“Papà dai cazzo non voglio venire alla festa di Natale a casa della famiglia di Sara” tutto è iniziato così quel giorno; ma procediamo con ordine…
Io sono Franco, ragazzo poco più che ventenne, e litigo con mio padre Claudio perché vuole costringermi a passare il Natale a casa dei genitori di Sara, la sua compagna da quasi 10 anni.
Non che non mi piaccia Sara, ma quella sera ci sarebbe stata anche Romina, la figlia di lei, rientrata per l’occasione da Londra, dove studiava.
Ora, con Romina è sempre stato odio dichiarato; fin da quando i nostri hanno deciso di andare a vivere insieme, io sono stato costretto a dividere tutto con quella stronza, che non perdeva occasione per fare dispetti e farli innervosire, ma, ringraziando il cielo, erano 4 anni che non la vedevo a causa del suo trasferimento.
Mio padre mi obbligò a partecipare, pena una settimana di lavori forzati nella sua azienda edile; a quella minaccia non potevo rifiutarmi e mi preparai.
Arrivammo a casa dei genitori di Sara, e Romina era già lì poiché suo nonno era andato a prenderla in aeroporto la sera prima.
Era come la ricordavo, alta poco meno di un metro e mezzo, capelli corvini a caschetto, due grandi occhi verdi, un bel culo a mandolino ed un seno piccolo ma ben proporzionato…sembrava solo un po’ più donna; non che fosse una bambina, aveva poco più di 2 anni in più di me, però il fisico minuto le aveva sempre dato quell’aria da scolaretta fresca di liceo.
Mi avvicinai e la salutai “Ciao Romina, è da un po’ che non ci si vede eh?”, lei rispose “Ciao Francuccio bello, eh già è proprio da un bel po’. Guardati sei diventato un ometto!” disse lei assestandomi una palpatina goliardica alla patta dei miei pantaloni, che mi lasciò senza parole.
La cena procedette senza troppi intoppi, la famiglia di Sara era fantastica, e mi avevano accolto come se fossi loro nipote a tutti gli effetti.
Si rideva, si scherzava, e si beveva qualche bicchierino in più; arrivati quasi alla mezzanotte, il padre di Sara mi disse che quell’anno avrei avuto l’onore di vestire i panni di Babbo Natale per portare i regali ai piccoli in salotto.
Operazione complessa che richiedeva aiuto nella preparazione, ed indovinate chi era l’unica persona libera? Esatto, Romina!!!
Zitti e controvoglia entrammo nella stanza padronale, dove sul letto era piegato un costume rosso ed un cuscino che avrebbe simulato la pancia. Romina mi disse “Dai, su facciamo in fretta prima che il broncio ti arrivi alle ginocchia” io risposi dicendole che il broncio era dovuto alla sua presenza, che mi stava sul cazzo perche mi trattava sempre con sufficienza.
Di fronte a quelle parole lei cambio espressione; la sua faccia si fece triste ed infine piangendo sbottò con un “Ti tratto con sufficienza solo perché ho sempre cercato di distogliere l’attenzione da te! Ti desidero Franco, da quando i nostri genitori sono a dati a vivere insieme, ma non è ne possibile ne giusto fare sesso, e allora per cercare di non aggravare la situazione ti tratto così, e sono pure andata a vivere a Londra per lo stesso motivo!”.
Non resistetti più, la presi e la baciai con forza, lei cercò di allontanarsi, ma la voglia era più forte e cedette al bacio; continuò così per un po’, poi data l’ora dovemmo procedere alla vestizione.
Fu solo quando ci fu da aggiustare il cuscino, che lei per un attimo si soffermò sul mio cazzo, ancora indurito dal bacio di prima; lo tastò, abbassò gli slip e gli diede 2 bei colpi di lingua per poi esclamare “Fatteli bastare per ora”.
La serata procedette tranquillamente, Romina continuò a fare la parte della stronza con me, e fortunatamente nessuno si accorse della mia erezione.
A tarda notte il padre di Sara,
vedendoci visibilmente alticci, disse che ci avrebbe ospitato tutti, però, non essendoci abbastanza stanze ler tutti, una la si sarebbe dovuta dividere.
Mio padre propose di dormire con me, mentre Sara e Romina avrebbero occupato l’altra stanza…ecco che sfumava la possibilità di passare una notte coi fiocchi.
Fu Romina che prese in mano la situazione “Ma dai su Claudio dormi con mia mamma, che magari vi divertite pure, io mi sacrifico a dormire con quel cretino di tuo figlio, con le opportune precauzioni, se si avvicina glielo taglio col coltello che ho sul comodino” disse ridacchiando…quindi mi spostai nella stanza con lei.
Ci spogliammo, come era avvenuto altre volte in passato, ma questa volta era diverso…ci guardavamo vogliosi l’uno dell’altra; rimasti in intimo ammirai quella giovane donna, come se non ne avessi vista mai una…la baciai portandole una mano dietro la nuca, ed un’altra al sedere bello sodo, le nostre lingue si intrecciavano e le mani esploravano ogni parte dei nostri corpi; la adagiai sul letto, ed iniziai a leccarle il collo, piano piano scendendo con la punta della lingua, solleticandole i fianchi fino alla vita e risalendo per la stessa via fermandomi ai capezzoli piccoli e duri come due bottoni, li leccai a lungo mentre lei si infilava 2 dita nella figa bagnata, portandomele alla bocca…
Lí non ci vidi più! Come drogato da quel sapore, scesi giù con la bocca, cercai il suo sesso ed affondai in lei con la mia lingua, disegnando cerchi dentro di lei e bevendo avidamente i suoi umori.
Lei era concentrata a torturarsi il clitoride, e fu in questa posizione che venne…sembrava posseduta!!!
Per “vendicarmi” di tanti anni di sopprusi, le fermai le mani prendendole i polsi ed iniziai a dare colpi di lingua cadenzati diretti sul clitoride…continuava a contorcersi ed a pregarmi di smettere, mentre con un lenzuolo in bocca evitava di farsi sentire da tutti…venne di nuovo, poi ancora, ancora ed ancora; mi fermai solo quando vidi che non riusciva più ad avere la forza nemmeno di muoversi.
Le diedi il tempo di riprendersi, scoprii che mi piaceva guardarla nuda, quelle forme di donna mi attraevano dandomi un senso di eccitazione mai provato fino ad ora con le altre ragazze.
Quando si riebbe, si girò di scatto e mi disse “Adesso ti faccio vedere io!”; in un attimo mi fu sopra, e la ragazza sapeva bene come muoversi…inizió strusciando la sua figa sul mio cazzo, massaggiandolo per bene e bagnandolo dei suoi umori, mentre nel contempo mi mordicchiava lobi e capezzoli, ed io ricambiavo ogni volta che potevo.
Scese giù lungo il mio corpo, sempre più giù fino ad arrivare al mio cazzo bagnato di lei, e lo leccò con un’avidità che non avrei mai immaginato…le piaceva da matti sentire il suo sapore mischiato a quello del mio cazzo; con colpi sapienti di lingua mi portò al limite, per poi interrompersi al punto giusto e ricominciare.
Fece così un paio di volte, poi dopo un po’ mi mise un dito in bocca, ed io preso dal piacere non capii il perché di quel gesto, credevo volesse toccarsi, ed invece no…in un attimo una delle sue dita fu dentro di me, in uno degli anfratti più intimi per un uomo, provocandomi un piacere sconosciuto ed intenso.
Venni senza ritegno, dopo pochi colpi di quelle dita molto esperte,sporcandole la faccia.
“Brava sorellina, sai come trattare un uomo tu, adesso ti ricambio il favore!” appena il tempo di riprendermi, la feci mettere a pecora con la testa sul cuscino, iniziai a leccarle la figa ed allo stesso tempo la sua dolce rosellina; lei capendo le mie intenzioni, mi disse “Fai piano, che li non è mai entrato nessuno”.
Quando il suo buco fu pronto, accolse dentro un dito, che divennero due dopo qualche minuto, e poi infine tre dita si muovevano dentro di lei cercando di farla abituare bene. Non avevamo altro lubrificante se non le nostre salive che si sprecavano in quell’amplesso, e quando la ritenni pronta appoggiai la mia cappella al suo buco e spinsi piano…dapprima gemette di dolore, piano piano la feci abituare, poi iniziai a spingere.
Dopo poco i suoi gemiti divennero di piacere, allora aumentai il ritmo giocando per quanto potevo col suo seno, mentre nel frattempo lei senza pietà si toccava la figa ed il clitoride; nel giro di un minuto o due fu lei a prendere il ritmo; le piaceva sentire il rumore delle mie palle sbattere sulla sua figa bagnata, e questo la invitava a muoversi con maggior foga.
Le dissi che stavo per venire, e feci per sfilare il cazzo del suo culo, ma lei fu più veloce e con le gambe mi tenne il bacino incollato a sè; le scaricai un fiume dentro e cedemmo entrambi al godimento totale, dopodiché lei mi apostrofò con un “Bravo il mio fratellino, a saperlo prima non mi sarei mai trasferita a Londra” per poi cadere in un sonno profondo.
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