Vorrei cercarti un attimo, adesso è Primavera, prima che un’altra Estate ci assorba, lusinghiera, prima che il triste Autunno disperda la speranza minacciandoci l’anima con l’Inverno che avanza.
Troppi anni son passati son vecchio... e pure tu i corpi ci tradiscono e ci confonde il Tempo... Allora devo credere che vinceranno gli anni, che siamo solo rughe incise dagli affanni?
Eppure, a Primavera, tu mi ritorni a mente come i fiori d’arancio e le rose di Maggio, e così ti rivedo, coll’abito fiorito, le calze in seta e nere mi facevano ardito. E penso alle caviglie, strette tra le mie mani, i colpi inferti al pube seguendo i moti arcani, spingevo nel tuo corpo, disteso sopra il desco poi ti suggevo l’anima dall’inguine arrossato.
Ma questa Primavera lo troverò il coraggio, lo giuro che ti trovo, prima che passi Maggio: e quando spunterai, come facevi allora, ridendo dei timori dell’anima, ch’è eterna, ma teme di non farcela ancora un altro Inverno.
Pakal
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