Mi chiamo Isabella (Sabedda per lui), sono affaccendata, ininterrottamente concentrata e polarizzata sullo studio, perché devo sostenere al più presto un esame, in quanto sto cercando di prepararmi nel migliore dei modi. Ci tengo molto alla riuscita di questa risultanza, perché dall’esito finale di quella ricerca, dipenderanno in seguito le mie future e agognate sorti lavorative, dal momento che ho eccellenti possibilità e pregevoli speranze di poter lavorare all’estero, per la mia ottima conoscenza d’inglese e di francese, per svolgere la mansione che prediligo di più, vale dire la veterinaria professionale in Finlandia, carica ben remunerata in quella nazione del nord Europa e professionalmente al top come incarico, con ulteriori eccellenti sbocchi specialistici. Per me un grande salto in tutti i punti di vista, indubbiamente la cartina geografica verrà invertita e perfino la mia vita sarà innegabilmente e totalmente stravolta, come si dice quaggiù da noi, però avere un lavoro di questi tempi non è una cosa da poco.
Sono assorta intanto che fumo una sigaretta, giacché mi concedo un piccolo intervallo in compagnia del mio immancabile caffè. Quella concentrazione viene però ben presto interrotta dal trillo del bubbolo che mi fa sussultare, è arrivato Saverio (per me lui è Sciabè). Lo saluto dalla grande vetrata del cortile, facendolo accomodare mentre mi sorride disteso e spensierato. Saverio è un amabile e affezionato amico di vecchia data fin dai tempi del liceo quando studiavo a Monreale (PA), quest’oggi l’ho invitato per leggere e per rinfrescare un esame in sua presenza, perché di lui mi fido ciecamente. Saverio si dispone comodo sulla grande ottomana, intanto gli verso da bere, iniziamo a dialogare e successivamente io comincio a esercitarmi. Acciuffo i manuali e mi dispongo di fronte a lui, discorriamo, ci confrontiamo, dibattiamo e riapplichiamo alcuni ragionamenti. Quando proviamo a fare qualche esercizio pratico insieme, foglio e penna alla mano, m’accomodo vicino a lui sull’ottomana, per poter comparare nel modo più conveniente le annotazioni.
Nel tempo in cui parlottiamo, Saverio mi parafrasa meglio un passaggio, commentandolo bene ed esprimendo un semplice ma efficace parere solamente come lui sa fare, poiché io non lo avevo afferrato, per il fatto che mentre sollevo lo sguardo incontro la sua magnetica occhiata e barcollo, mi sento già in crisi. Mi smarrisco dentro quelle iridi color blu cobalto, che mi esaminano sorridendomi. In modo estemporaneo mi rendo istantaneamente conto della sua corporeità, della gradevole fragranza che lo avvolge, dell’adiacenza dei nostri corpi che quasi si palpano, io mi sento rosseggiare in faccia e allontano rapidamente l’occhiata. Saverio confabula, eppure io sono assente, non ci sono con la testa, non comprendo né sento nulla: in verità non mi sono mai sentita così, giammai in sua presenza, in nessun caso con un individuo che non fosse il mio ragazzo.
In quel frangente seguitiamo ad approfondire i concetti lasciati in sospeso, eppure l’impaccio e il turbamento mi troncano, davvero non riesco a connettere né a concludere niente. Ogni volta che Saverio m’interpella io borbotto nozioni senza senso, ogni qualvolta che lui mi squadra io dissipo il raziocinio, sento i miei occhi affascinati e attratti dalle sue iridi, dalle sue mani robuste che appaiono gradevoli e ben fatte, dalle sue labbra desiderabili e lusinghevoli che si tendono, dal timbro soffuso e pacato del suo accento, che mi rintrona la mente e il corpo, scompaginandomi la psiche e sconcertandomi le viscere.
Io comincio gradualmente a smarrire la consapevolezza del tempo e la cognizione degli avvenimenti, inizio a sciuparmi nell’intelletto, nelle gradevoli e soavi lussuriosi sensazioni. Lo sorveglio nel tempo in cui abbozza qualcosa, osservo la sua sagoma che campeggia in opposizione alla luce che proviene dalla grande vetrata, giacché non avevo mai avvertito né mi ero resa conto che Saverio mi piacesse così tanto in maniera connaturata e passionale. Repentinamente lui solleva la testa e si gira, pescandomi in modo innegabile, dopo mi scruta in maniera incerta, domandandomi e ironizzando se ci sia qualcosa che non vada per il verso giusto. In quella circostanza lo smarrimento nella testa m’assale avvolgendomi, ho il deserto nei miei pensieri, perché con considerevole naturalezza gli racconto la pura verità, esponendogli che lo sto scrutando a fondo con notevole e intimo delizioso interesse.
Saverio mi scruta rallegrato, a rilento il suo fragile sorriso esitante s’affievolisce dalla faccia, diventando per l’occasione posato e riflessivo, non allontanando però lo sguardo dal mio corpo. Io m’approssimo adagio verso di lui, senza perdere di vista le sue intriganti e ammalianti iridi blu cobalto, m’accosto di più e dopo mi blocco. Adesso sono in grado nitidamente e signorilmente d’avvertire, che pure lui trattiene la respirazione. Io lo esamino nuovamente, indugio che comprenda che non compio nessun’iniziativa che non voglia anche lui, che rinvio il tutto attendendo una sua libidinosa e oscena decisione. Al presento lo scruto, pure lui mi studia, mi perlustra e impercettibilmente s’avvicina verso di me. Soltanto due centimetri ci disuniscono, infine le sue labbra attraccano sulle mie, giacche sono vellutate e splendide così come le avevo immaginate, intanto che sono aizzata e pungolata più che mai, perché una sfrenata, lasciva e passionale morsa di desiderio m’attanaglia la pancia, scompaginandomi ineluttabilmente tutto il bassoventre.
Nelle mie vicinanze, invero, quel silenzio ammorbidito è nettamente squassato dalla respirazione ansante che a poco a poco aumenta, dai lievi schiocchi dei baci che focosi e lussuriosi si susseguono. Pare, in effetti, che quei numerosi anni di lunga confidenza e d’affiatamento, siano stati risolutivamente messi in disparte, lasciandoli peraltro in sospeso, nell’osservare una femmina e un maschio, che si trovano in modo brusco e impensato senza giammai essersi cercati né desiderati. Le mani si tallonano sui corpi infagottati, come rintracciando qualcosa d’inestimabile e di transitorio. Le bocche s’anelano ingorde, senza disgiungersi del tutto, comodamente mi ritrovo quasi distesa, mentre Saverio prosegue a baciarmi, intanto che con i suoi sapienti tocchi mi strappa eccezionali gemiti e intensi insperati sospiri.
Io gli slaccio la cerniera del cardigan leggero di cotone e glielo tolgo, tastando con la lingua quella pelle forestiera, ma nel contempo talmente domestica e confidenziale, quella inedita corporatura, che intravedo adesso per la prima volta come una coinvolgente e stuzzicante meraviglia. Nella medesima maniera, Saverio mi solleva il leggero pullover, palpeggiando la cute appena mostrata, assaporandomela cavallerescamente. Unicamente in quel frangente, io subdoro di quanta applicazione avevo impiegato nell’agghindarmi in quella giornata, di quanto mi fossi inavvertitamente predisposta ad un’evenienza come questa. Dunque, tutto ciò al mio inconscio non era del tutto inaspettato. Questo focoso e sfrenato pensiero m’incendia provocandomi maggiormente, mettendo in moto e fomentando l’idea viziosa e impudica d’essere stata bottino del mio identico istinto, perché brancolando alla fine rintraccio la borchia della sua cinghia.
Saverio al momento m’osserva interrompendosi di botto, io lo squadro come per voler duellare con lui, ma al tempo stesso rincuorandolo e incoraggiandolo, facendogli comprendere la mia invereconda e intemperante iniziativa di voler lascivamente proseguire questo gioco, queste a dire il vero, inaspettate e gradevolissime scoperte. In conclusione Saverio si slaccia i pantaloni, cedendo inevitabilmente alle mie depravate, incitanti e fomentanti provocazioni. Mi sollevo e con lesti gesti mi denudo scagliando gli ultimi indumenti, adesso sono discinta, tutta in suo potere di fronte a lui, inverosimilmente e straordinariamente non provo alcun imbarazzo, solamente un grande bollore all’inguine e tanta brama di cominciare.
Appresso m’accosto, Saverio mi punta con lo sguardo eccitato e fermo, io mi dispongo cavalcioni sulle sue gambe, estraendo finalmente il suo cazzo diventato formoso e tumido dalle mutande. In realtà non è enorme, in compenso è ben proporzionato, lo osservo e mi compiaccio con me stessa. Io lo guardo negli occhi ancora una volta, mentre lo massaggio, Saverio mi fissa, è disorientato e accalorato in frammenti identici, mentre m’accarezza le tette, i fianchi e le natiche, bisbigliandomi che sono avvenente, anticonvenzionale, spregiudicata e bollente come non mai, che ho un favoloso e pelosissimo “sticchiu” (figa dalle nostre parti). Io di rimando, pungolandolo ed esortandolo, ironizzando e deridendolo gli manifesto, come se volessi invitarlo a nozze in senso ambiguo il mio stuzzicante e tagliente piglio:
“Sciabè, siddu tu m’hâ tràsiri dda pinna nto sticchiu, zitàmunni o tìgnami pâ suvicchiarìa” (Saverio, se devi entrare con quell’uccello nella mia fìga, se dobbiamo farlo, fidanziamoci o trombami forzatamente).
Io lo guardo e sorrido, sdrucciolo pacatamente verso la sua cavità pelvica, mi sollevo appena e lo faccio entrare dentro di me. Voglio farlo vaneggiare a letto, so bene che Saverio osanna tendenzialmente quelle posizioni che consentono il contatto visivo, in special modo la vista da dietro delle chiappe, perché ne avevamo discusso tempo addietro nei nostri personali dialoghi. Adora perfino ascoltare parole spinte e termini scurrili, poiché sono per lui altamente afrodisiaci. Io come preferenza adoro la posizione della smorzacandela di spalle mentre io sono sopra di lui, perché in questo modo ho la percezione che sia io a dominarlo, in quanto Saverio mantiene l’autonomia nei movimenti e può guidarmi agevolmente, regolando altresì il ritmo in base alle sue esigenze. Nondimeno, lui ha la piena possibilità di vedermi totalmente i glutei nella loro pienezza, facendolo sennonché testualmente uscire di testa. Dopo per concludere in bellezza, una stupenda e irrinunciabile pecorina, perché suppongo che non ci sia uomo sulla terra, a cui non piaccia penetrare la donna a novanta gradi, ancora meglio se davanti a uno specchio, per una visione d’insieme a dir poco solenne e celestiale. Sono più che convinta, che Saverio detterà la cadenza e il mio punto G sarà adeguatamente stimolato.
I nostri respiri s’interrompono, la sensazione d’averlo dentro di me è tormentosa e infierente, le pareti della mia fica si dilatano ad ogni movimento, ogni sobbalzo mi fa approssimare all’apice massimo del godimento. Sono eccitata al massimo, anche Saverio lo è, mentre mi muovo su di lui i nostri corpi e le rispettive volontà si squagliano amalgamandosi. Le iridi si espandono, gli occhi diventano leggeri, la sua bocca mi bacia e la sua lingua mi solca ovunque riesca ad arrivare, mentre mi muovo, mentre sfrego svisceratamente e in maniera inebriante la cavità pelvica contro la sua. Non si sentono vocaboli né echeggi né avvisi, unicamente gemiti e sospiri. Subito dopo la sua mano rintraccia dolcemente l’orifizio anale, poiché un istante appresso, Saverio mi conficca con un dito seguendo la cadenza della scopata. Io sono stupita e sbalordita, perché mi domando come faccia a conoscere che questo gesto m’attizza infervorandomi oltremodo, in quanto mi piace molto. L’orgasmo è ancora distante, in tal modo riduco le spinte, tuttavia Saverio m’aggancia e mi bacia, perché subito dopo m’intima d’alzarmi. Io mi distacco svogliatamente lui, Saverio mi bracca facendomi cenno di genuflettermi di fronte all’ottomana, enunciandomi in modo infervorato ed entusiasta:
“Sabedda cara, è da tempo che sto tentando di pigliarti così da dietro. Non hai idea da quanto tempo ti desidero” – mi confessa lui apertamente e schiettamente disponendosi alle mie spalle.
Io spasimo per quella frase a effetto, sono notevolmente sbalordita, mentre lui inizia ad accarezzarmi la schiena con le mani e a baciarmi sul collo, addentandomi appena appena. Il suo tocco si sente eccome, mi spalanca a rilento le chiappe, intanto che avverto il suo cazzo impregnato che si posa nei pressi del mio orifizio anale. Sono meravigliosamente sconcertata e sorprendentemente interdetta, perché lestamente una sferzata di smania, unita a quell’inedita sorpresa m’appanna la vista velandomi la mente: come diavolo fa Saverio a sapere tante cose di me? Sono realmente per lui un libro aperto, rimugino frattanto meravigliata e strabiliata dentro me stessa. In quell’istante lo sento pigiare in modo indolente, ma stranamente in maniera determinata, lui è preciso e risoluto, mentre con una mano m’argina nella zona del torace. In un baleno il suo cazzo si è conficcato dentro di me, quasi la metà, adagio io lo avvolgo strettamente, perché soltanto dopo pochi affondi lo sento già lagnarsi per il godimento che s’approssima, intanto che mi ghermisce per i fianchi e affonda con più tenacia e coerenza.
Io m’incurvo maggiormente, m’accosto inconsolabilmente all’ottomana, mentre con una mano mi frugo accanitamente tra le gambe, per darmi una rapida pacificazione, per smorzare quei lussuriosi afflussi improvvisi di possente e acutissimo piacere, che mi scombussolano le viscere. Lo sfregamento della sua epidermide contro la mia schiena è seducente e stimolante, energetico e risvegliante come non mai, perché mi è sufficiente solamente rimuginare, prendendo in considerazione la figurazione di noi due genuflessi sul pavimento, accaldati e ansanti, mentre lui mi scopa nel didietro con nerboruta e sfrenata determinazione, facendomi preconizzare l’irrefrenabile e travolgente orgasmo. Saverio accelera, io faccio altrettanto, perché un attimo dopo la sua sborrata defluisce dentro di me, lasciandomi totalmente stremata, notevolmente scombussolata e integralmente sbatacchiata dal godimento, sfasciata dal piacere, soddisfatta e acquietata e in special modo soverchiata.
Occorrono molti minuti prima che possiamo ripigliarci in modo adeguato, Saverio si drizza a senza fretta abbandona il mio corpo. Anche io mi sollevo, soavemente indolenzita lo bacio e gli annuncio di stendersi, nel tempo in cui vado a rovistare una trapunta.
Poco dopo siamo allungati sul comodo giaciglio in camera mia, nello scambiarci affabilmente le carezze. Siamo eccezionalmente stupefatti e strabiliati per quanto è successo, impressionati e meravigliati d’aver scoperto forse tardi una così grande e complessiva intesa, una tale sintonia e una speciale corrispondenza, davvero sorpresi d’esserci individuati e svelati in ultimo dei libidinosi amatori.
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