L'allieva preferita

  • Scritto da italsex il 10/06/2020 - 07:15
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Frequentavo il primo anno della facoltà di giurisprudenza e mi piaceva molto la vita da studentessa universitaria: studiavo con molta autonomia e passione, riuscendo anche a ritagliarmi del tempo per uscire con gli amici e svolgere il mio sport preferito.

La pallavolo era la mia passione e durante la settimana svolgevo tre allenamenti ed una partita di campionato. E proprio una delle consuete partite a cui partecipavo, era stata arbitrata da una persona speciale che avevo conosciuto in facoltà: il preside.

Un giorno mi trovavo in facoltà e dopo aver seguito la lezione mi recai in presidenza per salutare il giovane preside. Era preside presso la mia facoltà da ormai quattro anni, ed avendo la passione per lo sport, arbitrava molte partite del campionato che vedeva la mia squadra esserne assoluta ed indiscussa protagonista ogni anno accademico.

Bussai alla sua porta, sapendo molto bene a cosa sarei andata incontro: conoscevo la sua passione per i porno racconti e per il sesso in generale, ed in effetti, appena mi vide, il preside mi fece parecchi complimenti riguardanti il mio saper giocare a pallavolo ma anche quelli riguardanti il mio giovane fisico mozzafiato.

Cominciammo presto a parlare delle nostre vite, sia passate che presenti : nel frattempo mi accorsi che il preside mi guardava con gusto e che probabilmente mi desiderava a livello fisico come le più belle pornodive.

Ad un certo punto, sicuro di sè e chiudendo a chiave la porta della sua stanza, mi chiese di spogliarmi facendogli ammirare il mio bellissimo corpo. La sua autorevolezza mi affascinava per cui non esitai a farlo: mi spogliai lentamente dinnanzi ai suoi occhi attenti che scrutavano con particolare attenzione ogni parte di me.

Mi avvicinai a lui massaggiando la sua asta eretta attraverso i pantaloni: dopo questo mio atto preliminare la tirai fuori impugnandola per poi servire al mio preside un’intensa masturbazione, che lo portò a riempire di candido sperma la mie mani, tra uno schizzo ed un gemito che egli cercava di trattenere mentre la mia vagina, ormai del tutto gonfia ed eccitata, faceva sfrigolare i suoi umori tra le mie cosce.

Il preside volle ricambiare immediatamente il piacere che gli avevo regalato: abbassò le mie mutandine e iniziò a leccare con foga la mia vagina, portandomi ad avere uno degli orgasmi più intensi della mia vita.

La sua arma intanto si era ricaricata, ed era pronta a sparare dentro me: il mio preside mi spogliò completamente e dopo avermi messa nella posizione della pecorina, sferrò i suoi colpi con la sua grande mazza eretta.

Sentivo la sua asta entrare ed uscire dalla mia passera con movimento sinuoso ed intenso, godevo come una cagna in calore posseduta dalla forte autorevolezza di un preside che aveva anche il potere di farmi godere ogni volta che lo avessi desiderato. Ero in preda ai tumulti di un orgasmo che non avrebbe tardato ad arrivare: e fu così che, ansimando e gemendo, lo implorai di continuare con foga perché molto presto anche io avrei avuto il mio intenso nuovo orgasmo grazie a lui…

Il mio orgasmo era stato intenso: mi sembrava di aver vissuto, da protagonista, una di quelle storie porno che spesso leggevo per eccitarmi quando avevo voglia di masturbarmi. Anche se, grazie al mio corpo ed alla mia avvenenza, le volte in cui avevo bisogno di queste storie erano sempre davvero molto poche.

Tornai a casa soddisfatta del piacere che il preside mi aveva regalato: lo pensavo di continuo e riflettevo su come in pochissimo tempo, era riuscito a darmi tanto piacere e forse anche qualcosa in più.

Arrivò un nuovo giorno, e come ogni mattina mi alzai prontamente dal letto per fare colazione: misi in funzione il mio cellulare e trovai il classico messaggio di buongiorno inviato proprio dal preside.

Ero entusiasta di quanto accaduto: attraverso quel messaggio potevo avere la certezza che non ero stata un semplice passatempo per lui, ma che probabilmente occupavo un posto più importante, o che forse quella serata di sesso lo aveva travolto al punto che ben presto sarebbe stato di nuovo pronto a far l’amore con me.

Mi recai anche quella mattina in facoltà per seguire le mie lezioni; entrai in aula per presenziare alla lezione di diritto privato, che era il duro scoglio da superare di quell’anno.

Ero seduta diligentemente in aula per prendere gli importanti appunti che mi avrebbero aiutato a superare l’esame; durante queste operazioni, ricevetti da parte di un collaboratore del preside, la convocazione da parte del preside, presso il suo ufficio. Mi venne detto che avevo dimenticato di inoltrare alcuni documenti, e pertanto mi sarei dovuta presentare in ufficio per chiarire la faccenda; ovviamente, però, avevo capito molto bene.

Velocemente raggiunsi l’ufficio di presidenza: il mio preside mi accolse calorosamente e con sorriso seducente mi disse che la mancanza dei miei documenti era solo una scusa e che stava impazzendo dalla voglia di vedermi e di possedermi ancora una volta.

Come la volta precedente, il preside chiuse a chiave la porta del suo ufficio e lentamente si avvicinò a me poggiando le sue mani sui miei grandi seni, che per il solo gesto, ne inturgidirono i capezzoli.

Ero eccitata ed il suo potere dirigenziale completava la mia eccitazione: la mia passera era umida e vogliosa di essere penetrata, invece la sua asta d’acciaio era già rigida e al punto giusto da compiere egregiamente il proprio piacevole lavoro.

Il preside strappò letteralmente di dosso i miei vestiti per poi farmi restare con una gamba poggiata per terra ed una sulla sua scrivania: fortemente eccitato, da quella posizione, tiro fuori il suo attrezzo rigido entrando prepotentemente dentro me.

Si muoveva dolcemente dentro la mia passera bagnata, leccando e dando piccoli morsi alla mia carne contratta dall’eccitazione che i suoi meriti stavano provocando in me.

I miei orgasmi si ripetevano uno dopo l’altro in maniera intensa, fino a quando la sua canna cosparse il mio corpo di caldo sperma che mi fece urlare di piacere.

Il mio preside, da quel giorno mi chiamo spesso a colloquio inventando le scuse più disparate per potermi fare sua.

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