liscia, sperando che, dopo di lui, sarebbe entrata Sabrina, e avrebbe visto lo sperma che colava. Era un desiderio dettato dalla voglia. Ogni volta che sborrava, infatti, tornava in sé e, puntualmente, puliva la parete. Gli era scappato qualche schizzo che non aveva visto e che si era asciugato sulle mattonelle di un azzurrino chiaro. Si poteva notare chiaramente l’alone della goccia bianca che era colata giù.
Sabrina, dal canto suo, aveva inteso che allo stagista piaceva particolarmente vederla fumare, mentre soffiava il fumo. Non potendolo fare nell’ufficio, si era comprata una sigaretta elettronica. Soffiava il vapore dal naso, che usciva in maniera abbondante e per qualche secondo. Con lo sguardo basso faceva finta di nulla per non dare a vedere di aver notato come Nicolas la fissava ogni volta.
L’altra ragazza s’era accorta di tutti questi piccoli gesti e ne parlava, scherzando, con Sabrina, ma faceva pure da confidente a Nicolas, riportando, poi, in seguito, all’amica, ogni dettaglio dei commenti “estorti” al ragazzo. La scrittrice rideva divertita dell’impaccio di quella che riteneva una povera vittima sacrificale del divertimento delle due redattrici, ma dietro quella maschera di scherno si nascondeva la verità: l’eccitazione data dalla conoscenza dei dietro le quinte delle provocazioni che lanciava.
Nicolas, come detto in precedenza, non era di bell’aspetto, però Sabrina sospettava, e nemmeno usando poi tanta fantasia, visto che il cazzo duro del giovane premeva a ogni erezione contro il pantalone, mostrando un notevole rigonfiamento nelle parti basse, che la minchia dello stagista doveva essere sopra la media per spessore e lunghezza.
Un giorno, uno come tanti, Sabrina si fece trovare difronte la fotocopiatrice. Finse di non sapere come usare lo scanner. Per l’occasione si era messa un jeans nero attillatissimo e delle scarpe rosse, col tacco, che le evidenziavano maggiormente il culo sodo. Si era messa in tiro, quel giorno, con la scusa di un pranzo importante.
Faceva udire le sue imprecazioni in tutto l’ufficio, la scrittrice, per attirare l’attenzione di Nicolas, il solo che avrebbe potuto aiutarla in quell’impaccio. Il ragazzo si accorse immediatamente che il suo desiderio più ardente necessitava di immediato aiuto, ma, la sua timidezza e goffaggine facevano in modo che non riuscisse a scollarsi dalla sedia della sua scrivania. Dovette intervenire l’altra donna, avvisata da Sabrina delle sue intenzioni, per convincere il tizio ad andare a vedere cosa stesse succedendo.
Nicolas arrivò lì col cazzo già in tiro. Ce lo aveva duro da quando la scrittrice era entrata in ufficio vestita e truccata a quella maniera.
Lei accolse il suo arrivo con un grande e cordiale sorriso, guardandolo con qui suoi occhioni grandi e rivolgendo, poi, gli occhi sul cazzo, per accertarsi che fosse già bello duro, in tiro. Fece in modo che lo stagista si accorgesse che gli aveva puntato la minchia con gli occhi. Lei non si tolse da davanti la stampante, costringendo Nicolas a mettersi dietro Sabrina che cominciò, senza perdere tanto tempo, a strusciarsi col culo contro quel cazzone turgido, che pulsava per il piacere. Faceva finta di nulla, lei, mentre si appoggiava. Continuava a parlare del problema che aveva con lo scanner. Guardava l’amica sottecchi e si scambiavano delle risatine, ma a Sabrina piaceva e molto sentire quel cazzo grosso contro al suo culo.
Lo stagista risolse il “problema” alla collega e la giovane se ne tornò al suo posto. La scrittrice adesso sapeva con certezza di cosa fosse dotato tra le gambe Nicolas e la questione le cominciava a interessare parecchio. Non importava che fosse brutto, l’importante che ce lo avesse bello grosso e su questo non ci pioveva, aveva tastato con mano, anzi: con culo.
Sabrina fece una pausa e uscì sul balconcino a fumare, come sua abitudine. Stavolta non si girò di spalle a guardare il panorama che offriva la città, ma rimase frontale alla finestra dell’ufficio, tanto da essere vista, come fosse in uno schermo televisivo, dalla sua preda, che ancora non sapeva di esserlo. Questi, dal canto suo, impacciato com’era, aveva difficoltà ad alzare lo sguardo per vedere la redattrice mentre fumava. Aveva ancora tra le cosce la forte erezione causata dalla strusciata precedente. Non era corso in bagno a farsi una sana pugnetta su quanto vissuto.
Appena fu possibile e gli sguardi dei due si incrociarono, Sabrina sorrise nuovamente a Nicolas, invitandolo con la mano a raggiungerla. Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte. <<Chiudi il balcone>>, gli disse, Sabrina, non appena l’altro arrivò da lei. <<Lo so che mi guardi sempre mentre fumo e non solo… so che ti piaccio!>>, gli rivelò, lei, di colpo, lasciando di stucco mentre se ne stava con la testa bassa, senza ricambiare allo sguardo della ragazza che, dal canto suo, non gli toglieva gli occhi di dosso. <<Hai davvero un gran bel cazzo… complimenti>>, aggiunse, Sabrina, dopo aver fatto un tiro e soffiato il fumo. <<Prima mi è piaciuto quando me lo hai appoggiato contro al culo. Notevole, bravo!>>. Lui continuava a tacere, imbarazzato com’era. <<Oggi non te la sei fatta ancora una pugnetta su di me?>>, chiese, d’improvviso, la scrittrice. Si fece silenzio tra i due. Sabrina fece un tiro, soffiò il fumo dal naso e continuò a incalzarlo con le domande:<<Non devi preoccuparti, lo so che ti spari i segoni su di me, in bagno… ho visto le macchie alle mattonelle. La cosa non mi dispiace, tranquillo, non voglio rimproverarti e dirti che non devi permetterti più, anzi…>> Fece una breve pausa, aspirò l’ultima boccata di fumo e poi spense la sigaretta. <<Dai, tiralo fuori e sparatene una qui, davanti a me!>> Difronte a tale richiesta, Nicolas alzò la testa. Non credeva a quanto aveva sentito. <<Dai! Cosa aspetti?>>, chiese, impertinente, Sabrina. <<Devo tirartelo fuori io? Non sai farlo da solo?>> Non ricevette alcuna risposta e nulla accadde. La redattrice spostò di poco gli occhi, guardando dentro l’ufficio, attraverso la finestra. <<Temi che qualcuno possa vederti? Qualcuno oltre me? Tranquillo, non ci vede nessuno, né da dentro l’ufficio, né dagli altri palazzi. Ci sono io davanti a te>>
Con la mano che gli tremava, lo stagista principiò a sbottonarsi i pantaloni. Sabrina seguiva attentamente ogni gesto con lo sguardo, senza perdersi nulla. Si mordeva il labbro inferiore tanto era eccitata. Si poggiò con la schiena contro la ringhiera, allargando le braccia, facendole scivolare sulla balaustra. <<Dai, che non abbiamo tutto il tempo!>>, gli ricordò, la giovane. <<Non abbassarti tutti i pantaloni, tienili su. Tira fuori solo la minchia a e i coglioni. Falli uscire poco sopra l’elastico dei boxer>> Il ragazzo eseguì.
Aveva un cazzo davvero grosso e spesso. <<Uhhhhh!!!>>, esclamò, Sabrina. <<Ce l’hai grosso come pensavo… anche di più. Inizia a scapocchiarlo, dai che voglio vederti la capocchia>> Appena il ragazzo ebbe abbassato la pelle e il glande fu liberato, del liquido trasparente colò fino a terra, rimanendo, però, attaccato al pene. <<Ma che voglia hai?! Guarda come sei bagnato… coli tutto! Mai vista una cosa simile! Devo farti i miei complimenti!>>
Nicolas iniziò a menarselo. Chiuse gli occhi, dandoci dentro di brutto. <<Più veloce, più veloce, da bravo. Voglio svuotarti. Più veloce!>>, lo incitava, Sabrina, che guardava quella mano che si muoveva con vigore su quel bastone turgido e venoso. <<Quando sborri vienimi addosso. Sborrami sui pantaloni, capito? Non preoccuparti di sporcarmi. Te lo sei meritato!>>
Nicolas menava sempre più forte. In quel momento, Sabrina notò che dalla finestra la sua collega stava guardando tutto. La scrittrice sorrise e immediatamente tornò a rivolgere gli occhi sul cazzo in tiro dello stagista, che era pure resistente. <<Bravo! Sei uno che dura. Non è da tutti, bravo! Ti stai facendo onore. Sei un vero maschio. Devi essere un gran chiavatore, come quelli che piacciono a me, a noi donne!>>, gli fece sapere, la scrittrice, anche per incitarlo ad aumentare la velocità della sega e portarlo all’eiaculazione. <<Oh, sì! Oh, sì! Ti sborro tutta, ti sborro tutta… puttana!>>
<<Bravo, sborrami tutta, pezzo di merda! Siamo qui per questo. Sborrami i pantaloni. Hai il capocchione davvero bello grosso! Chissà che male, poverino, quando lo scopri!>>
L’altra ragazza, da dentro l’ufficio, sempre attraverso la finestra, stava riprendendo la scena col cellulare. Lo faceva da un po’. Lo stagista era di spalle e il suo volto, perciò, era irriconoscibile, Sabrina, invece, veniva immortalata in tutta la sua bellezza ed eccitazione. <<Questo lo metto su internet e ti sputtano, stronza di merda! Così impari a essere la prima della classe, la più brava e meritevole in tutto. Ti rovino, stronza bastarda!>>, disse, tra sé e sé, l’altra redattrice, che si fingeva amica di Sabrina ma che, in realtà, odiava, poiché più brava di lei a scrivere.
<<Sborro, puttana, sborro!>>, annunciò, un eccitatissimo Nicolas.
Lo schizzo fu incredibile. La sborra non prese solo le cosce di Sabrina sporcandole il pantalone, ma gli arrivò sulla camicetta rossa e sul mento. Con quella gettata potente l’aveva praticamente inondata da capo a piedi. <<Uhhhhh!!! Cazzo, che sborratona! Eri proprio pieno! Ma che sei, un cavallo!?>>, ironizzò la ragazza. <<Se mi sborravi in pancia mi riempivi come un uovo! Sì, devi essere un bel cavallo di razza. Sei brutto, mi fai proprio schifo come aspetto, ma quel cazzone enorme, quelle palle sempre piene, ti danno qualche speranza>>
Ripresasi da quello spettacolo che aveva richiesto, Sabrina si accorse che la collega la stava filmando. La cosa non le piacque affatto. <<Ce l’hai?>>, chiese, Nicolas. <<Sì, ho filmato tutto, amore! Ora la sputtaniamo su internet, la stronza!>>
Sabrina era scioccata! Ignorava che i due avessero da tempo una relazione e che si stessero prendendo gioco di lei, tendendole una trappola nella quale la ragazza era caduta in pieno, senza rendersene mai conto e accorgersi di nulla. Pensava di tirare lei i fili, di essere la burattinaia di un gioco erotico, invece, era accaduto esattamente il contrario ed era stata usata. La sua carriera da scrittrice, la sua reputazione, finivano lì, con un video caricato su internet, in cui guardava uno stagista spararsi un segone e sborrarle addosso.
Eddy Lanotte
sabrytro
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