Intrigo con la morte

  • Scritto da italsex il 10/05/2020 - 14:35
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Lei sorrise maliziosamente:<> Disse divertita. <<E per rispondere alla tua domanda, posso dirti che voi essere umani mi riconoscete solo quando maneggio questa…>> Continuò, materializzando in pugno una lunga falce appuntita.

Il ragazzo scosse il capo sconvolto:<<Non, non è possibile!>>Farfugliò con voce spezzata dall’emozione.

La donna puntò l’arma alla gola del ragazzo, lui non si mosse, rimase fermo, immobile, paralizzato dal terrore.

<<Sono una mietitrice d’anime.>> Rivelò, con occhi diabolici. <<volgarmente detta…la morte. Non siete molto carini con me.>> Concluse, fingendosi imbronciata.

Poi la lama luccicante sferzò l’aria e strappò di netto la camicia e i pantaloni di Mark.

<<Ops perdonami, deformazione professionale, volevo semplicemente staccarti il papillon.>> Mentì divertita.

Inorridito da quanto stava accadendo, il ragazzo indietreggiò sul pavimento come una bestia colta dal panico. <<Ti prego non so cosa ho fatto per meritarmi tutto questo, ma non farmi del male!>>

<<Dov’è finita la tua baldanza Mark? Comunque non ho intenzione di nuocerti, non ancora …ho altri progetti per te.>> Mormorò avvicinandosi alla sua vittima. Schioccò le dita laccate di nero e i mobili si sollevarono, rotearono per aria e si accatastarono formando una piramide. <> Lo provocò, leccandosi le labbra carnose.

<<Cosa…cosa vuoi?>> Chiese Mark deglutendo a vuoto.

<> Replicò lei seria. <>Continuò minacciosa. <<Mi divertirò con te come più mi aggrada, giocherò con il tuo corpo umano e se sarai bravo e capace, ti risparmierò la vita, altrimenti mi seguirai all’inferno.>>Concluse osservandolo con aria maliziosa.

<<Cosa dovrei fare?>>

<<Ciò che sai fare meglio casanova, soltanto che dovrai scontrarti con i miei poteri e credimi, adoro far del male alla gente…>>

<<Perché io? Perché a me?>> Chiese issandosi in piedi.

<<Dovresti saperlo bene, sei stato tu che hai aperto il varco tra i nostri due mondi, tu hai spezzato il sigillo con quell’atto incestuoso nella cattedrale. Vedi tesoro mio, voi miseri umani non vi rendete conto di quanto sottile sia il portale tra noi immortali e il vostro mondo. Giocate a fare dio con tarocchi, pendoli e gingilli vari, dovreste imparare ad avere più rispetto per chi può strapparvi il cuore con uno schiocco di dita!>>

<<Io non sapevo, non credevo che quella cattedrale fosse un portale!>> Contestò il ragazzo, allargando le braccia esasperato.

La mietitrice d’anime accarezzò con l’indice la lama lucida della falce, si specchiò nella superficie d’acciaio e sorrise al suo riflesso:<<Ahm vedi, purtroppo ai piani bassi non gliene frega niente delle tue scuse. E comunque, i portali sono come impianti nucleari, una volta aperti inesorabilmente ne assorbi le radiazioni e sei fottuto. Ora smettila di frignare, detesto gli uomini senza palle. Cominciamo a giocare. Oh, dimenticavo! Ogni gara che si rispetti richiede un pubblico!>>

Schioccò le dita e sotto gli occhi atterriti di Mark, apparve Jared legato a una sedia: era imbavagliato e nudo, il viso sconvolto, gli occhi rossi e gonfi, i riccioli avevano perso la loro perfetta piega ricadendo sulla fronte come tentacoli. Il giovane prese a mugugnare qualcosa d’incomprensibile attraverso la stoffa del bavaglio.

La dama nera piegò le labbra in un ghigno: <> Annunciò soddisfatta.

Un altro schiocco di dita e Mark volò contro la parete rimanendo bloccato come una mosca in una ragnatela.

Il giovane tentò di svincolarsi da quell’invisibili mani ma era un’impresa impossibile: <<Sei una maledetta!>> Gli urlò dietro. <<Vuoi gareggiare con me? Facciamolo ad armi pari!>>

<<Oh no, altrimenti che divertimento ci sarebbe?>> Contestò lei divertita. Ancheggiò sui tacchi a spillo sino alla vittima designata. Catturò il mento del ragazzo con violenza: <>Sussurrò lasciva, appropriandosi delle sue labbra in un bacio violento.

2

Mark venne soffocato dalla lingua umida e rovente, non ebbe altra possibilità che assecondare la sua aguzzina se voleva salva la pelle.

Schiuse le labbra e assecondò il volere della donna. Le lingua si massaggiarono desiderose d’esplorarsi, le labbra si cercarono, si divorarono affamate e calde.

Lei fece scorrere le dita affusolate sul torace muscoloso messo in risalto dalla camicia strappata. Con tocchi decisi scese sino all’inguine dove la stoffa dei boxer premeva d’esser liberata.

Il ragazzo venne scosso da fremiti, ora non era più paura ma desiderio, voglia incontrollata di averla, di possederla. Sollevò il mento sudato e chiuse gli occhi a quel contatto.

La donna s’inginocchiò: <<Bene,>> disse, tirando giù l’indumento intimo. <<Vedo che nonostante la paura, hai il pieno controllo del tuo testosterone!>> Ironizzò, sfiorando con l’indice la cappella lucida del cazzo.

Non era un tocco normale il suo, era fuoco allo stato puro: ogni carezza bruciava, ogni bacio stordiva. Mark si umettò le labbra arse, una goccia di sudore scivolò dalla fronte giù sino al mento dove rimase sospesa nel vuoto:<<bè se devo morire,>> Sussurrò roco, <>

<<Giusto,>>Replicò la dama. <>

<<Cosa vuoi dire?>>

La mietitrice schioccò le dita e dal nulla apparve uno sgabello. La dea sistemò il mobile sotto la verga pulsante di Mark. Lui tentò d’abbassare lo sguardo per capire cosa stesse facendo, ma il viso era bloccato da una forza innaturale che sembrava lo premesse contro il muro. Poi avvertì qualcosa di freddo e metallico stringersi attorno all’asta: <<Che stai facendo?>> Chiese preoccupato.

<> intimò lei, mettendolo a tacere con un tocco dell’indice.

Sulla sedia era apparsa una morsa di ferro. La donna aveva preso a stringerla attorno al cazzo di Mark inebriata da quella tortura medievale:<<adoro questo giochetto!>> Esclamò soddisfatta, facendo ruotare il manubrio per stringere le due ganasce.

<<Sei pazza, fermati!>> Urlò il ragazzo strizzando gli occhi sudato e ansimante.

La tensione arrivò al massimo, il glande si gonfiò sino a diventare quasi viola. Le vene compresse sembravano grossi canali sul punto di esplodere. La dama attese con impazienza quel momento, dopo essersi leccata le labbra, spalancò la bocca e inghiottì interamente la cappella.

Mark urlò e irrigidì i muscoli delle cosce: la tensione era troppa, sentiva che spompinava avidamente la grossa capocchia bagnata. Lo avvolgeva con la lingua e muoveva la testa su e giù come un martello pneumatico, provocandogli una scossa adrenalinica violenta e destabilizzante in tutto il corpo.

Era dolore misto a piacere, emozioni incontrollabili, un mix di droghe che lo stordivano: <<Basta ti prego!>> Supplicò inarcando il collo. <>

<<Oh no…fa bene, molto bene! Scommetto che a Jared piacerebbe molto, non è vero Jar?>> Chiese, voltandosi verso il poveraccio che ora aveva smesso di dimenarsi eccitato da quella ambigua situazione.

L’ostaggio aveva gli occhi sgranati e il cazzo teso come un bastone da baseball, sembrava uno squilibrato.

Lei si alzò e avanzò lentamente verso di lui. Quando gli fu difronte, divaricò le gambe e lo guardò con occhi scintillanti di lussuria: <<Ti piacerebbe ricevere lo stesso trattamento del tuo amico?>> Chiese sadicamente.

Lui annuì febbrilmente, la donna ghignò: <<Che peccato, non sei di mio gradimento!>> Esclamò girando sui tacchi per tornare dalla sua vittima, <<Ma ti permetterò di soddisfare il tuo appetito sessuale smanettandoti da solo.>>

Schioccò le dita e un polso venne liberato dalle corde che lo imprigionavano. <> Aggiunse divertita, tornando da Mark. <<Dove eravamo arrivati? Ah giusto, ti stavo succhiando.>>

La mietitrice d’anime affondò nuovamente la bocca ingoiando con ingordigia la cappella pulsante e ormai scura dalla continua pressione, giocò sadicamente con il muscolo compresso dalla morsa d’acciaio, quando soddisfò il suo desiderio, schioccò le dita e liberò Mark dalle catene invisibili.

Il ragazzo, grondante di sudore, guardò la sua aguzzina dritto negli occhi, quasi a volerla sfidare: non poteva arrendersi, non ora che era libero d’agire, libero di contrattaccare. Ansimante, avanzò nudo nella penombra rischiarata da alcuni ceri che si erano materializzati con la comparsa della dama nera, se questo era il suo destino, avrebbe agito guidato dal suo istinto: era l’unica arma che possedeva.

3

Giunse davanti alla sua signora e le prese delicatamente il viso tra le mani con delicatezza degna di un principe, un gesto inaspettato per la donna, abituata all’ atto sessuale nella sua forma più brutale e sadica. Si fissarono intensamente. Mark si chinò a baciarla, questa volta senza violenza, con tocchi delicati della lingua, senza farle male, senza forzarla, per mostrarle l’intensità che sprigiona l’amore.

La dea delle tenebre reagì a quel contatto sussultando sorpresa, inizialmente tentò di sottrarsi alla presa quasi fosse impaurita, lentamente però, qualcosa cominciò a cambiare e divenne cedevole e mansueta come una gatta. Si sollevò sulle punte e premendo i seni contro il torace muscoloso di lui, approfondì quel bacio con desiderio, con avidità crescente.

Incrociò le mani dietro alla nuca del suo uomo, come una novella sposa in luna di miele.

Mark la tirò a sé, l’avvolse calorosamente facendole sentire il suo ardore, mostrandole che il sesso non era solo brama di carne ma appagava anche i sensi e l’anima.

Quando si staccò da quel bacio, capì immediatamente d’aver colto nel segno: gli occhi della dea erano languidi e lucidi.

Adesso i giochi erano aperti, con una mossa improvvisa la caricò in braccio e la inchiodò al muro. Questa volta toccò a lei pagare pegno.

La minigonna si sollevò completamente, mettendo a nudo una figa bionda e schiusa come un frutto da mordere.

Il ragazzo la portò all’altezza del pube e senza troppi preamboli, prese il cazzo e lo guidò all’interno di quell’ostrica prelibata e umida.

Lei incrociò le gambe dietro alla sua schiena e lo lasciò fare, sussultando di piacere a quel sensuale attacco.

Mark affondò dentro di lei con un gemito roco, si rese conto che quella creatura era più calda delle fiamme dell’inferno.

La cavalcava devastandola con affondi potenti, ad ogni spinta i suoi seni rimbalzavano come budini. Sentiva il cazzo affondare in quella carne morbida e scivolosa. Lei lo baciò di prepotenza, lo assaporò degustando la lingua morbida, avvolgendola, solleticandola. I sapori si fondevano, le mani si bramavano, era pura passione era un vortice d’emozioni.

Jared non riusciva a credere ai suoi occhi, osservava l’amico sbattersi quella cagna maledetta senza farsi scrupoli. La cosa lo eccitò al punto che non riuscì più a controllarsi. Con la mano libera afferrò il suo sottile membro e cominciò a torturarlo su e giù, godendo alla vista dei due amanti perversi che scopavano.

Mark si scostò dal muro e avanzò sino al divano. La mise a terra e afferrandola per un braccio, la costrinse a voltarsi di schiena e poggiarsi alla spalliera del sofà.

<<Che vuoi fare?>> Chiese lei maliziosa.

<<Giocare, non è questo che vuoi?>> Replicò, ammirando il culo sodo e appetitoso della donna.

Mark si chinò all’altezza di quella prelibatezza per lubrificare con la lingua il buco stretto e arricciato, affondò la lingua nello stretto passaggio lambendone il contorno, lei si sollevò sulle punte per offrirsi ancor più a quei tocchi abili e incredibilmente eccitanti, non aveva mai provato nulla di simile ora si sentiva completamente in balia di quell’uomo così passionale e impetuoso.

<<Sta ferma!>> Intimò lui eccitato come non mai, voleva sfondarla e farle capire chi è che comandava, ma soprattutto desiderava appagarla e appagarsi.

La trattenne con prepotenza ancorata al mobile e guidò il suo membro verso quella stretta galleria, usando il glande come un ariete per incularla.

La cappella incontrò inizialmente resistenza, ma con un colpo secco dei fianchi, il cazzo si fece strada dentro il muscolo anale, scomparendo quasi del tutto.

La donna urlò eccitata, le fiamme dei ceri s’innalzarono verso il soffitto come fuochi d’artificio.

Jared aumentò il suo smanettare, sudava come un maratoneta durante una gara: “Fottila… inculala bene quella troia!” Pensò con rabbia e ormai prossimo all’orgasmo.

L’amico sembrò leggergli il pensiero, con affondi sempre più veloci, violentò la dama nera facendola mugolare di piacere. La verga guizzava come un pesce all’interno dello stretto canale, vedeva la pelle sollevarsi profanata da quell’atto istintivo e selvaggio.

Lei gemeva, si contorceva, mugolava, godeva di quel membro duro che la dissacrava nella sua intimità. Le piaceva quel gioco sadico, le piaceva fargli credere che era incapace di ribellarsi, di sottometterlo nuovamente. Voleva solo sentirlo dentro di lei, furente e sensuale in tutta la sua mascolinità, in tutta la sua fisicità.

Si aggrappò al sofà e sollevò le natiche offrendosi totalmente a quella verga gonfia e pulsante: <> Sussurrò. <>

Mark chiuse gli occhi per assaporare ogni attimo di quella danza perversa e fuori controllo. L’adrenalina pompava nel suo corpo a un ritmo vertiginoso, come fosse sulle montagne russe.

Un’ ultima stoccata, impetuosa, dura, esplosiva. Un getto caldo e denso inondò il culo della dea maledetta.

La mietitrice s’inarcò come una gatta in calore per accogliere il caldo sperma tra le natiche, nonostante la pelle le bruciasse terribilmente: la carne era arrossata, gonfia, grondante di candido fluido, ma tutto questo le piaceva, tutto questo era l’appagamento dei sensi.

Il ragazzo si staccò dalla donna e si sedette a terra esausto: Il cuore gli batteva all’impazzata, sembrava sull’orlo di un attacco cardiaco. Poggiò le mani sulle ginocchia e ansimante, piccole goccioline di sudore scivolarono dalla sua fronte madida e si raccolsero attorno al mento, per poi precipitare a terra formando una chiazza sul marmo logoro e appiccicoso.

Avvertì il rumore di tacchi sul pavimento, i suoi occhi si soffermarono sulle punte di due stivali laccati. Sollevò lo sguardo e si ritrovò la donna in piedi di fronte a lui.

La dama nera sorrise diabolica, si piegò sulle ginocchia e salì a cavalcioni del giovane.

<<Ehi!>> Riuscì a proferire Mark, prima di venire nuovamente sopraffatto da quella puttana affamata.

La donna catturò nuovamente il cazzo teso e lo guidò dentro la figa come fosse un oggetto di sua proprietà, un gingillo da sfruttare e consumare a suo piacimento.

<<Nooo!>>Urlò il giovane, ancora scarico e affannato. Non riusciva a credere che stava accadendo realmente, invece era proprio così. <<Basta!>> urlò, mentre lei ricominciava a scoparlo con foga spasmodica. Lo teneva stretto per la gola, come un cane al guinzaglio, intanto lo fotteva fregandosene delle sue proteste.

La verga ancora bagnata di sperma e sudore, era scossa da fremiti e doleva terribilmente, non riusciva più a tollerare quella foga, quel massacro sessuale e perverso.

Lei giocava, ghignava, teneva la sua vittima ancorata saldamente al pavimento usando il suo corpo come zavorra per immobilizzarlo. Le natiche si sollevavano e si abbassavano a un ritmo vertiginoso, la figa ingoiava il cazzo lucido e scivoloso, lo risputava fuori per soddisfare il suo insaziabile appetito.

<<Bastaa!>> Tuonò ancora lui, stringendo i pugni a terra ormai stremato.

<> Sussurrò lei malvagiamente.

I ceri che attorniavano i loro corpi aggrovigliati si sollevarono improvvisamente e presero a vorticare sopra le loro teste formando un’elica di fuoco.

Mark se ne accorse solo quando la cera rovente gocciolò sui suoi pettorali e sull’addome provocandogli tante piccoli ustioni sulla pelle.

Urlò di dolore e afferrò la maledetta per il collo nel tentativo disperato di respingerla: lo stava torturando, lo stava uccidendo lentamente.

La stanza s’intrise dell’odore pungente di bruciato e sudore. Ormai era una sadica e ingorda danza di passione. Lei se lo sbatteva come fosse una puttana, solo per soddisfare il suo immane desiderio di dominio, per assaporare ancora i piaceri della carne e consumare il suo uomo fino in fondo.

Le piccole labbra avvolgevano il membro teso ormai prossimo a scoppiare. Le vene erano gonfie e incapace d’irrorare tanto sangue a quel ritmo così sostenuto.

L’ultimo cero si piegò verso il basso e lasciò precipitare su MarK l’incandescente cera, nello stesso istante la dama nera venne scossa da un fremito intenso che si propagò sino a diventare un orgasmo violento.

Inondò il pube del suo schiavo con il suo caldo nettare. Finalmente soddisfatta, la donna mollò la sua vittima e si divincolò.

Il ragazzo esausto e ancora sotto shock non fiatò, rimase immobile sul pavimento gelido per riprender fiato. Ansimava e la testa gli girava maledettamente. Il soffitto a tratti si sdoppiava a tratti vorticava.

La mietitrice d’anime si chinò su di lui e dichiarò con tono premuroso:<<Sei stato bravo, ti meriti una ricompensa.>>

<<Cos…?>> Mark ebbe appena il tempo di aprir bocca ma le parole vennero smorzate da un urlo violento.

La donna aveva posato l’indice sul suo cuore provocandogli un dolore lancinante, talmente intenso che per un istante i suoi battiti s’arrestarono, i muscoli s’irrigidirono e vennero scossi da spasmi incontrollabili. Con il polpastrello disegnò una croce sul pettorale sinistro del giovane, lasciando una profonda cicatrice rosso fuoco che fumava come fosse stata marcata con un ferro per bestiame. Una volta terminato il suo lavoro, si alzò e lo guardò dall’alto.

<<Il nostro incontro è stato piacevole Mark, molto… piacevole. Purtroppo ora devo andare.>> Enunciò soddisfatta.

Ci vollero alcuni minuti prima che il giovane si riprendesse. Quando riuscì a muovere gli arti, si voltò di fianco e sussurrò:<<Che cosa mi hai fatto?>>

<<Un regalo amore mio. Un dono che ti tornerà molto utile, hai ricevuto una seconda vita Mark, sfruttala bene mi raccomando.>> Così dicendo, avanzò verso la finestra, schioccò le dita e il suo corpo esplose in una nuvola di corvi neri che planarono lungo la stanza formando un turbine.

Lo stormo planò verso le imposte e l’impatto fu talmente violento che mandò i vetri in frantumi e tranciò le sbarre di netto. I volatili si raccolse in formazione e si dispersero nel cielo scomparendo tra le sfumature di uno spettacolare tramonto.

La casa piombò nel silenzio. Trascorse diversi minuti prima che Mark riuscisse a tornare in piedi lucido e rinfrancato.

Avanzò sul gambe incerte sino all’amico che giaceva ancora legato e imbavagliato. Quando gli fu davanti fece una smorfia di disgusto: aveva ancora il suo cazzo floscio e impiastricciato in mano.

<<Sei ripugnante!>> Esclamò nauseato a tale vista. Con un gesto fulmineo gli strappò il bavaglio dalla bocca.

Jared si umettò le labbra arse e sospirò di sollievo: <<Era ora! Non sai che tortura non poter parlare né bere per tutto questo tempo.>>

<<Una tortura per te, un sollievo per me. Dove sono i tuoi vestiti?>>

<<In camera dei miei nonni, sul pavimento. Prendili così mi vesto e ce ne andiamo via da questa merda di posto.>>

Mark si allontanò verso la direzione indicata, tornò poco dopo vestito di tutto punto. Abbottonò il polsino della manica destra e lanciò uno sguardo divertito all’compagno: <<Grazie Jar, devo dire che hai messo su pancetta a quanto vedo, i tuoi jeans mi stanno larghi. Beh…buona permanenza e…buon relax!>>

<<Ehi che cazzo credi di i fare, verme? Non vorrai lasciarmi mica qui?>> Protestò sconvolto il poveraccio.

<<Non mi pare ti sia fatto scrupoli a venirci con quella puttana, nonostante ti abbia messo in guardia da lei, adesso crepa!>>

<<No amico non farlo…Mark? Maaaaarrrkkkkkk, Maaaaarrrkkkkkkkk!>>

Ma lui si era già allontanato verso l’utilitaria lasciandolo solo nella sua disperazione. Al povero Jared non rimase che restare in silenzio a osservare lo spuntar delle stelle e dell’astro lunare. La casa piombò nell’oscurità della notte, mentre il bosco con le sue affamate creature pian piano riprendeva vita.

Tra le tenebre si mosse un’inquietante sagoma spettrale, due occhi rossi brillarono come tizzoni ardenti e un ululato squarciò il cielo. Era ora di cena per gli animali della foresta!

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