Sverginato a 18 anni

  • Scritto da italsex il 27/05/2020 - 17:40
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Voglio raccontare la mia prima volta da passivo. Perché essendo sposato e non avendo amici gay, non l'ho mai raccontata, invece, almeno per me, è importante raccontarsi.

Avevo 18 anni. Non mi ero mai stato con un uomo, non mi piaceva nemmeno l'idea di abbracciare o baciare un uomo, ma avevo, fin da ragazzino, la fantasia segreta di farmi penetrare e di prenderlo in bocca.

Facevo le stagioni estive come cameriere negli alberghi. Quella era la mia prima stagione in un albergo di Cattolica. Venedo dalla provincia di Pesaro, i proprietari mi davano un letto assieme all'altro personale che veniva da fuori.

È stato proprio con il mio datore di lavoro. Da subito, fin dal colloquio in aprile, ha capito che ero gay, o quanto meno bisex. Lo ha capito lui prima di me. Io con lui mi sentivo un poco in soggezione e lui ci giocava su questa cosa. Mi faceva sempre stare sulla corda, riprendendomi spesso per molte cose sul lavoro. Quando vedeva che mi abbattevo, allora mi consolava, dicendo che si vedeva che ero un bravo cameriere, mi mancava solo l'esperienza. Una sera che si era attardato con noi camerieri sulla terrazza a bere della birra assieme, sono rimasto solo con lui. Per caso. Faceva caldo e si era alzata una brezza freca dal mare. Mi sono appoggiato alla balaustra guardando verso gli scogli. Lui si è alzato e si è messo dietro me, appoggiandosi alle mie natiche e stringendomi con le mani i fianchi. Sono rimasto sbalordito, non me lo sarei mai aspettato. Sentivo che era eccitato e che faceva di tutto per renderlo palese. Non sapevo come reagire, ero , appunto, sbalordito. Siamo rimasti così per diversi istanti, poi lui ha appoggiato la bocca al mio orecchio e mi ha sussurrato: "lo so che ti piace". Quando l'ha detto è come se io lo capissi per la prima volta, e lo sbalordimento si trasformava in eccitazione. Avevo però paura, non mi sentivo pronto per vincere il tabù dell'omosessualità. Credo che quello, sulla balaustra, durante il silenzio fra noi, mentre il suo cazzo duro sotto i calzoni spingeva inmezzo alle mie natiche, sia stao il momento deìcisivo. Se mi avesse forzato in qualche modo mi sarei opposto, invece è rimasto così, le mani sui miei fianchi. A lungo. Poi mi ha sbottonato i calzoni, li ha abbassati, assieme alle mutande, si è chinato, e aprendo le chiappe con i pollici ha cominciato a leccarmi il buchetto.

È stata una delle emozioni più intense della mia vita.

Io mi piegavo sulla balaustra, offrendo sempre più il mio buchetto alla sua lingua esperta. Mi ero eccitato e stavo scoppiando.

Quando si è reso conto di poter fare quello che voleva si è fermato, mi ha tirato su slip e calzoni e mi ha detto: "andiamo in lavanderia".

Siamo andati in lavanderia, senza bisogno di dire nulla appena ha chiuso la porta abbiamo cominciato a spogliarci tutti e due, ognuno per conto suo. Io tremavo dalla voglia e dalla paura. Ho sentito, mi ricordo, l'odore forte del suo cazzo, prima ancora di vederlo, infatti eravamo al buio, solo dalla finestra aperta entrava la luce della sera. Poi lui mi ha detto: "inginocchiati". Io mi sono inginocchiato fra le sue gambe e visto il cazzo in tutto il suo vigore. Era abbstanza lungo, ma soprattuto largo, un cazzo virile, totalmente diverso da quello da signorina che ho io. L'ho annusato socchiudendo gli occhi, e ho allungato la lingua. L'ho letteralmente assaggiato. Poi l'ho preso in bocca, avidamente, tenendo sempre gli occhi chiusi. Lui rimaneva fermo, ha appoggiato una mano aperta sulla mia testa. Quella presa mi voleva allo stesso tempo rassicurare e ordinare di fare quello che facevo. Do po un po', mi ha detto di alzarmi: "Appoggia le mani al tavolo e chinati". Io gli ho detto: "È la prima volta", e lui: "Lo so".

Chinato così, sentivo il buchetto lubrificato dalla saliva che mi aveva spalmato sulla terrazza, le natiche si offrivano da sole, tutta le mia attenzione era lì dietro, a quella emozione nuova che sentivo: mi stavo offrendo totalemnte, desideravo che mi prendesse. Ha appoggiato la punta bagnata del suo cazzo al buco, mi ha stretto i fianchi, e piano ha cominciato a spingere. Non aveva fretta, millimetro dopo millimetro sentivo che quella cosa dura stava entrando dentro di me e io pensavo "mi incula, mi incula". Più lo pensavo più mi eccitavo. Poi è arivato il momento in cui bisogna spingere, mi ha stretto ancora di più i fianchi e si è infilato per qualche centimetro. Ho sentito la natiche allargarsi, un dolore forte, ho gridato, ma anche di piacere. Poi mi ha inculato a lungo. La cosa che mi ha impressionato di più è stato il piacere che provavo, e i miei gemiti. Dalla mia bocca uscivano gemiti che mai avrei pensato di produrre: i gridolini di dolore si mescolava agli ansimi di piacere. Quando ormai era vicino all'orgasmo ha cominciato a scoparmi energicamente, io gridavo, poi si è scaricato dentro di me. Non ho sentito lo sperma che spruzza dentro, come invece mi ero sempre immaginato, ma quando lui è uscito un fiotto caldo ha cominciato a colarmi fra le gambe divaricate. "Questa estate sarai la mia ragazza, vuoi?", mi ha detto. Io mi sentivo benissimo. Certo che lo volevo.

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