Mettiti In ginocchio !! 3

  • Scritto da popochica il 23/10/2020 - 09:37
  • 9.9K Letture

Terza Parte; Continua da “Mettiti in Ginocchio 2"

Maggio 2020 inoltrato, la mia quarantena preventiva era finalmente finita e i locali pubblici cominciavano  a risvegliarsi dal lockdown.
Come già spiegato nel secondo capitolo di questo racconto, ero riuscito a mettermi in contatto con Ringhio, così facendo avevo ceduto alla pericolosa ed assuefacente tentazione di rifarmi strapazzare la faccia a colpi di cazzo. 
Nel corso della settimana precedente ci eravamo scambiati delle e-mail, nelle quali avevamo messo a punto i dettagli del nostro prossimo incontro.
Il tono delle mail di Ringhio era arrogante, denigratorio e dominante, usava spesso termini come “puttanella”, “troietta”,“brutta scrofa” ecc.
In questi messaggi, Ringhio insisteva perché mi togliessi la maschera, per la precisione, le sue testuali parole erano: “…..perché cazzo vuoi portare quel cappuccio di merda in testa, non devi vergognarti di essere la troia che sei, vai alla finestra e urla al mondo SONO UNA LURIDA SCROFAAA'…….”. 
Per qualche strana ragione, gli insulti che lanciava liberamente alla mia persona, non mi ferivano minimamente, anzi avrei desiderato che rincarasse la dose.  Allo scopo di entrare in questo gioco di ruolo, Le mail con le quali gli rispondevo erano in tono docile, remissivo e conciliante.
I rapporti gay che avevo avuto fino a quel momento con Ringhio, Cinesino Sparalesto, Cioccolatino & Company, mi avevano fatto impazzire di piacere, ero pronto a sperimentare situazioni e giochetti nuovi, tuttavia, come per il nostro primo incontro, avvenuto lo scorso dicembre, alzai due barriere invalicabili. 
-Punto primo; ero interessato esclusivamente a oral passivo. Nessun altro tipo di rapporto gay, solo sesso che coinvolgesse la mia bocca e faccia
-Punto secondo; voglio mantenere l'anonimato più assoluto su questo aspetto della mia vita, perciò la maschera di pelle rossa con quattro buchi che lasciano aperto occhi, bocca e naso non doveva essere in discussione, e nessuno avrebbe dovuto cercare di strapparmela di dosso.
Su questi due punti ero inamovibile.
Ringhio acconsentì a questi limiti, a patti che io avessi accettato qualsiasi altro tipo di sevizia da parte sua.
Giungemmo infine ad un accordo, la mia faccia avrebbe dovuto sottomettersi a qualsiasi tipo di sevizia, maltrattamento e sopruso purché ne fossi uscito vivo e senza escoriazioni.
Nella sua ultima mail, Ringhio aggiunse “caro il mio ciucciacazzi, se tu sapessi…ti sto preparando una sorpresina  che ti farà venire voglia di diventare la mia troietta personale a vita…..vedrai”
Quest’ultima mail mi fece venire un brivido lungo la schiena, mi fece ricordare di essere seduto sull’orlo di un pozzo, un buco talmente profondo che guardando in basso c'era solo nero, ricordo che ebbi paura. Paura che se veramente avessi deciso di diventare la puttanella di Ringhio, il mio futuro sarebbe stato questo buio, una caduta interminabile verso la fine di tutto.
Mi scrollai di dosso questi pensieri tristi e portai la mente al primo incontro con Ringhio. La mia fantasia prese il volo e devo ammettere che pensando alla sorpresina che mi stava preparando, mi ero già inzuppato le mutande di liquido pre-seminale.
Ci accordammo per incontrarci nel mio furgone il 16 maggio.

Arrivai sul luogo dell’appuntamento con largo anticipo, cercai di sistemare il furgone in una zona buia e discreta del parcheggio, poi coprii entrambe le targhe del veicolo con due finte targhe. Se quel ‘Gentleman’ di Ringhio avesse fatto una ricerca sulla mia targa non sarebbe sicuramente risalito alla mia ditta.
Erano quasi le otto di sera, mancava un’ora abbondante al nostro appuntamento e, nonostante fossi al mio secondo incontro con Ringhio, cominciavo a sentirmi abbastanza nervoso.
Mi chiedevo cosa sarebbe stata sta 'sorpresina' che mi aveva preparato? In fin dei conti non c’erano tanti modi di prendere un uccello in faccia ed in bocca, e pensavo me li avesse fatti provare tutti durante il nostro primo incontro.
Alle 20:45 vidi un’auto entrare nel parcheggio, all’interno c'erano tre persone, perciò esclusi che fosse Ringhio. Decisi comunque che fosse giunta l'ora di prepararsi. Scesi dal posto di guida ed entrai nel vano di carico. 
Per l’occasione, l’avevo allestito con una moquette bianca alta e  soffice che copriva tutto il pianale, un materasso singolo e 4 potenti lampade a Led poste agli angoli alti del vano. Sull’unico scaffale, avevo accatastato qualche bottiglia di acqua minerale, carta igienica, salviette umidificate e un paio di asciugamani.
Chiusi il portellone e indossai il cappuccio in pelle rossa, mi fasciava tutta la testa ed era attillato  come un preservativo. Poi lo allacciai saldamente al collo con una specie di collare per cani. Questo copricapo aveva 4 fori per occhi, naso e bocca. 
Non feci in tempo ad allacciare il cappuccio che un sonoro “Tum Tum Tum Tum” al portellone di carico mi fece sobbalzare. Aprii lo sportello di qualche centimetro e mi trovai davanti Ringhio. Non era cambiato molto dal nostro ultimo incontro, forse, per via dell’effetto lockdown, era un po’ più cicciottello.
“Bentornato. Sei in anticipo” gli dissi garbatamente.
Senza rispondermi, Ringhio fece un cenno alla sua destra e disse “tutti a bordo ragazzi, sta vacca è già in calore. 
Spalancai completamente il portellone e constatai sbalordito che aveva portato due ospiti al festino. Uno di loro era un Albino sulla quarantina, alto circa 1,80 e corporatura atletica. 
L’altro uomo era sui 60-65, basso, tarchiato ed irsuto come un Facocero, naso grosso e lineamenti rozzi, che richiamavano vagamente l'uomo di Neanderthal.
Mentre io rimanevo immobile a fissare le due presenze inaspettate, Ringhio si era già auto-invitato ad entrare. 
Con un balzo salì sul furgone, e rivolgendosi a suoi due compari ripeté “forza lupi, salite, non siate timidi, non vorrete mica fare aspettare Cappuccetto Rosso” poi sputò abbondantemente riempiendo il palmo della sua mano destra di saliva, mi afferrò il cappuccio alla nuca e mi spalmò la faccia con la sua secrezione. 
Era la prima volta che ricevevo uno sputo in faccia, aveva odore di tabacco dolciastro.
È già passato qualche mese da questi avvenimenti, ma ricordo benissimo di non  essere minimamente stato infastidito da quel gesto, ebbi invece un capogiro per la meravigliosa eccitazione che stava lentamente cominciando a montare, come lava nel camino di in vulcano. 
Quello stronzo di Ringhio ha capito maledettamente bene come voglio essere preso, e non sembra voglia farmi sconti. Dopo aver subìto questo primo gesto, capii che quella sera avrei accettato con piacere qualsiasi nefandezza…. e c’è ne sarebbero state tante.
L’Albino salì per primo. “ricordate quello che vi ho detto mentre venivamo qui? prima di entrare dovete fare il segno di riverenza a questa scrofa che ci ospita” disse Ringhio rivolgendosi ai suoi due compari.
L’albino rispose “Certamente”, poi cominciò a gorgogliare e mi elargì un'abbondante sputazza sul naso. “Ossequi Signora” disse sorridendo “grazie per l'invito”. La saliva mi riempì le narici, e in parte mi colò in bocca, aveva sapore di liquirizia.
Infine salì anche il Facocero. Siccome era alto appena 1,45 / 1,50, Ringhio mi afferrò per la testa e mi costrinse a chinarmi a 90 gradi, quando il mio viso fu all’altezza del Tappo, anche lui porse i rispetti al padrone di casa dispensandomi di una boccata piena di saliva giallognola e catarrosa direttamente sugli occhi, che erano ancora spalancati per lo stupore. 
Il Facocero stava sicuramente ciucciando una mentina alla piperita, giudicando dall’aroma rinfrescante che aggredì le mie narici.
Ed eccomi qua, mi ritrovavo con occhi e naso completamente inzuppati di saliva ancora prima di rendermi conto che i giochi erano già cominciati.
Sentii un fremito di piacere che partiva dal bassoventre e saliva…saliva fino ad inondarmi  il cervello.
“Chiudi il portellone!!” mi ordinò Ringhio. Io rimasi immobile senza reagire, ero ancora troppo frastornato per ciò che era appena accaduto. Ed ero anche arrabbiato con me stesso per il fatto che mi fosse piaciuto. 
Lui mi afferrò alla gola e avvicinò il viso a cinque centimetri dal mio naso gocciolante di saliva “tu stasera devi eseguire tutti i miei ordini senza esitare, mi sono spiegato?”
Annuii ubbidiente, ero già avviluppato in quel vortice di piacevole sottomissione. 
Era appena scattato un interruttore che aimé, cominciavo a riconoscere anche troppo bene. 
Io non sapevo ancora dove si trovassero gli interruttori che trasformano un imprenditore di successo e rispettabile in uno straccio usa e getta per pavimenti, ma a quanto pare Ringhio sapeva come attivarli senza esitazione.
Continuò a trattenermi con la mano al collo per qualche secondo, poi mi scaraventò sul materasso. Chiuse il portellone, tirò giù la zip dei jeans e restò in piedi a gambe leggermente divaricate e mani sui fianchi, mentre mi osservava con disprezzo. 
Facocero e Albino erano seduti a gambe incrociate su un lato del materasso e osservavano in silenzio.
Da quella posizione Ringhio puntò un dito ai suoi piedi e mi ordinò “mettiti in ginocchio qui, a cuccia!!” io obbedii. Continuando a guardarlo negli occhi, mi inginocchiai, Infilai il naso all’interno della sua zip e incollai le narici ai suoi slip respirando a pieni polmoni. Le mani andarono istintivamente ad afferrare i suoi grossi glutei, sorprendentemente sodi e muscolosi.
La sala giochi di Ringhio non emanava più quell’odore nauseabondo di sapone e deodorante che aveva disturbato l’atmosfera del nostro primo incontro. 
Dalle esalazioni aromatiche che fuoriuscivano da quella zip, potevo affermare con certezza che quella zona inguinale, non vedeva acqua e sapone da almeno 24/36 ore. 
Il mio cervello si era letteralmente liquefatto al pensiero che avrei presto potuto strusciarmi quella fragranza su tutta la faccia. “Brutta cagna….non vedi l'ora di ciucciarlo Eeeeh?” mi afferrò il cappuccio alla nuca e strattonandolo mi sfilò il naso dalla sua zip, poi, senza slacciarsi i pantaloni, sfoderò quel suo bel cazzo nero non ancora eretto, il glande era completamente incappucciato ed emanava una fragranza selvatica maledettamente eccitante di urina, muschio e sudore leggermente fermentato. Un’essenza inebriante ed assuefacente, che mi stava diventando molto, TROPPO familiare.
Portai lentamente la mano destra sull’asta, ma lui me la schiaffeggiò sul dorso, “stasera non devi toccare un cazzo con le tue luride zampe, Chiaro!!. Tu devi solo sottometterti e subire in silenzio”. Portai immediatamente le mani dietro la schiena e lì rimasero per quasi tutta la serata. 
Ringhio, piazzò il palmo della mano sulla mia fronte, frenando la mia tendenza ad avvicinare le labbra al suo cannolo. Il Bastardo lasciò penzolare il cazzo a un centimetro dal mio naso senza toccarlo per un paio di minuti, che a me sembrarono millenni.  
Cominciai a tremare come una foglia.  
I miei fremiti e gemiti, causati dall’impazienza e dall’eccitazione, erano chiaramente visibili. Guardai dritto negli occhi quel figlio di puttana, ma Il mio sguardo implorante non sembrava scalfire minimamente quegli occhi impassibili. Occhi da dominatore esperto.
Trascorsi questi due interminabili minuti, Ringhio senza rimuovere il la mano dalla mia fronte, cominciò a spennellarmi la faccia con il prepuzio spalmandomi su tutto il viso la saliva degli sputi di benvenuto. 
L’asta si alzava e induriva a vista d’occhio, poi si fermò con la cappella appoggiata al naso e molto, molto lentamene cominciò a scappucciare il glande.
Quando la cappella fu completamente scoperta, scese un rivoletto di liquido pre-seminale lungo il naso e colò direttamente in bocca. 
Ringhio piazzò la cappella contro le mie narici e richiuse il glande con il suo abbondante prepuzio. Così facendo mi foderò completamente il naso con una guaina di pelle nera e gocciolante. Aveva praticamente fuso il mio naso nel suo cazzo.
Ringhio trattenne quel lembo di pelle attorno al naso con due dita, nel frattempo strusciava velocemente il frenulo sulle mie narici. 
Credevo di avere ormai visto tutti i modi di prendere un uccello in faccia, ma a quanto pare la fantasia di Ringhio non ha limiti.
Dai grugniti che cominciava ad emettere, mi accorsi di averglielo fatto divenire duro come il granito, non riuscivo a vedere la cappella ma era talmente tosta da rendere doloroso quello strofinamento sulle narici. Ringhio sguainò il mio naso dal suo prepuzio e cominciò a slacciarsi i jeans. 
Sentii dei movimenti sul materasso alle mie spalle, mi voltai e constatai che i due invitati si erano liberati di tutti gli abiti e se ne stavano seduti sul materasso, nudi e con l'uccello in mano.
Mentre si spogliava, Ringhio fece un cenno verso i suoi due invitati e mi disse “questi sono amici miei, e sono qui solo per vederti mentre ti demolisco la faccia, poi, se sarai fortunato, può darsi che si aggiungano anche loro al festino.
Aprii la bocca per obbiettare gentilmente, che la presenza di questi due ospiti non era stata preventivamente discussa, ma prima che riuscissi ad emettere un suono, Ringhio riempì quella bocca aperta con i suoi 13 centimetri di cazzo nero. Iniziò a sbattermi furiosamente la faccia. 
Ogni colpo di reni mi faceva rimbalzare la testa sul suo pancione, i coglioni si schiantavano sul mento e le sue enormi coscie d’ebano mi sbattevano in viso emettendo un suono ritmico “Ciaff …Ciaff …Schiaff … Ciaf……”.
Caro lettore, che stai investendo il tuo prezioso tempo libero nella lettura di questo racconto, ritengo opportuno informarti che la serata era solo all’inizio. 
Da quel momento in poi, persi completamente la cognizione del tempo e il senso della realtà, vedevo cazzi e culi svolazzare ovunque mi girassi……ed erano tutti lì per me. 
Nel corso delle due ore che seguirono volevo solo Subire, Subire,  e poi ancora Subire. Non Raggiunsi mai l’orgasmo (per evitare il periodo refrattario che ne sarebbe seguito) ma toccai 3 o 4 culmini di goduria così intensi, che mi fecero andare in blackout per qualche secondo.
Tengo a precisare che nonostante tutto, non vado fiero della persona che sono diventato, e di quello a cui mi sono docilmente sottomesso quella sera.
Ritengo comunque giusto avvisarti che questa è una storia da Alienati Ninfo-Psicotici, quindi, se sei una persona equilibrata, sana di mente e di stomaco debole, ti consiglio vivamente di interrompere la lettura ORA. 
Scegli magari un racconto gay un po’ più Soft.

Se a questo punto stai ancora leggendo, beh…… ti devo dare una brutta notizia, sicuramente anche tu come me, hai una rotella fuori posto.
Sistemati comodo, allaccia le cinture e...Buon divertimento!!
Ringhio chiacchierava tranquillamente con i suoi amici continuando a pomparmi gioiosamente la bocca, una mano sul mio cranio e l'altra chiusa e a pugno sul suo fianco.
Parlavano una variazione di spagnolo incomprensibile, sicuramente un dialetto caraibico. 
Il cazzo di Ringhio era diverso da tutti gli altri che avevo assaporato negli ultimi mesi. La differenza stava soprattutto nell’abbondante prepuzio. In effetti, nonostante il membro fosse già alla massima erezione, la pelle prepuziale riusciva ad estendersi per altri 5-6 cm oltre il glande.
Questa abbondanza di pelle nera mi faceva impazzire, specialmente quando Ringhio si prendeva una pausa dal suo affannoso pistonarmi in bocca, e lasciava sostare la cappella frà le mie labbra per qualche secondo, io non perdevo l’occasione di infilargli la lingua all’interno del prepuzio, roteandola attorno al glande, questa pratica mi faceva sentire ancora più sporca e mi dava un piacere immenso.
Improvvisamente Ringhio mi afferrò la testa con entrambe le mani, estrasse il cazzo dalla bocca e si abbassò, avvicinando il muso a due centimetri dal mio naso. “vedo che la voglia di cazzo non ti è passata. E brava la mia puttanella ciucciacazzi!!” poi mi scaraventò sul materasso lanciandomi la testa verso i suoi due amici.
Atterrando, urtai il cranio sul pancione flaccido del Facocero, il quale accusò il colpo emettendo uno scorreggione roboante. Si levò una risata fragorosa di Albino e Ringhio.
Il Facocero mi afferrò al collo con entrambe le mani e, puntando i suoi occhi rabbiosi sui miei, mi ringhiò qualcosa a denti stretti. 
Non capii tutti i suoi insulti, ma il suo turpiloquio conteneva parole che conoscevo abbastanza bene: “puta de mierda…… perra……vieja zorra” ecc.
Mentre mi ingiuriava, le sue labiali mi spruzzavano abbondante saliva su tutto il viso. In quel momento pensai (insensatamente) che così facendo, mi avrebbe potuto contagiare il Covid 19.
Considerato il quadro generale della situazione a cui mi stavo sottomettendo quella sera, trovai divertente questa mia preoccupazione paradossale, e abbozzai un sorriso. 
L’omuncolo di Neanderthal (Facocero per gli amici) fraintese questo mio sorriso. 
Pensando che ridessi di lui, interruppe i suoi insulti e il suo sguardo rabbioso si trasformò in un ghigno feroce ed assassino. 
“Oh Cazzo…” pensai preoccupato. 
Afferrò il mio collare alla nuca e, strattonandolo nervosamente mi costrinse a gattonare giù dal materasso, portandomi supino sulla moquette del pianale.
L'espressione feroce sul viso di Facocero era diventata rosso-peperone, non sapevo cosa avesse in mente ma speravo non fosse troppo doloroso. 
Alzò il suo piede destro e lo avvicinò pericolosamente al mio viso. Spostai istintivamente la testa di lato, temendo che intendesse schiacciarmela come un melone. 
Il Facocero rise di gusto, poi appoggiò il piede sul lato della mia testa con la tibia incollata all' orecchio sinistro. Poi porto il suo piede destro all’altro lato della testa.
Dopo la risata, il suo ghigno feroce si era tramutato in un ampio sorriso che metteva in evidenza tutti i suoi denti ingialliti dal tabacco.  Ai due lati della bocca, fuoriusciva una bava abbondante che mi glassava occhi, naso e bocca.  Questa volta, visti i precedenti, mi guardai bene dal sorridere.
Rimase così, con la mia testa fra i suoi piedi per qualche secondo, schiena dritta, petto in fuori e pugni ai fianchi.
Sembrava una versione grottesca di Mussolini.
Guardando verso l'alto, avevo la visuale di una massa informe, che si supponeva essere l’inguine di Facocero. Riuscivo a distinguere appena 6-8 cm di cazzo, sbucava a fatica da una caverna che abbondava di pelle lucida, sudore e pelo biancastro incolto. 
Mi stavo chiedendo se avesse intenzione di aprire il rubinetto e pisciarmi in faccia (o peggio), non so se fossi riuscito a sopportarlo. 
I suoi piedi erano due cotechini pelosi, lucidi di grasso con un grappolo di dita alle estremità. Ben piazzati ai lati della mia testa, mi toccavano le orecchie ed emanavano l'odore tipico dei piedi sudati. 
In condizioni normali, questo tanfo mi avrebbe provocato una reazione di disgusto, ma in quel frangente non fece altro che aumentare la mia eccitazione. Trascorso qualche interminabile secondo, il vecchio ciccione alzò il piede destro e me lo fece atterrare in faccia inforcandomi il naso fra il suo alluce e primo dito. Rimase così, immobile per una decina di secondi. 
Io cominciai ad inalare quelle esalazioni nauseabonde a pieni polmoni mentre con la lingua gli lucidavo la pianta del piede riempiendomi la bocca di tutti i suoi umori. D’istinto mi portai le mani sul pube per cercare di estinguere l'incendio divampato fra le mie gambe. 
Quella sera, avevo deciso di indossare una polo blu leggera e un paio di leggings elastici ed attillati, senza biancheria intima. 
Perciò la mia erezione era ben visibile a tutti. 
Il Facocero fece indietreggiare qualche centimetro le dita del piede e le sprofondò tutte all’interno della mia bocca calda ed accogliente. Cercando di fare alloggiare al meglio quello zampone, allargai le mascelle a dismisura insinuando la lingua fra le sue dita e assaporandone tutti gli umori. 
Il sentòre di piedi sudati era magicamente stato sostituito da un gradevole sapore dolciastro. 
Incredibile, non ho mai avuto una fantasia o un fetish per i piedi, non capivo perché il salsicciotto, grasso ed informe che avevo in bocca mi provocasse tanto godimento.
Pensandoci bene, non credo fossero i piedi di per sé, ma piuttosto la situazione umiliante di trovarmi con la testa sotto il piede di un estraneo dall’aspetto sgradevole. Alla sua mercé.   
Trascorsi un paio di minuti, Facocero rimosse la pianta del piede dalla bocca e cominciò a strofinarmelo vigorosamente su tutto il viso per un paio di minuti. Quando fu soddisfatto del suo capolavoro, ripose il piede sulla moquette.
Mentre attendevo che il Facocero alzasse il piede sinistro per ricevere lo stesso trattamento, girai la testa di lato qualche secondo, volevo dare una rapida occhiata agli altri due cinghiali. Ringhio ed Albino Erano seduti sul materasso con l'uccello in mano, grugnivano insulti incomprensibili accennando nella mia direzione. Ipotizzai che stessero pregustando il loro turno.  
Rigirai la testa verso l'alto e…. scese il buio totale.  
Avevo improvvisamente perso la mia finestra sul mondo e sentivo una pressione uniforme che mi schiacciava tutta la superfice del viso. 
Spalancai la bocca per la sorpresa e una sacca di pelle morbida ci si insinuò immediatamente all'interno. 
Fu proprio la consistenza famigliare di quello che sembrava essere uno scroto, che mi fece capire cosa stava accadendo. 
Il Facocero si era appena accovacciato e seduto comodamente sulla mia faccia.  “Cazzo!!!” bofonchiai a bocca piena, questo vecchio ciccione di merda aveva appena rovinato il mio primo rimming.
Caro lettore, se ben ricordi, durante il trattamento di rimming eseguito dal trans Lucy (vedi 'Metti in ginocchio 2’), avevo deciso che il prossimo cazzo che mi fosse capitato a tiro, avrebbe avuto diritto alla mia faccia piantata nel culo, già, ma non così all’improvviso.  
Avrei voluto pregustare il graduale avvicinamento di quella massa informe, poi, prima del contatto avrei voluto inalare a pieni polmoni le esalazioni stomachevolmente eccitanti che emanava il suo interno coscia e la sua zona anale.  
Mi trovavo invece col naso piantato fra le sue chiappe e la bocca piena di coglioni. Siccome da quella posizione non potevo respirare, non riuscivo nemmeno a sentire nessun odore.  
Facocero, cominciò strofinare il bacino velocemente sul mio viso. Siccome il suo scroto era ancora in bocca, si graffiò leggermente sfregandosi i coglioni sui miei denti. Si blocco improvvisamente ed emise un grido di dolore imprecando. “Ben ti sta” pensai compiaciuto.
Sollevò lievemente bacino sfilandomi la palle di bocca e fu a quel punto che tutti gli odori di cazzo, culo, urina e sudore fermentato mi aggredirono all’unisono l'apparato olfattivo. 
In quel momento raggiunsi il livello di eccitazione 2.0. Senza esitare, afferrai i suoi Chiapponi flaccidi e tirai in giù il suo bassoventre riportandolo sulle mie labbra. 
Dopo questo mio gesto impetuoso, udii i tre animali scambiarsi un'altra risata fragorosa. Quando smise di ridere, Facocero ricominciò a strofinarmi in faccia tutte le sue nefandezze. 
Faceva oscillare il bacino lentamente con ampia escursione, partendo dal pube (dove il mio naso si immergeva il quel folto pelo grigiastro) poi giù, giù fino al coccige. 
Ad ogni passaggio, Il naso grattava il buco del culo e subito dopo c'era pronta la lingua che lo idratava a dovere. La consapevolezza che due spettatori si eccitavano con l'uccello in mano, mentre ammiravano le mie porcate, portarono la mia goduria ad un picco mai raggiunto prima. Queste emozioni mi causarono un blackout, che durò un paio di secondi.
A un certo punto, Il Facocero e Ringhio si scambiarono due parole, subito dopo Facocero alzò il culo dalla mia faccia, si girò e si mise in ginocchio col busto piegato a 90 gradi, allungato sul mio corpo con la testa sopra il mio inguine.
Temetti per un istante che questa specie di tricheco avesse intenzione di cimentarsi in un 69. Quando Ringhio si presentò dietro al culo di Facocero, capii quale fossero le loro intenzioni.
Ringhio scappucciò completamente la cappella, indossò un preservativo e infilzò il culo del Facocero sbattendolo a ritmo forsennato mente io ero ancora lì, sotto l'azione, incredulo di stare veramente vivendo quel momento. Sembravano le scene di un porno squallido, ed io ne ero il protagonista.
Ad ogni colpo di fianchi affibbiato da Ringhio sul culo dell’amico, il pisellino del Facocero, ancora floscio ed incappucciato, mi sbatacchiava liberamente sulla faccia ricoprendomi fronte, labbra e naso con le sue abbondanti secrezioni di liquido denso e filamentoso.
Portai le labbra su quel salsicciotto e lo scappucciai gradualmente mentre entrava tutto in bocca.
La mia cavità orale fu presto riempita di quel delizioso liquido pre-seminale, deglutivo litri dei suoi umori mentre il cannolo ne produceva sempre di più.
Il Facocero fu preso tra due fuochi. Frollatura delle chiappe da parte di Ringhio, e sbocchinata ossessiva da parte mia. Trascorsi appena 10 minuti di questo doppio servizio, il cazzetto che stavo assaporando assunse una consistenza granitica. Tenni la bocca chiusa per qualche secondo chiudendo gli occhi, adoravo sentire la sua cappella marmorea scivolare liberamente su naso, guance e occhi.
Il Facocero si bloccò improvvisamente lasciando la sua cappella puntata sulle mie narici. E finalmente deflagrò. Mi farcì il naso sparandomici dentro tutta la sua crema calda.
Se non lo avessi provato sulla mia persona, non avrei mai detto che questo fosse possibile caro lettore. Credici o No, ma quella sera inalai col naso quasi tutto il seme di quel tricheco.
E stato come inspirare un naso pieno di muco. Un muco decisamente molto più aromatico di un comune raffreddore. La consapevolezza di ciò che avevo appena fatto e l’odore pungente del suo sperma, permeò tutto il mio apparato olfattivo aggredendo prepotentemente ogni singolo neurone.
La mia eccitazione toccò un nuovo livello di intensità.
Ringhio, stappò fuori il cazzo dal culo dal Facocero senza raggiungere l’orgasmo, poi sfilò il preservativo e lo gettò in un angolo del furgone.
Il Facocero, ansimante, si raddrizzò sulle ginocchia dalla sua posizione alla pecorina, guardò in giù fra le sue cosce incrociando brevemente il mio sguardo, poi con le mani allargò bene i suoi chiapponi e mi sedette comodamente in faccia, portandoci sopra tutto il suo peso.
Dopo qualche secondo, la mancanza di ossigeno e la pressione esercitata dal suo peso divenne insopportabile. Iniziai ad emettere delle grida soffocate mentre schiaffeggiavo furiosamente i glutei del maiale.
Albino venne in mio soccorso, alzò di peso il culo del trippone che mi sedeva in testa, afferrò il collare e mi trascinò, sollevandomi in ginocchio con la schiena appoggiata alla paratia del furgone, mentre io ansimavo rumorosamente a bocca aperta e occhi chiusi, cercando di riprendere fiato. Questo ultimo evento, mi aveva indisposto e la mia eccitazione si era quasi azzerata.
Quando mi fui ristabilito, riaprii gli occhi. 
Mi trovavo in ginocchio appoggiato alla paratia e il cazzo di Albino, pulsante e fieramente inalberato,  sfiorava la mia guancia destra strofinando lentamente la cappella sul mio sopracciglio 
Le vibrazioni che quell’asta mi trasmetteva sullo zigomo, andavano in concerto con i fremiti che risalivano dal mio ventre. 
Tutto ciò era assurdo e surreale. Nello spazio di pochi secondi, riuscivo a passare da una situazione di estremo disagio a una di eccitazione infinita.
L’Albino era un marcantonio alto e palestrato di carnagione molto chiara e capelli corti e bianchi. La sua zona inguinale era completamente depilata e l’uccello si avvolgeva in una pelle colore avorio. Aveva dimensioni ragguardevoli, circa 20-21 centimetri ed era circonciso. La sua canna assomigliava ad una mazza da baseball, stretta alla base, poi si allargava gradualmente fino ad un diametro di 5-6 centimetri avvicinandosi al glande.
“Hei. Cappuccetto Rosso...” La sua voce acuta ed infantile, ruppe la mia ipnotica concentrazione. Mi sforzai di distogliere lo sguardo da quella meraviglia e incrociai i suoi occhi azzurri, sormontati da ciglia folte e bianche come il latte.
“….lo sai che adesso il lupo ti mangia ?” aggiunse Albino. Il suo sguardo era impassibile e non trasmetteva nessuna emozione. Uno sguardo asociale da psicopatico.
“La vedi questa mazza? Adesso te la infilo in gola. Se non c’è la fai a prenderla tutta ti dovrò punire. Mi sono spiegato?” poi si rialzò in piedi e mi presentò la cappella sulle labbra.
Fermi tutti! Che cazzo intendeva per 'punire' sta specie di Mastro Lindo?. Ciò a cui mi stavo sottomettendo non era già una specie di punizione volontaria?
Aprii bocca per esprimere la mia preoccupazione “senti ma… in che cosa consiste la punAAAHHUUMMMPFFHH” ovviamente non riuscii a finire la frase. Albino si insinuò prepotentemente fra le mie fauci trattenendomi la testa con le sue mani enormi che mi fasciavano tutto il cranio. 
Come preannunciato, Iniziò a spingermi il suo cappellone giù per l'esofago mentre io lo fissavo dritto negli occhi. Ero indeciso, non sapevo se fosse stato meglio accettare la misteriosa punizione di Albino, oppure permettere a quel siluro di entrarmi nello stomaco.
Ovviamente, avendo già conseguito la laurea in “Gola Profonda” alla ‘Gay Bar University' di Vancouver consegnatami da Mr. Cioccolatino (vedi Mettiti in Ginocchio 2). Avrei saputo come fare per rilassare gradualmente i muscoli della gola e permettere che quel pomello ci scivolasse dentro. Ma a quel punto ero curioso di sapere quale sarebbe stata la punizione.
Comportandomi in modo disubbidiente e capriccioso, tenni i muscoli della gola serrati. Quel muro invalicabile, arrestò l’irruenza di Albino.
Si fermò e mi fissò con aria interrogativa. Senza sfilare la bocca dal cazzo, io oscillai la testa di lato facendo segno di NO e ricambiai lo sguardo abbozzando un sorriso con aria di sfida. “Vuoi la punizione eeh. Piccola ninfetta” mi disse con voce sibilante.
Appese ad una paratia del furgone, c'era alcune cinghie di cuoio con delle grosse fibbie di acciaio alle estremità. I miei dipendenti le usavano di solito per imbrigliare il carico durante il trasporto. 
Albino afferrò una di queste cinghie, fece un passo indietro poi, Impugnandomi il collare all’altezza della carotide mi tirò verso di sé, costringendomi a inchinare il mio busto in avanti per evitare che il cazzo si sfilasse di bocca. Praticamente, mi trovavo in ginocchio sulla moquette con il busto piegato in avanti e la testa saldamente arpionata fra le gambe di Albino. Per non perdere l’equilibrio le mie mani stringevano tenacemente le coscie bianche e glabre di Mastro Lindo. 
“HUWAMMMMPFFFFFHH” Quando mi arrivò la prima cinghiata sulle chiappe, fui colto di sorpresa e sparai un grido col silenziatore. D’istinto, strinsi i denti attorno al cannone di Albino, il quale, non apprezzando il contatto con i miei incisivi mi fece eco, emettendo a sua volta un ululato comico di dolore (senza sordina)
Mi sfilò di scatto il cazzo di bocca e mi guardò senza dire una parola. Il suo viso, ostentava un’espressione tragicomica che era allo stesso tempo infuriata, sconcertata e sconvolta.
Gli altri due macachi erano euforici, si rotolavano sul materasso tenendosi le mani strette sullo stomaco dolorante dalle risate.
Quella sera Albino imparò una lezione importante. Mai fare una sorpresa a qualcuno che ti sta ciucciando il cazzo. A meno che non sia tua nonna, con i denti posati al sicuro, sul comodino.
Io non risi. Volevo assolutamente fare tornare quell'Aura di libidine ed eccitazione che permeava l’ambiente prima di quella situazione comica. 
Lavai via l’espressione di sfida che avevo sostenuto fino a quel momento, e trovandomi in ginocchio ai suoi piedi, abbassai lo sguardo in segno di scuse. Poi gli presi la cinghia di mano e mi sferrai una dolorosa frustata sulle natiche. 
Non mi dava nessun piacere ricevere quei colpi di cinghia ma volevo assolutamente riscaldare l’atmosfera e che Albino ri-accendesse i suoi istinti animali.
Quando mi fui auto-punito con tre frustate per averlo morso, riposi la cinghia nella sua mano destra e mi chinai in avanti avvicinando le labbra al suo cannolo. 
Ancora terrorizzato, Albino scattò, indietreggiando di qualche centimetro. 
Io, pazientemente, gli misi le mani dietro le cosce e lo tirai delicatamente verso di me. Nonostante l’incidente appena avvenuto, Il suo pisello formato XXL era ancora eretto e duro, si notava solo un lieve arrossamento tratteggiato a mezz'asta, sul punto in cui avevo accidentalmente serrato i denti.
Questa volta Albino si lasciò avvicinare, le mie labbra atterrarono sull’asta e diedero un casto bacetto sul punto dolente. Poi alzai la testa e, esibendo un sorriso sincero, incrociai lo sguardo di Albino.
Non ci fu bisogno di aggiungere altro, Albino mi afferrò la testa e ricominciò a scoparmi allegramente in bocca.
Ero stato ufficialmente perdonato.
Per qualche motivo, Albino aveva perso totalmente interesse nella cinghia di cuoio, continuava a tenerla in mano, ma da quando i giochi erano ricominciati non mi frustò più. 
Per farmi perdonare pienamente, decisi di premiarlo aprendo il mio esofago per fare entrare quell’enorme cappella.
La mia mente tornò a quella sera nel GayBar di Vancouver, e cercai di fare risalire gli insegnamenti di Cioccolatino (vedi Mettiti in ginocchio 2).
Afferrai le chiappe di Albino e mi spinsi il suo cazzo contro la gola, poi cominciai a rilassare i muscoli del collo, ad occhi chiusi pensai di avere un grosso boccone di cibo da ingoiare. Trascorsi un paio di minuti, I muscoli dell'esofago si allentarono gradualmente lasciando che quel pomello del cambio ci scivolasse dentro. 
La parte più dura era fatta, adesso dovevo solo spingerlo giù fino a toccargli le palle con la lingua.
Quest'ultima fase fu aiutata da Ringhio.
Dopo essersi spanciati dalle risate, Facocero e Ringhio si erano eccitati guardando le effusioni mie e di Albino. Preso da un raptus sadico, Ringhio aveva poi iniziato a schiaffeggiare il faccione e le tette abbondanti del suo amico, mentre il Facocero lo ricambiava masturbandolo con entrambe le mani. Il ritmo della masturbazione aumentava con l’aumentare delle sberle ricevute. 
Quando la cadenza della sega divenne forsennata, Ringhio si alzò dal materasso, si lubrificò l’uccello con la saliva e senza chiedere permesso lo infilò tutto nel culo di Albino.
Ovviamente, questa improvvisa spinta in avanti, fece spiaccicare il mio naso sul pube di Albino.
Et Voilà. È bastato un colpo di reni propiziatorio gentilmente apprestato da quel figlio di troia di Ringhio. E adesso avevo tutti i venti centimetri abbondanti di cazzo in gola. 
Caro lettore, se sei alle prime armi in questo campo e, leggendo questo racconto ti viene voglia di fare un pompino a gola profonda al primo sconosciuto che incontri per strada, sappi, che avere un palloncino che ti si gonfia dolorosamente in gola, di per sé, non dà nessun appagamento sessuale, a chi lo fa. 
Chi lo riceve invece va in estasi dalla goduria. Quindi, praticare il 'gola profonda' sta proprio nell'empatia di gioire del piacere provato dal proprio partner.
Albino mi stantuffò in gola al ritmo di inculata datogli da Ringhio. Ogni 10-15 secondi lo sfilavo per prendere fiato, poi guardavo arrendevolmente negli occhi di Albino e lasciavo che me lo ri-ficcasse giù nello stomaco. 
Il suo viso era sudato e contratto dall’eccitazione estrema. Io assorbii in me tutta la sua espressione di godimento.
La consapevolezza di essere io a provocargli quel piacere immenso, e l'immagine di me stesso, nel bel mezzo di un parcheggio pubblico, in ginocchio con la testa piantata fra le gambe di uno sconosciuto, mi provocò un brivido che divenne presto un tremolio incontrollabile. 
Per evitare di sborrarmi nei pantaloni, dovetti portare urgentemente le mani fra le gambe e premere decisamente con un dito sul mio frenulo. La voglia di sparare fuori tutto il mio piacere si placò, per il momento.
Trascorsi 5-6 minuti di raschiatura dell’esofago, Albino mi afferrò saldamente la testa e schiacciò il mio naso contro il suo pube…. E finalmente mi sparò tutta la sua crema direttamente nello stomaco. 
Il suo corpo spongioso (la parte inferiore dell’asta) adagiato sulla mia lingua, si gonfiava e sgonfiava ritmicamente ad ogni sua spruzzata di sperma mentre il mio labbro inferiore e la lingua, scendevano golosamente sullo scroto. Le piacevoli emozioni che mi centrifugavano in testa sono indescrivibili, nonostante si fosse già completamente scaricato, io continuavo a trattenerlo in gola, non sentivo più il dolore all’esofago e mi dimenticai pure di respirare. 
Avrei voluto morire così. Soffocato dal quel pistone che mi grattava la bocca dello stomaco.
Ringhio interruppe l'incantesimo, strattonò indietro i fianchi di Albino sfilandomi il suo cazzo di bocca, poi si sganciò dal suo culo emettendo un sonoro “PLOCK” e in un’unica mossa veloce mi inforcò la bocca. 
Fra l'uscita del cazzo di Albino e l'entrata di Ringhio non passarono nemmeno 3 secondi, ebbi appena il tempo di prendere una boccata d’aria. 
Nonostante fosse appena uscito dal buco di un culo, il cazzo di Ringhio aveva mantenuto la sua fragranza inconfondibile ‘Eau de Ringhiò” non aveva nessun sentore di feci, riuscivo a distinguere nettamente gli umori di quel maiale che mi erano diventati familiari. A questo punto riconosco il sapore di Ringhio a naso.
Sicuramente Albino aveva avuto la compiacenza di farsi un lavaggio del colon prima di presentarsi all’appuntamento.
Non riuscivo a capire cosa fosse successo a Ringhio, sembrava un coniglio impazzito. 
Con le mani saldamente aggrappate alla mia testa mi montava la bocca in modo incontrollato e convulso. Infilava e sfilava la testa a ripetizione sul suo pistone al ritmo di 3-4 volte al secondo. Ogni 15-20 pompate, lo tirava fuori, mi dava una serie di mazzate su tutta la faccia a colpi di cappella, poi lo rimetteva in bocca e continuava ad usare la mia testa come fosse un melone inanimato.
Dopo che mi ebbe frollato per bene la faccia per oltre 5 minuti, il mandrillo cercò di insinuare il suo pisello fra la mia guancia e il cappuccio. Proprio come aveva fatto durante il nostro primo incontro (Vedi Mettiti in ginocchio 1).
Questa volta però la manovra non gli riuscì. 
Quando ci incontrammo a Dicembre, io indossavo un cappuccio nero di tessuto molto elastico, tipo calzamaglia. Mentre questa volta avevo un copricapo di pelle rossa talmente aderente che non permetteva di infilarci dentro nemmeno un dito.
Visibilmente innervosito da quella missione fallita,  Ringhio cominciò a spararmi in faccia degli insulti in spagnolo. 
Poi mi elargì uno sputo denso e vischioso sul naso e si girò di scatto mettendosi a 90 gradi. Così facendo, mi servì le sue grosse chiappe muscolose a 5 centimetri  dalle labbra.  Io (ovvianente) non esitai. Chiusi gli occhi, tirai fuori la lingua e afferrai le sue cosce all’altezza dei femori, infine tirai le sue chiappe ad abbracciarmi completamente la faccia. 
Mentre ringhio rimaneva immobile, io strofinavo su e giù ritmicamente naso, bocca e fronte su tutta la sua giostra. Partendo dall’ano poi giù…giu fino ai coglioni, e poi di nuovo su… verso l'ano. Il tutto scivolava liscio come l’olio grazie alla sputazza datomi da Ringhio. 
Quell’odore/sapore di saliva, cazzo, culo e letame misto a sudore che quel Maiale aveva spalmato su tutto il mio viso, in aggiunta alla costante consapevolezza della presenza di spettatori arrapati dalle mie porcate, mi provocò un altro culmine di depravata libidine. Dovetti concentrarmi intensamente per non sborrarmi dentro ai leggings. 
Mentre spazzolavo felicemente quel bel culone di carnagione scura, udii il Facocero che imprecava. Subito dopo si rimise a 90 gradi sul materasso urlando qualcosa a ringhio. 
Ringhio si rialzò in piedi, derubando il mio viso del delizioso abbraccio delle sue natiche. E saltò sul culo del Facocero.
Io rimasi in ginocchio sulla moquette con la schiena appoggiata contro la parete del furgone. Tenevo la testa girata di lato, godendo dell'espressione orgasmica di Facocero mentre veniva ferocemente schiaffeggiato e contemporaneamente inchiappettato da Ringhio.
La penetrazione anale non mi ha mai incuriosito particolarmente. Non ho mai desiderato osservarla,  praticarla né tantomeno riceverla. Ciò che mi dava piacere nella scena che stavo osservando era solo l'espressione di squassante goduria provata dal Facocero. 
In preda a quegli spietati colpi di cazzo, persino i lineamenti grezzi e grinzosi di Neanderthal si fondevano in un’attraente ed armoniosa espressione di appagamento.
I mio innato senso di empatia faceva tutto il resto del lavoro.
Improvvisamente, ebbi una sensazione di calore sulla pelle che partiva dalla mia spalla destra e scendeva sul torace.
Mi voltai nell’altra direzione per vedere quale fosse la causa.
Albino era immobile col cazzo in mano, a circa mezzo metro di distanza e stava direzionando un getto di urina nella scollatura  sbottonata della mia polo. 
Il liquido bollente mi inondò velocemente il torso e scese ben presto a scaldarmi l’inguine. 
Quel calore improvviso che stava diluviando sul mio corpo, si aggiunse alla presa di coscienza del fatto che “HEI SCEMO, SVEGLIA!!! TI STANNO PISCIANDO ADDOSSO, CAZZO !!!”  
A quel punto venni aggredito da una crisi di coscienza. Un conflitto interno che mi causò un tremolio incontrollabile. 
Una parte di me voleva intensamente che Mastro Lindo continuasse ad allagarmi di piscio, mentre la parte più coerente di me cercava di farmi ragionare. “Sei una persona rispettabile, un piccolo imprenditore di successo e hai sempre combattuto per il rispetto di tutti i tuoi dipendenti, in quanto esseri umani. Passino gli sputi in faccia. Passi anche la sborrata in bocca, in fondo anche questa è una pratica sessuale. Ma farti pisciare addosso NO cazzo!!, Mi dici cosa c'è di rispettoso nello stare in ginocchio e farti trattare come un orinatoio?”
Mentre mi facevo tutte queste seghe mentali, guardavo Albino dritto negli occhi a bocca aperta per la sorpresa. 
Le mie mani si posarono sui suoi femori ed iniziarono ad accarezzare nervosamente le sue coscie glabre e muscolose.
Notai che 'Il Pompiere' stava lentamente alzando il getto dell’idrante. Ora mi stava risciacquando la mandibola appena sotto al mento.
Io ero ancora in preda a quel maledetto tremolio inarrestabile, avrei voluto avere la volontà di dirgli “NO, questo è veramente troppo”. Ma non volevo che smettesse. 
Usai il mio ultimo barlume di senso del pudore, e gli feci lentamente cenno di No con la testa. 
Nel frattempo il getto bollente era già arrivato sul mento e provocava schizzi di Piscio che pioggerellavano su tutto il viso. 
In risposta al mio segno di rifiuto, Albino annuì altrettanto lentamente col la sua solita espressione impassibile da feticista psicopatico.
”Che cazzo stai faceGLRGLGRRBLUBLL….” Il getto di urina mi inondò la bocca facendola straripare prima che riuscissi a terminare la frase. 
La vocina che mi redarguiva di mantenere un minimo di dignità, si dileguò completamente. Forse si offese per non essere stata ascoltata. O forse perché si rese conto che sono un caso disperato. Chissà.
Ad ogni modo, l’ultima speranza che avevo rimasto per mantenere un minimo di autostima, mi aveva abbandonato per sempre. Lasciandomi in totale balia del volere di qualsiasi presente, e futuro aguzzino.
Col senno di poi, mi è mancata molto quella vocina. Specialmente alla luce di tutti i fatti successi nel corso della torrida estate appena trascorsa.
Albino svuotò completamente la sua vescica riempiendomi bocca, naso e occhi (che tenevo ben chiusi, per evitare di perdere le lenti a contatto). Il sapore e l'odore dell'urina non era eccessivamente disgustoso, dava la sensazione di assaggiare l'acqua di bollitura delle zucchine.
Il tremolio incontrollabile si tramutò nella piacevole sensazione di aver fatto il bravo. Mi ero sottomesso e umiliato al volere del padrone che mi stava di fronte.
Mi stavo trasformando in uno schiavo sessuale.
Albino mi costrinse a bere tutta la boccata di piscio poi ci infilò dentro il suo salame floscio. 
Pompando con dolcezza, svuotai completamente l’uretra, facendo scendere in gola le ultime lacrime di pipì. Poi presi una salvietta pre-umidificata e lavai accuratamente il cazzo, il pube e lo scroto.
Infine, per completare il servizietto gli allargai le chiappe con una mano, e con l’altra gli passai la salvietta su tutta la zona anale. 
Il contatto delle mie dita sul suo sfintere lo colse di sorpresa. In una frazione di secondo Il suo sguardo passò dalla totale indifferenza alla goduria estrema. Cominciò ad ansimare rumorosamente mentre il cazzo si alzava a vista d’occhio.
Quando vidi la sua reazione, rimasi sbigottito.
La mia intenzione iniziale era solo di pulirgli il culo, ma a quel punto, gettai la salvietta e mi concentrai sul ditalino, provai ad insinuare dentro il mio dito medio ma, giudicando dalla sua espressione, Albino preferiva che mi soffermassi sull’orifizio. 
Cosa che feci, continuai a frizionargli forsennatamente il buchetto usando i miei polpastrelli.
Passarono appena 3-4 minuti di masturbazione anale, la sua faccia contratta diventò color amaranto  e la sua erezione giunse al punto di non ritorno. 
Avrei voluto aiutarlo prendendoglielo in mano, ma le avevo entrambi impegnate sul suo deretano. Pensai così di usare la bocca.
Albino era in piedi, appoggiato con entrambe le mani alla parete del furgone e le gambe cominciarono a tremare. Feci appena in tempo a dargli un innocuo bacetto sul frenulo.
Fu come premere su un detonatore.
Carissimo lettore, forse è colpa della mia scarsa esperienza nel maneggiare cazzi, ma non avrei mai immaginato che una cosa del genere fosse possibile. Quel cazzo, in cinque minuti era passato dal riposo all’eiaculazione, il tutto senza quasi nessun contatto fisico.
Il mio bacio sul frenulo provocò un urlo stridulo di Albino, simultaneamente i suoi 20 centimetri di artiglieria iniziarono a spararmi fiotti di sperma su tutto il viso.
Il suo viso deformato dalla goduria e la presa di coscienza che la mia faccia era tutta pisciata ed inondata di sborra come la più troia delle pornostar, mi mandò in visibilio.
Et Voilà. Mi trovavo un’altra volta sull’orlo di una sborrata epocale.
Nonostante quel bel pezzo d’artiglieria stesse ancora spruzzando il suo nettare, io dovetti allontanare le mani dal suo sfintere, me le portai sul cazzo e premetti freneticamente sul frenulo. Finalmente, dopo circa 20 secondi mi calmai.
Premere sul frenulo funziona su di me per frenare l’eiaculazione, ma non avrebbe funzionato per sempre. Ero consapevole del fatto che se avessi raggiunto un altro picco di libidine, sarebbe stata la mia Waterloo.
Questi Coitus Interruptus auto inflitti avevano però un effetto secondario, mi bloccavano la sborrata con successo, ma aumentavano esponenzialmente la mia eccitazione. A quel punto della serata, dopo la terza schiacciata di frenulo, ero così ingrifato che le mie mani cominciarono a tremolare come un gattino neonato.
Spossato ed ansimante, mi ripulii gli occhi dallo sperma, abbracciai i fianchi di Albino e poggiai la mia guancia lucida e scivolosa contro la sua canna. Da quella posizione, avevo piena visuale sulle attività di inchiappettamento che avvenivano sul materasso.
Accecato dall’eccitazione per l'azione appena conclusa fra me ed Albino, quel sanguinario di Ringhio, aveva aumentato il ritmo di inculata, continuando spietatamente ad accompagnare ogni singola penetrazione con una sculacciata crudele e dolorosa.
Gli enormi glutei flaccidi del Facocero erano diventati rosso fuoco, ed in alcuni punti, il rosso tendeva a sfumature più violacee.
Ripresosi dalla sua ultima performance, Albino afferrò il mio collare e mi strattonò violentemente fino a che mi trovai supino con la testa infilata fra le ginocchia di Ringhio.
“Bravo Cappuccetto !!, accomodati pure sotto ai miei coglioni, che ti faccio un bel massaggio facciale”, senza smettere di sbattere le chiappe al Facocero, Ringhio fece posto alla mia testa allargando leggermente le cosce.
Così facendo, i suo scroto si abbassò fino ad adagiarsi comodamente sul mio viso e, come preannunciato, ebbe inizio il massaggio facciale.
Mentre Ringhio aumentava il ritmo di sbattuta, le sue palle mi spennellavano naso, bocca ed occhi. Il tutto era ben lubrificato grazie all’abbondante sborrata di Albino.
Improvvisamente, Albino mi sollevò completamente la polo e l’appallottolò sotto le mie ascelle lasciandomi completamente a torso nudo.
Cominciai a preoccuparmi, ero stato chiaro con Ringhio su questo punto. Avrei accettato trattamenti di ogni genere, ma esclusivamente sulla mia faccia.
Stavo per esprimere il mio disagio, quando Albino mi afferrò i capezzoli fra le dita e iniziò a stritolarli con movimento rotatorio. Come fossero bulloni da avvitare.
Il dolore provocato da quel gesto inaspettato fu maledettamente piacevole. Avendo la bocca piena di Ringhio non riuscivo a parlare, mi limitai ad emettere dei sommessi “HUUMMM!!  WHAAUUUUUMMMP” accompagnandoli da un lieve tremolio del torace.
Quel marpione di Albino, percependo un riscontro positivo al suo trattamento, decise di rilanciare. 
Smise di torturarmi i capezzoli e
mi abbassò d’un sol gesto i leggings, appallottolandoli alle mie caviglia. 
Contro ogni accordo, mi ritrovavo completamente nudo, con le parti intime al vento. 
Avendo la testa incastrata fra le ganasce di Ringhio e la bocca farcita dai sui coglioni, cominciai ad agitarmi schiaffeggiando violentemente le sue natiche.
Notando il mio disagio, Ringhio sfilò il cazzo dal culo del Facocero e si mise comodamente seduto sulla mia testa. 
Ultimamente, stava decisamente prendendo passo la moda di usare la mia faccia come sellino da bicicletta.
Ringhio si mise poi a discutere animatamente con Albino, che si trovava alle sue spalle.
Trascorso qualche secondo, (poco prima che soffocassi) Ringhio riportò il peso del suo corpo sulle sue ginocchia e mi disse “Sta tranquilla cagnetta e fai la brava, non ha intenzione di toccare il tuo prezioso pistolino, vuole solo provare una cosa, dimmi se ti piace”. Poi ricominciò a sbattere allegramente il culo del Facocero senza darmi tempo di esibire le mie rimostranze.
Albino cominciò a schiaffeggiarmi vigorosamente su tutto il corpo, fianchi, petto, glutei. soffermandosi particolarmente sul mio interno coscia Dalla mia posizione, non riuscivo ad avere nessuna visuale sul mio corpo, percepivo solo il contatto delle due mani.
Fatta eccezione per le mie parti intime, ogni altro centimetro del mio corpo era martoriato dalle sue manate. 
Mentre una mano mi picchiava dappertutto, l'altra mi artigliava e rigava la pelle usando i suoi polpastrelli forti e rugosi da muratore. 
Io accusavo la dolce tortura di quelle sue manacce su tutto il corpo contorcendomi come un pitone caduto sul falò acceso.
Caro lettore, usando le mie lacunose capacità narrative, vorrei farti capire quanto questa situazione mi facesse affumicare il cervello dalla lussuria, ma dovrai aiutarmi, usando tutta la tua fantasia. 
Lo strofinamento del suo scroto, che mi spennellava tutti i suoi umori in faccia, e la consapevolezza che il mio corpo era completamente nudo e martoriato da schiaffi sonori, artigli e pizzicotti da uno sconosciuto.……
portarono la mia erezione al culmine.
Avevo la sensazione che, se Albino avesse solo pensato di sfiorare il mio pene, avrei sborrato con una gittata balistica che avrebbe scoperchiato il tetto del furgone. Intuendo il mio stato d'animo, Albino stette sapientemente alla larga dalle mie parti intime. 
Gliene fui grato, se fossi venuto in quel momento, beh… la festa sarebbe finita lì.  Quegli odori e sapori inebrianti che mi invogliavano a volerne sempre di più, si sarebbero tragicamente trasformati in quello che effettivamente erano, odore di letame fresco (ovvero l’aroma che emana il buco di un culo) piscio e tanfo proveniente da piedi e parti intime poco pulite. 
Capisci, caro lettore. Facevo volentieri a meno di tutto ciò.  
Ad un certo punto, Ringhio estrasse il cazzo dal culo del Facocero, si tolse il preservativo e cominciò a strofinarglielo forsennatamente fra le chiappe in una specie di sega spagnola.
Siccome io ero ancora incastrato fra le cosce di Ringhio, quando sborrò mi gustai pienamente il primo piano.
I coglioni neri di Ringhio mi penzolavano a due centimetri dal naso, ad ogni schizzata di sperma, si alzavano allontanandosi l’uno dall’altro fino ad appiattire lo scroto alla base dell'asta. Poi si riabbassavano per ri-decollare alla schizzata successiva. 
Carissimo amico che stai leggendo questa mia avventura (scusa la confidenza, ma dopo aver condiviso con te tutte le porcate che ho fatto in questi mesi, mi sembra quasi di conoscerti. Come se tu fossi un vecchio amico al quale posso confessare qualsiasi cosa), se stai pensando di concederti il tuo primo incontro occasionale Gay, devi assolutamente provare questa posizione. Ammirare un cazzo nero in fase di eiaculazione, con la testa stretta fra due cosce sudate e i coglioni che ti sfiorano il naso. 
È una meraviglia.
Quando le pulsazioni cessarono, Ringhio sfilò il cazzo dalle chiappe del Facocero, mi afferrò la testa con una mano e con l’altra me lo strofinò in faccia spalmandomi gli ultimi rivoletti di sperma mentre mi ringhiava le sue odi romantiche; “Guarda che bel cazzo sudicio, è tutto per te….. quante notti te lo sei sognato eeeeh? ……. sei contento brutta scrofa? …… ”.
Aveva un odore selvatico di letame e sborra. Il mio cervello, fritto dall’eccitazione, trovava tutto ciò maledettamente delizioso. 
Quando ebbe finito di massaggiarmi la faccia, Ringhio si alzò in piedi e scese dal materasso.
Nel frattempo il Facocero, dalla sua posizione alla pecorina, si rialzò sulle ginocchia, indietreggiò di 25-20 centimetri fino a portarmi il suo culone flaccido sulla perpendicolare dei miei occhi.
Se ne stette immobile per qualche secondo, in posizione eretta con le ginocchia ai due lati della mia testa, dandomi l'occasione di ammirare quell’ipnotico panorama surreale. 
La sua zona inguinale era completamente deforme, non si capiva dove finisse il culo e cominciasse il pube. Si vedeva solo un mare di cavalloni grinzosi e cascanti di grasso, persino lo scroto e il pistolino facevano parte delle onde di quel sinistro mare di lardo.  
Proprio da quel piccolo pistolino fuoriuscì senza preavviso un rivoletto di liquido caldo che mi bagnò il mento. Feci appena in tempo di urlare “cazzo!!! Sta per pisc……” il Facocero aprì l’idrante di urina giallognola e mi inondò bocca e naso, poi, continuando a pisciare, si allargò le natiche usando entrambe le mani, e lentamente avvicinò lo sfintere al mio naso.
Iniziò ad oscillare velocemente avanti-indietro, costringendomi a spazzolargli tutto, dal pelo grigiastro del pube fino al coccige.
Lo sperma di Ringhio, precedentemente trattenuto all’interno dei suoi glutei mi si riversò in bocca e nel naso. 
Tanto per mettere la ciliegina sulla torta, qualcuno riprese a schiaffeggiarmi pizzicarmi e strizzarmi su tutto il corpo. Siccome avevo la testa ficcata fra le chiappe di quel tricheco, non riuscivo a vedere chi fosse, ma non riconobbi il tocco di Albino. 
Il contatto con quelle manacce fu molto più brutale. Non erano schiaffetti stuzzicanti, ma sberle sonore e cattive su capezzoli, fianchi, glutei e cosce, che avrebbero decisamente lasciato il segno.
Pensavo a quel punto di avere già messo abbastanza a dura prova la mia capacità di trattenere l'orgasmo, ma la sfida più dura doveva ancora arrivare.
La testa stretta fra i prosciutti del Facocero, il suo odore/sapore (un inebriante cocktail di stallatico, piscio, sperma e sudore), in aggiunta al piacevole martirio che il mio corpo stava subendo e alla consapevolezza di essere la 'PorcaStar' al centro dell’attenzione. 
La lava stava risalendo il camino del vulcano ed era (un'altra volta) sul punto di eruttare.
Prima che succedesse l’irrimediabile mi portai un dito sul frenulo e premetti disperatamente. 
Fu come cercare di spegnere l'incendio di un fienile con un bicchiere d'acqua.
La voglia di sborrare non sfumava gradualmente come le altre volte, anzi, il contatto col mio dito non fece altro che accentuarla.
Preparandomi all’inevitabile esplosione, arcuai la schiena ed emisi un urlo angosciato.
Fu a quel punto che sentii il tocco propiziatorio di un pollice che premeva con fermezza sulla mia zona perineale, appena sotto ai testicoli.
L'incendio nel fienile fu istantaneamente estinto da uno tsunami di acqua gelata.
Non seppi mai con certezza chi fosse il mio eroe, quel dito, sapientemente posizionato, impedì che sborrassi proprio mentre la faccia era indossata dal culo di quel trippone. Non credo che l’avrei sopportato.
A quel punto Il Facocero, soddisfatto per la sua performance, riportò il peso sulle sue ginocchia e si lasciò cadere supino sul materasso.
Io rimasi steso ad occhi chiusi, mentre cercavo di riprendermi per il pericolo appena scampato.
Presi nota di quella tecnica per fermare l’eiaculazione, non la conoscevo.
In casi estremi, è molto più efficace della pressione sul frenulo 
Sentii un’altra ondata di calore che si diffondeva su tutto il corpo, aprii gli occhi e (ovviamente) Ringhio si stava svuotando la vescica riversandomela a partire dai piedi, direzionò il getto per qualche secondo sulle mie parti intime e infine risalì fino a sommergermi la faccia del suo piscio giallo e carico di ammoniaca. A confronto delle altre due pisciate che avevo degustato quella sera, l’urina di Ringhio aveva decisamente un bouquet più marcato. (Farei proprio un bel sommelier del cazzo).
“Ecco qua, mio bel mungi-cazzi, lavati bene la faccia che è ora di andare a nanna.”

Mi riabbassai la polo e tirai su i leggings alla cinta, poi mi sedetti in silenzio, sul bordo del materasso.  Ringhio e i suoi compari si stavano dando una sciacquata con l’acqua delle bottiglie, poi si asciugarono e si rivestirono parlando e ridendo rumorosamente. 
Infine, il Facocero e Albino mi diedero due patte sulla testa e una carezza affettuosa (come si farebbe con in cagnolino per fargli una coccola) e scesero dal furgone senza dirmi una parola.  
Ringhio chiuse il portellone dietro di loro e mi si piantò di fronte, fissandomi a gambe leggermente divaricate. 
Io ricambiai il suo sguardo, alternandolo fra i suoi occhi e la patta dei suoi jeans, che si trovava a 10 cm dal mio naso.
“Che c’è?” Mi disse divertito, “Ne vuoi ancora?? Davvero non ne hai avuto abbastanza stasera?.” Poi mi adagiò una mano sulla testa, il palmo stava immobile mentre le dita tamburellavano rumorosamente sulla pelle rossa del mio cappuccio.
“Ma quanto sei porca, Eh?.  Lo sai quanto sei porca?”. Io feci cenno di NO con la testa. 
In effetti, se Ringhio & Company si fossero abbassati i pantaloni, sarei stato ben felice di ricominciare tutto da capo, quindi sicuramente 'un po' porca forse lo sono. Ma non sapevo QUANTO fossi porca.
A quanto pare, il mio limite di accettazione aumentava ogni volta. Ed ogni volta, quel limite diventava il limite minimo di aspettative per il prossimo incontro. 
Ci sarà stato un modo per capire quale era la linea di demarcazione oltre la quale non sarei andato?. C'era un modo di sapere QUANTO sono porca?.
“Noo? Davvero non sai quanto sei porca?” così dicendo, Ringhio si abbassò la zip e sfoderò il suo salame lasciandolo penzolare fra le sue gambe divaricate. 
Io sentii ritornare quelle vibrazioni dolorosamente piacevoli. Non saprei proprio come spiegarle, ma partivano dal bassoventre, si propagavano su tutto il corpo e infine irrompevano prepotentemente dentro la testa. Fui come attirato da un invisibile magnete, chiusi gli occhi e socchiusi la bocca, poi,  chinandomi in avanti, coprii lentamente quei 10 centimetri che mi separavano dal paradiso.  
Quando il naso batté contro una mano aprii gli occhi, Ringhio si copriva il sesso con una mano aperta, mentre il dito indice dell'altra mano faceva segno di NO. 
Guardai in su con occhi imploranti ma, il suo pancione sodo impediva la visuale, perciò non riuscii ad incrociare il suo sguardo. 
Rimasi lì per un tempo indefinito, con la guancia adagiata sul dorso della sua mano nella speranza che la ritirasse. 
Quelle vibrazioni che mi facevano ribollire il cervello al punto che stavo per perdere i sensi, si placarono solo quando Ringhio mi concesse un dito. Staccò la mano dal suo inguine e mi infilò il suo dito indice in bocca facendolo entrare ed uscire lentamente. “Lo vedi quanto sei porca?, non ne hai mai abbastanza” concluse con un sorriso a denti stretti mentre il suo cazzo stava visibilmente rivitalizzandosi. 
Ringhio si diede una rapida occhiata fra le gambe, poi con espressione incazzata mi afferrò al collo e cominciò ad insultarmi “brutta scrofa ciucciacazzi, hai visto cos'hai combinato ?”.
Nel frattempo, dal parcheggio si udì il suono ripetuto di un clacson, i suoi amici lo stavano chiamando. “Adesso mi tocca andare a casa in queste condizioni!!!” il cazzo era già quasi completamente eretto. 
Ringhio rinfoderò il suo arsenale nelle mutande e mi disse “controlla la tua mail tutti i giorni, mi rifarò vivo presto. Fino adesso abbiamo giocherellato, ma a partire dal prossimo incontro cominciamo a fare sul serio”.
Senza aggiungere altro, uscì dal furgone sbattendo violentemente il portellone.
Subito dopo udii l'auto con i tre che si allontanava dal parcheggio.
Slacciai il collare che teneva fissato il mio copricapo e lo sfilai completamente dalla testa, poi emisi un sospiro e mi distesi sul materasso. 
Con prepotenza, ritornarono nella mente le ultime parole di Ringhio “….dalla prossima volta cominciamo a fare sul serio”. Che cazzo voleva dire? Tutte le porcate che avevo fatto quella sera non erano state abbastanza 'sul serio' per lui?.
Cosa stava preparandomi quel Cinghiale? A cosa avrei dovuto sottomettermi la prossima volta?, Ma soprattutto, mi chiedevo che razza di SubUmano stavo diventando?.
Questi fatti sono avvenuti prima dell'estate, subito dopo il lock-down. Da allora di acqua né è passata sotto i ponti, e ovviamente ora ho la risposta a tutte le domande che mi facevo quella sera.
Rimasi 10-15 minuti allungato sul materasso, lasciando che la mia mente partisse per un revival di quella serata da pazzi.
Infine mi alzai, spensi le luci a Led ai quattro angoli del furgone e sedetti al posto di guida. Mi allontanai un paio di km dal parcheggio e, quando fui certo che nessuno mi stava seguendo, accostai per rimuovere le finte targhe dal furgone. 
Giunto a casa, mi lavai i denti e feci una doccia, poi presi il telefono e chiamai Valentina (nome di fantasia). Le chiesi di venire subito da me. Avevo una cosa importantissima da dirle.
Vale è una mia coetanea, divorziata, giovanile, capelli lunghi e neri.  Nonostante abbia quasi cinquant’anni, il suo fisico tonico e la maniacale cura del suo viso, la fanno sembrare una trentenne in forma.
Ci siamo conosciuti quarant’anni fa alle scuole medie, e da allora siamo stati pressoché inseparabili. La nostra relazione si è evoluta da compagni di classe poi amanti, nemici giurati, confidenti e, negli ultimi dieci anni è diventata la mia migliore amica. Oggi, se dovessi perdere l'amicizia di Valentina non saprei con chi sostituirla.
Non succede spesso, ma se capita che siamo entrambi liberi da altre relazioni, ci concediamo reciprocamente il nostro corpo, così, tanto per mantenere gli organi genitali in esercizio. 
La maturità raggiunta dal nostro quarantennale rapporto, ci evita di rifare vecchi sbagli. Siamo entrambi consapevoli di essere molto più funzionali da scopamici piuttosto che da coppia fissa. 
Dall’ultima volta che ci eravamo concessi di scaldarci reciprocamente la pelle erano passati quasi due anni.
Lei si era lasciata con il suo ex-compagno a marzo, durante il lock-down dopo una furiosa litigata, della quale sapevo tutti i dettagli via WhatsApp. 
Trascorsa circa mezz’ora dalla mia telefonata, Valentina entrò in casa (aveva una copia delle mie chiavi), si avvicinò a me con aria preoccupata e mi chiese “Ho guidato più veloce che potevo. Tutto OK ?”.
“Si” risposi, poi le misi una mano sul gluteo destro e la tirai verso di me “adesso che sei qui, è tutto OK”, portai l'altra mano sotto la sua ascella sinistra mentre il pollice partì subito in ricognizione del capezzolo, talmente turgido che era sul punto di bucarle la camicetta.
Valentina sgranò gli occhi e socchiuse leggermente la bocca per la sorpresa. 
Io colsi l'occasione per sferrarle il colpo di grazia. Chinai la testa e appoggiai le mie labbra sul cuoricino rosso tatuato sul collo
La mia cara amica non ebbe via di scampo, chiuse le palpebre, cominciò a respirare forte e il suo labbro inferiore venne attaccato da un incontrollabile tremolio. Dopo tanti anni, riconoscevo bene quel segnale, anche lei mi desiderava.
Mentre facevamo l’amore, tenevo gli occhi chiusi lasciando che la mente volasse libera agli avvenimenti di quella sera nel furgone. 
Ero talmente carico quella notte che costrinsi Valentina a fare gli straordinari. La presi e la rigirai in tutte le posizioni. Ero insaziabile. 
Dopo 3 ore e 7 preservativi (due dei quali lì buttammo perché erano scaduti) io gettai finalmente la spugna.
Lei mi guardò con un ampio sorriso, ansimante, mentre il suo corpo era ancora in preda agli spasmi provocati dall’ultimo orgasmo  “Ma tu chi sei spiritello? Perché hai posseduto il corpo del mio amico? Vade Retro !!!” mi urlò divertita.
“Sai…Avevo tanta voglia di vederti” le risposi. Ovviamente non le rivelai il vero motivo di quella performance, alquanto inusuale per il mio standard.
Nei mesi che seguirono, successero tante (troppe) cose. Finora sono riuscito, in qualche modo a scrivere i tre capitoli che hanno dato inizio a questa fase Sado-Maso-Gay-Bisex della mia vita. Però…..non so se avrò mai il coraggio di abbattere il muro della vergogna, che mi impedisce di mettere nero su bianco tutto quello che è successo quest’estate.  
Ciò a cui mi sono sottomesso va ben oltre ai fatti successi fino a maggio. Molto al di fuori della pubblica decenza e della legalità.
Scrivere questi turpi avvenimenti  accaduti a me nei mesi più caldi, sarebbe un po’ come divulgare un segreto molto privato ed inconfessabile. 
Una volta rivelato ti senti molto più leggero ma ti esponi alla critica, al disprezzo e alla derisione da parte delle persone alla quale lo hai confessato. Un prezzo alto, troppo alto da pagare. 
Per concludere, caro lettore, ricordi quell’uomo che stava seduto sull’orlo del pozzo guardando in giù verso il vuoto?.
Ebbene, dopo quella sera trascorsa con la comitiva di Ringhio, quell’uomo si è piegato in avanti, ha dato un colpo di reni e si è lasciato andare. 
Da allora sta ancora precipitando nel buio verso l'ignoto. Chissà, forse ci sarà una rete sul fondo……?
 
Continua …….
.......... Forse    

Sei un genio. Il tuo modo di scrivere riesce ad essere eccitante e contemporaneamente leggero, simpatico. Devi essere molto intelligente. Volevo farti i complimenti

Post New Comment

Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.