"Quel numero 1”, rosso mi informa della presenza di un nuovo messaggio. Qualcuno che vuole parlare con quella strana creatura che porto nascosta dentro di me e a cui ho dato il nome di Lucy…
La voce di Amy Winehouse mi accompagna mentre viaggio fuori Torino fino ad un gruppo di villette a schiera. Sulle note di “Back to Black” penso a quella sfortunata ragazza in lotta con i suoi demoni, una guerra persa in partenza perchè, forse, non dovremmo ostinarci a combatterli ma imparare piuttosto a danzare con loro. Lucy è in fondo il mio demone personale, che porto in questa valigetta nera e che aspetta solo il momento di rivelarsi.
Entro in quella villetta… il mio anfitrione è come l’avevo visto nelle foto; oddio, naturalmente è più vestito che in quelle foto auto-scattate col telefonino, ma tant’è: da poco maggiorenne, altezza media, corporatura robusta, aspetto timido e impacciato. Ci presentiamo e il mio pensiero va a quando io avevo la sua età… anche io, come lui, avevo qualche chilo in più, e a 18-20 anni può essere una piccola condanna. Se non hai il carattere giusto, diventi presto Cicciobomba cannoniere, quello preso in giro da tutta la classe, specie da quelli “belli e fighi e vincenti”. Complice l’assenza dei genitori, ha deciso di darsi “una botta di vita”, ed ha scelto Lucy. Forse, anche perchè le ragazze del suo giro non se lo filano, immagino. Già, non assomiglia ai cantanti delle boyband in voga, delitto imperdonabile!
Entro nel suo bagno, che per Lucy è come la mitica cabina di Superman: Clark Kent ne esce come un semidio d’acciaio in tuta blu, io ne esco nei (pochi) panni di Lucy, strana femmina con le misure da rugbysta ma coi desideri di una viziosa… Mentre completo la mia tenuta con parrucca rosso fiamma e rossetto dello stesso colore, penso che l’unica cosa che al momento mi manca ancora è un paio di scarpe col tacco… è un peccato, devo provvedere prima o poi…
Faccio il mio ingresso in tinello e lui è lì, seduto sul divano come su di un puntaspilli. Mi siedo accanto a lui, gli circondo le spalle con un braccio. Inizio una conversazione su cose di cui non importa nulla nè a me nè a lui mentre inizio a stuzzicarlo, a solleticarlo, fino a trovarmi con le labbra sul suo collo. La mia mano carezza il suo petto arrampicandosi sotto la t-shirt, poi inverte la rotta e scende decisa verso il basso ventre. Avvicino il viso al suo, mentre lui cerca visibilmente di non incrociare il mio sguardo. “Chiudi gli occhi… lascia fare a me… e se preferisci pensa che sia la tua compagna carina… o la signora della casa accanto, quella che ti piace…” Chiude gli occhi e lascia che la mia mano raggiunga il suo obiettivo, mentre le mie labbra si posano sulle sue. Il primo bacio è casto, poi la mia lingua forza le sue labbra ed esplora la sua bocca che sa di dentifricio alla menta. La mia mano intanto stringe ciò che ha trovato attraverso i pantaloni; nell’immaginario collettivo il nerd cicciotto è stereotipicamente scarso in quanto a misure virili, ma il mio compagno occasionale sfata questo mito: pur non essendo un superdotato, ciò che stringo tra le dita è un arnese di tutto rispetto.
Armeggiando con la zip, riesco ad estrarre quell’uccello dai pantaloni e mi abbasso per accoglierlo tra le mie labbra. Il mio amico, intanto, inizia a prendere l’iniziativa e allunga la mano a palparmi le natiche glabre. Mentre bacio, lecco e succhio quell’arnese che sa di buono, lo sento che i suoi palpeggiamenti vanno lentamente a cercare il mio forellino, che come per ogni incontro ho preparato lungo la strada con un piccolo plug anale. Il suo cazzo è duro come un legno, e temo che lui possa lasciarsi sorprendere dal godimento e venire troppo in fretta; smetto di succhiarlo e inizio a rivolgere le mie attenzioni ai suoi testicoli, ricoperti da una rada peluria. Li lecco, li aspiro tra le labbra uno alla volta, e dopo qualche momento di questo “raffreddamento” riprendo il pompino interrotto. Le sue dita intanto hanno raggiunto l’obiettivo e prima una, e poi due, entrano un po’ goffamente ma efficacemente nel mio buchetto. Decido che è ora di passare a qualcosa di più… mi alzo, prendo un profilattico che avevo precedentemente lasciato sul tavolo, e glielo faccio indossare. Anzi, glielo metto personalmente, vedendolo impacciato. Svolgo questo compito inginocchiata tra le sue gambe, e poi fisso lo sguardo nel suo. “E ora mi scoperai… mi scoperai come non hai mai scopato nessuna donna prima d’ora…” gli dico viziosa. Chissà… mi viene da pensare che -forse- davvero non ha mai scopato del tutto, prima d’ora, e che io sono la sua prima “donna”. Un pensiero che mi inorgoglisce, ma non voglio indagare per non rischiare di metterlo in imbarazzo. Fa per alzarsi, ma lo fermo: “aspetta, lascia fare a me…”. Vado sopra di lui, volgendogli la schiena, e con una mano indirizzo l’arnese verso il mio buchino. Mi voglio abbassare su di lui per farlo scivolare lentamente in me, ma il ragazzo non appena sente attraverso il lattice il contatto con il mio sfintere, comincia a spingere, e presto è dentro di me, strappandomi un mugolìo di dolore. Mi lascio andare e lo faccio entrare fino al fondo, poi gli dico di star fermo. Aspetto il tempo necessario ai muscoli rettali di abituarsi a quella presenza massaggiandolo nel frattempo con ripetute “strette” del mio culetto, e poi inizio a scoparmi da sola salendo e abbassandomi su quel bell’uccello, facendolo entrare fino alla guardia e risputandolo fuori, mentre lui mi stringe i fianchi.
Poi, senza preavviso, lo lascio uscire completamente, mi alzo e mi metto a quattro zampe appoggiando la testa sul divano. L’invito è chiaro, e il mio amante di un giorno viene dietro di me, mi afferra saldamente le natiche e mi incula… Quella scena paradossale già vissuta altre volte eppure sempre nuova libera definitivamente Lucy da ogni ritegno. Un uomo di un metro e ottanta, serio professionista, maschio fino all’ultimo pelo, lascia il posto ad una femmina priva di ogni pudore e schiava dei suoi stessi desideri, una vogliosa, che desidera cazzi, uno, dieci, cento cazzi per me… Lo incito ad incularmi, a rompermi il culo, a spingere di più, e lui risponde accelerando in modo scomposto le spinte. Ogni spinta, ogni colpo mi fa affondare ancora di più la testa tra i cuscini, fino a che lo sento gridare mentre riempie di sperma il preservativo dentro di me. Raggiungo anche io l’orgasmo senza toccarmi, e il mio seme forma una piccola chiazza perlacea sul pavimento.
Ci lasciamo con la promessa di rivederci. Ovviamente la fantasia di Lucy vola libera e sogna già un nuovo incontro, magari con il ragazzo e un suo compagno della scuola… o due? La mia auto corre lungo la Tangenziale mentre Amy continua a cantare il suo travaglio interiore…
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