Mi faceva impazzire la sua curiosità e lo spirito d'avventura verso tutto quello che per lei era nuovo.
Passai vario tempo a mostrare a Mirella i posti più interessanti della città e le particolarità tipiche degli abitanti, e a volte mi faceva ridere quando diceva che certe cose le sembravano strane o che per lei non avevano alcun senso determinati comportamenti. Altrettanto curioso ero io e chiedevo come invece si facesse dalle sue parti. Non perdeva tempo a raccontare, facendo sì che si creasse una certa rivalità tra noi due e i nostri modi di essere, sicuramente era la rivalità che c'è sempre stata tra siciliani e calabresi e che ormai si tramanda direttamente dal DNA. Aveva un determinato modo di favellare che ti ipnotizzava e ti coinvolgeva allo stesso tempo, era una delle sue tante doti, pendevo dalle sue labbra carnose che spesso mi facevano venir voglia di morderle.
Si avvicinava il finesettimana e quindi la maggior parte dei miei colleghi di università più stretti si ritira dalle proprie famiglie, per lo più venivano tutti da fuori. Praticamente Mirella era l'unica che tornava all'incirca una volta al mese al paese, probabilmente perchè il viaggio per lei era abbastanza lungo e spossante in quei "carri da bestiame", in base a come ci descriveva i vagoni del treno della sua tratta ferrofiavia, ma secondo me, cosa più probabile le era piaciuto quel senso di libertà ed autonomia che era riuscita a conquistarsi essendo ormai studente fuori sede.
Non avevamo una comitiva cui aggregarci per uscire quel sabato sera quindi ci ritrovammo a bere qualcosa passeggiando nel centro città dove ci sono i locali attorno ai quali si svolge la movida. Purtroppo noi due sapevamo benissimo che quello restava semplicemente un termine spagnoleggiante in questà città, ovviamente non aveva nulla a che fare con La Rambla, per restare in tema. E ci ritrovammo nuovamente in macchina per cambiar zona.
Del resto, in tutti questi mesi, da quando ci siamo conosciuti ad inizio anno accademico, le avevo fatto vedere la maggior parte della città durante i pomeriggi dopo aver studiato ed eravamo andati nei locali che ero solito frequentare. Purtroppo si riduceva tutto a far sempre le stesse cose in fondo, per divertirci dovemano affidarci sempre alla nostra creatività accattivando la serata, non c'era una degna attrattiva per i giovani. Ne ero ben cosciente e mi dispiaceva quando faceva gli occhi da cerbiatta chiedendomi che altro potessimo fare.
"Non ci credo che in una città così grande non c'è qualcosa che possiamo fare o un posto dove divertirci" diceva spesso Mirella.
"Mi spiace dirtelo ma... Benvenuta nel mondo degli adulti piccola mia, non c'è altro da fare se non alcolizzarci, così tu puoi sparare minchiate ed io trovo la forza per sopportarti" ridacchiai.
"Sai benissimo che non abbiamo bisogno di bere per dire e fare le nostre cazzate" incalzò lei.
"Certo che lo so, nonostante ciò sono sempre sopreso del fatto che eviti di bere quando fai i tuoi giochini psicologicamente perversi con i ragazzi quando usciamo"
La colsi in fallo, mi guradò in silenzio.
"So benissimo che non sei una che se la tira, quindi il fatto che accalappi i maschietti e gli metti un guinzaglio mentale durante i tuoi flirt è qualcosa che ha immediatamente attirato la mia attenzione, lo fai con estrema lucidità"
Continuava ad ascoltare.
"Sei bella e attraente, non ci vuole un genio a pensare che i maschietti si girino tutti a guardarti e non ti indichino con il dito ma con il cazzo duro, quindi già parti avvantaggiata.."
Scoppiò a ridere divertita e restava ad ascoltare.
"Quando poi inizi ad interagirci hai qualcosa di particolare, parte dal tuo sguardo, continua con le tue movenze, ed ha effetto con le parole che pronunci. Lo so perchè lo hai fatto anche con me...lo fai sempre in realtà, ininterrottamente, e non hai mai smesso."
Aveva la bocca semiaperta e con aria interessata poggiò la punta della lingua sotto gli incisivi; grazie a quella movenza abbastanza sensuale intuì che ci avevo preso, era eccitata dall'ascoltare che avessi carpito questo piccolo segretuccio. Probabilmente non se lo aspettava, forse avrebbe voluto avere intenzione di agire ancora più lentamente, con più ponderazione, ma ormai i suoi piani erano saltati, o forse no, magari avrebbe continuato a giocare ma a carte scoperte.
Per orgoglio non confermò verbalmente le mie congetture e deviava il discorso "Suvvia! Vuoi sabotare la serata ponendoti al centro dell'attenzione? Portami a vedere dei posti nuovi. Non panorami che non ne ho voglia. Ho voglia di scoprire altro di questa città"
"Hai praticamente visto tutto quello che c'è da vedere, non ci sono altri posti, almeno che io conosca" ribattei.
Scattò a sedersi dritta e composta sul sedile "E allora andiamo a scoprirli noi. All'avventura! come Cristoforo Colombo" e tentò di imitarlo buffamente chiudendo un occhio e posizionando le mani sull'altro come se stesse scrutando l'orizzonte attraverso un cannocchiale.
Scoppiai a ridere ma mi convinse "Tu sei folle". Misi nuovamente in moto l'auto.
Tutto d'un tratto, restando immobile, indirizzò lo sguardo verso di me fissandomi seriamente, torna a guardare dritto di fronte a lei, abbassa il "cannocchiale" all'altezza della bocca e comincia a mimare un pompino con tanto di bozzo sulla guancia pressandoci contro la lingua dall'interno. "Avresti sperato piuttosto in questo eh?!" fece con un ghino malefico, "E invece no! Stasera vinco io, conquistiamo la notte!" esclamò.
Comincio a guidare andando verso il nulla praticamente, non sapevo che direzione prendere, cominciai a passare in mezzo a quartieri dove magari non c'ero mai stato, ma nulla, niente di soddisfacente, solo palazzi intorno a noi. D'un tratto una speranza! mi viene in mente che continuando a salire da quella strada in cui ci trovavamo si arrivava sui colli. Era un crogiuolo di strade che proviene da diverse zone della città lato ionico, che si intersecano tra loro strada facendo per poi arrivare ad un punto comune che, alla stessa maniera, portano al lato tirrenico della città.
Non ero solito percorrere quel tragitto e non avevo molta dimestichezza, soprattutto con quel buio, e non avevo intenzione di perdermi. Procedevo a velocità moderatissima in mezzo a strade buie, con la musica e il cantare di Mirella che quantomeno mantenevano l'atmosfera. Ogni tanto mi guardavo intorno per non perdere l'orientamento e Mirella che era perspicace tentava di sfottermi "Non ti preoccupare se ci perdiamo, stiamo andando a scoprire un nuovo mondo!".
Ormai era prassi per entrambi lottare fino allo stremo ad ogni provocazione subita, e cominciai a inventare qualche storia di fantasmi inerente quelle strade spiegando così il perchè dell'osservarmi intorno. Come era facilmente prevedibile fui deriso per questo timido tentativo "Al massimo l'unico urlo che potrei udire è quello di godimento di qualche porco che viene fin quassù a scoparsi a pecorina qualche troia sul cofano dell'auto" ricominciò, questa volta, ad imitare un uomo che scopa portando avanti e indietro le braccia scuotendo la testa per aria.
Vedeva che sghignazzavo e divertita adesso gli faceva persino il verso "Ohh! siiii! Godi troia. Ahhhhh ahhhh ahhh Vengo tesoro vengo Ahhhhhhhhhh" Urlò talmente tanto con i finestrini abbassati in quella strada collinare, che sarà riecheggiato fino in centro città.
Fu davvero divertente e sexy allo stesso tempo sentir parlare con tanta disinvoltura di cose sconce senza nessun tipo di taboo. Non che ne avessimo mai avuti in realtà ma quell'atteggiamento mi attizzava troppo.
Guidai lungo una stradina che diventava sempre più stretta, eccessivamente stretta, il ché non era un buon presagio perchè avevo sicuramente sbagliato strada, quindi frenai bruscamente e Mirella, che si rifiutava di indossare la cintura di sicurezza, si catapultò col busto in avanti con gli occhioni spalancati per l'inaspettato imprevisto. Non si arrendeva mai. Colse l'occasione della postura assunta per continuare a dar sfogo alla sua teatralità. Nuovamente uscì dalla tasca il suo "cannocchiale" fatto di mani e scrutò il buio più assoluto che stava davanti a noi "Marinaio! Pericolo all'orizzonte! Ho ragion per credere che dobbiamo invertir la rotta, tutt'a poppa!"
Ecco, a queste parole, io che non avevo di certo il suo autocontrollo, non ce la feci a resistere alla tentazione "Agli ordini Cristoforo Colombo!", misi a folle, tirai il freno a mano e le afferrai vigorosamente entrambe le tette "Fatto signore!" conclusi sapendo che rischiavo una tremenda reazione.
Eravamo in una zona collinare, totalmente fermi in una stradina strettissima, così buia che i fari erano inutili, Mirella chinata in avanti per via della frenata ad imitare Cristoforo Colombo, ed io con le mani stringevo saldamente le sue tette. E lei che fece? Nulla!
Restò in silenzio qualche secondo per poi "Ho detto poppa marinaio! Non POPPE! Torna indietro marinaio".
Tutti e due ci riappoggiammo allo schienale dei nostri sedili e, prima di procedere in retromarcia per fare inversione, le detti uno sguardo che me la mangiai con gli occhi. Non era per niente arrabbiata, tentava di restare impassibile grazie all'autocontrollo di cui parlavo prima, e dentro ci godeva tantissimo di quella reazione che riuscì a scatenarmi, specialmente quella dentro i pantaloni.
Guidavo ormai verso casa dato che non riuscimmo a trovare l'America, e ci voleva anche parecchio tempo dato il lungo giro che avevamo fatto. Malgrado ciò che accadde pocanzi, non mi feci sopraffare dall'imbarazzo e Mirella lo intuì dal fatto che non davo importanza al fallimentare tentativo occorso e continuavo a scherzare tranquillamente.
Sembrò apprezzare la resistenza ma continuò a mettermi alla prova con i suoi trucchetti da dominatrice psichica "Ci hai provato, ma non è mica così semplice, ci vuole la situazione adeguata" disse con un sorriso beffardo.
Restavo impassibile per non cadere nella sua trappola.
"Non basta mica portarmi in un posto buio ed afferrarmi le tette" riprodusse il gesto strizzandosi così forte le tette all'insù che erano quasi completamente uscite dal reggiseno e le scuoteva per arraparmi.
"Vedi quanto sei porca, anche io ogni tanto cedo al tuo fascino. E tu vuoi solo provocarmi perchè hai l'anima da puttana"
A questa mia frase si morse le labbra continuando col suo atteggiamento restando ancora ad ascoltare quando le stessi dicendo "Tu sei nata per godere, godi quando entri nella testa di un uomo e godi quando fai drizzare i cazzi. Vedi il mio? E' lì che vorrebbe sfondare quella cerniera per scoparti. Ma so che non è il suo momento stasera, credo che per oggi lo farò restare col desiderio del tuo corpo".
Mirella ebbe una fitta all'orgoglio quando vide che la situazione si era improvvisamente ribaltata. Era praticamente sfuggita dal suo controllo quando si rese conto che sarei stato disposto a tornare a casa col cazzo di marmo pur di non dargliela vinta, e lei avrebbe ricevuto un'inaspettata sconfitta.
Ma non si diede per vinta, era una che non molla mai. Passò morbidamente la mano sul suo corpo, accarezzando il collo, scendendo giù in mezzo ai suoi seni, alzò la maglietta trascinando le dita sulla sua pancia "Vuol dire che il mio corpo non ti fa abbastanza effetto questa sera".
Senza smettere mai di guardare me, che dovevo tenere lo sguardo fisso sulla strada mentre guidavo (ma che potevo adeguatamente apprezzare con la coda dell'occhio), iniziò una serie ripetuta di esplicite provocazioni con le quali mi sfidava apertamente.
"Avrei immaginato che desideravi baciarmi attorno all'ombelico, e continuare fino al mio seno che adori, stringerlo tra le tue mani " disse mentre uscì una tetta dal reggiseno, iniziò a leccare l'areola e picchiettò con la lingua finchè il capezzolo si inturgidì.
"Toccare con veemenza ogni centimetro del mio corpo". Passandosi dapprima una mano sulla passera, poi sbottonò lentamente i suoi jeans, mentre con l'altra mano massaggiava il seno rimasto fuori.
"Sentire quanto è bagnata la mia fica e poi farti risucchiare le dita dentro.. ahhh". Era lei invece a dare vita a queste provocazioni e ne traeva vero piacere mentre aveva preso a masturbarsi accanto a me che non cedevo e non smettevo di guidare assaporando però quello spettacolo. Uscì la mano e la luce dei lampioni lungo la strada facevano brillare i suoi umori che le avevano impregnato talmente le dita, che ne colò un filamento lucidissimo proprio sull'ombelico. Alzò quella mano zuppissima per farmi accorgere di quanto fosse fradicia. Portò le dita vero la bocca poggiandole sul labro inferiore. Uscì la lingua lungo la quale le fece scivolare. Chiuse la bocca e cominciò a succhiarle con quella voglia che ha quando si ritrova di fronte un lungo cazzo.
Nel frattempo eravamo giunti dentro il centro abitato e non mancava molto per arrivare a casa sua. Si ricompose per non essere vista dai passanti all'esterno dell'abitacolo.
Io mi mordevo le labbra quasi facendomi male per frenare quella voglia ardente che avevo di saltarle addosso, mentre il mio cazzo pulsava incessantemente da troppo tempo ormai. Arrivati sotto casa di Mirella, lei mi guardava con uno sguardo provocante e compiaciuta del fatto che seppi tenerle testa caparbiamente. Avevo fatto esattamente quello che dentro di lei sperava io facessi. Aveva voglia di provocarmi con tutta se stessa, di mettersi in mostra e di essere desiderata all'esasperazione. Ma se avessi anche solo tentato di girarmi o, per lo più, accostato l'auto, avrei rovinato tutto, non ci sarebbe mai stata una tanto sperata scopata con la conseguenza di essere stato sottomesso alla sua dominanza.
Ero decisamente alla sua altezza facendomi definitivamente entrare nelle sue grazie. Adesso non avrebbe voluto che tornassi a casa a segarmi ripensando alla serata, voleva che imparassi a resistere per aspettare il vero piacere, quello che arriva al momento giusto.
Feci per salutarla ma guardò il mio pacco bello gonfio e disse "Perchè non sali da me? Ci fumiamo una sigaretta sopra mentre il tuo amico laggiù si da una calmata, non voglio che torni a casa così".
Non ebbi il tempo di dire nulla che lei scese dall'auto e chiuse lo sportello. Mentre salivamo le scale mi raccomandò di entrare in silenzio per non farmi sentire dalle sue coinquiline, almeno il tempo di arrivare in camera sua che tanto la sua compagna di stanza non c'era. Entrammo di soppiatto ed arrivati in camera mi disse "Accomodati dove vuoi. Tranquillo che ho smesso con le cattiverie, vado a cambiarmi in bagno così tu ti rilassi nel frattempo".
Mi sedetti ai piedi del suo letto mentre lei aprì il cassetto del comodino prendendo il pigiama, una mutandina pulita e dello struccante. Preferì sdraiare la schiena almeno potevo prendere più aria nel frattempo e mi buttai all'indietro. Mirella, che dapprima sorrise con tenerezza, senza rendersene conto uscì dalla stanza fissandomi il pacco lungo tutto il tragitto. Ciò non aiutò a migliorare la mia situazione. E continuò a farlo anche quando ci fumammo la sigaretta. Restai lì dov'ero, lei invece era seduta accanto alla finestra, di fronte a me. C'era il più totale silenzio ed io non notavo miglioramenti. Una cosa di Mirella la notai invece, aveva qualcosa di solitamente innaturale, nonostante stesse semplicemente fumando una sigaretta, seduta, con le gambe accavallate, era assorta nei suoi pensieri anche se stava fissando il mio pacco e muoveva il piede facendolo ciondolare.
Terminata la sigaretta mi sedetti e dissi "Mirella, vieni qua per favore".
Lei si alzò e venne verso di me con lo sguardo assente, mi pestò addirittura un piede, e se ne stava lì impalata aspettando che le dicessi qualcosa. Ero sicuro del mio istinto, ed invece di proferir parola allungai le braccia verso di lei mentre mi guardava immobile, le tirai giù il pantalone del pigiama trasalì soddisfatto.
"Mi sa che mi hai scoperta!" confessò.
Le mutandine che aveva cambiato appena dieci minuti prima presentavano una chiazza umida all'altezza della sua passera; aveva pensato così tanto al mio cazzo che non smetteva di bagnarsi. Aveva sì lo sguardo assente, ma pensava solo al suo obiettivo, mi spinse all'indietro, mi tolse i pantaloni, ammirò il mio cazzo durissimo e le sue vene che pulsavano chiaramente, si inginocchiò e iniziò a spompinarmi selvaggiamente. Forse anche lei l'aveva desiderato sin dall'inizio, quando alle sue prime performance teatrali simulò un pompino a due mani. Fatto sta che adesso si trovava china su di me muovendo la sua testa come una dannata. Quando stavo per arrivare al culmine cominciò a segarmi velocemente fissando dritto la mia cappella che si ingrossava più che poteva, desiderosa di ricevere quel nettare che stavo custodendo per lei. Ne uscì per primo un grosso fiotto che le arrivò direttamente sulle labbra. Maneggiò con cura il mio cazzo e fece in modo che le ricoprì l'intera faccia. Dall'intensità del suo respiro era molto soddisfatta.
Tornò in sé tentando si rialzarsi con difficoltà tanto che dovetti aiutarla, ma non mollava la presa dal mio uccello.
"Mi sa che non ci vedo più bene da un occhio!" esclamò.
Con tono beffardo le risposi "Hai il cannocchiale in mano, se vuoi puoi continuare ad usarlo..".
ralfie
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