Girati! Confesso tutto a mia moglie - 1

  • Scritto da Giovannaesse il 22/04/2024 - 06:05
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Prima parte

1

Caro Diario: mi sposo! Gli avvenimenti che mi coinvolgono sono tanti, sono troppi! Non voglio tacere per sempre. Non posso cancellare ciò che non si può dimenticare. Ho deciso di tenere questo diario non tanto per i fatti in se, ma per non perdere mai le sensazioni che provo e le umiliazioni che, a causa del mio carattere, devo continuamente subire. La perversione, infine, trasforma tutto questo in una forma di piacere: tagliente come un rasoio e doloroso come una piaga che non si sana. Eppure, come una droga, non riesco a farne a meno.

12 Settembre, 1985 Domani mi sposo! Una data da ricordare: è ovvio. Domani sposo Frida, la ragazza che amo. Sono sicuro di amarla ... è dolce e comprensiva. Non mi offende mai, cosa nuova per me. Ha qualche anno più di me, ma non significa niente e, poi, una vera donna deve essere in qualche modo in vantaggio su un uomo. Noi siamo burberi, violenti a volte ... ecco che una donna deve essere altrettanto forte, per mantenere un buon equilibrio in famiglia. Frida non mi ha mai preso in giro. Non abbiamo ancora fatto sesso, completo intendo, però conosce la mia intimità. Lei ha toccato e baciato (wow) il mio cazzo, non eccessivamente lungo e un po’ tozzo, ma non ha riso, non ha giudicato, anzi me l’ha coccolato e mi ha fatto godere come mai avevo pensato si potesse godere. A mia volta ho potuto odorare e leccare le sue intimità, anche la vagina, spesso i capezzoli, scuri e puntuti. E quando sono venuto sulla sua faccia e sulla bocca, lei, dopo avermi attirato a sé, mi ha baciato. Non ho potuto fare a meno di leccare e succhiare anche la mia stessa sborra, ma non credo che lei ci abbia fatto troppo caso, mentre a me ha dato ulteriore piacere. Meglio! Non avrei saputo come giustificarmi: lei potrebbe intuire che mi è già successo e che mi piace quel sapore, anche quello della mia.

13 Settembre, 1985 Sono nella camera dell’albergo. Siamo a Roma, tutto è bellissimo: da qui si vede la cupola di San Pietro, illuminata, nella sera sfumata di mille colori. Frida è in bagno. Ho poco tempo, ma non posso tacere le emozioni di questa giornata splendida. A parte tutto Frida è uno spettacolo, mi ha fatto impazzire già in chiesa. Era raggiante... bellissima. Lei non è molto alta, uno e sessantacinque circa, ma il suo corpo è delizioso, minuto ma forte e sodo. Le sue mani hanno dita lunghe e sottili, eppure la sua presa è decisa e forte. Frida è snella, capelli ramati, su un viso ovale, perfetto. Il naso e il mento sono decisi, sporgono in avanti, e le danno un che di duro, quando ti fissa senza sorridere ... soprattutto quando è un po’ arrabbiata. Eravamo davanti all’altare e in un momento in cui gli officianti erano in sacrestia, mi ha sorriso felice, poi con un gesto inaspettato e scaltro, invisibile a chi era dietro di noi, ha sollevato la parte anteriore dell’abito bianco e mi ha mostrato, per un secondo, che sotto indossava calze bianche con un merletto superiore stupendo e che non aveva mutandine, ma solo la sua figa, depilata totalmente. Stavo svenendo sullo scanno. Insomma un gesto forte per una ragazza quasi innocente, ma quanto piacere mi ha saputo trasmettere. Sono stato preoccupato tutto il giorno! Il va e vieni in macchina, il vestito che saliva e scendeva al comando sapiente delle sue manine per ogni gesto, per ogni posa delle foto. Avevo paura che il fotografo, intrigante, avesse visto o intuito qualcosa, perché mi sembrava andasse sempre a caccia di scatti improvvisi, tutte le volte che, Frida, era costretta a scoprirsi le gambe per salire una scala o sedersi su un muretto. Allo stesso tempo mi eccitavo ogni momento di più, pregustando l'ora in cui lei sarebbe stata mia. Eccola, esce dal bagno ... non ha più le calze. Peccato. Ma ormai è mia moglie, potrò ordinarle di metterle tutte le volte che lo desidero!

20 Settembre, 1985 Caro diario ... scrivo, sento il bisogno di sfogare la mia delusione ... le cose sono andate in maniera troppo imprevista per non essere deluso e incazzato nero: soprattutto con me stesso. Sono un idiota. Troppa poca esperienza con una donna “vera”, e Frida lo è! Sono stato infantile e sciocco e l’ho offesa mortalmente proprio la prima notte... che coglione! Tutto andava bene, meravigliosamente bene, sotto la vestaglia bianca il suo corpo sinuoso si offriva integralmente a me ... che spettacolo, mi è rimasto impresso nella mente come un negativo che non va più via. I seni di Frida erano due sculture, due coni perfetti come piramidi e il vertice sacro erano i capezzoli: duri e puntuti, di un marrone scuro, accattivante. La vagina depilata profumava di fresco e di buono. L’ho assaporata per una buona mezz’ora, poi lei mi ha puntato i piedi in petto e quindi sul volto: erano piccoli, deliziosi, le unghie appena trattate con lo smalto bianco perlato. Non mi sono saputo trattenere: a pancia su, con lei di lato, ho fatto miei quei piedini delicati ed ho cominciato a baciarli e a leccare, sopratutto tra le dita; in cuor mio speravo di ritrovare, almeno in parte, l’odore del sudore dopo una giornata così intensa. Frida, in estasi, si lasciava suggere le dita e leccare le piante dei piedi. Ogni tanto, sempre con un piede, mi scivolava sul petto, in giù, alla ricerca del mio cazzo. Nonostante non fossi un superdotato, ce l’avevo duro e pulsante, fiero come mai. Anche sui coglioni arrivava il piede di mia moglie e col tallone li schiacciava. Facevo del mio meglio per nascondere la gioia infinita che quel delicato dolore mi suscitava, ma non volevo che lei si accorgesse troppo delle mie debolezze. Poi venne il momento di avvicinarsi alla sua figa per fare sesso, insieme, per la prima volta. Lei non lo poteva sapere, ma anch’io ero vergine. Qualche rara volta, da ragazzino, avevo fottuto nel culetto di un amico, per ordine di mia cugina e a volte anche dietro di lei ... ma erano storie vecchie, passate da tempo. Quando cercai di penetrare Frida, lei era in un lago voluttuoso, eccitatissima, aprì bene le gambe e s’inarcò, piena di desiderio, per permettermi di farmela. Il mio cazzo scese in lei senza ostacoli, fino alla radice delle palle. Restai così, imbambolato dal piacere, fermo e infisso in lei, che, con la vagina decisa e muscolosa, che mi circondava il pene. Credevo di essere in paradiso. Quel calore intimo saliva attraverso il corpo, fino al cervello. Però, nonostante tutto, bigotto e arretrato per educazione, non seppi astenermi da una constatazione, che feci senza riflettere. Più per mostrarmi “esperto” che per particolare delusione (e di che, poi, non ero mai stato così felice?) dissi la frase che avrebbe cambiato tutto tra di noi, per sempre:

  • Ma ... ma tu non sei ... vergine, Frida? – Nel gelo immediato che ne seguì, Frida s’irrigidì sotto di me diventando all’improvviso un corpo morto. Tutta l’eccitazione sparì immediatamente. Dopo alcuni momenti interminabili, mi fissò negli occhi con uno sguardo freddo e cattivo, che non le conoscevo, poi col gomito mi scostò da lei e disse, gelida:
  • Togli quel coso inutile dalla mia vagina! – Eseguii, sperando che l’obbedienza la intenerisse, poi cercai di aggiungere qualcosa, di chiarire ... ma niente da fare, Per Frida era come se nemmeno ci fossi, in quella stanza.
  • Vai sul divano, per favore! – mi disse con una freddezza che non permetteva obiezioni – Devo riprendermi. – Non riuscii a dormire. Poco dopo la sentii piangere sommessamente. Non ebbi il coraggio di interferire. Ore dopo, nel bagno, piansi pure io.

22 Settembre, 1985 Ieri sera a cena ho avuto un chiarimento con mia moglie. Come speravo, si è dimostrata saggia, nonostante l’età. I miei dubbi su di lei l’hanno molto offesa, com’era ovvio. Mi ha detto:

  • Non meriteresti nemmeno una spiegazione, ma la tua ignoranza sul sesso delle donne mi fa pena. Informati. Con un pene piccolo come il tuo può darsi che nemmeno sei riuscito a deflorarmi. Inoltre ... il famoso spargimento di sangue della prima notte di nozze è un mito paesano. Molte donne hanno un imene elastico, altre nemmeno sanguinano; sono mille i motivi per cui non mi sono ferita. Per caso vuoi tagliarmi con un coltello? – Non sapevo più come chiedere perdono, lo dissi. Le dissi che lei era la donna che amavo, quella che volevo al mio fianco, la madre dei nostri figli. Di certo anche il bracciale con brillanti che avevo comprato per lei a Firenze, si era rivelato utile a sbloccare quella situazione. Mi è costato un occhio della testa ma ne valeva la pena. Stanotte abbiamo fatto l’amore e, finalmente, le ho eiaculato dentro liberamente, per ... CONTINUA LIBRO

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