Senti come ti allargo il culetto e mi faccio spazio.
Senti come m’inventro e striscio in te,
come ti infiammo e ti divoro dall’interno.
Ti inchiodo e t’impalo. Ti strappo e ti ricucio.
Ti apro come una scatoletta di tonno,
ti batto con la forza di un martello pneumatico.
Si spalanca e ti risucchia dentro la bocca dell’inferno.
Sì, sono il tuo angelo caduto: Lucifero, il diavolo,
il principe delle tenebre, il caprone e lo stregone.
Sono un dio capriccioso e narcisista che gioca a dadi col tuo piacere.
Mi preghi di non farti troppo male ma ne brami ancora.
Ancora e ancora…
Guarda, come il tuo ventre si gonfia e sbava
ad ogni colpo di frusta sulle chiappe morbide.
Gemi e latri come ti ho insegnato in segno di gradimento
mentre palmo al palmo ti pizzico e lacero la carne.
Muggisci mentre ti spremo i capezzoli e ti marchio a fuoco.
Rido perché l’eccitazione ti ha intorpidito i neuroni,
ti ha disarticolato la lingua.
Ti piace? Dimmi quanto ti piace.
Ne hai bisogno? Chiedimi di continuare,
di spingerti il mio pezzo di carne più dentro
fino a bucarti lo stomaco.
Pregami, implorami di torturarti in eterno.
Infine, mio dolce tesoro
ti laverò con una doccia di sborra ogni peccato.
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Giovanna Esse
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