Prime esperienze adolescenziali parte 16

Arrivò il giorno del mio diciottesimo compleanno ed il mio padrone mi volle fare un regalo.

Una sera lo raggiusi a casa sua, dove mi fece vestire da donna.

Truccato di tutto unto, con un paio di autoreggenti a rete azzurre, un paio di mutandine di pizzo del medesimo colore, scarpe dal tacco alto bianche, minigonna e top rosami volle portare nel cinema a luci rosse della città.

Ovviamente non c’ero mai stato ma da sempre avevo sentito leggende circolare su quel luogo.

Quando arrivai, scoprii che non era vero che la bigliettaia fosse in topless e con le tette in bella vista. Al suo posto c’era un uomo anziano, simpatico, con un bel paio di baffi.

Era altrettanto falso che ci fosse pieno di donne al suo interno. Ad eccezione mia, che di femminile avevo solo i vestiti, tutti i presenti erano uomini.

Questi, quando entrammo in sala, si voltarono tutti a guardarmi.

Mi sentivo un po’ a disagio, guardai il mio padrone e lui, dopo avermi sorriso rassicurante, mi strizzò una natica, alzandomi vistosamente la minigonna inguinale, che a malapena arrivava a coprirmele.

Ci sedemmo nella fila di posti centrale in corrispondenza del corridoio e, dopo avermi detto di stare tranquillo, qualunque cosa capitasse, Claudio si alzò e si andò a mettere a qualche fila di distanza.

Nel frattempo continuava ad arrivare gente alla spicciolata, senza, tuttavia, arrivare a riempire il cinema, che, anzi, era per la maggior parte vuoto. Un uomo pelato e grasso, sulla cinquantina, si sedette alla mia destra a qualche poltrona di distanza.

Un altro, sulla trentina, con un paio di occhiali molto spessi, si mise a due sedili da me alla mia sinistra.

Un terzo, un vecchio, si sedette dietro di me.

Si spensero le luci ed iniziò il film.

La pellicola e la sensazione di essere osservato accesero immediatamente la mia eccitazione, facendomi inturgidire il cazzetto, che usciva prepotentemente dalle mutandine.

Gettai uno sguardo da una parte e dall’altra e vidi che entrambi gli uomini si erano tirati fuori il cazzo e avevano cominciato a segarsi.

Io alzai leggermente la minigonna per toccarmi ma non ebbi neppure il tempo di iniziare.

Il vecchio alle mie spalle allungò le mani sul mio petto, palpandomi da sopra il top le tettine.

Mi voltai col capo verso di lui, che si protese in avanti, leccandomi il collo e dandomi dei piacevolissimi brividi.

Come mi rivoltai verso lo schermo, i tizi che avevo ai lati, si spostarono di posto venendomi vicino.

Mi afferrarono le mani portandole sulle loro nerchie dure e pulsanti.

Cominciai a segarli lentamente mentre il vecchio mi scopriva il petto.

Il trentenne, allora, si chinò su di me succhiandomi un capezzolo. L’altro mi mise una mano sulla coscia e risalì sotto la gonna. Quando trovò il mio pisello non si scompose ma sorridendo disse: “Sei un ragazzino… E bravo… Veh che bella troietta che abbiamo qui…”

Mi prese la testa e me la abbassò, mettendomi il suo cazzo in bocca.

Cominciai a spompinarlo di gusto nonostante sapesse di urina. Il vecchio si sporse dal mio schienale per vedere meglio. Il trentenne, allora, che continuavo a segare, con le dita cominciò ad esplorare il mio buchetto.

Quando sentii il cazzo che avevo in bocca diventare durissimo smisi di spompinarlo e cominciai a ciucciare quello alla mia sinistra.

I tre parlavano tra loro a bassa voce e qualcuno dovette sentirli, dal momento che, attorno a me ritrovai un gruppetto di persone con i peni turgidi, le cappelle lucide e bagnate.

Fui letteralmente trascinato giù dai sedili e fatto inginocchiare mentre attorno a me si affollavano nerchie di tutte le dimensioni che pulsavano e fremevano per farsi segare e ciucciare.

Ed io li accontentavo, li succhiavo avidamente, li masturbavo, chi piano, chi veloce, baciavo quei glandi fradici e promettenti.

Qualcuno sborrò subito addosso a me e sporcando gli arredi.

Arrivò allora il custode, che ammonì di non schizzare sulle poltroncine.

Il vecchio, quindi, mi afferrò per un braccio e mi portò nei cessi, dove fummo seguiti dagli altri due e dal mio padrone.

Il primo mi mise contro al muro, leggermente piegato in avanti, messosi un preservativo , mi inculò a freddo. Aveva una bella cappella grossa e larga, che accolsi dentro di me senza sforzo.

Mi inculò furiosamente mentre mi raddrizzavo per sentirlo meglio dentro di me.

Muovevo i fianchi velocemente mentre lui mi leccava il collo, dandomi brividi di piacere.

Il quarantenne mi venne davanti, mi abbassò a 90 e mi infilò il suo pene in bocca, chiavandomi la testa con movimenti rapidi, forti e profondi.

Godevo come un matto a farmi scopare davanti al mio padrone, che mi guardava con aria compiaciuta, accarezzandosi il pacco gonfio.

Il trentenne si segava lentamente osservando la scena.

Allungai una mano e presi a masturbarlo.

Il vecchio grugnì mentre il suo pene pulsante eiaculava dentro di me.

Non appena si fu tolto, il terzo, prese il suo posto, inculandomi molto velocemente e in profondità.

Aumentando il ritmo di chiavata era più rapido anche quello del pompino che stavo facendo al tizio sui quarant’anni, che ben presto mi venne in bocca e sulla faccia.

Anche il trentenne non ci mise molto a schizzare, estrasse il cazzo dal mio culo e mi obbligò a bere tutto il suo seme dal preservativo, cosa che feci volentieri.

Rimasi in bagno con il mio padrone.

“Non sei ancora venuto…” Notò. Andò alla porta e fece entrare altre tre persone, che avevo spompinato in sala: tre anziani, con i peni eretti e grinzosi.

Il primo mi mise in ginocchio tra due orinatoi e: “Apri la boccuccia… Bravo… Sì… Il nonno ti dà da bere…” 

Si mise a pisciarmi in bocca e addosso. La sua urina si mischiava allo sperma, che avevo sul viso e mi colava sul top, riducendomi ad uno spettacolo indecente.

Quando finì, si sedette in uno dei cessi sulla tazza, mi prese di spalle e mi penetrò.

Nel frattempo, mentre cavalcavo quella nerchia dura e fradicia, ciucciavo e segavo avidamente gli altri due, che si scambiavano commenti in dialetto su di me.

Più mi offendevano e più mi muovevo velocemente fino a che non venni.

Non passò troppo tempo che mi sborrarono addosso e nel culo, lasciandomi solo col mio padrone e con dello sperma da tutte le parti.

Mi pulii alla bell’e meglio.

Infine il mio padrone mi portò a casa sua dove mi lavai e mi cambiai per tornare a casa.

Non volle scoparmi. 

Non volle più farlo.

“Sei maggiorenne, ora. Non c’è più gusto.”

Mi lasciò. Mi mollò come la troia che ero.

Effettivamente non ci rivedemmo mai più se non per caso per strada.

Sbirciavo sempre dalla finestra, sperando in un cenno, in una chiamata, che non arrivarono mai.

FINE

Ci sono rimasto male per il finale ?
Eh! Che ci vuoi fare! Alla fine il padrone lo usa soltanto. Ora sto scrivendo uno spin off. Appena ho tempo lo finisco e lo pubblico.
Non so se la tua storia è realmente accaduto, ma avrei voluto viverla
Assolutamente no. Tutto frutto di immaginazione.
I maschi, specialmente quando sono padroni, sono così, prima ti fanno innamorare di loro, poi ti usano loro stessi, ma alla lunga si stancano, quindi cominciano a volerti vedere presa da altri maschi, poi, stufi anche di ciò, nella migliore delle ipotesi, ti cedono ad un altro padrone, oppure ti abbandonano. È sempre così. Sono uomini, vanno capiti. Noi abbiamo bisogno di loro, e loro non hanno bisogno di noi. Ma almeno ti hanno atta sentire femmina.........
E' tutto frutto di immaginazione.
Noooooo perché? Mi piaceva molto. Non so se è tutto frutto di immaginazione..o credo che una parte di questo racconto sia vero. In fondo tante cose sono successe davvero...è perché non ci piace raccontarlo. Tanti sono i padroni e a tante persone piace fare sesso e spesso si dichiarano passivi.

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