Nessuno in vista, decide sorridendo di sé stessa, di sbirciare l’accoppiamento che, era chiaro, sarebbe iniziato tra qualche attimo, proprio davanti a lei. Infatti, la cagna aveva la coda sempre più alzata, mostrando il posteriore, peloso e bianco. Il maschio da uno sguardo intorno, per sincerarsi di poter cominciare in pace, poi si pone dietro la cagnetta e comincia ad annusare. La sua coda frusta l’aria per la violenta eccitazione. La lecca accuratamente, poi, dopo alcuni sconnessi tentativi di saltarle sopra, riesce a infilarglielo dentro. Carmela guarda la scena con un pizzico di disgusto, non ha mai amato troppo i cani: è un’igienista sempre preoccupata da polvere e batteri... ma adesso che li vede accoppiati, prova un certo imbarazzo. Controlla ancora, per essere sicura che nessuno la guardi; allora, si permette di lasciarsi andare e di osservare quell’assalto, tanto naturale quanto violento. L’immagine che la colpisce di più è il senso di ineluttabilità, di necessità, che sprigiona da quel rapporto frettoloso. Nell’aria si percepisce tutto il desiderio irrefrenabile del maschio. Il cane è incurante del mondo intero, ha un solo obbiettivo: fottersi la femmina e venire dentro di lei. Un sorrisetto sulle labbra, tentando di stemperare la leggera eccitazione che le arrossa le guance; cerca di distogliere lo sguardo ma non ci riesce più, si accerta di nuovo di essere sola. Dal finestrino mezzo aperto. la raggiungono i mugolii e gli ansiti delle bestiole. Ecco, finalmente il cane sta godendo, si vede da come si ferma, rigido e tremante, dopo gli ultimi colpi. Durante l’accoppiamento aveva menato colpi ad una velocità incredibile, adesso invece, era teso e fermo, tutto dentro la sua femmina. “Ok, fine dello spettacolo!” pensa con sufficienza Carmela, e si accinge, ancora una volta, a dedicarsi al giornale che ha posato in grembo. Tra qualche minuto i ragazzi sarebbero usciti dalla palestra. Ancora uno sguardo fuggevole, ritorna al gruppo di cani a pochi metri dal suo sportello. Sono ancora li e guaiscono, come se piangessero. Qualcosa la lascia sorpresa: un’immagine attrae magneticamente la sua attenzione, i due cani sono ancora attaccati, legati l’un l’altra, in un modo che Carmela non comprende subito. Praticamente, anche se il maschio e sceso dalla groppa della cagna, restano incollati tra di loro per i genitali. Il cane sta storto, in maniera innaturale: è scomodo. tenta degli scatti inconsulti con la zampa posteriore, pur di liberarsi, adesso è visibilmente impaurito. La femmina guarda nel vuoto, anch’essa ansante, forse spaventata... ma non succede assolutamente niente. Gli animali cercano inutilmente di liberarsi da quella pericolosa prigionia che li rende molto vulnerabili. Carmela non capisce cosa stia accadendo. Guarda, pensa, adesso è lievemente sconvolta dalla situazione. A momenti tutti usciranno dalla palestra. Accidenti! Condivide non volendo, lo stesso imbarazzo delle povere bestiole. Nonostante non ci sia niente di male, non vuole farsi trovare tanto vicina a quegli animali, attaccati “per la coda”! Prova a mettere in moto ma l’auto non parte, la scena la sconvolge… ricorda che a volte aveva sentito qull’espressione: “sono rimasti attaccati” ma non aveva mai assistito ad una situazione simile. I minuti passano… non succede niente, il cane ha ancora il pene dentro la femmina, e a nulla valgono i suoi disperati tentativi di liberarsi. Non si desiderano più, lui ha avuto il suo orgasmo, adesso ha solo paura. Le porte della palestra si aprono, Carmela ingrana la marcia e parte, esagerando nell’accelerazione, per allontanarsi dalla piccola muta. Poco dopo i ragazzi cominciano a sciamare vociando, i suoi figli la raggiungono e occupano i posti in macchina. Svoltando per raggiungere l’uscita, la ragazza, esclama:
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