Mario ed io ci siamo messi insieme l’ultimo anno del liceo. Ci scontrammo all’uscita di scuola, i nostri sguardi s’incrociarono e fu subito Amore, si, Amore grande. Io ero, allora una ragazza con poca esperienza in fatto di sesso, mentre lui era stato svezzato da una sua cugina più grande, che gli aveva fatto provare tante esperienze, prima di sposare un tipo che se l’era portata all’estero. Lentamente io avevo preso possesso del suo cuore, e lui del mio corpo, mi ha insegnato tante cose in fatto di sesso. La prima cosa che mi ha insegnato è stato prenderlo in bocca. Con i suoi insegnamenti divenni bravissima. Lo ammazzavo quando gli succhiavo il cazzo, e quando veniva, ingoiavo tutto, con estremo piacere. Poi fu la volta del culetto. Ci si mise d’impegno per sverginarlo, facendomi godere tantissimo, e se non fosse stato che per due giorni mi ha bruciato un poco, potrei dire che ne ho tratto tanto piacere. Io lo volevo davanti, certo c’era tanto rischio, all’epoca ancora non prendevo la pillola, ma lui trovò dei preservativi. Decidemmo, una mattina di maggio di non andare a scuola. Con il suo motorino uscimmo dalla città, ci incamminammo verso le colline. Lui decise di raggiungerne una, la più lontana e boscosa, dove conosceva un posto adatto per noi. Lasciammo la strada asfaltata, poi ne percorremmo una bianca, poi un breve sentiero, infine lasciammo il motorino, ci incamminammo a piedi fino a raggiungere la cima. In un bosco c’era una radura con tre grosse pietre messe a semicerchio, circondate da tanti arbusti. Ci infilammo a fatica in mezzo alle rocce e trovammo il posto, nascosto, illuminato del sole, intimo, perfetto. Denudarci fu un secondo, lui incominciò a leccarmi tutta, era fantastico, ci avvinghiammo in un 69 intenso, ero così eccitata che lui mi fece venire subito. Iniziai a mugolare con la bocca piena del suo cazzo che mi sembrava duro come le pietre che ci circondavano. Ci siamo distesi, incominciammo a baciarci, le lingue impazzite, io ero allo stremo.
«Ti voglio! Scopami! Scopami…ora!»
Gli srotolai il preservativo con la bocca, come avevo visto fare in un film porno. Lentamente si posizionò su di me, spinse delicatamente il cazzo durissimo fra le pieghe della mia fichetta fradicia che non desiderava altro.
«Rilassati, cerco di non farti male, ma poi sarà solo piacere.»
Lo volevo e decisi di spingere il bacino in alto, mentre lui in basso. In un attimo fu tutto dentro di me. Sentivo la punta arrivare a sbattere sull’utero che trasmise una scarica elettrica al mio cervello facendomi godere all’astante. Per un secondo mi parve di essere divisa in due. Poi lentamente il piacere arrivò intenso, deciso, sconvolgente. Mi pompava con delicatezza ma tanta forza e decisione che io cominciai a godere senza nessun freno.
«Si …Vengo! Vengo! Oooooohhh…sì…godo!»
Furono orgasmi tanti e continui. Poi fu il suo turno, mi pompò con più vigore, mi sorrise.
«Eccomi … sborro! Aaahhhh…Si…Sborro!»
Distesi sull’erba con il sole che scaldava i nostri corpi ci stavamo scambiando delle effusioni quando la nostra pace fu interrotta da un forte abbaiare di cani. Il frastuono veniva da una parte alta della radura, e strisciammo piano in mezzo alla vegetazione, ci portammo in cima. Sotto di noi la radura diventava una rupe alta circa sei metri, sembrava che la roccia fosse stata tagliata di netto. Sporgendoci un poco notammo che il frastuono era prodotto da cinque cani che stavano in un piccolo recinto sotto di noi. La loro eccitazione era dovuta dal fatto che una donna stava percorrendo un piccolo sentiero che portava da una casa posta più in alto, verso il recinto, trasportando due grossi secchi, uno con del cibo, l’altro con dell’acqua. La donna si è avvicinata al recinto, le bestie facevano un gran baccano, tranne uno. Quello con il pelo corto. Lei, con l’ausilio di un bastone, entrò nel recinto, tenendo tutti a distanza, fece uscire quello a pelo corto. L’animale si mise a mangiare mentre gli altri continuavano ad agitarsi, poi dopo si mise seduto in attesa. La donna allora diede da mangiare, il resto, a quelli rimasti dentro, poi preso l’animale rimasto fuori e si mise seduta sotto di noi. Aprì i tre bottoni finali del vestito, e subito emersero due cosce bianche e grasse, con al centro una peluria nera ed incolta, lei attirò a sé l’animale che subito insinuò il muso in quel cespuglio peloso. Immediatamente lei incominciò a gemere di piacere, era inequivocabile il fatto che l’animale stava leccando la vulva, I suoi gemiti incominciarono a riempire l’aria, e lei lo incitava. Godeva nel farsi leccare dal cane. Poi un lungo gemito. Era chiaro che doveva aver raggiunto l’orgasmo. Immediatamente afferrò l’animale per il collare, lo trascinò su di sé. La bestia appoggiò le zampe anteriori sul petto voluminoso della donna, e subito con il bacino incominciò a muoversi avanti/indietro, simulando un coito. Lei aprì di più le cosce quando improvvisamente un grido ci fece capire che le era entrato dentro. Dopo un momento di calma l’animale incominciò a montare la donna con colpi rapidi e velocissimi, lei godeva ed incitava l’animale. Le sue grida di piacere andavano sempre più aumentando quando ad un tratto l’animale si fermò di colpo. Lei ebbe un ennesimo orgasmo e lui emise un guaito. Lei strinse le gambe intorno all’animale, lo abbracciò facendolo distendere su di se coccolandolo e ricevendo da lui tante leccate sul viso. Rimasero alcuni minuti in quella posizione, poi improvvisamente lei liberò l’animale che ignorandola si avvicinò di nuovo al recinto. Lei lo fece rientrare, poi raccolti i due secchi tornò verso la casa canticchiando. Noi due tornammo al centro della radura, vidi il cazzo di Mario dritto e duro, mi misi a provocarlo
«Ma ti sei eccitato? Forse per il pelo della donna, o per il fatto che si è fatta montare come una cagna? Ti piacciono le cagnette.»
Così dicendo mi misi a quattro zampe sculettando davanti a lui che rideva divertito.
«Dai monta la tua cagnetta! Dai bel bastardo; inculami, bauu … bau…»
Ero eccitatissima. Lui mi afferrò da dietro e senza tanti complimenti mi piantò tutti i suoi quasi venti centimetri dentro il culetto. Mi pompava di brutto, era scatenato, io lo incitavo facendo il verso della donna.
«…si… dai... bravo … oooohhh…dai bau… bau…»
L’orgasmo mi esplose dentro improvviso, nel momento in cui sentivo lui inondarmi l’intestino, si mise ad ululare imitando il verso del lupo. Di quel fatto non ne parlammo più. La nostra vita nei tre anni a seguire prese il cammino già tracciato. Diploma con ottimi voti, impiego in banca per entrambi, e in fine il matrimonio. Come regalo di nozze i nostri genitori ci acquistarono, unendo le loro risorse economiche, una villetta in un quartiere nuovo dall’altro lato della città. Una zona appena al limite del parco fluviale che si estendeva dall’altra parte della strada davanti a casa nostra fino giù al fiume. La casa in stile americano, è costituita da una costruzione tutta su di un piano, con un porticato all’ingresso di circa quattro metri, poi dentro un salone, cucina. La nostra camera matrimoniale, ha il bagno in camera, mente le altre due camerette sono divise dal secondo bagno, il tutto circa 120mq. Fuori intorno alla casa vi è un giardino di circa 60mq. Con un pergolato chiuso su due lati che funge da garage. Confiniamo sul lato destro con un’identica proprietà. Siamo divisi da un muretto alto circa mezzo metro, con sopra una staccionata di legno a doghe larghe, il tutto non supera il metro e mezzo. I nostri vicini sono due pensionati, hanno entrambi sessanta anni. Lui, Gino, un tipo, molto tranquillo, alto 1,70, leggermente calvo, un poco di pancetta, lei Rosa, più minuta, capelli corti bianchi, un corpo un poco rotondetto sui fianchi, una sicuramente terza di seno. La loro più grande passione sono due cani di razza Pastore tedesco, sono nati dalla stessa madre, hanno circa 18 mesi. Il maschio Zoe è bellissimo. Pelo lucente corpo perfetto armonioso e forte, mentre la femmina Penny ha il mantello leggermente più rossiccio, ma è forte, bella come l’altro. La loro particolarità è che Zoe sta sempre assieme a Rosa, la segue sempre e solo se lei gli dice di non muoversi resta fermo altrimenti è sempre accanto a lei, mentre Penny è l’ombra di Gino. Sono due animali mansueti, passano molto tempo distesi sotto il portico all’ingresso, ma se uno dei padroni si avvicina all’ingresso per parlare con un estraneo, l’animale di riferimento si mette vicino a lui in posizione d’attacco pronto a difenderlo, mentre l’altro si mette poco distante pronto a dare man forte se necessario. Questo lo abbiamo visto più volte. Sono due animali splendidi, curati, addestrati e amati dai loro padroni. L’unica persona che li odia profondamente è la loro figlia, li definisce “maledette bestiacce”. Federica, questo è il suo nome, a dire il vero odia tutto quello che vive, non escluse le persone, odia le piante, gli insetti e ogni tipo di animale. Ha discusso molto con i suoi genitori quando hanno lasciato l’appartamentino attiguo al suo per trasferirsi qui. Quando viene a trovare i genitori li chiama con il telefonino. Gino esce da casa, prende due collari e lega le bestie sotto il pergolato, veramente i due animali quando la vedono arrivare s’incamminano subito sotto la tettoia aspettando che lui le metta il collare, senza degnare la donna di uno sguardo. Ora che è arrivata la bella stagione, la sera, quando torniamo dal lavoro, li vediamo lì fuori in giardino a leggere o giocare con i due animali. Ci piace scambiare qualche parola, ma ieri sera è capitato un fatto che ha cambiato le cose. Rosa era appoggiata alla staccionata, quando un piccolo insetto si è posato sul suo maglioncino, io con una mano l’ho scacciato toccando lei, Zoe, che era immancabilmente lì vicino, mi ha abbaiato e ringhiato.
«Zoe basta!»
Lo ha bloccato lei, poi mortificata mi ha guardato.
«Scusalo, ma è per questo stato addestrato.»
Non ha finito di parlare che Gino ha raggiunto.
«Forse è ora che facciamo conoscere questi amici ai nostri cani, venite di qua.»
Ci ha invitato ad entrare nel loro giardino.
Siamo usciti dalla nostra proprietà e ci siamo presentati davanti al loro cancello, la scena era la seguente: Gino e Penny vicino all’ingresso, mentre Zoe era vicino, a Rosa che gli teneva una mano sulla testa per tranquillizzarlo, ma era più distante. L’animale era eretto, ci osservava attentamente, nervoso, ma non abbaiava. Gino ci ha dato delle precise indicazioni.
«Entrate, fatevi annusare, poi quando vi lecca la mano potete fargli una carezza.»
Io mi sono subito sentita a disagio, era il secondo giorno di mestruazioni, e l’assorbente dentro i miei slip era lì da quattro ore. Penny si è avvicinata a me, mi ha girato in torno, ha annusato più volte all’indirizzo del mio inguine. Era chiaro che percepiva l’odore del mestruo, poi mi ha leccato la mano. I nostri sguardi si sono incrociati, era come se lei sapesse cosa avevo io, le ho fatto una carezza, ma è subito andata vicino a Mario, l’ha annusato, poi ha cominciato a strusciarsi fra le sue gambe. Sembrava eccitata dall’odore del mio maschio che non faceva sesso da quattro giorni. Gli ha annusato ripetutamente la patta dei pantaloni proprio all’altezza del sesso, poi ha leccato la sua mano, lui si è abbassato e l’ha accarezzata ricevuto cambio una leccata sul viso.
«Devi proprio piacerle molto! Non lecca nessuno sul viso a parte noi e la veterinaria che l’ha fatta nascere.»
Ha commentato Gino, poi con l’animale al fianco si è allontanato.
Rosa ha lasciato libero Zoe, che si è subito avvicinato a Mario. L’ha scrutato, poi gli ha girato intorno annusandolo, ha leccato velocemente la mano, ha quasi ignorato la carezza ed è venuto subito intorno a me. Mi sono sentita sotto esame. Mi ha annusato ripetutamente fra le cosce, sia da dietro, che davanti, doveva farlo impazzire l’odore del sangue mestruale, mi ha leccato la mano. Mi sono abbassata per accarezzarlo, mi ha leccato il viso e poi ha infilato di nuovo il muso fra le mie cosce quasi facendomi cadere.
«Sei proprio bello!»
Gli ho detto baciandolo sul muso. Poi Rosa ci ha invitato ad entrare.
«Vieni in casa, che prendiamo da bere. Tu gli piaci, hai qualche cosa che lo incuriosisce o gli ricordi un odore che lui conosce, dai vieni che ti mostro casa mia.»
La casa dentro era perfetta, arredata, con gusto. Siamo entrate in cucina seguite da Zoe che continuava ad annusarmi.
«Scusami cara, ma posso farti una domanda indiscreta?»
Mi ha chiesto lei, io ho annuito.
«Sei forse mestruata?»
Alla mia risposta affermativa si è messa a ridere.
«Allora capisco cosa lo incuriosisce, hai un odore che da me non ha mai sentito, forse la veterinaria che lo ha fatto venire al mondo, ma da me no, io sono in menopausa da prima che lui nascesse.»
Io sono arrossita, poi l’ho guardato incantata dalla sua bellezza. Ho commentato.
«E’ un magnifico animale!»
«Si è bello, averlo, ti fa morire.»
Lo ha detto con un diverso tono di voce, che in quel momento non ho notato.
Presi quattro aperitivi e dei salatini siamo uscite fuori. Mario e Gino erano seduti sulla panchina posta sotto il grande ulivo che campeggia in tutte e due le proprietà. Penny sdraiata su di loro teneva la testa sulle ginocchia di Gino che gli aveva infilato in bocca due dita che la femmina leccava continuamente. Appena seduta, e preso un salatino per darlo a Zoe, lui seduto sulle zampe posteriori stava a bocca larga, ma non ha fatto nulla per prenderlo.
«Non lo prenderà, anche se ne è goloso non lo prende.»
Poi è tornata dentro casa facendo restare fuori l’animale, è tornata con una piccola scodella piena di biscotti per cani.
«Devi sapere che molte cose che noi umani mangiamo, piacciono molto ai cani, ma per loro sono assoluto veleno. Certo un salatino non lo farà morire, ma è meglio dargli questi che sono i loro biscotti, Zoe va pazzo per la cioccolata, ma per lui è veleno puro.»
Io ho continuato a offrigli il biscotto, ma nonostante stava bocca aperta passando la sua lingua da un lato all’altro non si decideva prenderlo. Rosa allora ha avvicinato la sua mano alla mia, toccandola, e toccando il biscotto,
«Dai mangia, puoi prenderlo, lei è un’amica.»
A quelle parole Zoe mi ha tolto il biscotto in un lampo, poi un altro e ancora uno, era bellissimo vedere con quanta velocità li mangiava. Penny sdraiata fra i due uomini faceva la stessa cosa. Siamo rimasti a parlare con loro per un po’, Zoe era sempre vicino a me, continuava ad infilare il muso fra le mie cosce, io lo coprivo di baci e coccole.
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