***Decameron 3000 è un'Antologia di racconti erotici, riflessioni, articoli, dedicati a questo nuovo, inaspettato, periodo di cosiddetta #Pandemia, durante il quale le nostre esistenze stanno cambiando così radicalmente, anche e ovviamente dal punto di vista dei rapporti interpersonali. Così, Decameron 3000 diventa uno spaccato del sesso e dell'amore in Italia durante i #lock_down.
Racconto di Anonimo, pervenuto alla Posta di Giovanna***
Sono anziano ma ancora valido e continua a piacermi il sesso. In passato, per vari motivi, dopo aver provato l’esperienza gay, violentato da un parente, i ricordi mi avevano spesso portato a ripensare a quei momenti e, per quanto amari, a desiderare il cazzo, la penetrazione passiva e il piacere di averlo in bocca...
Da qualche anno questo desiderio è diventato impellente, mentre i rapporti con mia moglie si sono diradati, alla fine, nel nulla assoluto.
Durante questa maledetta Pandemia, in attesa di una noiosissima e lunghissima elaborazione del computer, girovagavo per siti, finché mi sono imbattuto in una nuova (ed ennesima) chat erotica. Dopo una prima occhiata mi sono iscritto ed ho cominciato timidamente a navigare, per prendere confidenza col sito. Era un modo come un altro per passare il tempo. Come si sa, le probabilità che qualcuno, veramente deciso e disponibile, risponda nelle stanze Hot sono molto vicine allo zero.
Gira gira, curiosando, sono finito nella stanza Franci_sex, e miracolo! Appena entrato sono stato assalito da richieste di chat.
Ho iniziato a rispondere e, quando qualcuno mi ha trattato più come una puttanella arrapata che come un signore distinto, un calore perverso mi ha pervaso: di s**tto, è venuta fuori quella mia natura, che tenevo chiusa in me da tanti anni.
A questo punto è giusto precisare che le “violenze” sessuali subite da ragazzo, non è che poi mi addolorassero così tanto. Agli inizi burrascosi, che mi lasciarono spesso eccitato ma assai confuso, nel tempo è seguito sempre di più, in me, il piacere proibito di essere sodomizzato, o di essere adoperato per farsi fare un pompino, e infine ricevere una dose di calda sborra in bocca, con l’ordine tassativo di berla tutta!
E sì, Giovanna, al sesso orale mi costringevano, ma dopo tanti anni devo confessare che quell’atto di assoggettamento alle voglie di quei vecchi, mi davano molto piacere. Il mio lato femminile veniva appagato soprattutto quando i porci mi imponevano di indossare gli abiti di mia madre, che il mio parente sceglieva accuratamente dalla cesta dei panni sporchi, affinché quando approfittavano di me potevano godere anche degli odori intimi degli indumenti della mamma, ancora non lavati.
Così, in chat, ho cominciato a provare piacere nel chiacchierare con maschi, lasciando t****lare, con evidenza e vanità, quel mio lato da troietta, quello che avevo sempre tenuto segregato nel mio animo. La mia personalità bi-sex, che tendeva ferocemente alla passività, stava venendo alla luce prepotentemente, procurandomi rossori ed eccitazioni del tutto femminei. L’astinenza, certo, ingigantiva questi miei desideri sopiti.
Alla fine, dopo tanta insistenza da parte di un mio contatto, accettai di incontrarlo e lo feci venire nel mio ufficio.
Aveva certo più dell’età dichiarata, di sicuro aveva più di 60 anni, ma fermo e deciso.
Lo aspettai giù al palazzo, ci presentammo, ritenni di potermi fidare. Fu subito chiaro che voleva solo sesso e nulla più. Anzi, devo dire che quella sua determinazione... a senso unico verso il sesso, un poco mi spaventò: per me era la prima volta dopo tanti anni e la prima volta da adulto! Erano anni che “facevo il maschio”; ero un uomo sposato, avevo avuto dei figli, tra l’altro ormai grandi.
Il sesso gay faceva parte solo dei miei sogni occasionali, durante i quali mi masturbavo, sentendomi “femminuccia”, magari penetrandomi, nei momenti di maggiore “foia”, con qualche piccolo oggetto di forma fallica.
Così, in realtà, non è che volessi tirarmi indietro, ma desideravo iniziare una conoscenza di tipo amicale, magari ci saremmo potuti toccare il pene reciprocamente... magari se insisteva, pensavo di potergli fare una sega.
Ma la sua virilità ebbe la meglio, perché la parte di femmina che nascondevo dentro esplose, mi rese eccitato, e mi sottopose in pochi istanti al maschio volitivo che era al mio cospetto. Il signore non volle prendere neppure un caffè, mi disse che aveva fretta. Non mi disse il suo nome... per essere sincero, mentre salivamo le scale, non mi degnò di una sola parola.
Subito dopo aver chiuso la porta dell’ufficio, però, mi prese immediatamente le chiappe tra le mani, strizzandomi il culo, con una confidenza che non mi veniva usata da decenni. Senza proferir parola, aggirò la scrivania e sedette sulla mia poltrona.
Tirando verso il basso i jeans e gli slip, face svettare un pene di notevole grandezza, e già abbastanza in tiro. Non mi aspettavo tanta immediatezza, restai come congelato a vedere uno sconosciuto, di cui a stento iniziavo a comprendere i lineamenti, già col cazzo fuori, in casa mia... come ci conoscessimo dalle elementari.
Lui doveva essere strafottente a tutti questi miei arzigogoli, con un cenno della testa mi invitò a inginocchiarmi tra le sue gambe aperte, per prenderlo in bocca. Mi misi in posizione, l’approccio era un po’ repentino, con la mano lo tastai, feci sgusciare la cappella, leccai con delicatezza il glande. Ora nel mio petto c’era un fuoco. La setosità e la consistenza del cazzo mi erano mancate da molto, ma le riconobbi immediatamente, un cazzo vero era inconfondibile; anche il suo odore, era del tutto unico, speciale.
Ma dopo di ciò non ebbi più tempo di pensare, dovetti solo subire, per accontentare il mio uomo, che per un po’ divenne anche il mio incontrastato padrone.
Lui mi prese per le orecchi con le mani e tirò con decisione verso l’inguine, il suo cazzo mi entrava in bocca, arrivandomi in pochi istanti fino in gola... intanto lo sentivo crescere, intostandosi. Anche questa constatazione mi rese pazzo di felicità erotica.
La mia vecchia, ripetuta, esperienza non si era perduta: riuscii a limitare i danni della violenza del suo desiderio, facendogli un pompino come si deve. Ormai mi ero abbandonato al suo piacere e lui sapeva usarmi. Sgusciò un paio di volte dalle mie labbra, si vede che già stava per venire. Quando si riprendeva, desiderava che riprendessi a ingoiare il suo “pescione”. Credo si trattenesse perché aveva veramente una certa premura, oppure, vista l’età, non confidava molto in una doppia sborrata.
Dopo alcuni minuti di piacevolissimo bocchino, io me la stavo godendo... avrei continuato all’infinito. Ma lui arretrò con la poltrona, sgusciò fuori in fretta e si mise in piedi. Con le sue mani grandi mi voltò, mi impose di chinarmi un poco e, da dietro, mi aprì la cintura e mi calò le braghe. Per l’occasione non indossavo mutande, lui dovette apprezzare la cosa. Con una mano mi premeva le chiappe, insistendo col grosso medio tra le due natiche, con l’altra mi toccava il cazzo e le palle, facendomi intostare in pochi secondi... ma questo, credo, non gli interessava più di tanto.
Mi spinse la schiena, io calai sulla scrivania, ponendomi a 90 gradi, sapevo a cosa mirava, avevo una certa paura ma non mi andava di fermarlo.
L’uomo spiccio, senza preamboli o precauzioni, si abbassò, mi dilatò le natiche e ci sputò sopra, con un suono abbastanza offensivo. Sentii la liquidità che, calda, mi invadeva un punto così intimo. Ricordo che prima armeggiò con la lampada per illuminare bene la scena, poi con un colpo secco e deciso mi infilò tutto il cazzo, senza nessun particolare interesse al mio evidente dolore. Mugolai senza gridare. Lui doveva essere un inculatore molto esperto. Tra l’altro il suo pene, nonostante l’età era più nodoso e duro che mai, non certo corto e assai spesso. Forse aveva preso qualche medicinale. Al contrario, il mio cazzo, una volta che l’avevo preso in culo, si rattrappì, arrendendosi alla mia prepotente femminilità del momento.
Il vecchio non mi scopava, restò immobile più di un minuto, pressato in me fino ai grossi coglioni, che sentivo talmente distintamente, che decisi di saggiare e accarezzare, stendendo la mano da sotto il ventre. Sopra, col tatto, identificai l’asta calda che stavo accogliendo fino all’intestino.
Questo suo atteggiamento fece praticamente dissolvere ogni dolore; una volta spaccato, il mio culo si era aperto come un’albicocca matura, e non opponeva più alcuna resistenza.
Ti confesso che, dopo il momento di dolore per la violenza della penetrazione, ho provato un gran sollievo nel sentirlo spingere furiosamente dentro di me, quasi una sorta di liberazione. Era il passato che ritornava: riprovavo dal vero le sensazioni che avevo imparato a gestire, quando i vecchi erano più di uno, e solo una sapiente e gaudente passività totale, mi permetteva di non restare claudicante, dopo tante ore di dilatazione violenta.
Il mio padrone occasionale sbatteva e si accaniva tra le mie natiche, aumentando costantemente la velocità e la profondità dell’inculata. Dopo nemmeno cinque minuti che sbatteva fino allo scroto, con delle ultime vibranti pressioni lo sentii sbuffare, digrignando i denti, mentre mi sborrava tutto in corpo. Si immobilizzò di nuovo per alcuni momenti, lasciando che fino all’ultima goccia di sperma si depositasse nell’ano, poi si ritirò mentre il cazzo gli si sgonfiava.
Nemmeno disse “ciao”, né altro. Si richiuse la patta in fretta e andò via, chiudendo la porta dietro sé.
Una spossatezza calda e accogliente si impossessò di me. Forse era meglio, che fosse andato subito via... restai a lungo in quella posizione femminea, le gambe leggermente divaricate. Mi sentivo in tutto e per tutto una donna appena profanata, appena usata dal maschio di turno, senza che questi si curasse del suo orgasmo.
“Ero stata usata: come una battona; come una moglie sottomessa e dipendente, da un marito incurante.” Forse per una donna quella situazione sarebbe stata umiliante, magari avrebbe provocato una sorda rabbia verso l’aguzzino. Io invece diventavo sornione, gaudente, quasi sorridevo a sentire quel caldo succo untuoso che mi riempiva, o che in parte iniziava a fare capolino dallo sfintere sfiancato.
Di nuovo con la mano tastai dietro me, trovai lo sperma che diventava sempre più liquido e fugace.
Con molta calma, inizia a bagnarmi le dita di sborra e me lo portai alle labbra.
L’odore mi rese folle, il mio pene riprese vigore.
Iniziai a mungermi verso il basso con la destra, mentre leccavo e annusavo la sborra dello sconosciuto dalle dita della sinistra. Dell’altro sperma che colava dal buco, scorreva sulle palle, sull’asta, fino allo scroto: era il miglior lubrificante del mondo.
Così arrivai. Per terra, sotto la scrivania, le due sborrate si unirono a formare un piccolo laghetto opalino, che trasudava perversione e peccato.
Non lo vidi più, quell’uomo. Non me ne rammarico, ma non dimenticherò mai quella sua scopata, intensamente intrisa di femminilità, da parte mia.
Questo primo incontro mi ha aperto nuovi orizzonti di piacere, sicuramente retaggio delle mie esperienze giovanili, ma attualmente vissuto in maniera del tutto diversa. Inoltre ti confesso che sono molto felice di poter godere di questo nuovo tipo di rapporti, la bisessualità e la passività, mi permettono di non soffrire troppo della decadenza virile, che ovviamente, con l’avanzare dell’età, mi avrebbe reso probabilmente un rudere.
In questo mio nuovo mondo, che anche mia moglie ha intuito e conosce, l’erezione non è più la mia priorità, mentre l’eiaculazione, felicemente vissuta, non manca mai.
E così, nessuno me ne voglia, ho creato un nick femminile ed ho cominciato a chattare come fossi una donna molto disinibita. Non mi è risultato difficile e tutto mi riusciva con grande naturalezza.
Nel frattempo mia moglie ha scoperto la mia doppia personalità. Ed è qui che in lei si è aperto un nuovo impulso di piacere, perverso quanto il mio. Ci siamo un po’ chiariti e da quel momento si è dimostrata troia più di quanto mi potessi aspettare.
Rodolfo Santacroce
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