Piccola e timida ma succhia bene

  • Scritto da italsex il 07/03/2020 - 08:00
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Un racconto di FONOSO1975 Titolo originale: La compagnetta di mia figlia

Non vedevo Gaia da alcuni anni, da quando frequentava le scuole medie con mia figlia. Erano compagne di banco ed allora Gaia era una ragazzina acerba, molto timida e quasi impacciata. Aveva la paura di stare sola a causa della complicata situazione in cui si trovavano i suoi genitori, tant’è che proprio per il loro continui litigi, la piccola dormiva spesso con mia figlia in casa nostra nel periodo estivo.

La fine delle scuola medie fece perdere di vista le due ragazze e dopo circa cinque anni dopo, l’abbiamo incontrata al mare, che passeggiava sul bagnasciuga con due amiche: la ragazzina timida era sempre presente, ma adesso si trovava all’interno di un corpo da teenager da urlo; Gaia era splendida nel suo costume due pezzi, un bikini che metteva in mostra una quarta di seno che mai pensavamo che potesse raggiugere, un fisico molto scolpito dalla palestra, ventre fianco, gambe snelle e lunghe ed un culo che tutti in spiaggia faceva girare. Ci siamo salutati calorosamente e abbiamo scambiato quattro chiacchiere ma a stento sono riuscito a nascondere la mia attenzione per quei seni spaventosi.
Si vedeva che lei era conscia degli sguardi della gente per il suo corpo e questo lesi leggeva in faccia che le piaceva. Mi sono allontanato per lasciare mia figlia libera di parlare con la ex compagna ma non riuscivo ad allontanare dalla giovane donna i miei sguardi lussuriosi.
Inaspettatamente mia figlia tornò indietro e mi informò che aveva appena invitato Gaia a cena per quella stessa sera. Io ero contento che avremmo avuto la presenza di quella giovane donna in casa. Ci salutammo e trascorremmo il resto della giornata al mare sino a quando alle 17.00 circa tornammo a casa io e mia figlia, mia moglie era via per lavoro e sarebbe ritornata in casa solo il giorno dopo. Gaia ci avrebbe raggiunto con la sua auto dopo. Mi feci una doccia, iniziai a preparare ma mi accorsi che mancavano da casa alcune cose per preparare la cena, così chiesi a mia figlia, una volta fatta la doccia anche lei, di uscire e comprare ciò che serviva. Uscì di casa e qualche minuto dopo suonò il campanello: era Gaia. Aprii la porta, la feci accomodare e mi accorsi che non era passata da casa, tant’è che vestita com’era, minigonna jeans e canotta bianca, si intravedeva ancora il costume, peraltro evidentemente ancora umido.
Le chiesi se aveva il cambio e, rispostomi affermativamente, le proposi di farsi una doccia attendendo il ritorno in casa di mia figlia. La invitai a salire al piano di sopra, dovesi trovavano le camere da letto ed il bagno grande, le porsi un accappatoio pulito e la invitai a fare come se fosse casa sua, del resto era già stata diverse volte a casa nostra e conosceva bene come muoversi. Rimasi qualche minuto al piano, attendendo il rumore dell’acqua della doccia, poi mi avvicinai alla porta del bagno che, con mio stupore, trovai non chiusa ma solo accostata.
Lo spiraglio che avevo davanti mi permetteva di buttare uno sguardo allo specchio che rifletteva l’immagine sensuale della giovane donna che stava insaponandosi: le pareti non lucide della porta della doccia non mi permettevano di avere una visuale nitida, ma ciò che mi fu permesso di vedere era sufficiente a far sorgere in me un’eccitazione da paura.
Vedevo le mani di Gaia sui suoi sensi prorompenti, poi scendere sul corpo ed indugiare sul suo sesso e tanto fu sufficiente a farmi provare un dolore enorme dato dal mio pisello che, gonfio com’era, premeva fortemente sui jeans che invece lo stipavano nella patta.
Dopo alcuni minuti di spettacolo, sentii chiudere l’acqua della doccia così mi allontanai e andai per scendere i gradini di casa per guadagnare il piano terra. Sceso giù, sentii un grido ed un leggero tonfo; mi diressi immediatamente verso le scale e chiamai Gaia, la quale con un lamento attirò la mia attenzione. Mi accostai alla porta del bagno, chiesi se potevo entrare e lei mi rispose di si: la trovai in terra, con indosso l’accappatoio che le avevo dato prima, leggermente aperto alle gambe e lei che si toccava una caviglia.
Mi disse che aveva preso una storta uscendo dalla doccia e che era finita in terra, ma che non era nulla di grave. Sdrammatizzai il momento di imbarazzo per entrambi sostenendo che la ragazza un po' impacciata di un tempo non era mai andata via del tutto e ci mettemmo a ridere. Le presi la caviglia malconcia e iniziai a massaggiarla per vedere la sua reazione e così facendo si spostò leggermente l’accappatoio quanto bastava per poter scoprire parte del suo ventre: era completamente rasata, aperta lì davanti a me e non potei nascondere il mio rossore in viso ma anche la mia eccitazione. La mia prima reazione fu quella di allontanare la mia mano dalla sua caviglia ma non feci in grado perché Gaia con un movimento repentino mi afferrò il polso per non farmi andare via. Poi senza dire una sillaba, slacciò del tutto il suo accappatoio e si aprì a me come un’ostrica che mostra la sua perla più rara. La voglia mi pervase anche le viscere, mi avvicinai a lei e la baciai con golosità, mentre con entrambe le mani accarezzai dolcemente i seni tondi e grossi, che non riuscivo a contenere. Lei ancora distesa sul tappeto di spugna in bagno si fece scivolare sotto di me e mi sbottonò i jeans, abbassò la lampo, fece scivolare in giù un po' i pantaloni tanto da scoprire il mio enorme cazzo eretto come una torre. Lei lo guardò ammirata e poi mi regalò un sorriso malizioso, forse non si aspettava di trovare un arnese di quelle dimensioni. Iniziò a segarmi lentamente, mentre cercavo di mettermi in piedi per togliermi gli indumenti. Le dissi che avremmo dovuto fare in fretta perché mia figlia poteva tornare da un momento all’altro e lei annuì, prendendo il mio pisello nella sua dolce bocca.
Gaia aveva imparato bene cosa si intende per pompino, succhiava avida il mio glande, anche se aveva difficoltà a contenerlo tutto, mentre mi menava l’uccello con la mano. Sempre con il mio pisello nella sua bocca, ruotai di 180 gradi e mi abbassai tanto da metterci a 69 e così mentre la giovane mi spompinava a dovere io le regalai piacere con la mia lingua: la sua figa era bagnata dall’eccitazione e il profumo che ne scaturiva era inebriante.
Dopo alcuni minuti di lingua, mi liberai dalla sua bocca, mi girai, la sollevai da terra facendola sedere sul lavandino, presi in mano le sue caviglie tanto da aprire completamente le sue gambe e mi accostai con il mio pisello verso le sue grandi labbra; non credo avesse avuto tanti rapporti, in ogni caso il suo sesso non era molto largo, aveva un buchino stretto e cercai di fare delicatamente: accostai il mio glande alla sua vagina mentre la baciavo, diressi con la mano il mio membro verso di lei e poi spinsi delicatamente. Sentivo la punta del pisello farsi strada dentro quello spettacolo di ragazza, che godeva per l’eccitazione e per la penetrazione: spinsi e poi iniziai a muovermi avanti e indietro per rendere gradevole quella ingombrante presenza dentro di lei.
La sua figa era sempre più bagnata e così mi sentii libero di spingere il mio cazzo tutto dentro di lei. Sentii il suo corpo tremare, probabilmente avevo raggiunto profondità del suo corpo che ancora erano inesplorate. Lei sollevò il suo ventre facendo leva con la sua mano destra sul lavandino di marmo e iniziò a rispondere ai miei colpi, che risultavano sempre più poderosi. Il mio pisello ormai si era fatto strada dentro il suo buco e, ormai fradicio degli umori, non aveva difficoltà a muoversi dentro la giovane donna. Gemevamo intensamente quando sentii il corpo di Gaia inarcarsi quasi si potesse spezzare in due per poi fermarsi di botto, aggrappandosi a me esausta. Aveva raggiunto un orgasmo dirompente.
Dopo alcuni attimi per riprendersi, la giovane riprese a muoversi nuovamente, ed io iniziai a stantuffare il mio pisello dentro quella figa inesperta che aveva appena goduto. Questa volta spinsi vigorosamente da subito, mentre Gaia era inerme, con le unghie affondate nella mia schiena. Dallo specchio vidi quella schiena che vibrava ad ogni mio colpo e quel culo rotondo che mi faceva eccitare da morire. Volevo regalare a quella ragazza una sensazione che mai avrebbe dimenticato nella sua vita così mi liberai dalla sua presa e mi allontanai da lei, lasciandola per qualche istante interdetta.
In bagno, vicino la vasca si trovava uno sturalavandino, così velocemente, senza far trascorrere quegli attimi di libidine per entrambi, lo pulii per bene, lo fissai al margine della vasca, chiamai a me Gaia e la feci accomodare sul manico dell’attrezzo, che entrò dentro di lei senza difficoltà, data la strada che si era creato prima il mio cazzo. Lei iniziò a stantuffare il manico e io accostai il mio pisello alla bocca della giovane, la quale potè in quell’occasione per la prima volta sperimentare una strana doppia penetrazione. Mi leccava il pisello con voracità mentre si penetrava affondo con quell’oggetto che le stava regalando sensazioni uniche.

Dopo un paio di minuti la sua bocca fu innaffiata da un fiume di sborra che uscì fuori da quel glande martoriato da quella lingua insaziabile, che non volle allontanarsi dal suo trofeo sino a quando non le si sgonfiò dentro la bocca. Avevamo goduto tanto, eravamo sazi e stanchi.

Bellissimo mi ha fatto arrapare tutta !
Bel racconto

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