Tabita

  • Scritto da Violet il 15/10/2021 - 06:35
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Lorenzo, diciotto anni) era un ragazzo ma dentro di se si sentiva una fanciulla, per il suo abbigliamento, l'accociatura e i suoi modi, lo chiamavano Tabita, cosa che non gli dispiaceva (d'ora in poi lo chiameremo così).
Una cura ormonale lo aveva dotato  di due deliziose tettine, e spesso sognava di sedurre dei ragazzi, molte volte, quando camminava per strada, si sorprendeva ad ancheggiare.
I suoi desideri erano intensi, per cui si masturbava spesso.
Era sensibile ai profumi, abile nella cucina e in tutte le attività artistiche.
A scuola i compagni, però le facevano scherzi crudeli, nonostante fosse gentile e sempre disposta ad aiutare tutti, che la spingevano fino alle lacrime.
In una di queste situazioni, l'insegnante decise di cambiarla di posto, la mandò all'ultimo banco, accanto a Moreno, un ragazzone di campagna, dai modi rozzi e volgari.
Il problema di Moreno era il suo enorme cazzo, sempre in tiro, che spaventava le donna, anche le puttane gli facevano  delle storie.
Tabita si sedette, sistemò le sue cose con grande abilità, rispettosissima dello spazio dell'altro, istintivamente mise in evidenza le sue gambe perfette, Moreno grugnì, e chiese:
"Sei maschio o sei femmina?"
Tabita spiego che era  maschio fuori, ma dentro si sentiva donna, la spiegazione non convinse Moreno, che domandò:
"Ma ce l'hai il cazzo?"
"Si, piccolo, piccolo"
"Allora sei maschio!"
Le movenze sinuose di Tabita, le cosce bene in mostra, indussero Moreno a una violenta erezione.
Tabita se ne accorse e fu lieta di aver eccitatto un ragazzo come quello, anche se la cosa la rese eccitata e nervosa, avrebbe  dato molto per sfiorare quel rigonfiamento. 
Moreno si toccava e ritoccava, gesti che accrescevano l'eccitazione di Tabita.
Si sforzò di seguire la lezione e riuscì a prendere degli appunti abbastanza buoni.
Moreno:
"Me li passi?"
"Si, certo" disse Tabita con un sorriso"
Moreno continuò:
"Io con questo cazzo d'italiano non ci capisco una sega, da noi si parla in dialetto!"
Poi:
"Mi aiuti con questo cazzo di tema"
Sempre gentile, Tabita rispose:
"Certo, volentieri"
"Bene, ti vengo a prendere col matorino e andiamo a casa mia, dove abiti?"
Tabita disse l'indirizzo e Moreno:
"Cazzo, i tuoi ci hanno un pacco di soldi"
"Si sono benestanti"
Il pomeriggio Tabita andò all'appuntamento, aveva badato a essere più sexy possibile: calze a rete, short che mostravano l'attaccatura delle natiche, trucco leggero, ma abile e un po' del suo profume preferito.
Mareno arrivò con un vecchio motorino, spiegò che lo aveva rimesso a posto lui stesso.
Tabita ascoltò le spiegazioni del ragazzo, manfestando interesse sincero
Salirono sul motorino e Tabita istintivamente aderì a corpo dell'uomo.
Moreno sentiva, sulla schene, le tettine della ragazza; Tabita percepiva il calore di quel corpo maschile.
Arrivarano a casa di Moreno, un casolare assai male in arnese, e entrarono.
Non c'era nessuno, i genitori di Moreno erano a lavoro nei campi.
Si sedettero a tavolo della cucina e Tabita tirò fuori libri e quaderni.
All'improvviso Moreno, con voce quasi implorante:
"Maschio o femmina, me la fai una sega"
Tabita arrossì, ma, poi, passò la mano sulla patta dei pantaloni di Moreno. li sbottonò e finalmente venne alla luce l'arnese enorme del ragazzo.
In preda a una sorta di struggimento, comiciò a muovere la mano sull'asta, sempre più attratta, si chinò sulla cappella turgida del ragazzo, la ricoprì di baci e poi prese a succhiarla e percorrerla con la lingua.
Tabita sapeva che prolungare il piacere, serve a renderlo più intenso, per cui quando sentiva che il ragazzo stava per cedere, interrompeva o allegeriva il suo lavorìo.
Finalmente Moreno scaricò nella bocca di Tabita un grosso carico di sborra, lei lo  ingoiò lentamente, per gustarne il sapore.
Ripulì con cura il cazzzo del ragazzo, lo guardò i faccia e sorrise dolcemente
Poi con movenze da spoglirellista si tolse gli abiti, mentre Moreno si strappava i suoi.
Tabita gli leccò i capezzoli, e percorse con la lingua il torace villoso. Moreno allorala prese sulle ginocchia e le afferrò prima le tettine e poi le coscie.
Il membro del ragazzo, riprese vigore e si trovava a contatto col culo di Tabita. 
Dai movimenti di Moreno, la ragazza capì che la stava inculando, si mosse per favorire la penetrazione e finalmmente il cazzo di Moremo penetrò nel culo di Tabita, che gemette per il dolore:
"Ti faccio male?"
"Un po', ma mi piace, continua"
Moreno comiciò a il suo andirivieni, Tabita si sollevava e si faceva ricadere sul membro di Moreno, assecondando le sue spinte possenti.
Il calore del retto della ragazza e i suoi movimenti sapienti, fecero andare Moreno fuori di testa, stringeva spasmodicamente le tettine di Tabita, e prese a gridare:
"Puttana! Zoccola!Troia! Ti rompo il culo!"
Tabita sentendosi chiamare in questo modo, abbandonò la sua consueta signorilità e le uscirono dalla bocca queste parole:
SI! Sono la troia! La tua zoccola! la tua puttana! Riempini il culo di sborra"
Gli sfregamenti del cazzo di Moreno, misti a quel po' di dolore, erano, per Tabita fonte di goioia e l'eccitazione la spinse a menarsi il cazzetto, ormai eretto.
Un doppio orgasmo, causato dai movimenti del pene di Moreno, unito alla masturbazione, la mandò in visibilio.
Poco dopo senti lo sperma di Moreno invadergli il retto.
Si separarono e Tabita abbracciò dolcemente Moreno e gli disse:
"Grazie! Mi hai fatto felice!"
Poi col la bocca, ripulì accuratamente il cazzo di Moreno.
A letto, ripensò alle vicende del pomeriggio, e si masturbò più volte prima di addormentarsi.
Il giorno dopo, l'insegnante d'Italiano disse:
"Bravo Moreno, stai facendo progressi!"

 

 

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