Marcella, mentre si guardava allo specchio, sollevò le sue palline e passò un dito nel posto dove, forse, un giorno si sarebbe trovata la sua fica.
Oppure no, più passava il tempo, più provava piacere a essere inculata, a infilarsi oggetti vari nel retto, e a masturbarsi.
Spesso sognava di trovare qualcuno da amare, e di essere riamata, ma era incapace di resistere alla violenza dei suoi desideri e se, non c'era di meglio si masturbava freneticamente.
Le sarebbe piaciuto essere una brava ragazza, e non era che una puttanella, pensava.
Si guardò ancora allo specchio e si compiacque dell'ovale perfetto del suo viso, dei capelli biondi ben curati, dei grandi occhi azzurri, perennemente umidi, del nasino all'in su e delle labbra carnose: era proprio una bella fichetta.
Sfiorò con un dito i capezzoli, che sporgevano dalle deliziose tettine, che la cura ormonale le aveva procurato, mentre con l'altra mano prese a menarsi il suo minuscolo cazzo.
Quando ebbe sborrato, si lavò accuratamente, indossò un paio di mutandine trasparenti, un piccolo reggiseno, calze nere a rete, un paio di short, molto aderenti e un maglietta anch'essa aderente. Si truccò, prima in modo leggero, come era abituata, poi ripassò il trucco più volte e pensò, quasi divertita, così sembro proprio una troia.
Calzò un paio di scarpe con i tacchi a spillo, prese la sua borsetta preferita, verificò la presenza di un numero sufficiente di preservativi, e uscì.
In strada, cominciò ad ancheggiare, divertendosi ai commenti salaci che gli uomini facevano al suo indirizzo.
Sono proprio cambiata, pensò.
Fu attratta da un porno shop, che non conosceva, entrò, e cominciò a guardare le cassette, gli strumenti, e, soprattutto, i capi, d'abbigliamento sexy.
Da dietro il bancone, un commesso la chiamò:
"Ehei, troietta!"
Marcella si avvicinò incuriosita e l'uomo proseguì:
"Me lo fai un pompino"
"Ma... Dove?"
"Vieni sotto al bancone, c'è spazio... E mentre servo i clienti, tu me lo succhi"
Marcella guardò l'uomo, un tipo abbastanza prestante, m assolutamente normale, però la sua sfrontatezza la divertì, e fece come le diceva.
La prese un desiderio di baci e di carezze, ma, sapendo che era inutile, lo scacciò.
Si accovacciò sotto il bancone, liberò dai pantaloni il pene dell'uomo, prese a percorrerlo con la mano e risucchiò la cappella nella bocca.
Con l'altra mano accarezzava i coglioni del commesso, attenta a ogni sua reazione, desiderosa di procurargli il massimo del piacere.
Quando le sembrava che il membro dell'uomo cominciasse a pulsare, S'interrompeva o diminuiva i suoi movimenti, solo, di tanto in tanto, colpiva l'asta o la cappella con la lingua, perché l'eccitazione non venisse meno.
L'uomo, sottoposto a quel lavorio, emetteva suoni inarticolati, infine con una sorta di ululato, scaricò, nella bocca di Marcella, alcuni getti di sborra, e lei li ingoiò lentamente.
Quando si fu rimessa in piedi, l'uomo le disse:
"Brava, zoccoletta, adesso ti faccio vede una cosa"
L'accompagnò fino a una specie di box, aprì la porta e le mostrò un foro circolare della parete e spiegò:
"Tu stai qui dentro, quando vedi uscire un cazzo, da questo buco, lo spompini o gli fai una sega o, se ci riesci, te lo fai mettere nel culo"
Marcella, sentendo le parole dell'uomo si sentì eccitatissima, si rese conto che il cazzetto richiamava le sue attenzioni.
Rimasta sola, si tolse short e mutandine e si accovacciò in un angolo.
Dopo un po', uscì dal foro un grosso cazzo scappellato, con un minimo di titubanza, lo afferrò delicatamente e cominciò a masturbarlo. Lo prese in bocca e si dedicò, con tutta sé stessa al piacere dell'uomo.
La lingua e le labbra di Marcella lavoravano, senza posa, riprese il suo gioco preferito, mentre la cappella si faceva sempre più rossa e congestionata.
Finalmente ricevette in bocca la sborra, la sborra di uno sconosciuto.
Ne fece godere molti altri, e quando fu stanca, chiese di poter uscire.
L'uomo gli disse:
"Sto per chiudere, se te lo fai mettere nel culo ti faccio un regalino... "
Marcella, provò un desiderio di abbracciare l'uomo, stringersi a lui, ricoprirlo di baci e di carzze, ma ancora una volta desistette, e mentre il commesso abbassava la saracinesca, si sfilò di nuovo short e mutandine, e si appoggiò al bancone.
L'uomo si avvicinò, Lei prese ad accarezzare, il pene dell'uomo, alle sue spalle, finché non lo senti prendere vita.
Lo sentì dire:
"Puttanella, ti romperò quel bel culetto!"
Finalmente sentì il pene dell'uomo, farsi strada nel suo sfintere, provò all'inizio un po' di dolore, poi si lasciò andare completamente. Gioì per la propria sottomissione. Così posseduta, si sentiva più femmina che mai. Puro strumento del piacere dell'altro.
A queste emozioni, si accompagnava un'intensa eccitazione, un piacere che le spinte dell'uomo le provocavano, e, di tanto intanto, deliziose punturine che la facevano sobbalzare: Marcella gemeva e si masturbava.
Sentì i movimenti dell'uomo farsi più fluidi, e le sue grida:
"Troia! Puttana! Zoccola!! Dì che vuoi la mia sborra!"
"Si! Riempimi il culo!"
A quel punto, l'uomo sborrò nel culo di Marcella, che dando gli ultimi colpi al suo cazzetto, venne a sua volta.
Quando si fu separato da lei, l'uomo le disse:
"Vieni"
La condusse nello stanzino delle prove, la fece piegare e le mostrò il suo ano dilatato, rilfesso nello specchio.
"Guarda che culo che ti ho fatto"
Marcella provò un misto di tenerezza e gratitudine, sentì che veramente era stata sua.
Le disse poi:
"Prendi qualcosa, quello che vuoi... "
Marcella scelse un grosso cazzo di plastica, si accarezzò brevemente il viso con lo strumento e lo ripose nella borsetta:
"Ciao, io vado"
L'uomo rispose:
"Si, vieni quando vuoi "
E si portò la mano alla patta dei pantaloni e mosse più volte il pacco in maniera eloquente.
A casa, ripensando alle avventure del pomeriggio, si masturbò più volte, però, quando si mise a letto, si pentì per quello che aveva fatto e si ripromise che, d'ora in poi, sarebbe stata la brava ragazza che desiderava essere.
Il giorno dopo tornò al porno shop...
Leo
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