Premantura, non so se la conoscete, è una piccola penisola, parco naturale in Croazia. Un posto molto bello e selvaggio. Ci andai mia moglie, “A”, durante una vacanza girovaga.
Dovete sapere che “A”, che amavo e amo alla follia, era una persona fin troppo riservata dai principi ferrei, quasi all’antica, e quello che accadde quel giorno mi lasciò del tutto stupito.
Il parco-penisola, è costellato da decine di calette alcune attrezzate per turisti, altre completamente selvagge. Scegliemmo una di queste ultime, ritrovandoci soli soletti potendo così scegliere uno spazio un soleggiato per me e un po’ all’ombra per lei, che al contrario di me, ama più leggere in spiaggia all’ombra che prendere il sole. Il tempo era fantastico e il sole forte e caldo: dopo un po’ mi buttai in acqua per un bagno, lasciandola da sola all’asciutto, o meglio, in compagnia del suo libro.
Non mi ricordo quanto sia rimasto in acqua, ma abbastanza per non accorgermi che si era messa in topless, anzi no: guardando meglio era nuda! Lei sempre così riservata…. uscendo dall’acqua il rigonfiamento nel costume mostrava chiaramente quanto fossi piacevolmente stupito! Ho detto che è un tipo riservato? Appunto: quando notò quanto fossi piacevolmente stupito mi redarguì dicendomi che se non mi fossi calmato si sarebbe rivestita. Per amore, dovetti “ rilassarmi” e non fu ne facile ne veloce, Man mano nella giornata, nel tratto di mare di fronte a noi ormeggiarono tre o quattro barche, di cui un paio piuttosto vicine. Pensavo si sarebbe rivestita, togliendomi il piacere inusuale di averla nuda accanto a me sotto il sole ed invece no, se ne rimase distesa sul suo materassino così com’era. Dopo un po’ mi accorsi che da una delle barche un signore di una certa età stava “controllando la costa” con un binocolo. Nonostante la moglie distesa al suo fianco a prendere il sole, notai che puntava spesso il binocolo verso noi e dal gonfiore del suo cazzo sembrava proprio gradisse lo spettacolo offerto dalla mia “A”. Inutile dire che la situazione mi mise in subbuglio emotivo: arrabbiato ed imbarazzato da un lato ed eccitato dall’altro. Conoscendo la mia amata che non si era accorta di niente, la chiamai e le dissi di ciò che sta accadendo; lei si alzò così com’era, tettine al vento, e guardò verso la barca. L’osservatore sentendosi osservato, venne colto da quell’imbarazzo, un po’ tipico di chi sta “prendendo” qualcosa che non gli appartiene e che non gli verrebbe concesso, così mise giù il binocolo fingendo di dedicarsi ad altro. Immaginai che l’episodio avrebbe posto fine alla nostra permanenza in quella caletta, invece “A” anziché seccarsi come pensavo, si mise a ridere e, stupendomi ancora una volta, spostò il materassino in un punto, secondo lei più comodo, secondo me più esposto, per poi ridistendersi a pancia in giù, col culo a fronte mare!
Calmate le acque dell’imbarazzo, il nostro “capitano coraggioso” ricominciò la sua osservazione delle bellezze paesaggistiche della caletta. Decisi di lasciar perdere: preferivo di gran lunga osservare il culo e la schiena della mia donna. Lei per stare più comoda aveva dischiuso un po’ le gambe quel tanto che bastava per far ben intravvedere la sua intimità. Lei nuda, quella posa che sembrava fatta apposta per eccitare ed esibire e il guardone, erano davvero troppo per me ormai rassegnato al decoro e alla morigeratezza sessuale: non avrei potuto resistere ancora per molto più e così mi ributtai in acqua per raffreddare un po’ i bollenti spiriti, prima che mi dicesse di nuovo di “calmarmi”. Ero (e sono) pur sempre fatto di carne. Nonostante la freschezza dell’acqua che mi aiutava a rilassarmi tenevo d’occhio la situazione tra la “sirena” sugli scogli e il capitano.
Rilassato un po’ e convinto che “no, non stava civettando” mi stesi al suo fianco.
Dopo pochi minuti “A”, guardandomi con quel suo sguardo, quello sguardo che conosco bene e che è inequivocabile, malizioso e molto promettente, mi chiese di spalmarle la crema solare sulle spalle e sulle gambe perché non voleva scottarsi.
Cercai di essere più innocente possibile, ma non ci riuscii per nulla, perché come io inizia a spalmarle la crema solare lei cominciò a sospirare e a muoversi languidamente. Non la riconoscevo, ma mi piaceva quello che stava accadendo. Non mi interessava più se qualcuno dalle barche avrebbe potuto vederci così cominciai ad accarezzarle il culo e l’interno coscia: dopotutto la crema solare va messa bene dovunque.
Lei iniziò il solito rituale del “dai smettila, dai…”, la solita parte da recitare perché così deve essere, per poi cedere e lasciarmi campo libero. Continuai ad accarezzarle culo ed interno coscia, avvicinandomi mezzo millimetro per volta alle grandi labbra, fino a sfiorargliele soltanto. Dopo un paio di minuti di quel massaggio “localizzato”, si alzò di scatto dirigendosi verso l’auto che era parcheggiata appena dietro i cespugli di mirto e mi tirò con lei.
Eravamo appena nascosti dal verde verso il mare, ma praticamente in bella vista per chi provenisse dalla stradina, quando si fermò ed iniziò a baciarmi con un ardore ed una passione fino ad allora sconosciuti.
Era calda, nuda, avvinghiata a me, aprì la portiera della macchina e si è gettò sul sedile dietro dicendomi di scoparla! Ero così eccitato dalla situazione così al di fuori dei nostri schemi che dovetti pensare ad altro per non venire subito.
Lei era distesa sul sedile avevo le sue gambe attorno al collo e sentivo la sua figa bagnata e bollente, la stavo scopando, no, non stavamo facendo l’amore, si scopava in un modo “selvatico”, quasi brutale per noi!
La posizione non era certo delle più comode, ma lei godeva, ansimava, mi baciava, mi guardava negli occhi, mugolava, mi graffiava. Era bagnata ed eccitata come poche altre volte era accaduto e come raramente capitò in futuro. Con il suo corpo magro e sinuoso mi veniva incontro come se non ne avesse abbastanza del mio cazzo, si rannicchiava contro di me come a volerne ancora e ancora e ancora di più, spingeva il suo inguine contro il mio, ingorda di cazzo e di godimento. Le sue tettine ballonzolavano sotto i miei colpi e lei giocava con i suoi capezzoli ritti, ad un serto punto trattenne il fiato, mi piantò le unghie nella schiena e venne di un orgasmo potente, liberatorio, profondo di quelli, disse lei, che partono dalla testa arrivano ai piedi e poi tornano su come un crampo di piacere che ti prende tutti i muscoli.
Rimanemmo qualche minuto fermi immobili, io duro dentro di lei, la tenevo stretta a me sussurandole nell’orecchio quanto era bella, quanto era bella così troia, quanto l’amavo.
Poi lei si lasciò andare spossata, io però stavo scoppiando, “A” è scesa dall’auto, si è girata, e si è appoggiata sul cofano con il suo bel culetto in bella vista e la figa rossa e calda che mi chiamava, ho ripreso a scoparla forte, in quel mare di piacere e lussuria che era la sua bella fighetta fino a venire di un orgasmo che letteralmente mi svuotò.
Rimanemmo così, abbandonati appoggiati alla macchina, abbracciati uno all’altra, un paio di minuti per riprendere fiato, sudati, appiccicaticci di sudore ed umori, di sesso e di amore, poi un ultimo tuffo per rinfrescarsi e pulirsi alla bene meglio. La barca del nostro voyeur si era spostata una decina di metri da dove era prima, non so se per la corrente, il vento, o per riuscire a vederci meglio nella macchia, ma oramai non aveva più nessuna importanza.
Alex
Baffobp
Giovanna
Baffobp
claudio
Baffobp
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