Nota introduttiva La fantasia è il miglior afrodisiaco, attiva quei meccanismi che ci portano nel territorio per il quale non esiste migliore descrizione di quella lasciata da Saffo: "Scuote l’anima mia Eros, come vento sul monte che irrompe entro le querce.... E in parte alla fantasia affido la narrazione dei fatti che, lontani nel tempo e smussati dal ricordo, continuano talvolta a scuotermi...non solo l'anima.
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La Professoressa
Facoltà di Scienze Geologiche, università del centro Italia, fine anni '70.
Seduto su un prato insieme ad altri compagni e compagne di corso, nell'ora di intervallo tra due lezioni parliamo di tutto e oggi in particolare "valutiamo" i professori.
Tra i prof spicca la Tettona, chiamata così per una sua caratteristica fisica evidente e in linea con il cognome inconsueto e singolare: Tettoni Katzholle. Proprio così!
Uno dice: "con quel nome poteva stare solo a geologia..."tettonica a zolle" ....grandi risate, l' osservazione è interessante, una delle ragazze dice: "a spiegare è bravissima, non mi annoio a lezione, ma mi sembra un po' stronza... speriamo bene all'esame ".
Un ragazzo risponde: "Spero di fare l'esame con l'assistente perché stare seduto davanti a quelle bocce mi farà perdere la memoria", e un altro: "ma va.... con quei capelli così corti e vestita sempre come se dovesse scalare una montagna, quella è un pezzo di ghiaccio", e una ragazza: "non ne sarei così sicura, tu Arturo che ne pensi?".
Arturo è uno studente più anziano che si unisce spesso al nostro gruppo. Lo conosco bene perché ho partecipato con lui ad alcune feste organizzate da altri studenti, ed è l'unico che durante le feste è riuscito sempre ad assicurarsi un buon dopo-festa con qualche ragazza.
Sembra sempre molto sicuro di sé, ma allo stesso tempo riservato e di poche parole, lo ammiro e il mio essere un ragazzone abbastanza timido e impacciato mi rende Arturo quasi un modello da seguire.
Rimane qualche secondo in silenzio. Poi dice: "lasciate stare la Tettoni, è la migliore prof della facoltà".
Questa sentenza e l'avvicinarsi dell'inizio della lezione successiva sciolgono la piccola assemblea di pettegolezzi, il gruppetto si separa.
Arturo ed io andiamo insieme verso l'Istituto. Gli dico: "Sai, sono un po' preoccupato per l'esame di Sismologia e Vulcanologia con la Tettoni, non riesco a memorizzare certi concetti, per esempio le diverse scale per misurare i terremoti...". E lui: "Ho avuto gli stessi problemi ma proprio la prof mi ha aiutato a superarli. Sembra fredda e distaccata ma sa essere anche molto... disponibile".
La lunga pausa prima della parola "disponibile" mi incuriosisce, così insisto: "Non lo so, è così assertiva e autoritaria, non me la sento di chiederle nulla".
Arturo: "Una professoressa deve essere così. Ma non solo così. La conosco bene, se vuoi posso presentarti.". La mia curiosità aumenta, ma siamo arrivati in istituto e prima di separarci per andare in aule diverse gli dico con poca convinzione: "...no, lascia stare".
Dopo la lezione e una breve pausa al bar incontro di nuovo Arturo che mi fa: "ho parlato di te con la prof poco fa, ha qualche minuto libero, vai subito a parlarle, primo piano, ultima stanza del corridoio a sinistra delle scale; ora scusami ma ho un appuntamento" e scappa via.
Rimango di sasso. Che faccio ora? Se non vado creo un problema ad Arturo e a me stesso.
Vado, rimuginando su cosa dire per non sembrare un cretino. Non sono mai stato al primo piano, le aule sono tutte al piano rialzato e i laboratori nel seminterrato.
Arrivo davanti alla porta dell'ultima stanza, leggo con attenzione la targhetta col nome "P.Ornella Tettoni Katzholle"...cosa è quella "P"? Paola? Patrizia? Il punto è sbiadito, leggo "POrnella" e immagino la prof come insegnante di posizioni da kamasutra ma la parte responsabile di me mi dice "svegliati, ti stai rimbambendo per la lunga astinenza, smetti di sognare e bussa a questa porta". "Avanti!".
Entro, la prof è seduta dietro una massiccia scrivania di legno intagliato con zampe di leone, roba del secolo scorso, come tutto il mobilio dove non c'è uno spazio che non sia occupato da libri o da pietre e minerali tra i quali alcuni bellissimi cristalli.
Alle pareti mappe e foto di paesaggi. Unico elemento non in linea col resto: dietro la prof c'è una riproduzione del famoso bacio di Klimt.
"Buongiorno Professoressa, sono Giovanni C."
"Buongiorno C., ho visto che segue assiduamente le mie lezioni, si sieda e dica quali sono i suoi dubbi, ora abbiamo a disposizione qualche minuto, vediamo se posso aiutarla.".
Mi siedo...vista così da vicino la prof ha davvero un bel viso, senza trucco e senza rughe, e con occhi così espressivi... Vado rapidamente all'argomento che ora mi sembra futile e inconsistente.
"Non riesco a capire le scale per misurare i terremoti, la Mercalli e la Richter; perché ce ne sono due? Quale si usa di più e quale dovrò usare nel mio lavoro?".
Mi fissa per qualche secondo poi inizia a spiegare, lentamente e come se stesse osservando con attenzione la mia espressione in reazione a ciascuna delle sue parole.
"Le scale sono entrambe importanti. La Mercalli ha un valore storico ed empirico e usa come strumenti di misura i nostri sensi. Ci permette di valutare la intensità di terremoti che si sono verificati in passato, e i cui effetti sono stati visti o uditi da testimoni che ne hanno lasciato traccia. I sensi erano e sono gli unici potenti strumenti che abbiamo sempre a disposizione per valutare l'ambiente e le persone. Possiamo ascoltare e guardare, che è quello che sta facendo lei ora...i dati che arrivano da questi due sensi sono quelli che occupano la maggior parte della sua attenzione in questo momento. Ma possiamo anche toccare, annusare, gustare....".
La prof fa una lunga pausa e mi osserva.
Abbasso lo sguardo.
La prof riprende: "Lei che rapporto ha con i suoi sensi?".
La domanda mi spiazza completamente.
Sento caldo, ho i pensieri confusi, mi torna in mente la parola "pornella" e le strane idee che ha generato. Così, senza pesare le conseguenze, rispondo: "Io sono nato in questo mese" (NdA: gli eventi si sono svolti a maggio) "E' il mese dei sensi, i colori della natura, i canti d'amore degli animali, il profumo dei pollini nell'aria, è come un grande orgasmo per tutti gli esseri viventi...".
Non so che mi è preso, la prof è immobile come se stia attendendo un seguito, io taccio e penso "ora mi butta fuori...".
Passano lunghissimi secondi.
Poi esclama: "Quale libro di testo sta usando per il mio corso?".
Rispondo immediatamente, e inspiro a fondo come se fossi stato troppo tempo sott'acqua.
Mi dice: "A pagina 65 c'è una tabella con le descrizioni di ciascuno dei dodici gradi della scala Mercalli: la impari a memoria, potrà sembrarle un sistema antiquato ma vedrà che le servirà.".
Alza il telefono, compone un numero di due cifre e dopo una breve attesa: "Antonio (NdA: è l'anziano custode dell'istituto) sono Ornella. Per favore, controlli che il laboratorio due sia in ordine, mi servirà più tardi. Grazie.".
Poi, rivolta a me mentre sta posando il telefono: "Per ora il tempo a disposizione è finito, torni qui stasera alle 19:45.".
La saluto ed esco dalla stanza, sono in uno stato di totale confusione.
Decido di andare a mangiare qualcosa e poi passare il pomeriggio in biblioteca a imparare a memoria quella tabella.... chissà a cosa servirà il laboratorio... e poi l'istituto chiude alle 20...è inutile che cerco ipotesi razionali, vedrò che succede più tardi.
Passo il pomeriggio a studiare e ripetere quella tabella.
Mi sembra di essere tornato alle scuole elementari dove mi facevano imparare poesie e filastrocche a memoria. Almeno alcune di quelle erano buffe.
La tabella è noiosa, per ciascuno dei dodici gradi c'è una descrizione fin troppo dettagliata di cosa si può percepire durante una scossa di quel grado, ce la devo fare, non sono migliaia di parole...qualche centinaio...chi ha scritto questa tabella è andato molto nel dettaglio, si poteva fare più semplice.
Il tempo passa, sono le sette e mezza di sera, la biblioteca è a pochi passi dall'istituto di geologia, ripeto un'ultima volta la tabella poi chiudo il libro e mi avvio.
Mentre cammino penso "vediamo cos'è questo laboratorio due", credevo che ci fosse un solo laboratorio, ci sono stato più volte seguendo un altro corso. In effetti sulla porta c'era scritto "laboratorio 1" ma nel seminterrato, oltre a un bagno, non sembravano esserci altri locali.
Arrivo con pochi minuti di anticipo al primo piano davanti alla stanza della prof.
Aspetto le 19:45 poi busso alla porta.
Nessuna risposta, decido di aspettare ancora prima di riprovare, ma la porta si apre leggermente e la prof mi dice "sto finendo un lavoro, attenda ancora qualche minuto" e richiude.
Attendo passeggiando avanti e indietro per il lungo corridoio, osservo i quadri, quasi tutti sono foto in bianco e nero di montagne, grotte, spiagge con strane formazioni rocciose; il tempo passa, sento l'ascensore in funzione, mi avvicino.
E' Antonio, ci scambiamo un cenno di saluto, si dirige verso la stanza della prof, lentamente con la sua andatura zoppicante, lo seguo da vicino.
Bussa e senza attendere una risposta apre la porta quanto basta per affacciarsi e dire "professoressa Ornella, il laboratorio due è in ordine, qui è rimasta solo lei e questo ragazzo in corridoio, io sto andando via, che faccio? chiudo l'istituto?".
Da dentro la prof risponde "Si, grazie Antonio, ho le chiavi qui con me, dica al ragazzo di entrare".
Antonio si volta, mi guarda con un'espressione che potrei tradurre in un "poveraccio...", apre un pò di più la porta e mi lascia passare, poi richiude.
"Buonasera Giovanni, mi scusi se l'ho fatta attendere, venga avanti e si sieda.".
Mi ha chiamato per nome!
"E' riuscito a memorizzare la tabella?"
"Si."
"Bene, allora possiamo recarci in laboratorio e applicare un metodo didattico che dovrebbe permetterle di ricordarla. Ma prima c'è una piccola formalità da svolgere. Lei mi sembra una persona riservata ed affidabile, ma è sempre meglio mettere le cose in chiaro ed avere qualcosa di scritto. Legga e firmi questo. I punti da uno a tre sono estremamente importanti quindi sia assolutamente sincero nella dichiarazione e mi restituisca il foglio non firmato se non è d'accordo. Il punto quattro è una garanzia da parte mia nei suoi confronti.".
Mi passa un foglio che inizia con "Io sottoscritto Giovanni...", contiene i miei dati anagrafici completi, seguiti da queste frasi:
"Dichiaro sotto la mia piena responsabilità che:
1) non sono affetto da malattie infettive di alcun tipo, incluse quelle a trasmissione sessuale.
2) accetto volontariamente di aderire all'evento di sperimentazione didattica promosso dalla Prof.ssa Tettoni Katzholle.
3) manterrò il massimo riserbo su quanto avviene durante la sperimentazione, e non parlerò con nessuno né diffonderò in alcun modo informazioni sulla suddetta sperimentazione. (NdA: mi permetto di farlo ora, sono passati 45 anni)
4) sono informato e consapevole di poter lasciare in qualsiasi momento il laboratorio due interrompendo la sperimentazione, e che questo non avrà alcun effetto sulla mia futura carriera accademica."
La prof aspetta che io finisca di leggere, poi mi dice:
"Metta luogo, data e firma leggibile e mi restituisca il foglio".
Sono abbastanza perplesso, ma faccio quello che mi chiede.
Lei osserva il foglio, va alla fotocopiatrice, ne fa una copia, mette l'originale in uno dei suoi cassetti e mi restituisce la copia.
"Questo rimane a lei. Possiamo andare. Prenda tutte le sue cose.".
Prendo il mio zainetto, lei prende la sua borsa e un mazzo di chiavi. Esco dalla stanza, lei mi segue e chiude la porta a chiave.
Poi si avvia lungo il corridoio, la seguo da vicino...la prof ha proprio un bel culo!!! Messo in evidenza dai pantaloni aderenti che indossa oggi.
Chiama l'ascensore. Il breve viaggio di due piani si svolge nel più tradizionale silenzio da ascensore.
Al piano seminterrato superiamo il laboratorio uno, proseguiamo nel corridoio fino ad una piccola porta senza scritte. La apre, c'è un altro corridoio e alla fine una porta con la scritta "Laboratorio 2". Apre la porta ed entriamo.
L'ambiente è molto più piccolo del laboratorio uno, è senza finestre ma con un sistema di aspirazione dell'aria. Sulla parete di destra c'è un lungo armadio pieno di oggetti, e una cappa sopra un tavolino addossato a una parete e vicino a un lavello, forse per esperienze di chimica.
In mezzo alla stanza c'è un grande tavolo di legno massiccio, ricoperto da uno strato di linoleum per proteggere il legno, simile ad alcuni tavoli presenti nell'altro laboratorio.
Verso la parete di fondo c'è una specie di cattedra con una poltrona da un lato e due sedie dall'altro. Di lato un'altra piccola porta, forse un bagno?
La prof va verso la cattedra e posa su quella la sua borsa e il mazzo di chiavi, e mi invita a posare lì il mio zainetto.
Poi si siede sulla poltrona.
Sto per imitarla, sedendomi su una delle sedie dall'altro lato della cattedra, ma lei mi fa cenno di rimanere in piedi.
"Iniziamo. Io con le mani, oppure a voce, le indicherò un numero. Il numero corrisponde a un grado della scala. Lei dovrà dirmi la definizione che ha imparato a memoria. Venga qui!".
Giro intorno alla cattedra ma rimango a un metro e mezzo dalla prof.
"Più vicino!"
Faccio un passo avanti, mi fermo, il mio "pacco" è all'altezza del suo viso.
Lei guarda, poi allunga il braccio destro e passa il dorso della mano delicatamente sulla patta dei miei pantaloni.
Poi mi guarda, alza la mano sinistra con l'indice alzato.... capisco che è il numero uno, il primo grado! Così recito:
"Primo grado. IMPERCETTIBILE. Non avvertito dalle persone se non in circostanze particolari. Rilevato solo dagli strumenti.".
E lei: "Bene! Andiamo a vedere gli strumenti.".
Mi slaccia i pantaloni, tira giù la zip, poi prende pantaloni e boxer e me li abbassa fin sotto le ginocchia. Osserva con attenzione il mio pube peloso, il pene che nonostante il mio imbarazzo inizia ad apprezzare la situazione, le palle abbastanza gonfie. Poi mi scappella lentamente e osserva l'effetto.
Con le dita mostra il numero due: tocca me.
"Secondo grado. MOLTO LEGGERO. Avvertito solo da poche persone in posizione particolarmente favorevole.".
Mi guarda e annuisce. Poi mi accarezza leggermente le palle e le fa oscillare, dopodiché impugna il cazzo che ormai ha raggiunto un buon livello di consistenza e inizia una lenta sega.
Mi dice: "Tre.".
E io: "Terzo grado. LEGGERO. Avvertito negli interni dove gli oggetti pendenti oscillano. Vibrazioni come se passassero camion leggeri. È possibile stimarne la durata.".
La prof: "Proviamo a stimarne la durata...", mi impugna il cazzo con decisione e intensifica la masturbazione, ha mani piccole e morbide e lavora con ritmo sapiente e il giusto grado di delicatezza... non avrei mai immaginato di trovarmi in questa situazione...è molto piacevole e lo "strumento" ha raggiunto un livello di durezza considerevole.
Mentre continua ad accarezzarmi mi dice: "Le definizioni a volte sono lunghe e ridondanti, per i prossimi gradi mi dica a sua scelta solo la parte di definizione che ritiene più appropriata al contesto.
La rassicuro e le dico: "Ho capito." ma la voce mi trema.
Mi passa la mano sinistra dietro le palle, le afferra e mi tira leggermente a sé. Con l'altra mano dirige la punta del mio cazzo verso la sua bocca fino al contatto con le sue labbra appena socchiuse.
Ha delle labbra carnose e morbide.
Tira fuori la punta della lingua e comincia a farla roteare attorno alla cappella, guardo e non posso credere a quello che vedo, le sensazioni che provo sono sempre più intense...quando mi ha insalivato per bene apre di più le labbra, mi tira per le palle e accoglie metà del cazzo nella sua bocca caldissima.
Ora che mi ha preso, libera la mano destra con la quale mi stava ancora impugnando, alza il braccio e mi mostra il numero 4.
Mi prendo qualche secondo per decidere quali parti della definizione per il quarto grado siano appropriate al contesto, in realtà non ce ne sono, devo lavorare un pò di fantasia, così scelgo questa parte della definizione:
"Quarto grado. MODERATO. Gli oggetti sospesi oscillano in modo prolungato. Vibrazioni come se passassero camion pesanti".
La prof mostra la sua approvazione iniziando un massaggio intenso con la bocca, non so come fa, combina un movimento della lingua con un forte risucchio, il cazzo le scivola in bocca quasi per intero e scorre avanti e indietro ma senza che il glande esca mai dalla bocca.
Ora aumenta il ritmo e l'intensità della azione di succhiamento... voleva stimare la durata... non so quanto potrò resistere ancora. Devo smettere di guardare, è troppo eccitante, così alzo lo sguardo al soffitto.
Sono perso nella sensazione di grande godimento quando mi arriva uno schiaffo sul sedere... abbasso lo sguardo, la prof richiama la mia attenzione sventolando la mano destra aperta... è il cinque...con la voce che trema dico
"Quinto grado. ABBASTANZA FORTE." attendo alcuni secondi la definizione mi passa davanti agli occhi, scelgo questa parte: "Le persone che dormono si svegliano.... i liquidi oscillano e a volte traboccano.",
la frase sui liquidi che traboccano mi tradisce, non ce la faccio a resistere, provo a dire:
"Professoressa, sto per...."
ma lei sa il fatto suo, la sua mano sinistra è stretta attorno alle mie palle, mi ha messo la destra dietro il sedere e mi impedisce di tirarmi indietro. Comincio a sborrare, ho un orgasmo intenso e violento, la prof sincronizza il suo risucchio con le mie pulsazioni, ogni getto di sperma mi sembra non finire mai, lei rimane incollata al cazzo...sei, sette, otto, nove, dieci, undici contrazioni con relativi abbondanti schizzi nella sua bocca.... mi sento completamente svuotato.
La prof non si stacca, riduce i movimenti di mungitura e mi sembra che sia concentrata sul valutare la variazione di consistenza e di dimensioni del mio cazzo.
Effettivamente mi sto ammosciando, e abbastanza velocemente, credo anche per l'ansia delle conseguenze di essere venuto in modo così rapido e incontrollato.
Comincio a balbettare "...mi dispiace..." ma la prof, con la punta del cazzo ancora in bocca, alza lo sguardo verso di me, poi si stacca con uno schiocco di labbra, non ha perso neanche una goccia di sperma, mette un dito verticalmente davanti alle sue labbra come a dirmi "stai zitto!".
E inizia a slacciarmi e a togliermi le scarpe, poi a sfilarmi i pantaloni arrotolati e i boxer. Poi si alza e inizia a spogliarsi.
E' uno spettacolo, si spoglia rapidamente ma con eleganza, e quando i suoi seni sono finalmente liberi rimango come ipnotizzato, non ho mai visto delle tette così grandi e così perfette.
A me è rimasta addosso solo una maglietta, inizio a toglierla mentre lei si sta sfilando gli slip.
Quando il breve periodo di "cecità" causato dalla rimozione della mia t-shirt è terminato me la trovo davanti completamente nuda, mi sta fissando. Un bel cespuglio di peli neri le copre la fica.
Mi sembra bellissima.
Mi avvicino fino a sfiorare col mio corpo i suoi seni.
Sono molto più alto di lei. Allargo le gambe per arrivare col mio viso all'altezza del suo.
A questo punto avvicina il suo viso, mi prende la testa tra le mani e mi bacia.
Solo un leggero contatto di labbra all'inizio, prendo l'iniziativa e le carezzo le labbra con la mia lingua.
Sento odore di sperma e percepisco un sapore nuovo che non mi dispiace.
Il bacio diventa sempre più intenso e profondo, ora è la prof a spingermi la lingua in bocca... ha una lingua enorme, lunga, spessa ed estremamente flessibile, gliela succhio con dolcezza, sento il sapore del mio seme, la mia fantasia prende una strana strada, penso "se la prof fosse lesbica, con questa lingua potrebbe far davvero godere una sua partner", sento come se la componente mascolina della prof si stia manifestando, la sua lingua è un cazzo e sono io ora a farle un pompino, e trovo la cosa molto eccitante.
Cara lettrice o gentile lettore, inserisco qui una piccola confessione e un pensiero. Non ho mai avuto una esperienza omosessuale, ma il sapore del mio sperma durante il bacio con la prof ha agito come un potente afrodisiaco, un effetto come quello che mi fa l'odore dei fiori di castagno durante il solstizio d'estate. Negli anni seguenti in rare occasioni ho assaggiato di nuovo il mio seme, cercando di rivivere l'emozione di quei momenti, ma non è stata la stessa cosa. E comprendo e apprezzo le donne, e gli uomini, che vanno in cerca di cazzi anche solo per poterne gustare il nettare, come api golose.
Torniamo nel laboratorio... allungo una mano fino a toccare la fica della prof, la accarezzo con estrema delicatezza, prima il folto pelo, poi un dito tra le grandi labbra, è molto bagnata, continuiamo a baciarci, il mio "strumento" rileva notevoli scosse e si sveglia prepotentemente.
Anche la prof allunga una mano e la stringe attorno al mio pene per sentire come aumenta rapidamente in diametro e lunghezza.
Le mie carezze si fanno più profonde, il fiore della prof si sta aprendo.
Ritira la lingua, con la mano con cui mi stringeva il cazzo prende la mia mano che è nella sua fica e mi porta per mano fino al grande tavolo al centro della stanza.
Si siede sul tavolo, mi guarda, alza entrambe le mani a mostrare il numero sei, poi si sdraia, col sedere al limite del bordo del tavolo, alza e allarga leggermente le gambe.
Penso rapidamente alla definizione e scelgo di dire:
"Sesto grado. FORTE. Piccole campane suonano. Gli alberi e i cespugli ondeggiano."
Scandisco le parole "alberi" e "cespugli" per suggerire meglio a quali parti del contesto mi sto riferendo.
Poi con le mie mani le prendo i piedi, sono caldi e particolarmente morbidi, è un piacere toccarli... mi abbasso fino ad arrivare alla fica, inizio a leccarla.... mmmm, la prof ha un buon sapore, mentre la lecco le massaggio con i pollici le piante dei piedi... sento che apprezza. V
ario il ritmo dei passaggi di lingua e contemporaneamente modulo dei suoni bassi, quasi come un grosso gatto che fa le fusa; avverte la vibrazione prodotta dal suono e le piace, risponde con dei suoni leggeri, credo che stia ridendo.
Voglio ricambiare nel modo migliore possibile il godimento che mi ha procurato poco fa.
Le assaggio e succhio dolcemente la clitoride (NdA: ...lo so, ormai si usa quasi sempre al maschile, ma per me è "la", non "il"), è dura, molto molto sensibile, sento la prof vibrare a ogni mia succhiata.
Alterno leccate e succhiate aumentando il ritmo.
La cosa in sé, e le reazioni della prof, mi hanno procurato una erezione disumana, mi sento un cazzo di pietra.
Improvvisamente mi ricordo di una tecnica che avevo ideato (...e mai messa in pratica) durante una oziosa discussione con altri debosciati compagni di corso, per stupirli e forse per mostrarmi grande esperto: la leccata di fica a "lingua di giraffa".
Non è questo il luogo per entrare in dettagli tecnici, ma appena provo la prof inizia a tremare, intensifico e mi accanisco, trema sempre più forte e la sua fica è sempre più bagnata, finché mi prende per i capelli (lunghi, da anni '70!) e mi tira verso quel bel cuscinetto di peli che ha sul pube, per farmi smettere mentre continuano le contrazioni del suo orgasmo.
Rimango su quel cuscino e continuo a tenerle i piedi finché torna la quiete.
Mi tira ancora i capelli per avvicinarmi al suo viso, ma mentre passo con la bocca vicino al suo ombelico la mordicchio, e quando arrivo alle tette...letteralmente mi ci immergo, le lascio i piedi e afferro quelle fantastiche mammelle, inizio a baciarle e succhiarle... mi lascia fare per un pò, poi mi "bussa" sulla testa, la guardo... mi sta mostrando il numero sette.
Capisco al volo, mi raddrizzo, il tavolo è all'altezza giusta, le appoggio il cazzo all'ingresso della vagina e dico, con aria seria:
"Settimo grado. MOLTO FORTE. Difficile reggersi in equilibrio. Si formano onde...campane grandi suonano.". Spingo lentamente, mi piace, la prof è della misura giusta per me, affondo fino a toccare l'ingresso dell'utero, il cazzo è quasi del tutto dentro.
La mia durezza sembra causarle un iniziale disagio, ma mi muovo piano per darle il tempo di adattarsi. Ricordo però che siamo al settimo grado, non posso andare troppo per il sottile, aumento intensità, velocità e profondità dei colpi, ora la sto stantuffando come una locomotiva a vapore.
La prof se la gode, mentre la monto le acchiappo le tette e le massaggio i capezzoli, sono in uno strano stato di esaltazione, mi sto ingroppando la Tettoni!!!... credo di poter andare avanti per ore, ma non ho fatto i conti con la mia insegnante.
Mi mostra il numero otto.
Rallento e mi concentro per ricordare la definizione: "Ottavo grado. ROVINOSO. Cadono le statue dai piedistalli. Il flusso e la temperatura di sorgenti e pozzi cambiano. Si formano fratture nel terreno umido e in forte pendenza."
Non so cosa altro inventarmi, comincio a sbatterla in modo forsennato, il tavolo pesantissimo a ogni spinta si muove rumorosamente di qualche centimetro.
Le mie palle battono sul suo buco del culo, la acchiappo per i fianchi e aumento ancora.... un paio di minuti di questo trattamento e la vedo tremare come quando la stavo leccando... chiude gli occhi e accenna un sorriso, poi riapre gli occhi e mi guarda, devo essere stravolto, mi fa cenno di fermarmi.
Rimaniamo fermi e attaccati, sono completamente dentro di lei.
Passa quasi un minuto, poi mi fa cenno di andare indietro.
Scende dal tavolo, me lo indica e mi dice:
"Si sdrai sul tavolo" ...penso "ovviamente a pancia in su, altrimenti dove metto il cazzo?".
Mentre mi sto posizionando al centro del grande tavolo la osservo: va verso l'armadio, lo apre, prende qualcosa e torna verso il tavolo. Mette da un lato l'oggetto, una specie di tubetto di dentifricio di colore bianco senza scritte.
Con un salto è sul tavolo... la prof è agilissima.
Abbiamo ancora 4 gradi in crescendo, non riesco a immaginare cosa vuole fare.
E' in piedi sul tavolo, i piedi ai lati dei miei fianchi.
Mi mostra con le due mani il numero nove.
"Nono grado. DISTRUTTIVO. Panico generale..." è l'unica cosa che mi viene da dire.
I suoi occhi sorridono, si accovaccia, con una mano prende il cazzo e se lo guida verso la fica e si siede facendolo entrare fino in fondo.
Ora vuole guidare lei.
Mi dice: "Per i prossimi gradi saltiamo la richiesta di definizione, capirà lei quando passiamo da un grado all'altro.".
Allunga le gambe all'indietro e si sdraia su di me, sento le sue tette sul mio petto, tiene la testa bassa, non vedo il suo viso, mi prende le braccia e comincia un movimento strisciante, avanti e indietro, sfilandosi quasi completamente per poi riaffondare, il contatto così ampio col suo corpo è bellissimo, il movimento mi ricorda le onde del mare che al crescere della tempesta diventano sempre più grandi e profonde.
Andiamo avanti per un paio di minuti e io non faccio altro che assecondare le sue ondulazioni e godere del suo corpo che si strofina sul mio.
Ora si ferma, è sudata, anch'io lo sono, il sistema di aspirazione dell'aria che è partito quando abbiamo acceso la luce entrando non è sufficiente per gli "esercizi" così intensi che stiamo facendo.
Si tira su, sedendo su di me, porta avanti le ginocchia, non dice nulla ma credo che stiamo passando al decimo grado.
Inizia a cavalcarmi, le sue mani poggiano sul tavolo ai lati delle mie spalle, è inclinata verso di me, il movimento è proprio quello di una amazzone al trotto, si tira su e giù battendo col suo pube sul mio pube. Alzo la testa dal tavolo e mi fletto verso i suoi seni, li prendo e inizio a baciarli, apprezza molto, il trotto è regolare, ho le mani grandi ma i suoi seni sono più grandi, ora che pendono verso di me li avvicino finché riesco a far convergere i due capezzoli in modo da poterli leccare e succhiare contemporaneamente.
Questa attività mi prende completamente e mi distrae quel tanto che basta per ritardare l'evento che prima o poi sarà inevitabile: un'altra gigantesca sburrata, sento di essere di nuovo pieno, spero di reggere ancora. Facciamo al trotto alcune centinaia di metri, poi rallenta e si tira un pò su, la seguo continuando a baciarle i capezzoli.
Stacca le mani dal tavolo e mi prende la testa, quasi una carezza ma anche un invito a sdraiarmi del tutto sul tavolo.
Stiamo andando verso l'undicesimo grado.
Questa volta parte al galoppo, è molto protesa in avanti, proprio come un fantino durante una gara; i movimenti sono ampi e veloci, i seni oscillano, si scontrano, talvolta mi schiaffeggiano.
Io lascio fare, tengo le braccia abbastanza larghe da poter impugnare i bordi del tavolo, per non essere spostato da tutti questi scuotimenti.
La amazzone è bravissima, quando va in avanti si ferma in modo che almeno la punta le rimanga dentro e quando va all'indietro io le vengo incontro alzando di scatto il bacino di qualche centimetro, ma la prof è veloce e determinata e a ogni colpo mi schiaccia sul tavolo.
Credo che il tavolo si stia spostando, facciamo tanto rumore, non so lei come sta ma io non mi sento più il cazzo, è quasi desensibilizzato da una stimolazione così intensa, non sono mai stato cavalcato così.
La tensione nel tenermi al tavolo e lo sforzo per tenere la testa alta per guardarla mi hanno reso una specie di tronco d'albero, i miei muscoli addominali bassi sono contratti e per lei sono la parte anteriore della sella dove il suo monte di venere e la sua clitoride vanno a battere e sfregare a ogni colpo.
Ho perso il conto, forse siamo già al dodicesimo grado?
No! Come se avesse avvertito il mio pensiero, rallenta e si ferma.
Forse è stanca, anch'io dovrei esserlo ma la situazione è tale da far passare in secondo piano qualsiasi sensazione di stanchezza.
Raddrizza il busto, alza la testa lentamente come a guardare il soffitto; io guardo lei, ha il viso arrossato, probabilmente anch'io sono nelle stesse condizioni; la luce sul soffitto dietro di lei crea come una aureola, la prof è bellissima, mi sembra una dea del sesso.
E' ancora impalata sul mio cazzo; muove pigramente una mano dietro il suo sedere e mi accarezza le palle con la punta delle dita.
Poi di scatto si sfila, si guarda attorno e prende il tubetto che miracolosamente è rimasto sul tavolo.
Svita il tappo e spreme una buona quantità di un gel trasparente sulla sua mano destra, poi con un gesto rapido mi spalma il gel sull'asta, dalla punta alla base, e infine si passa la mano tra le natiche, allargandole e cercando di accumulare il gel all'ingresso dell'orifizio anale.
Posa il tubetto, si accovaccia sopra di me e senza aiutarsi con le mani cerca di fare coincidere la posizione del suo bocciolo di rosa ancora chiuso con la punta del mio strumento teso verso l'alto.
Contatto!
Siamo al dodicesimo grado. Inizia lentamente a scendere, molto lentamente, per poi ritirarsi su e scendere di nuovo, più volte, il glande non è ancora entrato tutto, ma poi verrà la parte più difficile perché il mio cazzo raggiunge il suo diametro maggiore in un tratto di qualche centimetro proprio dietro la cappella, per poi restringersi leggermente andando verso la base. Io resto fermo, per me è la seconda esperienza di rapporto anale, dopo la prima goffa e alquanto disastrosa avuta con una amica un paio di anni prima.
Credo che anche la prof abbia una esperienza limitata in questo, me lo dice la sua espressione così concentrata e la lentezza esasperante della introduzione.
Sento il suo ano che avanza, ora sta affrontando il tratto più largo, la prof è molto stretta e sta cercando di adattarsi, io fisso il soffitto perché quando ho provato a guardare e l'ho vista così accovacciata, con la clitoride che spunta come un piccolo cazzo e dietro il mio grande cazzo parzialmente piantato nel suo culo, ho sentito che il punto di non ritorno per una eiaculazione mostruosa era vicino.
Scivola ancora più in basso, sento che il punto critico è passato, prendo l'iniziativa e alzo di scatto il bacino facendo entrare fino in fondo la parte che era rimasta fuori.
Lei, a occhi chiusi, fà "oooohhhhh", rilassa i muscoli delle gambe e si siede su di me spingendomi di nuovo verso il tavolo.
Ora il contatto è profondo e completo.
Poggia le mani all'indietro sul tavolo ai lati delle mie gambe e allunga le sue gambe verso di me ai lati del mio petto.
Capisco che non vuole fare su e giù, è stanca, sono stanco anch'io, le prendo i piedi morbidi e ricomincio a massaggiarli, poi la tiro per le gambe e poi la spingo, ...asseconda i miei movimenti.
Ripetiamo questo strofinamento che è piacevole per entrambi, i nostri peli riducono l'attrito, e i miei peli a ogni passaggio sollecitano la sua clitoride.
Il mio paletto piantato dentro di lei nel seguire i nostri movimenti preme alternativamente verso le pareti anteriore e posteriore del suo intestino amplificando la sensazione di riempimento.
E' così caldo e accogliente... noto che i suoi movimenti si fanno meno fluidi e armoniosi, un pò più a scatti...qualcosa sta cambiando.
Allora le lascio il piede sinistro e porto la mia mano destra fino al suo pube e inizio a massaggiarle la clito col mio pollice, con movimenti dolci ma decisi.
Reagisce, ha la bocca semiaperta e gli occhi girati all'indietro e si muove sempre più a scatti.
Il suo buco del culo stringe sempre più forte la base del mio cazzo, con l'effetto di limitare la circolazione venosa di ritorno e farlo diventare sempre più gonfio e venoso.... il che aumenta ancora le sue sensazioni. Non ce la faccio più... continuo il massaggio, sono teso come un arco, le gambe cominciano a vibrare, sento che il primo getto di sperma sta partendo ma il suo sfintere lo blocca.
Lei inizia a emette un suono basso, una via di mezzo tra un ruggito e un grugnito.... poi flette il corpo all'indietro e grida "aaaaaahhhhhuuuuuuu"… una specie di ululato, sento la mia mano destra bagnata, il suo culo si rilassa di colpo, il mio seme sotto pressione comincia a uscire e a riempirla, a ogni mia contrazione è come se anche lei abbia uno spasmo ed espelle piccoli getti di liquido bollente che bagnano la mia pancia e colano sul tavolo.
Poi con un movimento convulsivo ripiega le gambe e chiude le cosce continuando a rimanere seduta su di me e a tremare.
Io sono disfatto e soddisfatto, in una specie di trance, non so più dove finisce il mio corpo e dove inizia il suo, e viceversa. (NdA: ho pensato a lungo a quel momento, mi sono anche documentato. Ho letto a proposito delle ghiandole di Skene. In questi tempi di ignoranza, dominati da una pornografia senza fantasia, si parla di "squirting" che in realtà sono solo pisciate. Sono convinto che quella della mia prof sia stata la vera e rara eiaculazione femminile).
Lei ora riabbassa le gambe, lentamente.
E' ancora impalata su di me, ma il nostro strumento di unione sta perdendo consistenza.
Poggia le ginocchia sul tavolo portando i piedi all'indietro.
Mi mette entrambe le mani sul petto, ha il busto flesso in avanti, gli occhi spalancati che guardano in alto, la bocca aperta e la punta della lingua in fuori, come nella posizione yoga detta "del leone"... è una vera leonessa!
Lentamente ritira la lingua, chiude la bocca, riprende un aspetto più vicino a quello usuale.
Non mi guarda.
Si solleva facendo uscire quello che resta del mio cazzo, seguìto da un getto di sperma che si deposita sui miei peli. C
on un gesto velocissimo mi scavalca e atterra in piedi sul pavimento. Come ho già osservato, è agilissima e dotata di una grazia speciale nei movimenti.
Scendo dal tavolo, più veloce che posso, ora sono in piedi davanti a lei, siamo molto vicini.
Mi guarda negli occhi.
D'istinto la abbraccio forte.
Ricambia l'abbraccio.
Restiamo stretti per un tempo che non so definire, ma lungo abbastanza da rimanere scolpito nella mia memoria.
Poi, con dolcezza ma anche con fermezza, si scioglie dall'abbraccio, mi spinge indietro e fa un passo indietro. Va veloce verso l'armadio, prende alcune cose, torna portando un rotolo di tovaglioli di carta assorbente, del materiale per le pulizie, una busta di plastica.
Mi dice: "Si pulisca, si rivesta, e mi aiuti a pulire.".
Procediamo in silenzio, in modo fin troppo accurato, a fine pulizia la busta di plastica è piena di tovaglioli di carta, la chiude con un doppio nodo.
Rimette a posto le cose che ha preso dall'armadio, dà una occhiata in giro poi mi dice
"prenda tutte le sue cose e andiamo";
lei fa lo stesso, ha una borsa a tracolla, la busta di plastica in una mano, le chiavi nell'altra.
Esco per primo, lascia la luce accesa, forse per permettere il completo ricambio dell'aria durante la notte. Chiude a chiave. Saliamo le scale a piedi, la porta dell'istituto è stata chiusa a chiave da Antonio, la apre, usciamo, la richiude a chiave.
Scendiamo i pochi gradini fino alla strada, l'aria e fresca, c'è un quarto di luna crescente.
Inizia a dirigersi verso il cassonetto che è a una cinquantina di metri di distanza.
Le prendo la busta e dico "faccio io", si ferma, io parto di corsa, mi sembra di volare, arrivo al cassonetto, butto la busta, torno di corsa e mi fermo a un paio di metri da lei.
Ci guardiamo per una decina di secondi senza dire una parola, poi lei, con una espressione indecifrabile che interpreto sia tra il sornione e l'imbarazzato mi fa:
"Spero che il metodo che abbiamo applicato la aiuterà a ricordare."
e io, di getto e in totale sincerità: "Non dimenticherò mai!".
Si volta, fa un passo come per andar via, poi si gira di nuovo e mi dice:
"Si tenga libero mercoledì prossimo, ripasseremo la scala Richter.".
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