Prime esperienze adolescenziali parte 12

Finalmente tornò il mio padrone e ripresi a farmi scopare da lui più o meno tutti i giorni, alternando le visite a Francesco e a sua madre.

Una mattina il mio dirimpettaio mi disse che avevamo avuto un invito a casa di suoi amici e che saremmo dovuti stare là almeno una notte.

Cominciai, così, a pregare i miei perché mi dessero il permesso di dormire a casa di un amico.

Essendo ancora nel pieno delle vacanze estive, non avendo molto da fare ed essendo loro impegnati col lavoro non mi ci volle molto per ottenerlo.

Arrivò il giorno della partenza. Il mio padrone mi fece vestire da ragazza o, meglio, da troietta. Avevo due stivali bianchi col tacco alto, calze a rete rosa, mutandine di pizzo e minigonna cortissima azzurra,  un top smanicato rosa e una parrucca nera con due bei codini.

Truccato, sembravo davvero una ragazza. Un po’ ciccia, ma l’effetto c’era.

Il viaggio non durò tanto. Dopo un’oretta di statale sugli Appennini, arrivammo in una villa enorme e isolata.

Dopo aver suonato il campanello, essere entrati nel giardino e parcheggiata l’auto davanti al portone di casa, entrammo.

Ci accolse Carlo, l’amico del mio padrone. Era un uomo tra i 60 e 70 anni, penso, pelato, dal viso completamente glabro, con le guance flaccide e il naso sottile. Non era particolarmente alto ed aveva una pancia prominente.

Salutò il mio signore con una calorosa stretta di mano ed un bacio sulla guancia poi si rivolse a me: “Tu devi essere la nostra sorpresa… Claudio – indicò il mio dirimpettaio – ci ha parlato tanto di te… Ma fatti salutare per bene!” Mi abbracciò, stringendomi entrambe le natiche con le mani sotto la minigonna e mi cacciò la sua lingua in bocca. Non opposi ovviamente resistenza.

Ci portò, subito, nelle nostre stanze per farci sistemare, dicendoci di raggiungerlo nel salone al piano di sotto il prima possibile.

Pochi minuti dopo eravamo in uno splendido salotto, arredato con mobili antichi.

Davanti a me seduti su un divano c’erano Carlo e sua moglie Alma, una signora tra i 60 e i 70 anni, con i capelli vaporosi, corti, bianchi, né troppo grassa né troppo magra. Le rughe del volto le dipingevano un’aria di sdegno. Era vestita con un abito nero leggero lungo con uno spacco laterale vertiginoso e aveva un paio di scarpe dal tacco alto rosse. Accanto a loro, in piedi, completamente nudo, con un collare dal quale pendeva una catena argentata, stava un ragazzo di colore, che, seppi più tardi, essere loro figlio adottivo Andrea. Dietro il divano un’ampia vetrata offriva una vista splendida sul giardino, dove sgambettava un magnifico alano enorme.

Claudio salutò con un baciamano Alma e dopo essersi scambiati i convenevoli, fu fatto accomodare su una poltroncina accanto ad Andrea.

La signora fissò il suo sguardo su di me, mettendomi in soggezione mentre suo marito si alzava per posizionarsi alle mie spalle.

“Mmmhmm… E così tu saresti la nostra sorpresa… - Disse lei. Poi rivolgendosi a Carlo – Fa’ ciò che sai…”

Lui mi prese per i fianchi, mi alzò la minigonna e mi sfilò le mutandine. Poi prese da un tavolino una coda pelosa terminante in un cuneo di metallo argentato.

Me lo porse, ordinandomi di insalivarlo bene con la lingua.

Ubbidii sotto lo sguardo attento di Alma. Poi Carlo mi fece piegare in avanti e mi spinse quel paletto di metallo nel culetto, dove si bloccò.

Alma aprì le gambe e mise un piede sul divanetto, liberando, grazie allo spacco della gonna, una vagina dai peli candidi e disse: “Ora, mio bel cagnolino vieni qui a quattro zampe.”

Non appena mi abbassai, Carlo prese dal tavolino un cerchietto con due orecchiette da cane e me lo mise in testa. Mi sentivo un po’ ridicolo ma feci quanto mi era stato ordinato.

Mi trovai, così a leccare la figa di Alma, dalla quale pendevano le grandi labbra flaccide, che tremolavano ad ogni tocco della mia lingua. Sicuramente la signora non si era lavata dal momento che un odore intenso di urina e umori mi investiva, mandandomi in estasi.

“Bravo… Così…” Mi incitava, muovendo voluttuosamente il bacino.

Nel frattempo Carlo e Claudio si erano spogliati e stavano venendo segati dal negretto.

Alma raggiunse l’orgasmo velocemente e, sorridendomi, schiacciata la mia faccia con la sua vagina, mi disse: “Bevi…”

Un getto di piscio mi arrivò addosso, sciogliendo parte del trucco.

Tutti risero della scena.

Poco dopo ci spostammo in una camera da letto molto grande.

Carlo si sdraiò supino di traverso ed io fui fatto salire su di lui per un 69.

Prese a succhiarmi il cazzo voracemente mentre io leccavo e ciucciavo con gusto il suo.

Il mio padrone mi si mise di fronte e mi schiaffò in bocca anche il suo pene.

Avere la bocca piena con due bei cazzi era una sensazione bellissima ma il meglio doveva ancora arrivare.

Una volta che ebbi bagnato per bene la nerchia del mio padrone, senza tanti complimenti, la appoggiò al culo di Claudio, penetrandolo.

Tornai a succhiare il cazzo del nostro ospite mentre veniva inculato come una troia.

Ad un certo punto entrò nella stanza Alma, con un corpetto rosso lucido, dal quale spuntava un fallo di gomma enorme. Nella mano stringeva il guinzaglio di Andrea.

Mi venne dietro e, chiocciando, dopo avermi sfilato la coda, mi inculò stantuffandomi con forza il dildo nel sedere.

Dopo poco, passando la catena su una spalla e piegandosi in avanti su di me: “Andrea! Scopa la mamma!” 

Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e penetrò la figa vecchia della madre, scopandola fortissimo e dandole il ritmo per la mia inculata.

Mi sentivo sventrare da quel fallo di gomma e soffocare dal cazzo di Carlo, sul quale il mio padrone mi spingeva la testa, ficcandomelo in gola.

Nel frattempo il mio ospite mi dava un piacere incredibile, limonando col mio pene.

Dimenavo i miei fianchi come un infoiato, esaltato dalla magnifica inculata e dal fantastico pompino, che mi stavano venendo dati.

Sentivo il cazzo di Claudio gonfiarsi sempre di più e vibrare nella mia bocca finchè non liberò un fiume liberatorio di sborra direttamente nella mia gola.

Poco dopo il mio padrone tolse la nerchia dal suo culo e me la schiaffò, così com’era, in bocca. Il sapore e l’odore del culo del marito di Alma erano forti e intensi e per costringermi a ingoiarlo mi tirò per i capelli della parrucca: mi diede tanto di quello sperma che mi uscì perfino dal naso. 

Nel frattempo Andrea non cessava di scopare con vemenza sua madre, che urlava di piacere come una baldracca continuando a perforarmi il culetto col fallo di gomma.

Ad un certo punto, mentre il figlio le riempiva la figa di seme, lei ebbe un orgasmo e, con la lingua di fuori, mi sbavò sulla schiena, abbandonandosi su di me.

Restammo così per qualche minuto.

Poi Alma si alzò e con tono autoritario mi ordinò di ritirarmi nella mia stanza per darmi una ripulita. Là avrei trovato anche qualcosa da mettermi.

CONTINUA

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