Rapita dai pirati a quattordici anni...

  • Scritto da crisrex il 18/08/2021 - 05:20
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Non avevo nemmeno quattordici anni quando durante una notte dell’anno 1765 venni rapita durante una invasione di razzia da parte dei pirati berberi. Abitavo con la mia famiglia in uno splendido paesino di pescatori sull’isola di Ischia. Mi chiamo Angela ed ero una semplice e carina adolescente che fino a quel momento aveva conosciuto solo l’amore della mia famiglia ed ero per tutti l’angelo biondo del borgo in cui vivevo, amata dagli adulti, amica di tutte le ragazze e desiderata da tutti i ragazzi del posto. Stavo sbocciando nel mio corpo di ragazza, non ancora completamente maturata né in altezza, né nelle mie forme, anche se ero da poco tempo dotata di bei seni e un culetto che avevano già iniziato ad attirare l’attenzione dei maschi. Me ne ero accorta durante i bagni in mare, fino a poco prima giocati anche con gli amici completamente nudi. Ora le tette e il pelo biondo che dalla base dell’ombelico mi formava un bel riccio sul pube mi faceva un po’ vergogna. I pirati berberi erano il nostro terrore, perché si raccontava di invasioni che duravano giusto il tempo di razziare tutto quello che trovavano in paese, assoggettare tutta la popolazione in schiavitù rapendo giovani, vecchi e bambini. Fu proprio quello che ci capitò…durante una serata di festa di paese, cinque galeoni berberi attraccarono di nascosto nel nostro porto e misero a ferro e fuoco l’intero paese; per tutta la notte i pirati entrarono nelle nostre case e rubarono ogni oggetto di valore, prendendoci uno a uno e dividendoci per età, sesso e possibile utilizzo in qualità di schiavi. Il mattino seguente, il nostro paese era completamente in fiamme, le case distrutte, e tutti noi in fila davanti al porto, incatenati l’uno all’altro, di fronte ai cinque vascelli e a un centinaio di orribili pirati. Fu subito chiaro cosa fosse per loro importante…le donne mature con i bambini furono imbarcati nei primi due galeoni, destinati ad essere venduti come donne di fatica e balie, gli uomini vennero divisi da tutti gli altri e destinati a lavorare nei campi o come uomini di fatica nelle case dei nuovi padroni, e tutti i ragazzi giovani, dai 13 ai 18 anni, vennero imbarcati in un solo vascello. Ovviamente a quest’ultimo eravamo destinate anche tutte noi ragazzine e giovani ragazze rapite per un solo scopo, quello di diventare le concubine e amanti di ricchi nuovi padroni d’Oriente. Io e dieci mie amiche del borgo, avevamo da 14 a 18 anni, fummo radunate e ancora vestite come eravamo la notte precedente, fummo spintonate su una passerella sino al galeone, il più piccolo, che ci avrebbe dovuto portare chissà dove…solo successivamente scoprimmo che la destinazione sarebbe stata il mercato degli schiavi di un paese sul Mar Rosso, allora crocevia di ogni tipo di commercio fra l’Oriente e l’Occidente. Ovviamente per noi dieci ragazze stava iniziando un viaggio fatto di violenze, soprusi e divisione dai nostri cari. Insieme a noi furono imbarcati anche un gruppetto di ragazzi giovani del nostro paese e nessun adulto. Eravamo chiaramente destinati ad alimentare il mercato della “carne fresca” di qualche emirato arabo. Feci poi caso ad una scena che solo nei giorni successivi fu a me più chiara, ovvero fra i vari pirati ci fu una vera e propria zuffa per decidere chi di loro avrebbe potuto costituire l’equipaggio del nostro vascello; quello che doveva essere il capitano era un uomo fra i 30 ..35 anni, alto quasi due metri, o almeno coì sembrava, muscoloso e di carnagione scura, scelse una dozzina di pirati e…non capii subito il motivo, i più giovani e intraprendenti, facevano a gara per essere da lui scelti. Fu così che il capitano scelse un manipolo di ragazzi che sembravano poco più grandi dei miei coetanei imbarcati a forza, apparendo solo più selvaggi, muscolosi e violenti. Salpammo come primo vascello, fra le urla e pianti di chi restava a terra in attesa a loro volta di essere imbarcati nei giorni successivi, e in lontananza sentivo chiaramente le urla di chi stava salutando forse per l’ultima volta persone care e le risate dei pirati che stavano godendo del bottino usurpato. Appena partiti, tutti i maschi rapiti furono buttati a calci dentro ad una stiva profonda della nave. Poi fu la volta di noi ragazze…sotto lo sguardo del capitano, i giovani pirati appena scelti per fare parte dell’equipaggio, si scambiarono sorrisetti di intesa e parole ammiccanti che di certo non lasciavano immaginare nulla di buono. Iniziarono quindi a spintonarci e ad accalcarci in gruppo in mezzo al ponte del vascello; mentre due o tre dei giovani pirati tenevano il gruppo unito e sotto controllo con urla minacciose e bastonate a chi tentava di uscire dal gruppo, almeno cinque o sei di loro prelevavano a turno una di noi, iniziando a palparla dappertutto. Ormai era chiaro che i ragazzotti volevano imbarcarsi a tutti i costi nel nostro vascello perché così avrebbero potuto gustare senza alcun ritegno o conseguenza il loro bottino particolare, ovvero poter sfogare i loro desideri sessuali più sfrenati su ragazze della loro età e anche più giovani, carine, occidentali e mai prima toccate da mano maschile. Iniziarono con Giulia, una mia amica di sedici anni che abitava nel mio stesso paese. Rossa di capelli, carnagione chiarissima e piena di lentiggini su un bel musino impreziosito da un simpatico nasino all’insù. Un po’ in carne, aveva un bel seno grosso che attirò subito l’attenzione dei cinque pirati che avranno avuto giusto due o tre anni più di lei. Iniziarono a buttarsela addosso l’uno con l’altro, e ognuno di loro le strappava un indumento,…chi lo scialle col quale si era coperta fino ad allora la fulva chioma di lunghi ricci rossi, chi la camicetta bianca, chi la gonna con la quale si era coperta le bianche e lisce cosce ed infine la fascia che usavamo per contenere i seni da quando erano finalmente diventati tondi e abbondanti. Giulia continuava a piangere e ad urlare, ma i cinque parevano divertirsi un mondo….ridevano e già pregustavano l’epilogo del trattamento. Quello più magro, evidentemente eccitato, la trattenne fra le sue braccia tenendola per i seni, e dopo averglieli ben palpati emettendo un lungo grugnito le strappò la fascia, scoprendole così le tette, grosse, bianche e con i capezzoli davvero enormi. Giulia si portò d’istinto le mani ai seni, per coprirsi dagli sguardi dei ragazzotti per quel poco che poteva. Improvvisamente però il pirata probabilmente più giovane fra i cinque, che fra di loro veniva chiamato “Toro”, tarchiato, piuttosto basso, riccio di capelli e già con abbondante pelo sia sul petto nudo che sulla pancia, tonica ma non certo scolpita, afferrò i mutandoni di Giulia e glieli strappò via violentemente. Lei rimase in piedi davanti a tutti noi, completamente nuda. I giovani pirati per un solo secondo si fermarono, paralizzati dalla visione di quella giovinetta che mostrava un corpo sinuoso, simile ad una statua classica, se non fosse stato per quella leggera cornice di pelo rosso che adornava tutta intorno la sua fighetta e che per un attimo ipnotizzò i cinque. Giulia smise di urlare e arrossì violentemente, portando la mano destra in mezzo alle sue gambe e coprendo con il braccio sinistro le sue grosse tette. I ragazzi, però, dopo un attimo di esitazione, l’afferrarono per le braccia e la distesero senza fatica direttamente sul ponte della nave. Per non farla gridare le infilarono parte della camicetta in bocca, mentre il Toro disteso in fondo a lei le aveva fatto rannicchiare le gambe, aprendole al contempo, con la conseguenza di spalancarle le rosee labbra della vulva. Il giovane pirata muggendo come un animale aveva poi iniziato a leccarla in mezzo alle cosce, palpandola nella pancia e nei fianchi. Giulia emetteva rantoli e urla strozzate, e, forse anche per l’effetto di avere un ragazzo che le leccava per la prima volta nella sua vita la vagina, inarcava la schiena per il piacere o non so per cosa, con l’effetto forse inconsapevole di aprire ancora di più al pirata invasore le labbra della figa. Gli altri quattro ridacchiavano e palpavano violentemente a turno i seni di Giulia, annusandole le ascelle e le mutande che il Toro le aveva appena tolto. Ripetendo un rituale che chissà quante volte avevano già eseguito, la girarono a pancia in giù, e il Toro lasciò spazio a uno dei compari, quello più scuro di pelle, quasi mulatto e vestito solo con una specie di strofinaccio legato in vita. Quest’ultimo si distese sopra al culo nudo di Giulia e iniziò a leccarle le chiappe tonde e bianche, che cercò di divaricare con forza, fino ad esporle completamente l’ano. Sul questo si accanì con la lingua e quindi con le dita di una mano, mentre con l’altra non aveva resistito a palparle la vagina ormai fradicia della saliva del Toro e di chissà cos’altro. Noi altre eravamo paralizzate dalla paura di essere la prossima, anche se, devo ammettere, la scena mi aveva emozionata ed eccitata come mai avevo provato prima. I miei capelli biondi dovevano infatti averli colpiti e due dei ragazzi pirati si avvicinarono a me ridendo…con chiari intenti; fu solo allora che il capitano che aveva assistito alla scena in disparte, urlò alla ciurma di finirla, e che avrebbero continuato nei giorni successivi, dopo il controllo sulla nostra verginità. Fummo quindi spogliate e private di ogni nostro indumento precedente, e ci fu consegnato un velo bianco. Ovviamente i ragazzotti non persero l’occasione per vederci da vicino completamente nude prima di coprirci col velo, in qualche caso palpandoci pesantemente. Io, ad esempio, dovetti tollerare un paio di palpate nel culo non so da chi, e soprattutto una strofinata da parte del capitano, che con la scusa di spingermi fra le mie compagne, mi infilò la sua mano sotto alla veste, palpandomi la figa, e infilandomi due dita fra le labbra della vagina. Le sentì umide e le portò alle narici, ringraziando Allah, non senza dirmi, in spagnolo, che la prossima avrei dovuto aprire di più le gambe… Anche Giulia fu coperta con un velo e ricondotta fra di noi, visibilmente scossa. Fummo poi condotte in una prigione nel ventre buio e maleodorante del vascello, dal quale riuscivamo a vedere e sentire i nostri amici rapiti come noi. Ma il lungo viaggio verso l’Oriente era appena iniziato..

Bellissima idea non vedo l'ora che questa storia continui ...
Ciao crisrex, il tuo racconto è davvero bello!.....Non vedo l'ora di leggere il seguito!

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