Ninfomania Compulsiva

  • Scritto da ChristyTrans il 03/05/2020 - 05:57
  • 2.9K Letture

Cercare di Raccontare le proprie avventure, specie quando queste sono state scritte su dei pezzetti di carta e senza riferimenti di tempi e luoghi, e un'impresa titanica. chiamatemi titana ma ci sono riuscita, o perlomeno, sono riuscita a dare una completezza a quelli che potevano essere letti benissimo come deliri di una Troia in preda ad astinenza da cazzo. 
Perche nella mia fortuna, ho avuto modo di provare cosa si prova ad essere SESSO DIPENDENTI. Se non conoscete questa malattia, e presto detta, dipendenza da sesso compulsiva, e il desiderio irrefrenabile di alzarsi la mattina e di trovare subito chi ti spacca con un bel palo di carne duro e lungo, gli effetti in caso contrario, possono essere devastanti, da tremende crisi di ira, a crampi tremendi per l'ipertensione in tutto il corpo. fino al bisogno urgente di infilarsi dentro di tutto pur di calmare la voglia incontrollata, insomma come una vera astinenza da droga in tutto e per tutto. Ed ecco che per non pensarci, provi ogni situazione ti passi per la mente malata, senza riuscire a calmarti, o almeno cerchi una soluzione temporanea per riparare al danno. ecco come mi son messa a scrivere e sistemare le mie avventure scritte i quel diario pieno zeppo di annotazioni senza senso a cui ho dato completezza fino a farli diventare i racconti che state leggendo. 
Prima di arrivare ad essere una Ninfomane Compulsiva, questo e il termine esatto, della mia malattia, ho vissuto esperienze fantastiche, scopando con chi unque e dovunque, vivendo avventure anche a volte, al limite del credibile, ma assolutamente reali. potrei riassumere tutto con la semplice frase che ero una Troia in cerca della mia sessualità, che stavo crescendo e cercavo la mia direzione sessuale o minchiate simili, ma la verità, e che ho voluto sperimentare piu del dovuto, finendo in un vortice che alla fine mi ha travolta. e come la droga, piano piano ti rende schiava. Fui sverginata la prima volta da un signore di sessant'anni, con cui ebbi il mio primo vero rapporto Gay all'età di 17 anni. Fu l'inizio della fine, da etero convinta, mi son sempre piaciute le femmine, diventai io stessa, il prototipo di femmina usa e getta. da allora credo non abbia piu voluto allontanarmi dal piacere che si prova a sentire un bel cazzo duro e lungo che ti sfonda e ti stantuffa dentro e fuori dal culetto, o che ti apre la bocca e ti riempie la gola di calda sperma. 
Ho trovato la mia strada poco alla volta, ma ho sempre saputo di essere molto di piu' che una semplice Trav con trucco e parrucco, tanto per iniziare, non ho mai portato parrucche di nessun genere, avendo per mia fortuna sempre avuto degli splendidi e folti capelli lunghi da sfoggiare, in secondo luogo, il travestimento per me, e stata sempre una forma d'arte, non una mascherata da carnevale. Avvicinarsi il piu possibile ad una vera femmina, pur non essendola, e sempre stato il mio vero obiettivo. Ho conosciuto parecchie Drag Queen che lavoravano in locali nel Milanese, e con cui ho scambiato piu volte, pareri e imparato molto sull'arte del travestimento. Chi lavora con questo, deve infatti essere il piu vicino possibile, all'immagine di una vera donna. 
Non basta trucco e parrucco per assomigliare ad una femmina, ci vuole di piu', molto di piu', dal fisico a misure perfette, ad avere lineamenti molto delicati. Il Sex Appeal di attirare gli sguardi della gente, siano esse donne o uomini, il rendere il mio fisico sexy e femminile, con le forme al posto giusto. Imparai ben presto tutto questo, e lo misi in pratica molto bene con ottimi risultati dal primo istante, attirando uomini come api al miele, e femmine curiose di ogni eta'. Intanto la mia voglia di sesso e di Troiaggine, cresceva di giorno in giorno. Alla fine, arrivò il momento di mettere al corrente della mia nuova identità, anche chi mi aveva messa al mondo, ovvero mia madre, che poi e stata mia complice molte volte in tante esperienze vissute al limite negli anni. 
Anche se farle accettare il fatto che suo figlio, si fosse tramutato in una Troia travestita da diva di serie B, non è stata una cosa semplice. Ma come si dice, per i propri figli, le madri farebbero di tutto pur di vederli felici e sereni, cosi' e stato anche per la mia. Pur non accettando mai del tutto le mie scelte e abitudini sessuali, cercava sempre di assecondarmi, e starmi dietro piu che poteva,evitandomi cosi' molti guai che altrimenti avrei sicuramente incontrato sul mio cammino. Mamma per me, e stata una specie di angelo custode, una complice e una confidente tutti insieme. 
Se penso a quante gliene ho fatte passare, dalle telefonate nel cuore della notte, facendole ascoltare mentre gli uomini mi scopavano in tempo reale, alla volta che mi feci rompere il culetto dal suo primo spasimante, quello che doveva in teoria diventare poi mio padre, prima che mia madre conoscesse il mio padre biologico. Mi son sposata in svizzera, con lei al seguito, le ho fatto assistere di persona a tante scopate fatte in casa, con uomini maturi che nemmeno conosceva, lei ha accettato tutto questo per amore mio. Ma queste cose credo le abbiate già lette in altri racconti che ho pubblicato. 
Arrivai perfino a farmi rompere il culo da uno zio calabrese, con l'aiuto proprio di mia madre, insomma la mia Troiaggine non aveva proprio limiti, una volta scoperto che ero una bomba del sesso pronta ad esplodere, mi lasciai semplicemente esplodere, senza pensare alle possibili conseguenze. Forse a qualcuno, potrebbe sembrare che la stia tirando un po troppo per le lunghe, prima di arrivare al punto cruciale, ma e semplicemente per farvi un quadro generico della situazione. Non si può capire la trama di un film, senza averla prima conosciuta nei particolari. Sono stata violentata varie volte da gruppi di ragazzi neri, per questa mia spericolatezza e leggerezza nel fare certe cose, e ogni volta mi maledicevo per essermela cercata, ma poi la volta dopo me ne ero già dimenticata ricascandoci nuovamente. Sono sempre stata una selvaggia senza regole, ciò che mi passava per la testa al momento, lo facevo, in barba a leggi o prudenze, per questo ho una lista infinita di denunce per atti osceni in  luoghi pubblici, anche se fortunatamente mai un processo a mio carico. La mia fedina penale e  ancora attualmente immaccolata. Ormai molte di quelle denunce con gli anni, sono cadute in prescrizione, e mi son salvata per il rotto della cuffia come si dice. Ho ingoiato tanta di quella sperma, e  fatto il pieno nel culetto, fossi stata femmina, avrei dovuto abortire non so quante volte per le gravidanze che avrei subito. 
Perchè ero cosi'? perchè facevo tutto ciò? vi stupirò dicendo che non lo so nemmeno io, o meglio, potrei dirvi che ero in fase sperimentale, dove tutto o quasi per me era permesso, potrei dirvi tante altre cazzate ma non le dirò. Semplicemente non so perchè mi comportassi a quel modo. Dall'epologo di com'ero conciata, forse capirete la mia situazione in quel preciso momento della mia fragile esistenza.Successe tuto quella notte d'estate, uscii prendendo il Tram, ero uscita a fare una delle mie solite passeggiate notturne a notte fonda, quando il caldo non ti fa dormire, e cerchi un rimedio che non trovi pur di non sudare l'inferno. Salendo sul Tram decisa a farmi un giretto per le zone del mio quartiere periferico, notai dei neri seduti infondo alla panca del mezzo.  Potevano essere benissimo ragazzotti che vedevo spesso tornare a casa da chissà dove, erano tre in tutto, uno con gli auricolari dello smartphone sulle orecchie, e altri due che parlavano tra di loro ad alta voce nella loro lingua. 
Non so cosa mi passò per l'anticamera del cervello, ma senza pensarci troppo, cercai in ogni modo di provocarli mettendomi a novanta, piegata in avanti a guardare il finestrino aperto, che mi sventolava i lunghi capelli, in piedi allargando le gambe.
Indossavo delle calze a rete con giarrettiere, perizomino nero, stivaloni lucidi alti fino a metà coscia neri, un giubbotto chiodo in pelle corto nero, sotto una T shirt nera senza maniche, con la scritta glitterata sul davanti ANARCHY, e il simbolo della famosa A cerchiata di rosso, degli shorts in Jeans trucidi sgambatissimi e stretti, che lasciavano intravedere le natiche, ben truccata in viso, mani con unghie smaltate di rosso. Lasciai cosi che potessi attirare l'attenzione dei tre maschi forse nordafricani o senegalesi, che già all'entrata del Tram, mi avevano fissata intensamente e in modo assai strano. Dunque rimasi li in quella posizione, mentre il mezzo percorreva il suo tragitto, e l'arietta fresca della notte dal finestrino mi scompigliava i lunghi capelli sul viso. 
Ogni tanto con la coda dell'occhio li guardavo, per vedere le loro reazioni. Anche il tipo con le cuffiette, ora tolte, si era messo a confabulare con i suoi compari a bassa voce. Era evidente si conoscessero conclusi. Continuai a provocarli, restando in quella posa sconcia, mettendo bene in vista le mie chiappe sbucanti dagli shorts, la cosa non durò a lungo, dato salirono altrea persone, e non volevo farmi infastidire oltre da qualcun'altro nel frattempo, scesi ad una fermata, voltando la testa scostandomi i lunghi capelli dal viso, vidi che anche i tre ragazzoni erano scesi alla mia stessa fermata. Feci finta di nulla, e prosegui' il mio cammino, dirigendomi alla ferrovia della stazione 'CERTOSA', che era a pochi passi. 
Tutto era silenzio e deserto, a parte qualche auto ogni tanto che passava solitaria nelle vie. Mi aspettavo che prima di entrare in stazione, almeno uno dei tre, mi fermasse, e invece si limitarono a pedinarmi a distanza, parlottando tra loro a bassa voce. Arrivata su un binario decisi di fermarmi sulla bachina. Non avevo nemmeno la piu pallida idea di cosa stessi facendo, ne dove stessi per andare, sapevo solo che volevo quei tre neri e li volevo avere dentro di me prima di mattina. Non so in che modo avrei fatto, ma sapevo che mi avrebbero scopata alla fine di tutto. Mentre tra me facevo di questi ragionamenti, senza contare i pericoli a cui potevo incombere, accesi una sigaretta, e vidi con la coda dell'occhio, che anche i tre mi avevano seguita sullo stesso binario. Dubito fosse una coincidenza, e dubito che i tre dovssero prendere il treno che aspettavo anchio. Ma ancora non si decidevano ad avvicinarmi, rimasero li a scambiarsi segreti sussurrati nel buio della notte. Semplicemente li ignorai, nel frattempo arrivò il treno che attendevo, guardai l'ora sul cellulare, erano quasi le due. 
Non sapendo cosa fare, appena le porte di un vagone si aprirono, balzai su, e andai a cercarmi un posto nel lungo scomparto vuoto. Come avevo previsto, ecco i tre arrivare in fila indiana nel mio scomparto, mentre il treno chiudeva gli sportelloni e ripartiva lasciando la stazione di 'CERTOSA'. Voltai il viso verso il finestrone a guardare la notte, mentre finalmente i tre ragazzotti neri si decisero a fare il primo passo dopo un lungo pedinamento. Il primo di loro si fermò al mio sedile, e in un italiano abbastanza buono mi disse: 'Ciao Bela...' certi neri sembra parlino con un limone infilato in bocca, mi sono voltata e fingendo indifferenza gli ho risposto un sussurrato 'Ciao!', guardandoli con distacco, non volevo sapessero o immaginassero che ero eccitata dal desiderio di averli dentro di me, avrebbero sicuramente rovinato tutto il gioco malato che stavo portando avanti. Volevo che le cose andassero per gradi, non che accadesse tutto di fretta. Mi sono nuovamente scostata dal viso i lunghi capelli, mentre quello prosegui': 'Tu dove va? voi compagnia?' potevo benissimo rispondergli male, dicendogli che dove andavo non era affar suo, ma non volevo offenderlo o magari rischiare di farli innervosire.  Avevo gia avuto bruttissime esperienze con quei personaggi di colore, e sapevo erano abbastanza irascibili.
Decisi di rispondergli quindi che andavo al capolinea, anche se dubito sapessero dove si trovasse il capolinea del Treno per Varese. Non so neppure di che zona fossero, il secondo nero a fianco del primo, mi chiese a quel punto esplicitamente di scopare. Non aspettavo altro in verità, ma mi feci desiderare ancora un po, forse stavo giocando con il fuoco, se quelli si fossero innervositi, avrebbero potuto violentarmi li seduta stante,e non era icerto l gioco che volevo fare. Ecco riemergere la mia spericolatezza di cui vi accennavo all'inizio. Fortunatamente per me, i tre non si irritarono, ma si sedettero li accanto, cercando di convincermi, e devo dire con mia sorpresa, corteggiandomi molto gentilmente. Mi dissi che forse li avevo mal giudicati, dai loro modi non potevano essere dei ragazzi violenti o aggressivi. 
Quei tre sembravano dei bravi ragazzi tranquilli, con cui tutto sommato ci potevi anche parlare senza problemi. Scopri' dunque che erano come immaginavo, nordafricani, che avevano lavorato fino a tardo pomeriggio, e stavano rientrando a casa, dopo una lunga giornata di fatica. Anche se non mi dissero dove lavoravano, non ebbi problemi a credergli sulla parola. Arrivati a tre quarti del viaggio, anche se non ero mai stata in treno a da quelle parti, pensavo non avremmo impiegato molto per raggiungere il capolinea della provincia, e se volevo fare qualcosa con quei tre, dovevo agire in fretta. Messa da parte tutta la finzione e la prudenza, feci capire ai tre che era arrivato il momento di fare sul serio, misi una manina dalle unghie smaltate, sulla patta dei pantaloni di quello seduto accanto a me, per vedere la sua reazione. Il maschio nero,non aspettava altro che un mio gesto, d'istinto iniziò a zittirsi insieme agli altri due, mi tirò verso di lui, mi scostò i lunghi capelli dal viso, e mi baciò sulla bocca, mentre le sue manone nere, mi palpavano  ovunque. Il ghiaccio era finalmente rotto, sono riuscita a staccarmi a fatica dalle sue labbra, per togliermi il giubbotto e lasciarlo sulla seggiola, mentre mi veniva tolta la magliettina, facendomi restare in reggiseno, scivolarono giu' anche gli shorts con fatica, talmente erano stretti ed aderenti, ma alla fine scivolarono a terra, restando solo con addosso l' intimo. 
Il treno correva sui binari nel buio della notte, e non credo ci fosse stato nessuno negli scomparti avanti o dietro al nostro a quell'ora. Per maggior sicurezza pero', uno dei tre, ha fatto un breve tragitto da un'entrata all'altra dei vagoni comunicanti, e una volta dato l'ok agli altri due compari, si sono abbassati pantaloni e boxer, rivelandomi i loro bei cazzi lunghi e duri. Avevano proprio dei bei pali, ne avevo gia presi simili da altri neri, li conoscevo molto bene ormai. Mi sono quindi riseduta sulla seggiola, prendendo due di quei cazzi in pugno da entrambe le mani, aprendo bene la bocca, ho iniziato a infilarmeli dentro uno alla volta succhiandoli con avidità e gioia. Sentivo l'adrenalina scorrermi per tutto il corpo, e i battiti del cuore, aumentarmi in petto, ero già in estasi. Piu succhiavo queli bei pali neri, piu cresceva la mia eccitazione, il mio unico desiderio era farmi riempire da tutti e tre, avevo una fretta boia, come se dipendesse dalla mia vita stessa. Una situazione davvero assurda vista da fuori, ma che internamente, non te ne rendi minimamente conto. Dal canto loro, i tre neri, erano invece ben felici di offrirmi i loro cazzi anche se dubito avrebbero continuato, se avessero solo saputo che ero malata. La mia era una malattia di dipendenza non infettiva, ma vallo a spiegare a chi di queste cose non ne capisce nulla. 
Avessi detto loro: Ragazzi sono malata di ninfomania compulsiva, nella loro ignoranza, sarebbero scappati al volo, o forse mi avrebbero riso in faccia. Mi fecero invece alzare dalla seggiola imbottita, mi fecero mettere in piedi al centro della corsia del vagone tra i sedili destri e sinistri, appoggiata con le braccia sui poggiolo di entrambi i lati, le gambe larghe a fomare una X uno di loro, credo fosse stato quello che mi aveva avvicinata per primo, da dietro mi mise le sue grosse manone nere sui fianchi stretti, ero impaziente come una bimba  in trepida attesa di ricevere il suo regalo di natale, senza nemmeno scomodarsi ad  usare dei preservativi (a dire il vero me li portavo dietro senza mai usarli alla fine), il ragazzone con l'aiuto dell'amico che mi tenne aperte le chiappe, mi appoggiò dritta la sua cappella grossa e turgida nel buchetto, spingendo con attenzione, facendomelo entrare con un po di dolore. 
Ero disposta a sopportare ogni tipo di tortura, pur di farmi riempire da loro, ero davvero alla frutta. Devo ammettere che sono stati anche abbastanza gentili e premurosi nei miei confronti, non me lo sarei mai aspettato da quei tre. In sostanza, il primo nero, mi penetrò, e chiudendo gli occhi, mi son lasciata baciare dal secondo davanti a me in piedi, che mi segava  continuamente, mentre quello dietro, iniziava a stantuffarmi dentro e fuori, fino a farmelo entrare tutto. Iniziai a gemere e godere, sospirando forte come un'infoiata ad ogni sua spinta, e piu di una volta, quello davanti, dovette scostarmi i capelli dal viso, perchè continuavo a dimenare la testa da una parte all'altra, mentre l'amico dietro ci dava dentro a rompermi il culo a colpi di cazzo. Il terzo si limitava ad assistere, lasciando il posto ai suoi due compari. Ogni tanto faceva dei giretti di perlustrazione per verificare non arrivasse qualche ospite indesiderato. Non riesco a descrivervi come stavo in quel momento, perchè ero sotto ipnotisi, e non mi rendevo nemmeno conto di cosa stesse accadendo, se non che mi stavano scopando alla grande. 
Ero come cosciente ma incosciente allo stesso tempo, non so se rendo l'idea. Quando ho deciso di mettere insieme questo racconto dagli scritti di quella notte, ho capito com'ero combinata, emozionalmente e fisicamente. Non ero una persona normale che si stava godendo una sana scopata con dei ragazzi neri, ero una malata di sesso che stava prendendo la sua dose, sapendo che qualche ora dopo, avrei avuto ancora bisogno di altri cazzi dentro, o sarei stata malissimo. Iniziavo a colare sudore, tipico di una persona fisicamente ad alto tasso di stress emotivo, i lunghi capelli iniziarono ad appiccicarsi sulla mia schiena nuda, e sulla mia faccia da troia infoiata, mentre anche il terzo prese la sua parte, mettendosi al posto del primo, che gli lasciò  spazio per farmi affondare da un secondo cazzo lungo tutto dentro, e farmi stantuffare nuovamente. 
Nel frattempo a forza di essere masturbata, ero venuta sborrando piu volte a terra. Fui scopata a dovere fino a quasi terminare la corsa in treno, l'ultimo a rompermi il sedere ormai slabbrato come una caverna, fu il secondo nero che mi aveva masturbata per tutto il viaggio, venne come avevano fatto i loro due compari,svuotandosi bene le palle dentro al mio sederino rotto, prima di uscire il suo cazzo ancora duro e pulirselo sulle mie calze a rete ormai bucate e strappate in piu punti. Cosi' fecero pure gli altri due, che si ricomposero in un lampo, salutandomi con una carezza sul viso sudaticcio, e dal trucco colato. Filarono via correndo tra gli scomparti del treno, lasciandomi ancora li mezza nuda, con addosso solo l'intimo e colante di sperma in piedi a gambe aperte che non riuscivo nemmeno a raddrizzare. Mi ci vollero un paio di minuti almeno,per capire la situazione, fosse arrivato qualcuno in quel momento, non so cosa avrebbe pensato. Non arrivo' nessuno e potei finalmente muovermi poco alla volta, realizzai che il treno stava rallentando, forse per l'arrivo in stazione. Dovevo muovermi e alla svelta. 
Con l'ultima scarica di adrenalina rimastami in corpo, raddrizzai le gambe, cercai di tornare a sedermi sulla seggiola, infilandomi alla buona la magliettina e gli shorts che mi entrarono a fatica, dato il sudore da ogni parte che mi colava, faceva davvero caldo, nonostante il treno fosse climatizzato, colavo da ogni lato. Mi legai a coda i capelli, e indossai alla buona il chiodo, filai in bagno, quei bagni che i treni hanno anche a corta percorrenza tra un vagone e l'altro, e cercai di darmi una sistemata sciaquandomi e ritruccandomi come potevo, giusto in tempo per scendere al capolinea, senza sapere come sarei rientrata a casa ne quando sarebbe passato il treno che mi avrebbe riportata dalla parte opposta. 
Guardai l'ora, erano quasi le quattro di mattina,ero come si dice in quei casi, sotto Shock, spaesata e quasi in preda al panico, tipica reazione di una persona instabile, e in preda ancora alla dipendenza sessuale, non riuscivo a controllare le mie emozioni, stavo quasi per piangere, per cosa poi non saprei dirvi. Ritrovato un barlume di lucidità, ho fatto la cosa piu logica, ho barcollato all'interno della stazione buia e deserta,illuminata solo dai lampioni, trovando grazie al cielo, la sala di attesa aperta. In alto vi era lo schermo con gli orari dei treni in arrivo e in partenza dai vari binari, mi lasciai cadere su una seggiola fissando lo schermo, il primo treno per Milano Certosa, transitava di li alle quattro e mezza. 
Assurdo, avrei dovuto passare li piu' di mezz'ora buona li dentro senza far nulla. Tanto valeva riposarsi e tentare di riprendersi un po, ricomponendosi almeno meglio che potevo. Ce da notare, che nemmeno una volta mi e venuto in mente, di trovarmi in una situazione  paradossale, per me era tutto cosi normale, tanto che la voglia stava ritornando a galla, e trovare altri maschi a quell'ora, e in quella stazione, era cosa da maghi o illusionisti. Intanto che sistemavo gli shorts, vidi una figura scura passare davanti alla vetrata della salatta di attesa. Pensai subito ad una guardia notturna della stazione, e mi alzai di scatto, mi guardai velocemente attorno, come una preda che ha avvistato il suo cacciatore. Posti per nascondermi li dentro non ne avevo, la saletta era piccola, intorno  solo sedie e quella vetrata con l'unica porta di entrata/uscita. Rimasi immobile fissando la figura maschile che entrava ora illuminata dalla luce al neon della porticella. Con mia nsorpresa e il cuore in gola, notai non era nessuna guardia, ma un semplice signore di mezza età, che mi fissò assai male. O almeno cosi' mi parve al primo sguardo. 
L'uomo evidentemente un vagabondo o un barbone in cerca di un riparo per la notte, aveva scelto la saletta della stazione per appisolarsi, e certo non si aspettava di trovarmi li a quell'ora. Vedendo il mio stato pietoso, si avvicinò preoccupato, chiedendomi se avessi bisogno di aiuto. All'inizio non risposi, limitandomi a fissarlo ansimando come avessi fatto una lunga corsa, poi l'uomo riformulò la domanda: 'Hey dico a te..  hai bisogno di aiuto?' tornata in me, gli presi un braccio, e lo pregai di non allontanarsi, di stare li con me, mi sarei calmata subito. L'uomo sembrò prendersi a cuore il mio stato di salute, e cercò di calmarmi abbracciandomi. Una volta seduti sulle seggiole, mi chiese piu volte di raccontargli cosa mi fosse successo. Lo guardai con occhi che credo in quel momento potendo guardarmi in uno specchio, sarebbero stati di una psicopatica. Piu calma, gli dissi che era tutto apposto, avevo  avuto solo una crisi nervosa, e che mi ero smarrita. Inventai di sana pianta che mi avevano derubata, e che dovevo tornare alla stazione di 'Milano Certosa' al piu presto per fare denuncia. L'uomo parve abboccare, parlammo un po,nonostante fossi ridotta assai maluccio, e truccata alla buona, il vagabondo italiano, mi fece capire che ero comunque 'Molto Crina' e una bella 'Ragazza'. Ovviamente capi' al volo che ero una trav, ma la cosa sembrava non infastidirlo minimamente, anzi, una volta calmata del tutto, fece anche degli apprezzamenti sul mio fisico. tutti quei complimenti inattesi, fecero risalire in tutta fretta la voglia di scopare. Non mi ci volle molto per convincerlo ad un rapporto veloce sul posto, chinarmi sulle sue gambe, estrargli il cazzo moscio dai pantaloni sgualciti e sporchi, e farglielo diventare duro con un bel pompino, e stata la cosa piu semplice di questo mondo. 
Mi venne in bocca in pochi istanti, e io ingoiai tutto come sempre. L'uomo che tutto sommato era si di mezza età, ma sembrava reggere bene ancora un rapporto sessuale, mi chiese gentilmente se poteva aprofittare di me, dato non gli capitava spesso di fare l'amore, essendo un senzatetto mi disse, si arrangiava come poteva, e un'occasione come quella, per lui era rara come mangiare ad una mensa.  L'unico problema era dove farlo, dato  il posto sembrava poco sicuro. In stazione rifugi al coperto da eventuali intrusi non ve ne erano, oltre la saletta di attesa dove ci trovavamo attualmente, e uscire dalla stazione significava andare chissà dove. Meglio restare dov'eravamo e rischiare a quel punto. A quell'ora era tutto silenzio e deserto, il treno sarebbe arrivato tra meno di venti minuti, e c'era tutto il tempo per farsi una bella sveltina senza problemi, per poi salire su un vagone etornare a Milano. 
Anche l'uomo alla fine si convinse, aveva voglia piu di me,chissa' da quanto non scopava il poveretto. Ci decidemmo, chiudemmo la porticina della saletta che era tutta offuscata da una vetrata opaca e non trasparente. Ci mettemmo su delle seggiole alla buona, anzi lui si sedette, io tolsi al volo il giubbotto, e feci scivolare via nuovamente gli shorts, scostandomi da un lato il filo del tanga, ed estraendo il preservativo non usato prima, che porsi all'uomo. Notare che ero fusa completamente, prima gli avevo ingoianto la sperma senza problemi, ora gli porgevo un guanto di protezione. L'uomo a quel punto, mi guardò tristemente come se gli avessi mostrato un coltello. 'qualcosa non va?' gli dissi preoccupata vedendo la faccia che aveva fatto. Lui disse che sperava non lo usassimo... altro invito a nozze per la sposa. A quel punto però, la mia mente malata, mi disse di prendere il cellulare, comporre il numero di mia madre, e di chiamarla seduta stante. Era quasi mattino fatto, ma fuori il cielo era ancora abbastanza scuro, non curante se la avessi disturbata o svegliata all'improvviso, attesi che mamma rispondesse. 
Ci mise un po in effetti, mentre attendevo la sua risposta, mi ero già preparata a gambe aperte sopra l'uomo, che aveva il cazzo nuovamente duro e dritto, e che teneva con la sua mano destra. Finalmente mamma rispose: 'pronto mamma, ti ho disturbata? scusa ma e urgentissima la cosa...' le dissi, mentre lentamente mi sedevo sul cazzo dell'uomo, misi in vivavoce il cellulare,lo appoggiai in una seggiola accanto a noi, continuando a parlarle come se nulla fosse. Lei mi chiese dove mi trovassi, e cosa avessi da dirle di tanto urgente da svegliarla cosi' in piena notte. La mia risposta fu solo un gemito e un sospirone forte, mentre il cazzo dell'uomo scivolava dentro al mio culo rotto e slabbrato dai neri di poco prima. Nuovamente mia madre, domando' cosa stessi combinando, e in risposta mia, un'altro gemito di piacere e altri sospiri, mentre saltellavo sul cazzo dell'uomo che mi teneva per i fianchi, stantuffandomi come poteva e ansimando a sua volta. 
Non sono riuscita a dire altro che gemiti sospiri e versi di godimento, prima che mamma evidentemente  ormai capita la situazione, si lasciasse scappare un "siamo alle solite...", continuando a chiedermi, dove fossi e con chi fossi questa volta. Ovviamente non le risposi, continuando la mia cavalcata, sul cazzo dell'uomo e godendo come una vaccona forse un po troppo ad alta voce. Finiva sempre cosi', mia madre ormai era abituata a queste storie, anche se la prendeva sempre male. Ormai doveva conoscere le mie abitudini, ma continuava a sperare cambiassi e mettessi la testa apposto, impresa assurda per chi come me, era malata senza saperlo.Ce da dire su mia madre, che ha sempre avuto due caratteri distinti in una persona sola, se le girava bene, era disposta ad accettare di tutto o quasi, se le girava male, apriti cielo. Inutile dire che la scopata con il barbone, durò pochissimo, dato non era abituato ad avere rapporti di quel genere, venne nuovamente in pochi minuti, riempiendomi questa volta il sederino con altra calda sperma. Un po delusa dalla situazione, cercai di non mortificare il poveretto, che mi ringraziava come avesse ricevuto un dono dalla madonna in persona. Cercai di mentire, dicendogli che scopava ancora benissimo, e che avevo goduto molto. In realtà, avevo piu voglia di prima, ma non lo dissi. 
Mamma nel frattempo, aveva chiuso la telefonata, a lei avrei pensato piu tardi, ora dovevo rincasare in fretta. guardai il tabellone della saletta mentre mi ricomponevo, e vidi che il treno per Milano Certosa, era in arrivo sul primo binario, proprio dove mi trovavo. Ringraziai ancora l'uomo, e indossato il giubbotto, corsi fuori ad attendere il treno che già stava per transitare sulla banchina numero uno. Non appena le porte si aprirono, salii e presi posto in un vagone deserto, sedendomi stanca, assonnata ma ancora vogliosa di cazzo. Quella notte, sembrava non terminasse mai, e per la prima volta, mi resi conto della mia situazione attuale. Stavo male, dovevo farmi aiutare, stavo degenerando ogni giorno di piu', mi resi conto che dovevo avere una dipendenza avanzata. Il punto era che non sapevo che fare ne a chi rivolgermi, ero spaesata e anche spaventata. Le porte si richiusero nel frattempo, e il treno si rimise in movimento per riportarmi a casa. Ero davvero esausta, quella passeggiata notturna, si era rivelata a metà, tra incubo e piacere, mentre riflettevo su cosa avrei dovuto fare per curare questa mia insana voglia di sesso, ormai arrivata ad uno stadio avanzato, e calcolandone tutti i rischi del caso, la sorte mi mise nuovamente alla prova. 
Guardandosi intorno con passo stanco e avanzando come uno che non vede l'ora di andare a dormire, nel vagone, entrò un tizio ben vestito, nonostante il caldo che faceva fuori, l'uomo indossava giacca cravatta, camicia e aveva una valigetta piatta stile vecchia 24 ore sottobraccio. Lo guardai distrattamente senza farmi notare troppo, aveva i capelli brizzolati, nemmeno un filo di barba, ma dal viso si capiva che era stanco e assonnato quanto lo ero io. Doveva essere un uomo d'affari mi dissi o roba del genere. L'uomo incrociò il mio sguardo incuriosito, e mi fissò, accennandomi un lieve sorriso, che non gli ricambiai. Voltai la testa al finestrone, e lasciai il tizio ai suoi affari seduto poco piu in la. Cercai di riposare un po e rilassarmi, non volevo creare altri problemi, avevo il sederino che mi doleva e bruciava, slabbratissimo dalle scopate di quella notte, ero truccata male, dato mi ero ritoccata alla buona, e non avevo certo l'aspetto decoroso che avevo all'inizio. I miei capelli erano stropicciati e  stavano apposto a malapena, le gambe mi tremavano, le calze a rete, si erano per metà bucate o strappate in vari punti, sembravo appena scappata da un manicomio criminale, o peggio, una che ha appena subito uno stupro. 
Con la coda dell'occhio sinistro, tenevo lo sguardo sull'uomo, che piu di una volta, si era voltato indietro per guardarmi. Ma ero troppo stanca per farci caso, non vedevo l'ora di arrivare in stazione per rincasare e dormire, il giorno dopo avrei cercato aiuto per la mia brutta situazione. Non dev'essere passatao molto tempo da quando partimmo, che ad un certo punto, lo strano uomo ben vestito, si stancò di voltarsi a guardarmi, ma decise di togliersi il dubbio che lo rodeva evidentemente. Si alzò, fece quei pochi passi dalla sua poltroncina alla mia, e con aria seriosa in un filo di voce mi chiese: 'scusami...  non sono affari miei ma ti senti bene?' voltai la testa verso di lui, e lo guardai con una faccia assai stupita. ' Certo che sto bene, le sembra il contrario?' ho risposto seccamente. L'uomo mi guardò sorpreso da quella risposta, come per dirmi, volevo solo sapere se avevi bisogno di aiuto, mi scusai quasi subito, e gli dissi che avevo passato una nottataccia, non ce l'avevo con lui. L'uomo capi' il mio discorso, e chiese di sedersi accanto a me. Parlandoci ho scoperto casualità, che era uno psicologo, un privato insomma,che stava rincasando dal suo studio. Forse la sorte stavolta mi aveva dato una mano. 
Ne  aprofittai per confidarmi, e raccontargli tutto quello che mi era accaduto in quella nottataccia. Partendo dai tre neri, fino al vagabondo in stazione. Ma gli raccontai anche della mania di chiamare mia madre ogni qualvolta mi stavo facendo scopare da qualcuno, e altri episodi che avevo passato, durante quegli anni. L'uomo ascoltò ogni particolare senza aprir bocca, e solo alla fine, mi consiglio' uno studio privato di un suo stimato collega a Milano. Disse era un bravo psicologo/sessuologo,di cui non farò il nome per rispetto della privacy. Lui mi assicurò, avrebbe potuto darmi una mano a radrizzare la mia vita. Lo ringraziai di cuore, nel frattempo, il viaggio era giunto al limite, senza che me ne accorgessi. Era ormai l'alba, il sole stava sorgendo iluminando tutto, e la notte sembrava un lontano ricordo. il treno era giunto alla mia fermata. Scesi, e senza problemi di altro genere, rincasai. da li in avanti, e iniziato il mio lunghissimo percorso di riabilitazione sessuale. Come dicevo all'inizio di questa assurda e lunga esperienza, se non avessi avuto quei fogliettini, su cui mettevo nero su bianco, tutto quello che mi capitava in quei giorni, avrei pensato di essere una pazza visionaria, e di aver vissuto degli incubi o sogni se volete. Mai mi sarei immaginata di poter essere drogata di sesso. E mai avrei avuto la possibilità, di narrarvi le mie esperienze sotto forma di racconti. 

Eccitante realistico. Brava.
Grazie ?
Personalmente lo trovo poco erotico e più introspettivo. Di certo non banale!!!
I tuoi giudizi sono sempre interessanti ? come ripeto a tutti, non sono racconti, sono esperienze di vita scarabocchiate su dei fogli, che ho riadattato a racconti, e non e stara un impresa facile, un premio alla mia coatanza.

Post New Comment

Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.