Buongiorno,
Ora come ora non giudico nulla ma cerco solo di comprendere. Sono passato di qui per la curiosità nel vedere se qualcun altro avesse potuto facilmente condividere le sue esperienze, e da quello che ho trovato, accipicchia se è così!
vorrei approfittarne per condividere la mia esperienza personale, che non sono mai riuscito a condividere con nessuno, come chiaramente potreste capire. Vi lascio liberi di giudicarla come volete, e chiunque si senti libero di condividere liberamente le sue idee.
Vivo in una famiglia normalissima, genitori, fratello e sorella con sei anni di differenza (Io 21 e lei 15), cresciuti in modo equilibrato, non troppo legati ne troppo distanti, e con un'educazione leggermente conservativa. Scopo con mia sorella da un po' di tempo, ormai.
Entrambi siamo stati abbastanza precoci nell'affacciarci alla sessualità: per esempio, alle volte durante le mie scuole medie ci capitava di fare la doccia insieme, e quando accadeva la vista della sua farfallina rosa me lo faceva venire duro ed eretto. Un'altra volta, a 15 anni - non facevamo la doccia insieme da un po' - i suoi movimenti fecero sì che la sua mano lo sfiorasse. Immediatamente si impennò come in un'alzabandiera, e nel notarlo lei rimase stupita, e continuò a fissarlo meravigliata. Infine prese coraggio e mi chiese se potesse toccarlo. Io le dissi che avrebbe potuto lavarmelo e lei, senza distogliere lo sguardo, annuì lievemente, ed una vampata di calore mi fece rabbrividire ti trepidazione. Mentre aveva il mio membro tra le mani e me lo stava insaponando, io non ressi a lungo e venni spruzzandole sul suo corpicino, ma sotto il getto dell'acqua lei non se ne accorse. Dopodiché le dissi che era il mio turno di lavare lei, e cosi feci, facendo scorrere le mie dita insaponate sulla sua pelle liscia e via via sempre più profumata. Quando le mie mani giunsero alla sua farfallina, mi accorsi che lei si era fatta più rigida, e dopo averla accarezzata dolcemente quelli che sembravano essere lievi brividi o spasmi cominciarono a raggiungerla. Il suo respiro si fece leggermente più pesante. All'epoca non me ne resi conto, ma mia sorella era appena "venuta" (se così si può dire) per la prima volta. Usciti dalla doccia, mia sorella non aprì bocca finché, mentre ci asciugavamo in accappatoio ed io ero immerso nei miei pensieri, lei mi si avvicinò e mi sussurrò all'orecchio "Mi è piaciuto molto".
Non passò molto tempo dopo quella volta che capitò nuovamente l'occasione, e poi ancora, e poi ancora e così via. Spesso approfittavamo dell'opportunità di fare la doccia insieme, e quando accadeva i tempi dei nostri piaceri sembravano non finire mai. Quando i nostri genitori non c'erano a volte facevamo persino il bagno nella vasca. E li ci potevamo lasciar andare ancora di più, avendo effettivamente una vasca abbastanza grande, e il tutto era ancora più eccitante (sicuramente da parte mia, ma forse anche sua) dal rischio che c'era nell'essere scoperti. Io le accarezzavo la sua bellissima pelle nuda, le nostre labbra si univano in lunghi baci languidi e appassionati, avendo cominciato a scambiarci effusioni come a voler imitare l'atto di due amanti, oppure a volte ci piaceva semplicemente starcene abbracciati nudi, immersi nell'acqua bollente, la sua testa che poggiava sul mio petto e io che le baciavo i capelli bagnati e profumati, con le nostre intimità a contatto che provocavano piaceri indescrivibili. Parlavamo poco, d'altronde era come se in quei momenti i nostri corpi e le nostre menti si dicessero tutto quello che c'era da dire, ma era chiaro che lei amasse tutto ciò tanto quanto lo amavo io. Ovviamente non c'erano, per così dire, "rapporti completi" ma solo atti intimi pieni di sensibilità e immersi in una atmosfera di surrealtà. Ero io, chiaramente essendo più grande a guidare la scoperta reciproca dei nostri piaceri. Certo un gioco estremamente passionale e ben poco fraterno, ma era proprio la consapevolezza che lei fosse mia sorella ad accendere la mia fiamma di passione.
A 11 anni mia sorella iniziò le scuole medie. Chiaramente avevamo entrambi ben presente che la nostra realtà fosse qualcosa di non ben precisato ma di proibito, vuoi un po' per l'educazione ricevuta, oppure per il nostro carattere naturalmente introverso...
Un giorno stavamo giocando insieme con le biglie, poi un po' di lotta, solletico, e l'atmosfera si riscaldò. Preso dall'emozione chiesi di baciarle la fichetta, e a lei scappò un timido sorriso. Con evidente imbarazzo misto a voglia ed eccitazione mi disse di sì quasi sussurrando. Si stese sul letto, immobile, e mentre con mani tremanti le sfilavo il pigiamino, il mio cuore batteva in petto all'impazzata e sembrava stesse per esplodere da un momento all'altro. Quando arrivai alle sue mutandine, il suo respiro si intensificò, ed un lieve contatto ci procurò una scossa di trepidazione. Vedendo che indugiavo a quella vista eccitante, mia sorella, ormai fuori di sé dal desiderio, si levò da sé le mutandine, mettendo a nudo il suo intimo meraviglioso, che mi paralizzò. Non era certo la prima volta che la vedevo, ma non avevo mai contemplato il suo sesso così da vicino, a pochi centimetri dalla faccia, con un odore acre estremamente eccitante. Quando alzai lo sguardo e incontrai il suo notai che era lievemente arrossita in volto, e mi disse che non se l'era ancora lavata, e alché le risposi che lo avrei fatto io. Presi un fazzoletto di tessuto, e dopo averle bagnato la fichetta con la mia saliva, iniziai a pulirla per benino. Lei si lasciò andare distesa e chiuse gli occhi, cercando credo di godersi il momento. Ma quando, dopo aver finito, la poggiai le mie labbra e la mia lingua sul minuscolo clitoride inumidito che appena sporgeva dalla rosellina, e incominciai a baciare, a leccare e a succhiare avidamente, la mandai in estasi. Le sollevai le gambe per dilatare le labbra il più possibile, e come se avesse inteso le mie intenzioni, lei per risposta allargò al limite le sue splendide coscie tornite per meglio accogliere la mia lingua dentro di sé. Vedevo le sue mani irrigidirsi ghermendo le lenzuola. Quando dopo averla gustata per un po', le poggiai la lingua sul minuscolo buchino che segnava l'ingresso del regno del piacere, tirò addirittura fuori la lingua a causa di un riflesso involontario per l'estremo godimento che doveva sicuramente provare. Spasmi e brividi ormai la dominavano, la sua fica emanava ormai un odore inebriante e poco dopo, dei liquidi cominciarono a fuoriuscire. Bevvi i suoi succhi con una sete implacabile. Mentre ansimava mi avvicinai lentamente al suo viso, e dopo averle fatto gustare il dolce sapore dei suoi fluidi baciandole le labbra con passione le domandai dolcemente di girarsi a pancia in giù. Non se lo fece ripetere due volte e offrì alla mia vista il suo splendido culetto dorato. Dopo averle posato le mani sui glutei sodi accadde ciò che mi spinse a continuare indubbiamente: lei pose le sue mani sulle mie, stringendole, come in un atto di incoraggiamento. Immediatamente immersi la mia faccia in quel ben di Dio e con la lingua iniziai a stimolare il suo buchino: aveva un sapore divino, mai provato prima, anche più buono del precedente. Ora mia sorella faceva fatica a trattenersi, tanto che le scappò un gemito un poco troppo sonoro, ma subito si ricompose. Quando, alzando lo sguardo notai nello specchio di fronte al letto la sua espressione fu la fine: dopo avermi lasciato le mani si era alzata sui gomiti e il suo viso era contorto in una smorfia di estrema goduria. Non riuscj a resistere a quello spettacolo ultraterreno e venni copiosamente nei pantaloni del pigiama, rantolando di piacere.
Quando si girò e se ne accorse, mi sorrise. Come prima le feci assaporare dalle mie labbra l'essenza divina che avevo appena gustato. Le nostre lingue si intrecciavano mentre la sua estraeva avidamente fino all'ultima goccia delle proprie bellezze. Eravamo stravolti, e tutto ciò che riuscj a dirle fu: "Hai un profumo meraviglioso". Lasciai la mia biancheria intima nel cesto da lavare, e più tardi in giornata, la scorsi che sgattaiolava in bagno, e immergeva il suo viso nelle mie mutande, aspirando l'ebrezza dell'odore pungente della mia sborra.
Non molto tempo dopo fu in realtà lei a fare la mossa successiva. Le avevo effettivamente insegnato alcuni degli aspetti più naturali e basici della sessualità: come darsi piacere da sola e teoricamente anche altre cose più profonde, pur senza praticarle in realtà. Ma continuavo a non avere il coraggio di parlare a proposito del come dare piacere a me, di masturbazione o fellazio. Normalmente se non venivo nei miei seppur limitati rapporti con lei, mi segavo con foga in un secondo momento pensando a lei, venendo sempre almeno due volte, talvolta di più. Ma un giorno d'estate, mentre stavamo accoccolati nel letto poco vestiti, l'eccitazione cominciò a salire. Dopo qualche carezza e qualche bacetto, lei mi vide il rigonfiamento nelle mutande dovuto all'erezione e ci pose la mano sopra. Io la guardai meravigliato: non aveva mai avuto uno slancio attivo così intraprendente fino a quel punto, e mi chiese se potevo tirarlo fuori. Ci misi un attimo per realizzare la sua richiesta, ma in un medesimo attimo l'avevo esaudita: il mio membro in tiro era gonfio e lucido davanti a lei. In breve capì perché l'aveva chiesto: la eccitava l'odore, come a me il suo. Infatti si avvicinò e guardandolo mi disse: "Anche il tuo odore mi piace molto". Mi pareva di sognare. Oramai non dirigevo più le parole che pronunciavo. Le chiesi se le andava di toccarlo e lei non mi rispose nemmeno. Le guidai la mano e le dissi che il membro provoca piacere se stimolato, e le mostrai come. Quando un rigagnolo di sperma fuoriuscì dalla cappella paonazza finendole sulla mano, lei con un gesto istintivo se lo portò alla bocca, e succhiò.
Io ero semplicemente folgorato. Dopo aver assaggiato il mio nettare, mi disse con golosa ingenuità: "Questo è il tuo?". Io le risposi di sì, e lei mi disse che era molto buono e che ne avrebbe preferito ancora. Io le risposi che avrebbe dovuto continuare e allora avrebbe potuto gustarne di più. Che era una cosa che doveva giungere se stimolata. "Quando te lo dirò, dovrai avvicinarti a bocca aperta, perché uscirà un getto che dovrai prendere al volo." le spiegai, mentre mi masturbava con le sue manine. Quando le dissi di prepararsi, quasi intuendo la direzione aumentò la sua rapidità, e non ci volle molto. Quando venni riuscì a bere quasi tutto, mentre qualche schizzo le finì sul viso. si portò alla bocca i rimasugli e mi disse che era una delle cose più buone che avesse mai bevuto. Ma quello che veramente mi spiazzò giunse un attimo dopo. Vedendo i rigagnoli che continuavano ad uscire dalla cappella, lei evidentemente decise che non ne aveva abbastanza, e decise di succhiarli, ma non dal corpo di lato, direttamente dall'alto, dalla punta. In un attimo metà del mio membro era scomparso nella bocca di mia sorella, che cercava di spingersi più a fondo possibile per raggiungere la sborra colante, nel primo pompino della mia vita. Non realizzando l'entità del suo gesto, mia sorella sorrideva e continuava a succhiare, ripulendomi completamente le zone dove riusciva ad arrivare: "è buonissimo" mi disse. Quando vide che la fissavo pietrificato, si fermò e leggermente ansiosa mi disse: "Ho fatto quello che fai tu...ti piace?" Io mi sciolsi e la pregai di continuare, mentre una manciata di secondi più tardi le scaricai in bocca una quantità straordinaria di sperma, che bevve fino all'ultima goccia. Dopo aver ingoiato tutto, si alzò e mi diede un lungo bacio odoroso: sentivo sulla sua lingua l'evidente sapore del mio nettare. A differenza di quello che si potrebbe pensare, non mi fece affatto schifo, e anzi lo trovai addirittura buono e me lo fece venire duro di nuovo.
Da allora cominciammo a comportarci in modo diverso...in casa, naturalmente. Facevamo tutto per essere come una coppia di morosini, a maggior ragione quando i nostri genitori non c'erano. Al mattino spesso mi svegliava lei sussurrandomi parole dolci, di notte a volte sgattaiolavo in camera sua per stare in intimità; quando eravamo soli, alle volte ci piaceva guardare qualcosa insieme in televisione, per poi baciarci appassionatamente e finire per masturbarci reciprocamente. Le avevo anche mostrato come ci si segava col cuscino: alle volte lo facevamo insieme, cavalcando i cuscini tenendoci per mano. Ma io adoravo guardarla mentre lo faceva da sola, guardandoci intensamente negli occhi. Il suo corpo nudo rifletteva la luce naturale che entrava nella stanza rigorosamente in penombra, le sue movenze avevano un che di armonioso, come se si muovesse a tempo di una musica soffice. Non riuscivo a durare a lungo, perciò spesso non mi toccavo nemmeno. Era uno spettacolo troppo bello perché io lo rovinassi con la mia rozzezza.
Tutto questo mentre sia fuori che in casa alla presenza degli altri le cose erano ben diverse. Fuori casa fortunatamente appartenevamo a realtà distanti non a rischio d'incontrarsi, mentre con i nostri parenti ostentavamo freddezza e indifferenza. Avevamo persino smesso di fare la doccia insieme - in presenza dei genitori - o di condividere qualsiasi intima attività. Almeno fino al Gennaio '19.
L'estate precedente era passata molto felicemente, e a Settembre mia sorella aveva iniziato la Seconda Media. In quel periodo mi resi conto che il suo corpo aveva cominciato a cambiare: era cresciuta, le sue bellezze si erano leggermente ingrandite, il suo sedere aveva proprio la forma di un mandolino, ed erano comparsi dei capezzoli lievemente sporgenti - prima inesistenti dato il suo essere minuta e magra - insieme ai primi piccoli accenni di peluria. Un giorno me ne accorsi definitivamente e lelo feci notare: "Sei sempre più bella" le dissi, accarezzandole una coscia, e lei arrossì, senza rispondere nulla. Da quel momento i nostri rapporti incrementarono, come frequenza ma anche come intensità: il suo godimento e la sua eccitazione erano visibilmente aumentati e ogni rapporto che avevamo ci mandava letteralmente in estasi; cominciava a venire più intensamente, anche più di una volta, a volte bagnando addirittura a fondo le lenzuola, tanto che divenne più complicato non farci scoprire. Le insegnai addirittura altri modi per masturbarsi insieme: nello stimolare i nostri organi avremmo potuto avvicinarli. Io poggiavo - sempre con molta attenzione - il mio membro sulla sua fica, e strofinavo avanti e indietro. Era un modo folle per procurarci piacere ma anche uno dei più efficaci e che ci faceva raggiungere vette di goduria mai provate: lei, sdraiata tra le lenzuola, veniva bagnandomi l'uccello e io venivo sborrandole sulla pancia e sulle minuscole tettine. Ma un giorno io volli qualcosa di più. Ovviamente non avevo intenzione di penetrarle la fichetta, per ovvie ragioni, quindi decisi di provare un'altra soluzione. Un giorno, dopo essere sicuro che avesse fatto tutti i bisogni, decisi di agire. Dopo averla fatta venire leccandole la fica, le chiesi se potevo infilarle un dito nel suo buchino anale. Che io sappia lei non era a conscenza di questo tipo di pratiche, perciò anche se non avesse rifiutato - anche perché altre volte le avevo insegnato altre pratiche di piacere e non lo aveva mai fatto - mi aspettai comunque dei dubbi e tentennamenti. Oppure avrebbe nettamente rifiutato e in quel caso non avrei insistito. Le dissi che era appunto qualcosa di nuovo che le avrebbe sicuramente procurato piacere, anche se si sarebbe dovuto ripetere qualche volta. Lei accettò, chiedendomi tuttavia di fare piano, perché appunto non aveva mai fatto niente del genere. Io mi bagnai il dito e usai i suoi succhi per bagnare per bene il suo buchino. Quando effettivamente entrai, lei deve aver provato fastidio. Procedetti molto piano, dentro e fuori, e lo ripetei più volte, sempre bagnando prima di continuare. Poco dopo la sentivo silenziosa: non doveva più provare fastidio. Dopo averlo fatto per cinque volte, il mio dito viaggiava ormai senza problemi lungo il suo canale - forse anche perché avendola fatta venire poco prima i suoi buchi erano in parte più dilatati - e così ne aggiunsi un altro, e poi un altro ancora. Agli inizi mia sorella emetteva un gemito, ma con molta calma e sussurrandole parole dolci ed eccitanti allo stesso tempo, fui in grado di procedere senza problemi. Raggiunte le tre dita, dato che sarebbe stato inutile procedere più in largo, mi fermai, e cominciai a masturbarla dentro l'orifizio. Qualche tempo dopo - un po' più rispetto al normale - ero riuscito a farla venire. La feci voltare a pancia in su e le feci assaggiare dalle mie dita i suoi succhi anali: "sono comunque buoni" mi disse. Un po' deluso, decisi comunque di darle piacere ancora un po', masturbandola mentre lei mi regalava uno splendido pompino.
Dopo che me lo ebbe lubrificato abbastanza, le chiesi se potevo infilarlo nel suo ano. Lei aveva compreso che i nostri organi avrebbero prodotto l'estremo godimento solo se usati vicini l'un l'altra e forse aveva anche capito il fine ultimo di quella nuova pratica. E le andava bene. Mi rispose di sì, e di fare piano. Nell'atto di penetrarla il mio cuore non ne voleva sapere di fermarsi ed ebbi l'impressione che i nostri respiri viaggiassero all'unisono. Contemplavo quel corpo degno di una Dea, il suo corpo, e quel culetto dorato che avevo tanto sognato, su cui mi ero tanto segato, e che adesso lei mi aveva donato. Ebbi straordinaria facilità nel penetrarla fino a dove erano arrivate prima le tre dita, giusto con un po' di fastidio ma che si risolse dopo pochi dolci affondi. Ma quando giunsi alla metà del mio membro e procedetti di un pizzico in avanti, fu la fine. Mia sorella digrignò i denti, si irrigidì improvvisamente e si lasciò sfuggire un gemito. Io non potevo tornare indietro, perché in quell'atto aveva irrigidito le pareti del canale e faceva male anche solo a muoversi, ne potevo andare avanti. Le presi dunque una mano, mi chinai verso di lei più che potei e con la voce più calma, quasi sussurrando le dissi: "Amore, io sono qui, sono sempre stato qui e sempre ci sarò. Non ti accadrà niente di male, te lo prometto. Te lo giuro sul nostro legame che ci unisce, per il bene che ti voglio. Rilassati, respira e andrà tutto bene.". Mentre parlavo lei stringeva la mia mano, e con l'altra le accarezzai il collo e una guancia. si portò la mia mano alla bocca, e la baciò. La mia sorellina, pensai. Non posso permettere che soffra. Era stata una pessima idea. Che cosa mi era saltato in mente...
Ma un'altra parte di me non la pensava così. Nonostante tutto, ciò che avessi detto o pensato, il mio pene non si afflosciava. E non ne pareva intenzionato. Rimaneva lì, a metà strada, gonfio come quando vi era entrato. Ma a poco a poco le cose all'esterno cambiarono. Mia sorella si calmò, si rilassò ed ebbi la possibilità di ritirare il mio membro, cosa che cominciai a fare lentamente. Ma c'era qualcos'altro che non andava. I suoi occhi. Il suo viso. La sua espressione da funerale. E forse anche il principio di una lacrima. Le scostai una ciocca di capelli dal viso, quei magnifici capelli al profumo di lavanda, e non ho la più pallida idea da dove mi sia uscita quella frase, ma tutto era destinato a rimettersi a posto: "Piccola? Vuoi che continui?" Le domandai dolcemente.
Vidi nello specchio il suo viso esplodere radioso in un sorriso di mille soli, e i suoi occhi, quei bellissimi occhi superbi e profondi mi investirono di una luce angelica. Non ebbi bisogno di sentire una parola, ma le baciai i capelli, e ripresi ad avanzare. Arrivai al fatidico punto, e come prima con le dita, procedetti gradualmente e molto lentamente. Ma questa volta senza staccare gli occhi da quelli di lei. In un tempo eterno, avevo coperta l'intera lunghezza del mio pene, e senza farle provare dolore. Era fatta. Avevo sverginato analmente mia sorella. Ripresi a muovermi avanti e indietro, sempre lentamente ma a poco a poco più veloce, e cercai anche di spingermi più a fondo possibile per aprire completamente la via. Quando arrivai così a fondo da poggiare i miei testicoli sulla fica di mia sorella le baciai il collo, ma lei si voltò e mi baciò fino a togliermi il fiato. Il fuoco della passione e del godimento oltrepassò il limite, ed io cominciai a stantuffarla con un movimento regolare, via via sempre più rapido e profondo. Dopo aver allargato a fondo le pareti del canale stando attento a non farle male, procedetti penetrandola con colpi potenti, profondi e ritmati. Il suo dolore era scomparso, come anche il suo fastidio, ed il suo piacere era diventato incontrollabile, tanto che si era retta sulle sue ginocchia, e gemeva e urlava senza più pudore, cosa insolita fino a quel punto. La stavo scopando. La stavo montando selvaggiamente. Facevo passare gli occhi dalla sua schiena lucente, che cominciava a venire imperlata di piccole goccioline di sudore, al suo viso contorto ed estasiato, allo spettacolo offerto dallo specchio dei nostri corpi nudi intrecciati, e il mio cervello girava a vuoto. Non mi sono mai drogato, ma in qualche modo credo che la sensazione non disti molto. Ricordo un turbinio di immagini e sensazioni, ero lì ma non ero lì, e nelle mie orecchie eccheggiava solo lo schiocco del contatto dei nostri corpi nudi, e la voce di mia sorella che ormai strillava a pieni polmoni. Credo di averla fatta venire, perché le lenzuola sotto di noi erano bagnate. Ma io non durai molto più a lungo. Senza nemmeno aprire bocca, immersi completamente il mio membro dentro di lei e le scaricai dentro una quantità spropositata di sperma, che immediatamente cominciò a colare fuori non appena lo estrassi. L'ultima cosa che ricordo è il suo viso, esausto e sudato ma felice. Sfiniti, crollammo sul letto abbracciati e svenimmo, forse per più di un ora, ma ci svegliammo e rimettemmo tutto a posto. Poco prima che tornassero i nostri genitori eravamo seduti sul divano, in silenzio. Io la osservavo ma lei, forse un poco in imbarazzo, fissava il pavimento. Ma poi alzò gli occhi, e incontrò i miei. "Sei bellissima" le dissi solo, sorridendole. Lei ricambiò il mio sorriso e venne ad accoccolarsi tra le mie braccia. Non disse nulla. Ma sapevo che era il suo modo per dirmi che era felice di starmi vicino. Rimanemmo adagiati così, abbracciati insieme, stravolti ma felici, e poi ci addormentammo. Ci svegliammo solo quando sentimmo il chiavistello della porta, in tempo per allontanarci l'uno dall'altra.
Inutile dire che non ci fermammo lì. Non mancarono affatto le occasioni, dopo quella volta. Ma mai momenti sprecati. ne sveltine o robe frivole. Ogni nostro rapporto sarebbe stato vivo, intenso e passionale, come se fosse stato l'ultimo. Forse perché era proprio quello che temevamo. Ma la nostra felicità era alle stelle. Sentivamo di appartenerci, che non sarebbe stato possibile vivere l'una lontano dall'altro. Ma c'era un unico modo per far sì che non solo il nostro corpo, ma anche il nostro spirito ci appartenesse. Mancava solo un atto per sugellare la nostra unione proibita, il nostro legame impossibile, e sentivo che il suo momento stava per arrivare. Proprio il momento che temevo di più.
Diverso tempo è passato ormai. Insomma, non proprio così tanto ma abbastanza nella vita di due fanciulli. Siamo cresciuti, maturati. Insieme. Non c'è un momento della mia vita da allora che io ricordi lontano da mia sorella, dal nostro legame e dai nostri rapporti afrodisiaci. Abbiamo condiviso tutto. Le gioie, i dolori, le vittorie e le sconfitte, sempre l'uno accanto all'altra. Lei ha finito le medie, è andata al Liceo. Ora è in seconda. Il mio cruccio è di non essere stato un buon compagno di studi. Ma un giorno qualcosa è cambiato. Qualcosa doveva cambiare. Forse non ciò che è cambiato, anzi sicuramente no, ma tant'è...
L'idea di prendere la sua verginità non mi ha mai ripugnato. Ma non mi ha nemmeno mai attirato. L'idea che il suo spirito fosse legato indissolubilmente ed eternamente al mio non mi faceva stare tranquillo. Dopotutto non era così che sarebbe dovuta andare. Sarebbe dovuta essere con qualcun altro. Il vero amore forse. D'altronde non si sta parlando di una botta e via, ma di un passaggio di natura. Sono convinto che della persona con cui hai il tuo primo rapporto rimanga sempre qualcosa dontro di te. Un pezzetto dello spirito, appunto. Da non confondere con l'anima, che sappiamo tutti bene cosa sia...ma per quanto mi sforzassi non potevo immaginarla con qualcun altro. Per quanto a lungo cercassi di negare l'evidenza, non potevo non ammettere a me stesso che lei era l'amore della mia vita, senza la quale non avrei potuto viverne un secondo. Lei era il mio tutto, perciò avevo già un pezzetto di lei dentro di me. Ce l'avevo tutta. Io non le avrei preso nulla, o non mi sarei concesso più il privilegio di vivere da uomo. Soltanto un suo dono sarebbe stato degno di essere accettato, ma non da altri. Non potevo fare a meno di pensarlo. Non avevo tuttavia il coraggio di affrontare la cosa. La mia piccola stava crescendo. Le erano spuntate due belle colombette, e il suo corpo - anche grazie alle attività fisiche che faceva - sembrava stesse venendo scolpito dal grande Canova. In quegli ultimi giorni, un'idea nuova si presa spazio nella mia testa. La paura. Paura di perderla. Che qualche bellimbusto imborghesito o peggio qualche delinquente tamarro potessero portarmela via. Non era ancora arrivato l'uomo giusto per lei. E se fosse stato, sarei comunque stato il primo a saperlo.
Ma non feci in tempo a tramutare queste fantasie in realtà. Durante queste vacanze natalizie concluse, un pomeriggio, eravamo nel letto nudi e ci stavamo baciando, quando lei me lo domandò:
Io temetti di aver compreso la reale richiesta, ma volli aver malinteso e le risposi dolcemente:
Si voltò e si rannicchiò a singhiozzare in un angolo del letto. In un attimo il turbinio di pensieri che impazzava nella mia testa svanì con un boato. E mi parve chiaramente tutto quello che dovevo fare. Mi avvicinai. Le posi una mano sul braccio e delicatamente la feci voltare. davanti a me stava il viso angelico di una fanciulla stupenda, che nonstante fosse rosso e venato di lacrime, era la più bella opera d'arte su cui si fosse mai posato lo sguardo di un uomo. Non appena vide i miei occhi, si gettò tra le mie braccia, piangendo. Dopo qualche interminabile secondo i suoi singhiozzi si alleviarono, così le presi il viso tra le mani:
A queste parole il suo viso si accese come raramente aveva fatto altre volte, e lei mi apparve con la bellezza di un angelo. Dovetti sbattere le palpebre un paio di volte per star certo di non sognare. I suoi capelli erano del colore dell'oro, i suoi occhi due smeraldi caduti dal cielo, la sua bocca era stata dipinta con il sangue. Le diedi un bacio senza tempo, eterno eppure millesimale, che suggellò il nostro destino senza ombra di dubbio.
Con un moto armonioso che solo il firmamento avrebbe saputo imitare, i nostri corpi si intrecciarono un ennesima volta. Ma questa volta tutto era chiaro. Non ci fu bisogno di nulla. Io diressi senza esitazione il membro all'ingresso della sua bellezza, che, sormontata da un triangolino di peluria, mi appariva come il giardino reale della Reggia di Caserta, completamente madida di umori e di effluvi. Mi bastò immergermi in quello splendore - con calma e pacatezza - per constatare che era prontissima ad accogliermi. La penetrai fino in fondo, le sue labbra si aprirono come burro ad una lama rovente, e non un gemito di dolore le sentj fare. Sentì una vampa di fuoco librarsi dal suo corpo al mio e ritorno. I nostri cuori battevano all'unisono, così come i nostri respiri. Rimasi immerso dentro di lei per qualche minuto, mentre le nostre mani giacevano intrecciate. I nostri corpi ci regalavano sensazioni mai provate prima. Non appena accennai a muovermi in profondità, proruppemmo entrambi in un estremo, fragoroso ed estatico orgasmo, talmente potente che per un attimo temetti di star avendo un infarto. Ma la sensazione era troppo bella. Le inondai la passera di sperma che si mescolava al suo nettare dentro di lei. Ma tutto era lungi dall'essere finito. Quel pomeriggio ci fu senz'altro la scopata più lunga e intensa che finora avremmo potuto avere. Il mio membro non aveva perso un briciolo di energia, e non appena mi tornarono la forza e la lucidità, cominciai a pomparla selvaggiamente fino allo stremo. La stantuffavo a fondo ininterrottamente con un'energia che non ritenevo di poter avere, interrotto solo dai nostri - e sopratutto suoi - orgasmi. Disfacemmo completamente il letto e per poco non lo rompemmo. Mia sorella urlò così tanto che le andò via la voce e non le tornò per due giorni da allora. Lo facemmo in tutti i suoi buchi, tanto che rimase poi dolorante per qualche ora, e le riempj quelli stessi buchi di così tanto sperma che alla fine ne colavano rivoli grandi come ruscelli. Mia sorella squirtò così tanto che il pavimento della stanza era quasi interamente cosparso di chiazze. Io ebbi in totale 7 orgasmi quella sera - Tutti dentro di lei, di cui l'ultimo completamente secco - mia sorella superò la quindicina. Andammo a letto alle tre e ci svegliammo dodici ore dopo.
Dopo quella sera, le cose stanno andando più o meno alla normalità. Io e mia sorella ci amiamo. Quando facciamo l'amore sembra che tutto l'universo si annulli dentro di noi. Non servono quasi parole, basta un cenno e voliamo sul letto di mamma e papà (Lo facciamo sempre lì). Vogliamo trascorrere il resto della nostra vita insieme. Per ora viviamo ancora con i nostri genitori, ma non appena finirò gli studi troverò un lavoro, una casa e porterò il mio grande amore via con me. Faremo dei figli e li cresceremo con gioia. Non diremo mai niente ai nostri genitori. Non capirebbero. Io, fossi in loro, non lo farei. Lascieremo che muoiano senza sapere la verità. Non sarà probabilmente la menzogna più grave che si saranno mai bevuti, comunque...
Ho letto molte altre storie interessanti qua attorno. Mi sono effettivamente masturbato colla sua biancheria intima, specialmente le mutandine, e continuo a farlo. Quando a volte ci troviamo lontani per forze maggiori, e immpossibilitati ad amarci, è forse una delle poche cose che mi salvano. Amo tuffare la faccia nelle sue mutandine usate di giornata, odorose e umide, inondarle di sborra perché lei poi le indossi sotto al pigiamino, addormentandosi con il mio nettare addosso. Anche lei adora strusciare la fica sulle mie mutande sporche, bagnandole con i suoi succhi. Sono gli odori dei nostri sessi che ci mandano in estasi. Effettivamente è da un po' una nostra perversione ricorrente. alle volte, quando sappiamo di non poter scopare, ci piace sborrare nelle nostre mutande, cosicché l'uno possa pregustare il momento assaporando ed odorando il nettare dell'altra. Altre volte invece ci piace fare sesso con l'intimo addosso, perché catturi l'ebrezza di quei momenti indimenticabili. Adoriamo scopare d'estate, quando fa caldo, e l'aria è umida e pesante. Durante la scorsa a volte ci chiudavamo in camera di mamma e papà e facevamo l'amore per ore e ore (Non interrottamente, certo....non siamo mica dei conigli), finché non restavamo assuefatti dal profumo di sesso, di sudore dei nostri corpi aggrovigliati e appiccicaticci e dei nostri amati fluidi. Lei si abbandona a convulsioni spietate ed emette suoni bestiali ben poco femminili. Il suo viso abbandona ogni espressione di pudore e innocenza, i suoi occhi si intrecciano e la lingua si muove nell'aria come per voler succhiarne tutta la goduria. Un'altra cosa che abbiamo sempre amato, ma ho cominciato a rendermene conto da pochi giorni in realtà, è continuare a scopare dopo che io le vengo ripetutamente dentro, che sia davanti o di dietro. Non uso ne ho mai usato il profilattico, e dopo la seconda o anche la terza sborrata la sensazione è divina: il mio uccello completamente illordato di sperma, e stantuffa avanti e indietro, generando rumori vischiosi e schiocchi appiccicosi, mentre la sborra pian piano esce dalla sua vagina e viene spalmata sui nostri inguini, impiastricciando il suo clitoride e il suo minuscolo triangolino di peluria, e sulle mie palle, mentre il rimanente cola verso il suo ano, preparandolo perché venga penetrato. Non mi piace moltissimo inondarle la faccia - al contrario di lei, che adora farlo sulla mia - ma devo ammettere che la cosa ha un che di eccitante, sopratutto se dopo quelle bestialità finiamo per baciarci sensualmente, sfiniti. L'altro giorno non si era ripulita, e la stavo scopando nel culo. La sfondavo così forte che mi ha addirittura lasciato il pene sporco di merda. Non provai minimamente schifo, anzi, quella vista mi fece venire immediatamente. Sta cominciando anche a stuzzicarmi l'idea di orinarci addosso nella vasca da bagno. Mentre lei mi parla di una sua amica molto carina che vorrebbe farmi conoscere... Oramai non c'è più alcun limite alle nostre perversioni sessuali, cogliamo il massimo del piacere da qualsiasi cosa faccia coinvolgere i nostri corpi, che ormai ci appartengono completamente l'un l'altra, senza più segreti, senza più limitazioni.
Non sono mai stato attratto sessualmente da mia madre, che anzi io ritengo una donna non bella e per niente attraente, tutto l'esatto contrario della sensualità, ne tantomeno dall'idea di un trio o un quartetto, o di altre cose in famiglia allargata. Purtroppo (o per fortuna) i miei parenti sono uno più brutto dell'altra. Il mio unico angelo, il mio grande amore, mi è sempre cresciuto di fianco, a casa mia.
Un ragazzo.
Giovanna Esse
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