Una serata al buio

  • Scritto da italsex il 24/05/2020 - 18:00
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"E' stata una bella serata", dice lei.

"Sì, anche per me", rispondo.

Non è necessario essere maghi per leggere nei nostri pensieri in questo momento: due adulti di sesso diverso, che per giunta si incontrano tramite un sito di annunci, lo fanno per un motivo ben preciso. Eppure, tra i desideri e le parole, tra i pensieri e le azioni spesso si insinua un velo di pudicizia e di riserbo che insieme al piacere è forse il solo in grado di salvare il sesso dalla sua funzione riproduttiva originaria e da una meccanica semplice e brutale.

"Chi farà il primo passo?" mi chiedo. Nei pochi minuti che ci separano dalle nostre macchine, parcheggiate sul limitare della spiaggia, mi si presentano decine di momenti in cui la mia lingua o il mio braccio potrebbero sciogliere questo dannato nodo di cautela. Ma niente. Si cammina in un silenzio carico di aspettativa, o facendo qualche osservazione casuale. Sollevo lo sguardo verso la strada: le macchine sono lì, a una ventina di metri. Ma porca maiala! perché qualche ladro non ha pensato di rubarne una? Il cuore comincia a pompare sangue alle tempie e mi sembra che i minuscoli grani di sabbia sotto i piedi facciano un fruscio insostenibile... quanto manca? venti secondi? dieci? forse meno? Alla fine, pressato dall'urgenza e dal terrore di essere cancellato dalla sua mente come una "serata persa", in tono del tutto incongruo con la notte di luna piena di metà maggio, satura di profumi salmastri e di bagliore argenteo, la mia lingua si ribella e si aggrappa al carro dell'ultimo pensiero.

"Dio mio! hai un culo fantastico!" dico.

Lei si volta e rimane a bocca aperta, palesemente sorpresa.

Attimi di panico... ho detto una cazzata che diventerà leggendaria!

Mi aspetto che mi lanci uno sguardo di scherno e si infili in macchina senza salutare. Invece scoppia a ridere, chinando addirittura la testa all'indietro. Io avvampo dalla vergogna, ma lei mi tocca il braccio, e senza riuscire a smettere di ridere mi dice: "Scusa, scusami... è che stavo pensando una cosa simile del tuo".

Dalla fossa delle Marianne alla vetta dell'Everest in mezzo secondo... decisamente il mio morale è la cosa più veloce su questa terra.

Poi baci, come uno si aspetta che i baci debbano essere: vibranti, impazienti, affamati. Il calore del suo corpo, finalmente, la morbidezza del suo seno contro il mio petto, quel suo profumo che mi avvolge e oblitera il resto del mondo. Prendo coraggio: "Vieni", le dico, portandola di corsa dietro il muro di uno stabilimento balneare ancora deserto. Un cono d'ombra ci protegge dalla vista di eventuali tiratardi. Da un baretto lontano, arriva il suono plasmato dal vento e dal rumore della risacca di un juke-box. La mia bella amante si appoggia contro una palizzata di canne e mi attira a se: le sue mani mi sbottonano la camicia frettolosamente e la sua bocca fa appena in tempo a sfiorare un mio capezzolo che io già sfuggo alle sue carezze e mi getto letteralmente ai suoi piedi. "Cosa vuoi fare?" mi chiede debolmente mentre le sollevo la gonna.

Comincio a tempestarle le cosce di baci e piccoli morsi, stuzzicando la pelle liscia con le unghie. La faccio voltare e le sfilo gli slip... il tessuto è bagnato. Mi sembra di sentirle le gambe tremare mentre vi faccio scorrere le mie mani fino ai fianchi. Lei inarca la schiena, istintivamente, offrendomi il succoso frutto del suo sesso. Guidato dal profumo vi appoggio la bocca e, senza leccare, mi limito a risucchiare il nettare salato e vischioso che cola tra le sue labbra crespe. Quante volte ho assaggiato una donna a quel modo, eppure ogni volta mi sembra di non conoscerne il sapore e mi abbandono con una fame che mi sorprende. Passo in rassegna tutte le carezze che la mia bocca ha imparato dall'esperienza: decise con la punta della lingua, e morbide, appiattendola intera contro la vulva; insolenti, facendo schioccare la lingua tra i denti, o pudiche, sfregando solo le lisce labbra; e ancora, blandendo la clitoride con il levigato retro della lingua o succhiandola, come fosse un minuscolo pene, e infine scopandola, irrigidendo la lingua per insinuarla dentro.

La mia bella bionda partecipa dimenando sinuosamente il suo rotondo fondoschiena, accompagnando ogni bacio con una diversa modulazione dei suoi gemiti e mugolando parole confuse. Mi intenerirei, se non fossi così eccitato. Mi si è gonfiato da farmi male, e preme ostinatamente contro i pantaloni per poter uscire. Resisto alla tentazione di aprire la lampo e masturbarmi, ho paura che verrei subito.

Quando decido di sostituire un dito alla mia lingua, sento che lo stringe con forza. Si rilassa ben presto e qualche attimo dopo infilo un secondo dito. A questo punto lei comincia a muoversi contro la mia mano, impalandosi su quell'improvvisato sostituto del fallo. Le mordo le natiche e lei sussulta, ogni morso un po' più vicino al suo punto debole. Lo sappiamo entrambi. Come sappiamo che alla fine darò sfogo al suo desiderio, dandole quel "bacio segreto" di cui mi ha confessato il desiderio più volte. Ma è un gioco che si gioca avanzando e indietreggiando, facendo a rimpiattino, fintando il colpo decisivo e alimentando il senso di attesa.

Di colpo ci pietrifichiamo e restiamo immobili per una coppia di girovaghi lunari, spuntata non si sa da dove, che cammina sulla battigia poco distante, finché non li vediamo allontanarsi. E poi, senza preavviso, mi insinuo tra le natiche tiepide e le poggio la lingua sul buchetto dell'ano. Lei reagisce come se le avessi leccato il cuore nudo e palpitante: ha un sussulto e trema, oscenamente esposta alla mia bocca, e si abbandona al duplice assalto, delle dita e della lingua, come un fiore in balia delle correnti contrastanti di un torrente.

Una sua mano impaziente mi afferra per i capelli e mi preme la testa contro di sé, facendomi affondare il viso nel solco che divide le due deliziose rotondità. E' questione di poco... lei mi incita a farla venire, e io aumento il ritmo con cui le mie dita la scopano senza smettere un attimo di saettare la mia lingua sullo sfintere, che molle di saliva già comincia a dischiudersi.

Infine mi grida il suo piacere con la bocca e con il corpo intero, scossa dalle ondate dell'orgasmo, inarcando ancor più la schiena e serrando con forza le gambe. Infine si lascia andare e scivola sulla sabbia, inginocchiandosi anche lei di fronte a me. Cerca la mia bocca, la mia lingua, mi bacia con forza, mi ringrazia, è stato bellissimo... "E poi?", penso un po' deluso nel vederla alzarsi e rassettare la gonna, "finito tutto?". Lei sembra percepire la mia perplessità e sorridendo mi tende la bella mano inanellata: "Vieni, andiamo a casa mia," dice, "qui non c'è abbastanza luce, e io voglio guardarti negli occhi mentre ti faccio godere".

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