Trascinata nella sottomissione

  • Scritto da italsex il 12/05/2020 - 16:45
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enerdì mattina di fine giugno. Sono in ufficio a scrivere l’ennesimo articolo per un sito di un centro estetico, che non leggerà mai nessuno.

Mi arriva una notifica sul cellulare di un’app di dating, che uso per riempire i momenti di noia. Sarà sicuramente un altro disagiato mentale. Di quelli che ti scrivono per ore, ti danno appuntamento e poi spariscono nel nulla. Sposati, conviventi, fidanzati, per la maggior parte. Spesso omettono questo piccolo particolare, sperando di trovare un po’ di divertimento extra.

Apro comunque l’app e mi appare il suo like.

34 anni, interessi simili ai miei, single e abbastanza vicino. Capelli e occhi castani, bei lineamenti, viso pulito, alto, snello. Però, carino, penso.

Decido di ricambiarlo, ovviamente senza alcuna aspettativa.

In barba al galateo, gli scrivo prima io.

“Ciao”

“Ciao :) Di dove sei?”

“Poco fuori Milano, a sud. Se rispondo in ritardo è perché sono in ufficio.”

“Anch’io, tranquilla. Io abito a nord di Milano. Che lavoro fai?”

“Mi occupo di gestione social e scrittura articoli per il web, sono una freelance. Tu?”

“Io uno sviluppatore. Che ti piace fare per divertirti?”

“Ascolto molta musica, sto imparando a suonare il piano, leggo, scrivo, guardo film e serie tv. Mi piace andare ai concerti e fare qualche gita nel fine settimana. A te cosa piace?”

“Wow, hai un sacco di interessi. Anche io ascolto molta musica e amo leggere. Libri e fumetti. Un tempo divoravo film mainstream e indie… ma poi le serie tv mi hanno rovinato.”

“Ahah io i film indie ancora li scovo. Di serie guardo solo quelle che proprio mi interessano. Sei single?”

“No, convivo. Anche se in realtà coi lavori che abbiamo è come se lo fossi. Tu invece, single?”

Ahi. Lo sapevo, un altro impegnato che cerca un po’ di svago.

“Ah, convivi… e cosa cerchi qui? Perché io ho scritto nel profilo che non vorrei avere a che fare con chi è impegnato…”

“Amicizie. Come ho detto, a causa di lavori con orari differenti, sono molto solo.”

“Capisco…”

“Visto che abbiamo un sacco di interessi in comune, se per te è ok, mi piacerebbe continuare a conoscerti…”

“Va be’, se è solo per amicizia, ok.”

Parliamo di musica, di concerti, di cinema. Mi sta piacendo parlare con lui e so che non dovrebbe.

Non ho mai voluto frequentare uomini impegnati. Non è nella mia indole essere l’amante di turno.

Non amo la condivisione, tantomeno essere complice di un tradimento. E no, non sarebbero solo fatti suoi, dato che mi coinvolgerebbe nella sua vita in qualche modo.

Mi chiede del mio lavoro, mi parla un po’ del suo. E finisco per passargli il link alla pagina su cui pubblico i miei racconti erotici. Mi dice che mi darà un parere, che se li leggerà la mattina in treno.

Dopo un po’, la conversazione si ferma. Probabilmente sta lavorando e io ora devo tornare a casa. Poco male.

Il giorno dopo, mi scrive lui per primo.

“Ciao, tutto bene? Che fai di bello?”

“Ciao… appena finito di pranzare… te?”

“Stamattina avevo lezione di pilates, ora pranzo e poi penso di andarmene a leggere un po’ al parco. Tu che farai?”

“Boh!”

“Ti andrebbe di venire al parco con me?”

Questa sua richiesta un po’ mi sorprende. Ma mi incuriosisce.

“Di far le cose di nascosto da un’altra persona non è che mi vada molto…”

“Nessuna cosa di nascosto. Andiamo al parco a leggere, mi farebbe piacere conoscerti, tutto qua.”

Che faccio? Alla fine, per far due chiacchiere, non ci sarebbe nulla di male, quindi…

“Se la metti in questi termini, ok.”

“La tua zona non la conosco, hai dei parchi nei dintorni? Di quelli dove ci stia un telo e ci possiamo svaccare :)”

“Ce ne sarebbe uno in riva a un laghetto, a qualche chilometro.”

“Per me è ok. Per che ora posso passarti a prendere?

“Quando vuoi.”

“Penso di poter essere lì per le 15. Ci scambiamo i numeri?”

Lui arriva un po’ in anticipo. Mi viene incontro e mi dà due baci sulle guance, presentandosi.

Caspita, è davvero un bel ragazzo e mi sento da subito a mio agio in sua presenza.

Nel tragitto verso il parco in riva al lago parliamo del più e del meno, ma si percepisce un po’ di imbarazzo da parte di entrambi.

Sono combattuta tra la curiosità di conoscerlo meglio e il fatto che stia facendo una cosa sbagliata, a uscire con uno che convive.

Parcheggiamo, scendiamo dall’auto e troviamo una zona all’ombra. Lui stende un telo sul prato, togliamo le scarpe e ci sediamo l’uno di fianco all’altra.

Parliamo di esperienze vissute, di ex, dei nostri interessi in comune. Man mano che passano i minuti, ci rilassiamo sempre di più e ogni imbarazzo svanisce. Penso solo che è bello parlare con qualcuno che sembra capirti.

A un certo punto, mi sdraio, mentre lui è appoggiato sui gomiti. Percepisco il suo sguardo su di me, così come una specie di elettricità che si è creata tra i nostri corpi, che la mia mente razionale cerca di ignorare.

Verso le 18, mi dice che è meglio andare. Deve ancora fare un po’ di spesa e probabilmente dev’essere a casa prima che torni lei.

Saliamo in macchina, metto la cintura e sento sempre i suoi occhi su di me. Mentre mi accompagna a casa, riusciamo a dire solo poche frasi. L’intesa che si era creata seduti su quel telo ha lasciato nuovamente spazio all’imbarazzo.

Sotto casa, mi saluta di nuovo con due baci innocenti. Stavolta sembra soffermarsi un pochino di più con le sue guance sulle mie, come se volesse farmi intendere che avrebbe voluto darmeli altrove. Scaccio subito questo pensiero, lo saluto e lo guardo andarsene.

Mi scrive non appena arriva a casa.

“Mi ha fatto piacere conoscerti. Sei carina e simpatica.”

“Grazie! :) Anche a me ha fatto molto piacere conoscere te. Sei una persona piacevole!”

“XD”

“Perché ridi?”

“Piacevole mi ha fatto ridere :) Comunque, possiamo ripetere, magari in un luogo più tranquillo.”

Oh oh.

“Per me va bene! :)”

Ma cosa sto facendo?!

“Ok, ci sentiamo allora. Buona serata.”

Domenica non mi scrive, probabilmente sarà con lei. “No, basta. Smettila di pensarci.”

Ma lunedì mattina mi scrive lui.

“Ciao. Passato una buona domenica?”

“Sì dai, relax.”

“Ho letto qualche tuo racconto. Complimenti, perché ho passato la mattinata con un’erezione pazzesca, immedesimandomi nei tuoi partner…”

Questa non me l’aspettavo. Il fatto che parli in modo così diretto mi intriga ancora di più.

“Veramente? Ma quando li hai letti?”

“Stamattina, poco prima di pranzo. Ho colato di brutto.”

Sono seduta a gambe accavallate in ufficio e, dopo questa frase, le stringo involontariamente.

“Be’, mi spiace che non ti puoi sfogare e di essere responsabile di questa sofferenza! Ahah”

“Quale sofferenza? È il desiderio più sublime. Aumenterà il piacere di stasera.”

Adesso sento proprio una fitta di piacere lì in basso.

“In questo caso, mi fa piacere…”

“Come aver passato tutto sabato pomeriggio ad ammirare il tuo seno e viaggiare con la fantasia…”

“Ah… sai mascherare davvero bene…”

Non è vero, sentivi i suoi occhi su di te.

“Perché sono timido. Per fortuna, perché compensa il mio lato perverso.”

“Anch’io lo sono, un pochino… soprattutto con chi conosco poco. Per quello riempio i silenzi imbarazzanti parlando a macchinetta…”

“Avevo immaginato. Anche io quando sono nervoso tendo a riempire i vuoti parlando, ma tu mi batti di sicuro! Infatti, un po’ me la sono goduta… quando ho capito che eri come me, ho voluto vedere quanto saresti andata avanti a parlare… Ahah”

Ah, hai capito…

“Ma che cattivo! :P”

“E non hai ancora visto niente…”

“Devo preoccuparmi? Ahah”

“Ahahahahah no no, sono un pezzo di pane. Ma a livello sessuale, mi piace condurre il gioco e perdo la testa per le ragazze di indole sub.”

Ecco, lo sapevo. Bene, vuoi giocare a questo gioco? Giochiamo.

“E io per l’uomo a cui piace dominare… che mi propone cose nuove, che mi provoca…”

“Ho notato, dai racconti… per quello ora ho un cazzo durissimo. Quello che mi ha arrapato di più è stata la chiamata Skype dopo il litigio con il cliente…”

“Quello era di fantasia… a proposito, ne avrei un bel po’ da realizzare…”

“Ti va di raccontarmele?”

“Uscire con un vibratore infilato dentro, che lui comanderebbe da un’app sul telefono; farlo all’aperto, magari dove si rischia di essere visti… ho sempre voluto farlo a un concerto o almeno che lui mi toccasse nel mentre… ah, e farlo con due ragazzi, ma come gioco tra me e lui…

“Anch’io vorrei realizzare quella del vibratore che comanderei io. E anche portare lei in giro senza mutandine e con un plug anale.”

“A me piacerebbe anche essere legata e bendata e che lui mi porti fino al limite più volte, senza farmi venire. Ma anche quella che hai detto tu mi ispira.”

“Mi piacerebbe molto realizzarla con te.”

“Potrei pensarci.”

No che non puoi. Lui convive, ricordi?!

“Sto impazzendo all’idea. Tornare dove siamo stati, ma stavolta fare il giro a piedi. Ti ordinerei di venire in gonna, senza mutandine, canotta senza reggiseno. Incominceremmo il giro e poi ti ordinerei di camminare esponendo le tette al vento, visibili a chiunque incrociasse il nostro cammino.”

“Interessante…”

Comincio a sentirmi umida lì sotto. Non ci posso fare nulla. Lui riesce ad eccitarmi solo dicendomi queste cose.

“Ti va di rivederci sabato?”

So che non dovrei, ma non riesco a dire di no.

“Sì, certo.”

“Diamo sfogo alla nostra immaginazione. Abbiamo feeling e vogliamo realizzare le stesse fantasie. Non conta nient’altro.”

“Quello è vero, ma…”

“Non vedo l’ora di schizzarti in gola e vederti gli occhi rossi mentre ti scopo la bocca col mio cazzo.”

Perché ad ogni sua frase sento fitte di piacere e mi bagno sempre di più?

“Mi piace la dominazione mentale. Niente robe estreme, non mi piace la violenza fisica, né la cerco.”

“Direi che siamo sulla stessa lunghezza d’onda…”

“Sabato lascia a casa il reggiseno e le mutandine, non ti servono. E voglio che ti metti i tacchi.”

“Ok, non sono mai uscita di casa nuda sotto, ma voglio provare…”

“Benissimo. Desidero trasformarti in una cagna obbediente. Sarai mia.”

“Non avrei mai pensato che da una semplice chiacchierata in amicizia saremmo arrivati a dirci queste cose…”

“Quando siamo saliti in macchina, ho dovuto trattenermi dal fermarti mentre mettevi la cintura, prenderti la testa con decisione e ficcarti la lingua in bocca. Per poi tirarti fuori le tette e spingerti la testa verso il mio cazzo bello lubrificato.”

“Peccato tu non l’abbia fatto…”

“Te l’ho detto, sono timido… Ahah Ma sabato sarà diverso. Hai un fisico pazzesco, esplosivo. Volevo leccarti e scoparti ovunque. Al ritorno ero taciturno perché ero combattuto. Avrei voluto accostare in qualche anfratto e abusare di te. Intanto, stasera mi masturberò sui tuoi racconti e le tue foto.”

“Mi fa eccitare questa cosa. Ora però devo salutarti, devo uscire a fare un po’ di spesa…”

“Faresti una cosa per me? Vorrei che tu uscissi senza reggiseno. In ascensore, ti fai una foto e me la invii. Voglio vedere mettere alla prova la tua indole sub, fino a che punto sei disposta ad obbedirmi.”

Mi vesto e lascio il reggiseno a casa. Entro nell’ascensore, sollevo la maglietta, scatto una foto col telefono e gliela mando. Questo è stato solo l’inizio di una settimana in cui lui mi ha trasformato nella sua cagna obbediente. Mi scriveva un messaggio con un ordine in qualsiasi momento della giornata e io dovevo eseguire, altrimenti sarei stata punita. Dovevo sempre mandargli un video o una foto come prova della mia obbedienza.

“Sei in ufficio ora?”

“Sì…”

“Ora vai in bagno e masturbati. E fatti un video, voglio vedere la mia cagna mentre gode e viene per il suo padrone.”

“Sì, Padrone.”

“Ora voglio che ti metti a quattro zampe con la lingua di fuori, il vibratore nel culo, e ti masturbi per me, senza venire. E mandami delle foto mentre lo fai. Voglio che sabato tu abbia la figa talmente gonfia che verrai non appena sentirai la mia lingua sul tuo clitoride.”

Queste sono solo un paio delle richieste che il mio Padrone mi ha fatto durante quella settimana. Toccarmi fino a colare e poi non venire, per una settimana intera. Mi ha fatta impazzire di desiderio come mai nessuno prima.

Finalmente è sabato. Esco con un vestito verde militare a tubino, senza spalle. Senza reggiseno e mutandine, come da sua richiesta. La mia eccitazione è alle stelle.

Cammino sul marciapiede verso la sua macchina e in questo momento mi sento davvero la sua puttana. E con mia sorpresa, mi piace questa sensazione. Lui sa come prendermi. Sa come scoparmi con la mente. Sa farmi perdere ogni inibizione. Sa spingermi oltre i limiti. In questo momento, non conta nient’altro.

Salgo in macchina e dopo un “ciao” sussurrato, le sue labbra imprigionano le mie in un bacio affamato, avvolgente, ardente. Quando ci stacchiamo, ansimiamo entrambi. I nostri corpi si desiderano, i nostri occhi si divorano.

Non appena entrati nella stanza del motel, mi attira a sé e mi cattura in un bacio in cui le nostre bocche si confondono, le nostre lingue si intrecciano, nel fuoco del desiderio reciproco.

Mi abbassa il vestito, liberando i miei seni, avventandosi sui miei capezzoli. Succhiandoli, mordendoli.

Mi spinge sul letto e mentre si spoglia, mi dice: “Togliti il vestito.”

Ora sono completamente nuda e riconosco nei suoi occhi scuri la stessa fiamma che mi ha consumato per giorni interi.

Fremo nel vedere il suo cazzo eretto, una volta liberato dai boxer già umidi.

Mi porta quegli stessi boxer alla bocca e mi sussurra: “Guarda quanto mi fai bagnare, troia. Ora prendili in bocca e leccali, da brava cagna.”

Obbediente e completamente sottomessa a lui, eseguo il suo ordine, mentre lui mi afferra le cosce e comincia a leccarmi il clitoride, le labbra, l’ano, già fradici dei miei umori.

Soffoco i gemiti mordendo i suoi boxer, ma lui continua a torturarmi con la sua lingua, con lunghe leccate, su e giù.

Mi lascio sfuggire un gemito più forte quando comincia a mordicchiarmi quel clitoride ormai gonfio dell’eccitazione di giornate intere passate a stuzzicarmi, in cui lui mi ha sempre vietato di venire.

Poi si solleva, portando il suo viso sopra il mio, bagnato dei miei umori. “Togli i boxer e apri la bocca.”

Faccio come mi ha ordinato e lui mi fa cadere la sua saliva intrisa del mio sapore in bocca, per poi baciarmi avidamente.

Poi mi penetra in un sol colpo, forte, profondo. Mi sfugge un grido di piacere.

Mi afferra per i polsi e me li tiene fermi sopra la testa. Geme forte anche lui nell’incavo del mio collo, mordendomelo. Mi scopa forte, deciso, fino in fondo, con colpi veloci.

Sono talmente eccitata che non capisco più nulla. Sento solo il suo corpo caldo sopra al mio che mi dà un piacere infinito. Il suo cazzo diventare di marmo dentro di me.

Si tira su, lo sfila e lo sento premere contro il mio buco più stretto. Mi afferra per le caviglie e mi penetra lentamente, facendomi emettere un lungo gemito.

“Cazzo, quanto adoro scoparti il culo!”, dice mentre me lo scopa a ritmo veloce. Ho perso qualsiasi potere sul mio corpo, i miei sensi sono completamente in balia del mio Padrone.

Si ferma e all’improvviso mi dice: “Alzati, prendi il vibratore.”

Mi alzo barcollando, afferro la mia borsa, la appoggio sul tavolino per cercare ciò che mi ha chiesto.

Si alza anche lui e la sua mano scivola tra le mie gambe, cominciando a masturbarmi.

“Cosa sei tu? Dillo!”

“Sono la tua puttana…”

“Più forte, ti devono sentire tutti…gridalo!”

“SONO LA TUA PUTTANA, LA TUA CAGNA!”

“Brava la mia troia. Adesso accendi il vibratore e mettiti a quattro zampe.”

“Sì, Padrone.”

“Brava. Ora prendimelo in bocca, fattela scopare. Infilati il vibratore nel culo.”

Eseguo ogni suo comando. Mi lascio scopare la bocca, sento la sua cappella pulsarmi in gola, il vibratore infilato dietro che mi provoca brividi lungo la spina dorsale, la sua mano che continua a masturbarmi.

Esplodo in un orgasmo strabordante, il mio grido soffocato dal suo cazzo. Le gambe che non smettono di tremare.

“Sì, cazzo, vieni troia! Ora da brava cagna, ingoia tutto!”

Dopo poco sento il suo seme caldo riempirmi la bocca, accompagnato dai suoi gemiti profondi.

Ma il mio Padrone non è ancora soddisfatto.

“È ancora durissimo grazie a te. Mi fai impazzire. Ora sali sul letto, sdraiati a pancia in giù, mani dietro la schiena.”

Ancora ansimando, mi sdraio sul letto. Lo sento sfilarmi il vibratore e sostituirlo col suo cazzo.

Mi afferra i polsi, bloccandomeli, e mi scopa in modo animalesco, facendo emergere dentro di me istinti primordiali. Urlo, ormai senza ritegno: “Sì, sono la tua puttana, scopami!”

“Sì cazzo, vengo ancora, cagna!”

Riversa ancora una volta il suo piacere dentro di me, gemendo forte e lasciandosi cadere sopra la mia schiena. Sudati e appagati, rimaniamo così finché i nostri respiri non tornano normali.

Ci sdraiamo entrambi su un fianco e ci fissiamo negli occhi senza dire nulla per un lungo momento.

“Sai che questo è solo l’inizio vero? Ti trascinerò nella perversione più profonda…”

“È proprio questo che voglio… Padrone.”

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