Chi domina chi? Chi è lo schiavo e chi il Padrone? Chi dirige il gioco? E chi lo subisce? Viaggio nel mondo scivoloso, infido e perverso del BDSM attraverso un racconto plausibile.
Sonia B. tornò a casa col cuore che batteva forte. Alla parrocchia aveva sconvolto le amichette lasciandole di stucco. Non avrebbe partecipato al solito Burraco del giovedì, "aveva da fare", lei! Mentre chiudeva la porta sentiva ancora addosso gli sguardi invidiosi delle beghine. Sorrise, era raggiante: Sonia aveva veramente da fare! Con una leggera pedata scostò in malo modo Minù e la micia fu talmente contrariata che il suo sgomento si trasmise agli altri otto gatti di casa, che se la squagliarono terrorizzati. Erano quasi le sette. Sedette vicino al telefono per riprendere fiato e calmarsi dall'eccitazione. Guardò il prezioso numero annotato accuratamente e, con un brivido, lo formulò all'apparecchio.
Ciao, Mater Obscura, sei... sei proprio tu? Sono Cordelia66.
Oh cara, sono contenta della tua chiamata... però, ti prego, chiamami Marisa! – L'altra gongolò: allora, erano quasi intime?
Mamma mia che gioia; allora, ecco, allora, io sono Sonia! Grazie, mille volte, per avermi permesso di parlarti, mia cara... sono cinque anni che gravito su Spakkami ma non avevo mai provato una tale emozione.
Non fare così io sono solo una di voi, credimi! – disse dolcemente Marisa, ovvero Mater Obscura. Sonia strinse i pugni: "che nobiltà di sentimenti" pensò tra sé.
Quindi tu potresti presentarmi quel Master, dotato, quotato e intransigente e, soprattutto, sicuro?
Beh, ecco, amica dolce, io posso provarci, questo sì... a te andrebbe bene giovedì 24, tra due settimane?
Siiiii! - tuonò la signora Sonia, senza nessuna esitazione.
Sei un pezzo di merda! Marisa me lo sussurrò all'orecchio, per non svegliare Nicola, il terzo, che aveva stabilito in camera nostra, il quartier generale del "regno dei suoi sogni".
Morivi se non te la facevi, eh? Porco! – Era inutile dire bugie. Normalmente, nonostante la stanchezza, almeno una bella botta gliela davo, soprattutto quando (come stasera) si metteva le calze nere sotto la canotta attillata. Era venuta a letto senza mutandine e la cosa mi arrapava da morire ma il mio pisello non ne voleva sapere. Troppo stress.
Tesoro, quello che tu non vuoi capire è che ci sono delle volte in cui non ti puoi tirare indietro! - dissi, cercando di darmi un po' di autorità!
Se una rimane scontenta sul serio, e si passano la voce... si può spezzare il giro, lo sai anche tu... – Mi svegliai dal torpore e mi voltai verso di lei, che mi dava le spalle, uggiosa.
Amore mio credimi, io non voglio lamentarmi... ma sono veramente stanco. - guardai il soffitto - Non è come il sesso normale: con questa gente ci vuole anche una bella forza fisica. Alza le catene, attacca, stacca... picchia sodo a questo, poi frusta anche sua moglie... e quasi sempre tutto in piedi!
Questo scherzetto lo pagherai caro, vedrai! Non dimenticare che sei disoccupato da due anni, bello. - replicò Marisa, voltandosi verso di me: era terribile in viso. E chi se lo scordava? Mamma mia, se non fosse stato per lei che era laureata in lettere e filosofia, eravamo fottuti. Eh si... i Fetish, i Masochisti, le Slave e le Mistress... erano tutte persone esigenti, cazzo! Dei precisini. la maggior parte erano persone di cultura, o benestanti del ceto medio borghese, e volevano contatti solo con gente del loro "lignaggio": potevi anche fargli il culo ma solo se conoscevi Proust o Kant. All'alba Marisa si alzò e iniziò a "partorire" i suoi vaticini sul sito. Era stata brava; capita la psicologia dei follower, sempre la stessa, in pochi mesi era stata in grado di manipolare i suoi contatti, trasformandoli in seguaci fedeli. Da un lato i "maschietti", un gruppo eterogeneo: c'erano i veri pusillanime, i depravati e i cuckold. Erano quelli che volevano essere umiliati e picchiati sul serio. Poi c'era la pletora dei "paraculo", i soliti del grande gruppo che scorrazza per tutti i siti, sperando fermamente di trovare figa "a gratis", spesso più interessati al dire che al... fare. Erano i più e, pur di sentire il profumo di femmina, erano disposti a tutto: abiurare, diventare circoncisi, farsi frustare, sputare e... anche peggio. Li volevi fetish? Si masturbavano sulla foto delle tue scarpe. Li volevi obbedienti? Compravano subito calze e guepiere, si travestivano per te e, volendo, si dicevano disposti a farti da poggiapiedi. Tutti, comunque, avevano maturato un senso d'inadeguatezza al mondo reale e, difficilmente, uno di loro, sarebbe stato in grado di affrontare un incontro vero, dal vivo. Le donne del sito erano più coerenti. C'erano quelle che ci passavano per pura curiosità, apparivano e sparivano dal nulla in poche settimane, guardavano, forse si eccitavano ma rimanevano "stazionarie", incapaci di fare il passo per dare sfogo alle loro fantasie. Le "abituè", erano per la maggioranza donne sole (o separate in casa), si gustavano tutto del sito, ci passavano la vita: si godevano il linguaggio scurrile, le poesie vaneggianti, i confronti agguerriti ma erano, anche loro, terrorizzate dall'incontro "al buio". In vista di tale possibilità, rispolveravano tutti i luoghi comuni più beghini e tornavano borghesi, conservatrici e un po' "gattare". Il loro motto era "a parole mi fotto tutti", nei fatti preferisco il vecchio vibratore: sicuro, affidabile, economico! E poi giù chiacchiere salottiere, svaccate filosofiche, cazzeggio... Marisa aveva studiato attentamente tutte queste caratteristiche per poi partire, precisa, all'attacco! Si trasformò in Mater Obscura... e niente fu più come prima! Con pochi euro aprimmo un nostro sito e adottammo la stessa tecnica "dell'Albergo migliore". E infatti: l'albergo migliore è quello dove un amico c'è già stato! A tutti piace chiacchierare, a tutti piace spararsi la posa da esperto ma quando viene il momento della verità, scegliamo la sicurezza del consiglio di un amico. Sul sito si chiacchierava e si sparlava... ma poi? Il coraggio di incontrare uno sconosciuto, magari pericoloso chi lo aveva? Il fegato di farsi consegnare, nel condominio di provincia, un pacco pieno di vibratori, di palline cinesi, di abbigliamento in latex oppure una frusta da cavallo, chi lo aveva? Ecco, in quel momento, entravamo in scena noi. Ci facevamo una regione alla volta. Prima si organizzava una bella cena per conoscersi, sempre sotto l'ala protettrice di Mater Obscura, che aveva provveduto alla totale discrezione dell'incontro... è vero che la cenetta costava il triplo ma ne valeva la pena. Acquisita la fiducia, soggiogate dal suo piglio autoritario, "le ragazze" si assoggettavano volentieri alla mia furba mogliettina e lei approfittava della loro disponibilità per vendere, a caro prezzo, tutta la segretezza di cui avevano necessità. E lì arrivavo io, il picchiatore preciso e devoto, discreto e signorile, un tipo scrupoloso, insospettabile. Arrivavo a domicilio, con la scusa più adatta a passare inosservato. In occasione del "servizio" mi prestavo anche a consegnare alle signore e ai loro amichetti, il ben di dio che avevano ordinato al Sexy Shop. In genere le nostre clienti erano talmente "cessi" che davvero evitavo accuratamente di aver rapporti particolari con loro. Eccitate dalla libidine del masochismo, loro godevano già al solo farsi stropicciare, legare, ammanettare e menare di santa ragione. Il peggio che mi era capitato con certe vecchie grassone era stato di infilarle con qualche gigantesco dildo o di propinar loro una serie di apocalittici clistere. D'altro canto, devo ammettere il mio peccato, quando mi capitava qualche bella signora, agghindata come un'attrice porno-dark, non sempre resistevo al richiamo dei sensi e più volte Marisa mi aveva minacciato ma senza reali conseguenze... dopotutto lo sapeva che amavo solo lei! 2
Misteri e sorprese.
3
Cielo, mia moglie!
Annalisa era una di quelle ragazze, forse un po' all'antica, che indossano i tacchi anche in montagna, che portano, sempre, gonne di ogni foggia e taglio e il segno impercettibile, sotto la stoffa lieve, permetteva, a un occhio attento, di intuire un reggicalze, nascosto alla giusta altezza, e di eccitare la fantasia anche oggi che il nudo femminile viene ostentato come la lattuga al mercato.
Sentii il click metallico del gancio della catena che veniva assicurata al collare di pelle, poi una dolorosa pressione mi strinse il collo: era lei che mi schiacciava la nuca con la punta delle scarpe. Premette fino a costringermi a mettere la facci per terra. -Bravo il mio bastardino, stai giù, odora la polvere... tra poco la leccherai. – rise. Poi mi strattonò verso l'alto e, tirandomi per il collo, mi costrinse a seguirla, sempre a quattro zampe, verso la stanza da bagno. Ero dietro il suo sedere: nonostante l'imbarazzo trovai eccitante il suo ancheggiare. Il fondo delle chiappe che sgusciava, a ogni passo, dalla stoffa grigia di una gonna castigata e lunga ma con uno spacco laterale, che faceva venire in testa la voglia precisa di strapparla per godersi lo spettacolo al di sotto di essa. Ero talmente vicino da sentire l'odore caldo del suo deodorante intimo. Annalisa mi legò alla colonna del lavandino, poi mi fece mettere seduto, "a cuccia" come disse lei canzonandomi. Non aveva ancora finito con me. Mi ammanetto assicurandosi che fossi comodo ma soprattutto che fossi nella giusta posizione rispetto alla porta del gabinetto. Così potevo vedere la camera da letto e, allo stesso tempo, trovarmi ben esposto per chi mi avesse volute vedere me: legato, in ginocchio nel cesso, umiliato e in manette. La mia ex iniziò tutto un suo percorso attraverso la stanza; osservava la scena da varie angolazioni; sistemava attrezzi sadici in punti strategici e, a volte, mi controllava, come se mi valutasse, procurandomi un certo imbarazzo. Il tempo passava, era chiaro che non aveva nessuna fretta, mentre io iniziavo a soffrire per quanto ero scomodo, costipato e bloccato, in quello spazio angustospazio angusto. Quando tutta la scenografia sembrava averla soddisfatta, Annalisa, come se io non ci fossi, venne in bagno e si posizionò davanti al cesso. Fece scivolare la gonna di cotone verso l'alto, scoprendosi abbastanza lentamente. Lo spettacolo era intenso ed eccitante: le sue gambe vennero liberate lentamente, poi la gonna sparì anche dalle cosce. Indossava un reggicalze semplice, nero, di taglio moderno, senza merletti né fronzoli e delle culottes nere, talmente trasparenti che formavano solo un velo grigio sulle sue parti intime. Deglutii, incapace di sostenere quello spettacolo meraviglioso. Notai, mentre la mia temperatura corporea superava le soglie consentite, che la sua figa era totalmente depilata, cosa che non era mai successa in sette anni di matrimonio e di scopate... Annalisa fingeva solo di non accorgersi di me, ne fui certo quando si voltò per farmi vedere quanta magia sapesse sprigionare quel piccolo triangolo di seta: le sue culottes coprivano solo a metà il suo culo, generoso e tonico, a metà delle due natiche il leggero merletto, si trasformava in perizoma e il filo sottile si perdeva poi tra le chiappe, facendo esplodere il desiderio di seguire quel segnale, per andare ad assaggiare il suo culo, ancora alto... invitante. Fu più forte di me. Non riuscii a restare indifferente, la visione era paradisiaca e mi riportò con la mente a quanti giochi quel suo culo speciale aveva subito. Ad Annalisa piaceva molto prenderlo dietro e per me quella era una vera manna dal cielo e ne approfittavo a più non posso. Ricordai che l'attrazione tra noi era sempre stata notevole, a lei piaceva il mio modo di scoparla, me lo diceva sempre. Ricordai... mentre il cazzo mi cresceva nei boxer: era un "fungo" dalla cappella scura e minacciosa. Grazie al suo ano accogliente, avevamo risolto molti problemi pratici... ad esempio non c'era bisogno di profilattici né di altre precauzioni, controllavo perfettamente l'eiaculazione. Non dovevo far altro che trattenermi fino al momento clou, per poi scaricarmi, completamente, nel fondo del suo culo. Restavo così, sfinito, abbandonato su di lei, col cazzo affogato nei nostri liquidi; sempre duro e che palpitava regolarmente, in maniera del tutto indipendente dalla mia volontà. Lo stesso valeva per quei giorni in cui non era concesso scoparla in maniera tradizionale; allora il suo culo subiva ancora di più i miei assalti. Ormai ero talmente arrapato, che cominciavo a chiedermi per quale motivo avessi rinunciato a quella donna meravigliosa; l'eccitazione mi faceva sragionare! Lei, continuando a mostrare indifferenza, tirò giù le mutande e senza preamboli si mise ad orinare nel w.c., col tipico rumore di cascata che, al maschio, ricorda la forma stessa della fregna: un'accogliente, larga, calda e deliziosa alcova, dove il desiderio porterebbe di corsa l'uccello, goloso di piacere. Un colpo di scena mi riscosse da quello stato di grazia e mi ricordò in che strana e pericolosa situazione mi trovassi. Mentre le ultime gocce di pipì, scorrevano dalle grandi labbra di Annalisa, lei prese il cellulare, che stava poggiato su uno sgabello, e inviò una chiamata. Un attimo dopo, il mio povero pene, deluso e sconcertato, si sgonfiò fino a sparire nell'inguine, terrorizzato dagli avvenimenti che seguirono. 4
A ognuno il suo ruolo.
Fatto, dolcezza... l'uccellino è in "gabbia"! Adesso ti faccio vedere com'è carino. Era una videochiamata, allora? La mia ex-moglie indirizzò la microcamera del cellulare verso me; mi resi conto di rappresentare un ben misero spettacolo: accucciato sotto il lavandino, legato come un cane e con tanto di manette, che mi bloccavano le mani dietro la schiena. Tentati di scalciare per dare almeno un segnale di virile dissenso ma Annalisa si alzò velocemente dal cesso e, voltatasi di spalle, mi assestò un calcio in petto, penetrandomi nella carne col tacco puntuto.
No, no, tesoro, non temere... è ancora "cucciolo", deve imparare. – continuò la sua telefonata come se niente fosse – Ti aspetto; bene! Ah, scusa amore, ti spiace se mi faccio asciugare dal mio cane? Si, bene! Aspetta! – girò la testa verso di me e disse, autoritaria:
Lecca, cane, pulisci bene in profondità, non lasciare neppure una gocciolina, intesi? – alzò la gamba e poggiò il piede su uno sgabello, la figa si spalancò e io iniziai a eseguire. Lei cambiò voce e riprese a fare la sdolcinata al telefono:
Si, ecco, adesso esegue... ecco che slappa, sì: vuoi sentire, amore? Continuai a leccare per non prendere un altro calcio. Era come un bouquet, un mazzo di fiori delizioso; si scostò e si girò nuovamente di spalle ma non per colpirmi, lo fece solo per chinarsi in avanti e mettere i suoi buchetti a portata della mia bocca ingorda. Dalle scarpe eccitanti e dalle calze, col bordo lavorato da sottilissimi ghirigori, dal colore dell'uva matura, spuntavano le cosce tornite e il culo meraviglioso di Annalisa; era leggermente dischiuso, il fiore rosa scuro, come le grandi labbra, anch'esse leggermente aperte. Completamente depilata di fresco, sulla pelle delicata, da ragazzina, le goccioline di pipì sembravano rugiada su due petali grossi e carnosi. Come trattenermi? Lei continuò a parlare e divaricò le gambe, spingendosi indietro con sicurezza, alla ricerca della mia lingua. Cominciai a lavorarci, fuori e dentro: che buona che era... a saperlo, l'avrei fatta depilare anche quando eravamo sposati. Io riconoscevo il sapore intimo di Annalisa... e lei? Avrebbe intuito di chi era quella lingua che le spatolava la figa, come il pennello di un artista?
Basta giocare, cane! – disse poi, rivolta a me spiccia e rialzandosi, appena finito di telefonare. Si voltò e guardandomi severa continuò, puntandomi il dito contro: – Stai molto attento: se dici una sola parola, se ti lamenti, se non obbedisci prontamente, ti taglio le palle. E non scherzo, stronzo! Hai capito? – e si allontanò spegnendo la luce e lasciandomi terrorizzato e prostrato da tanta decisione. Quell'insicurezza mi stava sfiancando: non sapevo più niente. Non sapevo perché ero li. E cosa sapeva Marisa, la mia compagna attuale? Cosa sapeva Annalisa e, soprattutto, cosa mi aspettava? Quella che doveva essere una scopatina di routine aveva preso le sembianze di un thriller e io ero frustrato dalle sensazioni che mi confondevano: passavo dall'arrapamento più totale alla paura, al dolore, alla mortificazione. La porta del bagno era spalancata. Vedevo la mia ex sistemare delle cose, spostandosi per la stanza, si tolse le mutandine ma rimase con la gonna e il reggipetto nero, a balconcino. Per alcuni minuti mi ignorò completamente. A un certo punto, mi parve di sentire un rumore ovatto dalla parte dell'ingresso: non mi sbagliavo. Annalisa aprì con discrezione e una sagoma scura s'infilò nella stanza. L'individuo era abbastanza basso e si moveva con circospezione; si teneva accuratamente nell'ombra. Lei gli prese le mani, affettuosamente; più alta di lui sembrava un'istitutrice che si prende cura del suo moccioso. Borbottarono tra loro a bassa voce, si capiva che lei lo rincuorava e cercava di metterlo a suo agio.
Non devi temere niente, tesoro! – disse poi a voce più alta, forse lo fece apposta perché sentissi. – Questo cagnolino è fidato, è mio, non oserebbe mai tradirmi. Vieni adesso... non fare il bambino. Trattava quel personaggio con tanta tenerezza ma, al tempo stesso, con piglio deciso: restai con la convinzione che lei, anche se con dolcezza, s'imponesse su di lui. Il suo tono dovette sortire un certo effetto liberatorio sul "personaggio", si lasciò prendere per mano e, arrivato presso la sponda del letto, venne spogliato dal vestito grigio, da pomeriggio, che indossava. Conoscevo troppo bene Annalisa per non capire che, per lei, quella era una recita... non era il tipo; Annalisa non aveva pazienza nemmeno coi ragazzini... figuriamoci. La sagoma indistinta, grazie alla luce che proveniva dai comodini, acquisì forme più dettagliate. La donna lo aiutò a spogliarsi; l'uomo basso e rotondetto, restò a torso nudo, Annalisa gli porse una canotta grigia, un po' strana per la verità, aveva le bretelle sottilissime e il tessuto era rilucente, come fosse satin; in definitiva sembrava più un Top femminile. L'uomo era molto stempiato e aveva pochissimi capelli sulla testa, tirati per nascondere la calvizie; dal corpo, nonostante fosse curato, era chiaro che aveva superato la sessantina.
Come? Ancora non ti sei cambiato! – disse Annalisa mentre lo aiutava a sfilarsi i pantaloni – Lo sai che non mi piace quando non mi stai a sentire! Sentii il vecchio accampare delle scuse. Lei, fingendosi molto contrariata, lo prese per un braccio, quasi strattonandolo, e lo tirò sul letto.
Dove hai messo le calze? – disse incalzandolo. Lui farfugliò qualcosa, mentre lei, a colpo sicuro, prese qualcosa dalla tasca della giacca, che aveva appena riposto su un uomo morto, vicino al letto. Come una mamma, attenta ma intransigente, Annalisa cominciò a prendersi cura del suo "bamboccione", con piglio severo. La dolcezza iniziale aveva lasciato il posto a una certa determinazione... come se si preoccupasse di impartire la buona educazione a un marmocchio.
Da quel momento in poi la situazione precipitò: nonostante cominciassi a capire il suo gioco, la confusione riguardo al mio ruolo aumentarono. Tutto divenne grottesco e insensato quando, mentre Annalisa, aiutava quella specie di nanerottolo, a indossare calze di seta autoreggenti e un perizoma, alla luce della lampada intravidi il suo volto. Non potevo credere ai miei occhi, passarono alcuni istanti mentre cercavo di convincermi, decisamente, che sbagliavo. Nonostante sembrasse assurdo, allucinante, quel sessantenne, che la mia ex manipolava, ormai, come una fanciulla timida e pudica, era proprio chi sembrava essere. Un personaggio politico di altissimo livello, un vero VIP... uno di quelli che sono sempre nel telegiornale; uno di quelli che hanno potere vero, tanto da incutere un certo timore reverenziale. Mi agitai, nonostante fossi legato; Annalisa capì i miei timori e per fare scena, mi si avvicinò e mi assestò un altro calcio nelle costole, stavolta con la punta delle scarpe laccate. Ancora una volta, mia moglie recitava; aveva agito così per rassicurare il suo "pupo", o meglio, la sua pupetta. L'uomo ormai, probabilmente eccitato da tutto quel rituale, era diventato estremamente femminile e se ne stava seduto sul letto, vestito da puttana, con le gambette rigorosamente accostate: un'educanda da film di terz'ordine.
5
La dura legge del piacere.
Intanto, quella strana coppia, continuava nel suo gioco. Annalisa aveva fatto mettere in piedi la sua "creatura" e adesso la studiava compiaciuta, la osservava davanti e di dietro, l'accarezzava, e passava continuamente la mano su quella conchiglia che aveva tra le gambe, nascosta dal perizoma. Il cazzo di lui si gonfiava e si sgonfiava, sotto il tocco esperto di quella troia.
Lei sbavava copiosamente, soffocando per la pompa che le praticavo in bocca ma, quando lo tirai fuori, non ebbe alcuna concessione per me... insomma, il senso di sottomissione erotica, che contrappone il maschio alla femmina, durante un rapporto orale, era del tutto assente. La sua azione era stata più che altro meccanica e rimaneva padrona assoluta di quello strano "ménage".
La cosa, nonostante l'altro fosse un vecchio depravato, non mi dispiaceva più, per fortuna; il distacco di quella puttana della mi ex, associato al suo corpo (che ormai desideravo disperatamente) mi arrapava, così il mio pene tenne e non diede cenni di cedimento. Il politico non fingeva né ostentava la sua femminea personalità, adesso. Sembrava veramente un'educanda, affascinata da quel bastone che svettava nell'aria vicino a lui.Timidamente mi mise le dita sul glande poi, piano piano, lo liberò del prepuzio e, fattosi coraggio, me lo strinse saldamente con la mano, prendendo in bocca la testa del cazzo, poi iniziò a succhiare, divorato dal desiderio. Per non disgustarmi con la scena, chiusi gli occhi: la sensazione non era male. Per farmi forza, presi teneramente in mano uno dei seni di Annalisa e lei non si ribellò. Si era rifatta i seni di certo, perché non era possibile che avesse ancora le poppe sode di una ventenne! Mentre quello perfezionava il suo pompino, Annalisa, si diede da fare, si spostò presso il divano e mise per terra una coperta ripiegata, poi si rivolse a noi.
Puniti e infilzati.
Annalisa, ora in lingerie nera e sofisticata, si moveva intorno al divano, controllando la ritrosia sincera di quello strano personaggio, metà politico metà educanda. Nella camera c'era solo silenzio, tranne che per il rumore dei suoi tacchi, che battevano sul parquet. Dopo averlo studiato a fondo e anche tastato, come se stesse meditando il modo migliore per punirlo, Annalisa si armò di una canna flessibile e sottile.
Colpo su colpo.
Quei due non sapevano chi ero, e non aveva importanza... volevano solo il mio cazzo. Il glande ebbe un altro sussulto a questo pensiero. Annalisa doveva avere immaginato come sarebbe andata, si spinse all'indietro, arrivando col suo sedere proprio sopra a quello di lui. I due culi erano molto diversi: i fianchi del vecchio erano bassi e le natiche poco pronunciate, però l'intreccio di strisce rosse e livide che lo segnavano e lo rendevano ancora più succube, avevano un che di esaltante, insomma non mi disgustava. Al di sopra, accovacciata su di lui, c'era la mia ex e il suo impareggiabile culetto. Lo lubrificai ancora sputandoci dentro e lei ebbe un sussulto. Mi misi sulle punte dei piedi per arrivare al punto giusto e, come di prassi, me lo presi in mano per direzionarlo a favore del buco. Scivolai dentro subito e infilai quasi tutto il glande nello sfintere, per allargarla presto; poi mi fermai per non forzare. La conoscevo bene ed ero anche convinto che lei mi avesse riconosciuto, nonostante la maschera; conoscevo pure l'effetto che avrebbe provocato nella sua psiche la penetrazione anale. Anche stavolta sarebbe andata così... ci avrei scommesso. Stringeva le cosce sui fianchi di lui e la figa premeva, umida, sulla schiena. Dal canto mio, dopo alcuni minuti di delicate roteazioni, iniziai a ficcare, lento ma inesorabile. Sentivo le pareti dell'intestino che cedevano e, nonostante i suoi mugolii di protesta, lo misi tutto, fino ai coglioni. Poi, una volta che fummo accoppiati, mi fermai e la strinsi a me, dolcemente, impadronendomi delle poppe, che pendevano sulle spalle dell'onorevole. Come le avessi infilato dentro un'anima nuova, la donna decisa, la tigre quasi violenta e aggressiva, si trasformò, e divenne giumenta innocente e schiava del piacere. Adesso Annalisa era dolce, arrendevole; emetteva gridolini e soffi deliziosi, e si abbandonava, senza opporre più nessuna resistenza con l'ano. Perticai a lungo dietro lei, con un moto cadenzato, mentre languida e remissiva emetteva parole dolci, a sprazzi: "Daiii, siii"; "inculami tutta; oh, siii!"; "spaccami!" Nella stanza il tempo si era fermato e adesso tutto era tornato tranquillo. Al centro del vasto ingresso, sul grande tappeto, si consumava la nostra scena di depravazione. Il piccolo, vecchio uomo, in ginocchio, con la faccia schiacciata per terra, intuiva, dal contatto con la carne, quello che si stava consumando sulla sua schiena. Felice della sua prostrazione, si godeva il nostro piacere grazie al contatto con i seni e con le cosce allargate di lei, e non si ribellava quando i miei coglioni gli sbattevano sul culo.
Per fortuna Annalisa non se ne andò, così mi tuffai con la bocca nei suoi buchi, adesso anche quello del culo era largo e cedevole alla lingua, voluttuoso. Senza pensare pensarci troppo, diressi il mio tubo verso quelle natiche poco invitanti, spinsi solo la capocchia sul suo ano, anche quello era liscio e arrendevole, probabilmente lo aveva già preso dietro, oppure si era preparato da solo, allargandosi con qualche oggetto. Infatti lui ci sapeva fare. Si rilassò completamente e spingendo di pancia, come se dovesse defecare, fece in modo da raggiungere il massimo rilassamento. Era già lubrificato: in pochi momenti, il suo culo inghiottì più della meta del cazzo e, poco dopo, se lo prese tutto. Faceva un po' tutto da solo e godeva come un ossesso, spingeva verso me; andava su e giù, aiutandosi con la punta dei piedi, insomma se lo godeva. La scena estrema fece effetto pure a me, distratto dalla bellezza delle forme di Annalisa, non mi feci più scrupoli e il mio membro si gonfiò all'inverosimile. Non provai più schifo a inculare un uomo, al contrario, mi sentivo un dominatore che assoggetta la sua vittima e poi, farlo davanti lei, incantata dalla potenza dei colpi che infiggevo a quell'ometto, era un vero trionfo dei sensi.
8
Fino in fondo.
Lei era pronta e confusa in quel groviglio di membra, e iniziò il suo piacere... succhiava il cazzetto all'onorevole, mentre lui ricambiava lavorandosi il suo clitoride, intanto io stantuffavo; ero tutto sudato! Dopo pochi minuti lei continuava ad avere momenti di acme, e il suo piacere si esaltò, sentendo che stavo venendo. Decisi di guadagnarmi il mio compenso regalando all'onorevole sensazioni uniche, cacciai il cazzo fuori e mi diedi tre colpi con la mano, immediatamente un primo fiotto di sperma gli schizzò in bocca, facendogli perdere la testa, poi rientrai in figa e scaricai nella donna tutto il resto della sborrata, come una siringa ben calda. Quando il pene perse tensione uscii finalmente da lei, stanco ma appagato, ma lui mi trattenne per le gambe, abbracciandole strette, e lo prese in bocca, per lavarmelo accuratamente. Lo lasciai fare, mi piaceva che me lo succhiasse quasi moscio, era una sensazione deliziosa, rilassante. Intanto, fuoriuscendo da Annalisa, sborra e umori gli cadevano in faccia, avvilendolo. Mia moglie era arrivata più volte e alzò il busto, le presi i seni da dietro le spalle e lei non si ribellò. Mentre il vecchio continuava a lavorarci i genitali, folle di piacere, si tirò una sega a tutta velocità. Lo aspettammo senza dargli fretta, ci faceva un po' pena. Lui si dava una serie di colpetti veloci e poi si fermava, come se si stancasse... poi riprendeva. Intanto leccava sotto i nostri sessi, era tutto imbrattato; con gli occhi chiusi riprendeva il suo lavoretto, poi si fermava, poi riprendeva. Il silenzio nella stanza era palpabile e noi, quieti, aspettavamo, senza distrarlo dai suoi sogni proibiti. Ci mise un po' di tempo ma alfine, inarcandosi sulla schiena e muggendo senza posa, si sborrò sulla pancia, continuando a schizzare e a sussultare per alcuni minuti.
Probabilmente credevano di offendermi o, addirittura, di umiliarmi, infatti in tutta fretta lasciarono la stanza. Prima uscì il pezzo grosso, Annalisa, invece, si attardò un secondo per lasciare un mazzetto di banconote sotto la lampada sul comodino, ora vestita di tutto punto mi guardò sprezzante, io mezzo nudo indossavo ancora la mascherina da killer idiota. Non ebbi il tempo di chiedermi ancora una volta se mi avesse riconosciuto perchè lei mi chiarì dolorosamente le idee: - Noi andiamo via... ti ho lasciato il doppio di quanto pattuito, pezzentello – rise odiosamente – dì alla tua padrona che ci hai soddisfatto. Ti do un consiglio: dimentica tutto... non parlarne neppure con lei, questo è un uomo potente; fuori dal letto è più pericoloso di uno squalo. Mi passò affianco senza degnarmi di un solo sguardo, però tra i denti, mi sussurrò:
Dal racconto di Giovanna Esse Spakkami! Copyright © 2016 - 2020 Giovanna Esse. All rights world reserved.
Post New Comment