Quella partita di calcetto non poteva durare di meno. Fu talmente breve che non cominciò neanche. Il giovedì sera, come tutti i giovedì, ero uscito di casa alle otto, dopo un breve e leggero pranzo, armato della mia sacca preferita; quella che riempivo con la maglietta e i pantaloncini che usavo per giocare a calcetto con gli amici.
Era ormai un rito che andava avanti da anni. Per una quindicina di quarantenni perennemente stressati dal lavoro, non c’era nulla di meglio che ritrovarsi una sera a settimana per giocare insieme e, successivamente, per bersi una birra parlando di argomenti pienamente maschili.
Ma quella sera le cose andarono diversamente. Un guasto elettrico aveva reso cieco il nostro campo e, quindi, entrammo direttamente al pub senza essere passati dagli spogliatoi.
Due birre, un po' di commenti sul calcio e sulle donne, e poi tutti a casa. Fu per questa ragione che parcheggiai la macchina in garage non a mezzanotte come al solito, ma poco dopo le nove.
Abitavo in una villetta ai margini di un piccolo paesino fuori Firenze, in una elegante zona pedecollinare. Non mi stupii di trovare l’auto di mio cognato parcheggiata davanti a casa. Sapevo che sarebbe passato per discutere di alcune pratiche burocratiche con sua sorella, la donna che avevo sposato dopo che le nostre strade si erano incrociate per caso.
Mia moglie, Daniela, era una bella donna di quarantadue anni. Ero stato fortunato ad incontrarla, e ancora di più perchè aveva accettato di sposarmi. Quando uscivo con lei non potevo evitare di accorgermi degli sguardi che i passanti le lasciavano sulla pelle. Alta un metro e settanta circa, aveva gli occhi scuri e i capelli lunghi e lisci, di un nero tanto assoluto da farti sentire addosso il buio della notte, anche se quasi nessuno le guardava i capelli prima di essersi perso per diversi lunghi istanti sul suo seno. La quinta taglia era forse troppo piccola per contenere quelle tette enormi, che lei portava in giro con una sfrontatezza sbarazzina, quasi arrogante, consapevole che non avrebbe mai incontrato un uomo che, almeno per una volta, non avrebbe desiderato palpargliele e leccargliele.
Lo sapeva lei e lo sapevo io, che avevo ormai imparato a tollerare gli sguardi impudenti di tutti quelli che pensavano di potergliele guardare senza che lei o suo marito se ne accorgessero.
Stavamo insieme ormai da dieci anni, sposati da sei, e avevo ormai smesso da tempo di contare le volte che le avevo coperto di sperma quelle splendide tette.
Era un richiamo inevitabile. Comunque stessimo facendo sesso, quando godevo non riuscivo a resistere alla tentazione di farlo proprio li, sulla parte più provocante del suo fantastico corpo.
Ma se le tette erano la cosa che immediatamente colpiva, non da meno erano le sue gambe, lunghe e snelle, sempre confezionate da scarpe con tacco a spillo, altro dettaglio che mi mandava costantemente fuori di testa.
Fin dalla prima volta che eravamo usciti insieme, avevo capito che quella donna avrebbe meritato le mie attenzioni. Avevo trovato in lei una straordinaria affinità psicologica ma, soprattutto, fisica. A letto non mi aveva mai negato nulla e, anzi, spesso era lei che mi chiedeva di sperimentare nuove posizioni e nuovi giochi erotici. Non so quanti soldi avevo speso in quegli anni in vibratori, fruste, manette e altri ammenicoli, e non c’era stata mai una volta che lei avesse reagito ai miei acquisti negandomi il desiderio di provarli insieme a me. Decisamente, non avrei potuto trovare una moglie migliore. Bellissima ed estremamente porca.
Quella sera ero venuto via dal pub abbastanza velocemente, desideroso di sfogare su di lei l’adrenalina che non avevo potuto scaricare correndo dietro a un pallone. Stavo pensando che stavolta le sarei venuto sui piedi, anziché sul seno. Avevo passato gli ultimi cinque minuti a immaginare quali scarpe le avrei fatto indossare, per rendere più eccitante la nostra serata.
Ma quando vidi la macchina di suo fratello capii che avrei dovuto calmare i miei bollenti spiriti ed aspettare ancora un po', sopportando quell’imbecille che non riusciva a stare lontano dai guai e che, di tanto in tanto, correva da sua sorella a chiedere aiuto.
Il Luca era un ragazzo che non era ancora diventato uomo. Di dodici anni più giovane della Dani, l’aveva sempre trattata come una seconda madre. Non aveva un lavoro fisso. Passava da un’impresa all’altra, da un fallimento all’altro. L’ultimo era stato un bar in centro a Verona, che aveva aperto con un amico e che, naturalmente, non faceva tornare né i clienti, né i conti.
E siccome sua sorella faceva la segretaria in uno dei più noti studi di commercialisti della città, lui aveva pensato di passare la serata a casa nostra, con lei e con una sequenza infinita di problemi e di carte.
Scesi dall’auto con lo spirito di chi si prepara ad affrontare una noiosa serata davanti alla tv, attraversai la taverna e salii le scale che portavano in casa.
Fu quando arrivai agli ultimi gradini che cominciai a sentire dei rumori strani che inizialmente non capii. Ma quando entrai nell’anticamera che portava dritto al salotto, non potei negare a me stesso che quei rumori potevano avere un solo significato. Mio cognato stava ansimando pesantemente, come se stesse facendo una corsa, ma ebbi il timore che non fosse quello lo sforzo che gli stava spezzando la respirazione.
Mi si gelò il sangue e mi avvicinai all’ingresso della sala con estrema circospezione, stando bene attento a non fare il minimo rumore.
Bastarono poche parole del Luca per farmi capire che era tutto vero: “cazzo, Dani… dai… succhiamelo… succhiamelo così…”.
La sua voce, calda ed eccitata, intervallata da respiri profondi, mi entrò nelle orecchie, mi attraversò tutto il corpo e mi finì nel cuore, che per alcuni istanti smise di battere.
Rimasi paralizzato e mi schiacciai contro il muro, in attesa che l’organo protagonista del mio petto ricominciasse a fare il suo dovere. Non volevo credere a quello che avevo sentito, ma l’avevo sentito troppo bene per poter dubitare ancora a lungo.
Volevo essere certo di quello che stava succedendo e, istintivamente, mi misi a quattro zampe e percorsi così l’ultimo metro che mi separava dalla soglia della porta della sala.
Allungai la testa quel tanto che bastava per poter guardare all’interno, e quello che vidi non lo dimenticherò mai.
Quello stronzo di mio cognato se ne stava seduto sul divano, completamente nudo, con le gambe larghe, gli occhi chiusi e le mani sulla testa di quella troia di mia moglie, che gli stava facendo un pompino standosene inginocchiata davanti a lui.
Non potevo crederci. Quell’immagine ebbe l’effetto di un fulmine che mi colpì dritto in mezzo alla fronte. Ci misi alcuni istanti per riprendermi, e per collegare di nuovo gli occhi al cervello.
Vidi i capelli neri di mia moglie muoversi su e giù, percorrendo tutta la lunghezza di quel grosso cazzo che appariva e scompariva, alternandosi dentro e fuori dalla sua bocca.
Ci misi un po' per accorgermi che lei, per l’occasione, aveva indossato una minigonna di pelle nera ed un paio di sandali tacco dodici, neri anch’essi, completamente aperti sul collo e sulle dita, tenute attaccate alla suola da uno stretto laccetto di pelle, nero come tutto il resto della sua mise. La troia, si era curata anche le unghie dei piedi, che aveva laccato di un rosso troppo intenso e decisamente fuori luogo per un incontro con suo fratello.
Cosa avesse indossato sopra la gonna non lo sapevo, visto che lui aveva evidentemente pensato bene di toglierglielo e di lasciarla nuda, dalla vita in su. Vidi le sue splendide tette muoversi su e giù, assecondando il movimento del suo corpo.
Pensai che lui si dovesse essere divertito parecchio con le tette della sorella, prima che lei gli scivolasse in mezzo alle gambe per prendergli il cazzo in bocca.
E poi di nuovo la voce di mio cognato: “mmmmhhhh… siii, Dani… siii, che puttana che sei, Dani… che puttana…”.
Ebbi la tentazione di uscire dal mio nascondiglio e di fare una scenata, buttando fuori di casa sicuramente lui e, forse, anche lei, ma le mie gambe non assecondarono quel pensiero.
Non riuscivo a muovermi. Il mio cervello mi stava impedendo di fare qualsiasi movimento, ed il perché me lo spiegò il mio cazzo, che si era fatto duro come l’acciaio senza che me ne accorgessi.
Ci misi un po' a capirlo e a prenderne consapevolezza. Non fu facile, ma un po' alla volta mi resi conto che quella scena mi stava eccitando da morire.
Guardare mia moglie fare un pompino a suo fratello mi stava eccitando come non mai, e ancora di più mi eccitai nel vederla togliersi il cazzo dalla bocca e sussurrargli: “dai, Luca… dimmelo che sono una puttana…”.
“Siii… Dani… sei una puttana pazzesca…”.
Lei sorrise per una frazione di secondo, prima di riprendere il bocchino che aveva interrotto, mentre lui la incitava a continuare: “brava, puttana… dai, succhiami il cazzo… succhiami, puttana…”.
Lei sembrava veramente infoiata. Gli arrivò con le labbra fino alle palle, mandandoselo tutto in gola, mentre suo fratello ansimava come un animale e continuava a sussurrare: “mmmhhh… oddio, siii… così… troia… cosììì…”.
Andarono avanti alcuni minuti, poi lui si risvegliò dalle profondità in cui la bocca di sua sorella l’aveva sprofondato, e le disse: “dai, Dani… vienimi in braccio che ho voglia di scoparti…”.
Lei non stava aspettando altro. Si alzò davanti a lui, mostrandosi in tutta la sua straripante femminilità. Lo guardò dritto negli occhi e, molto lentamente, si tolse la minigonna di pelle che ancora indossava. Lo fece con gesti lenti e volutamente provocanti, mandando fuori di testa sia me che suo fratello: “cazzo, Dani… sei bellissima…”.
“Ti piaccio?”.
“Mi fai morire…”.
“Dillo ancora che hai voglia di scoparmi…”.
“Oddio… Dani… siii… cazzo, siii… ho una voglia pazzesca di scoparti…”.
Nel frattempo lei si era sfilata anche il tanga nero che aveva scelto per l’occasione, ed era rimasta completamente nuda. Indossava solo i sandali, che sperai non si togliesse perché rendevano la sua linea ancora più eccitante.
La sua voce profonda sembrava quella di una puttana professionista, e mi arrivò dritta allo stomaco: “e adesso scopami, stronzetto…”.
Con la mano sinistra si aprì leggermente le grandi labbra, mentre con la destra gli impugnò il cazzo e se lo infilò nella fica, mentre gli si sedeva in braccio. Soffiarono entrambi: “oh… siiii…”.
Gli mise entrambe le mani sulle spalle e cominciò a muoversi su di lui, su e giù, sussurrandogli: “oddio, Luca… hai un cazzo stupendo…”.
“Siiii, Dani… siii… fatti scopare… siii…”.
Quando vidi le mani di lui arpionare entrambe le chiappe di mia moglie, palpandogliele con forza e accompagnando il suo movimento, mi accorsi che non ce la facevo più. Il cazzo mi stava esplodendo. Seguii la loro scopata abbassandomi la cerniera dei pantaloni e prendendo a masturbarmi.
Il movimento della mia mano si fece ancora più intenso quando vidi mio cognato sbattere la lingua in bocca a mia moglie, che ricambiò il bacio con una passione sconvolgente. Non riuscivo a togliere gli occhi dalle loro lingue che si intrecciavano una nella bocca dell’altro, scambiandosi movimenti profondi e proibiti. Passarono diversi minuti a limonare tanto intensamente da togliermi il respiro, mentre lei continuava a muoversi sul cazzo del fratello che non le aveva mai tolto le mani dal culo, neanche per un secondo.
Poi lei si tirò su, si prese la tetta destra con la mano e la sbattè nella bocca di lui, che prese a succhiargliela cercando di ingoiarla tutta, ma era impossibile. Rimase così, con la tetta della sorella in bocca, mentre lei lo incitava: “bravo Luca… così… leccami le tette… bravo…”.
Lui si staccò solo un attimo: “cazzo, Dani… le tue tette mi fanno impazzire…”, e poi prese a succhiarle e a morderle il capezzolo. Alternava la lingua ai denti, e ogni volta che glielo stringeva, mia moglie emetteva un mugolio di piacere davvero sconvolgente: “mmmhhh… cosììì… aaaahhh…”.
Fu al suo ennesimo gridolino di piacere, che mio cognato diede prova di una grande prestanza fisica. Si sollevò sulle gambe e si alzò in piedi, tenendosi sua sorella in braccio. Lei si ritrovò improvvisamente sospesa, si aggrappò con le braccia al collo di lui e con le gambe gli arpionò la vita, riuscendo in questo modo a tenersi il cazzo nella fica.
Lo vidi muoversi deciso, coprendo in pochi passi i cinque metri che separavano il divano dal tavolo che troneggiava nel centro della sala. Era quello il suo obiettivo. Ci arrivò davanti e vi ci sbattè sopra sua sorella, che si ritrovò sdraiata, con la schiena appoggiata al piano di legno. Le prese le caviglie, quelle splendide caviglie che tanto mi sapevano eccitare, e se le alzò sulle spalle.
In questo modo, mia moglie si ritrovò completamente sdraiata e con entrambe le gambe per aria, appoggiate sulle spalle di suo fratello, che non perse tempo e riprese a penetrarla con forza.
Ero in uno stato di tranche assoluto. Cercavo di non sbattere le palpebre, per non perdermi nemmeno una frazione di secondo della monta che stava avendo luogo davanti a me.
Il Luca aveva preso a muoversi dentro e fuori dalla fica di sua sorella, scopandola senza pietà, mentre lei aveva trasformato i lievi mugolii di poco prima in urla straziate che sembravano voler abbattere le pareti: “cazzo, siii… cazzo, scopami… scopami così… aaaaahhhh… aaaaahhh… aaaahhhh…”.
Quel grido fu accompagnato da quello di lui: “siii… Dani, siii… cazzo che fica che sei… che fica…”.
“oddio, siii… dai, dimmelo ancora che sono una troia…”.
“Siii… Dani… sei una troia… troia... troia… siiii…”.
“Aaaahhh… Luca… dai… cosììì… scopami… aaaahhhh…”.
Pensai che, per fortuna, abitavamo in una villetta isolata, altrimenti tutti i vicini avrebbero saputo che mia moglie passava il tempo facendosi scopare da suo fratello.
Ma i pensieri razionali non mi durarono molto, e se ne andarono definitivamente quando vidi che lui si era voltato leggermente verso sinistra e aveva cominciato a leccarle il piede destro, mentre le aveva preso le tette con entrambe le mani e gliele stava massacrando palpandogliele con una forza davvero animalesca.
Fu un momento di sesso estremo, che desiderai non finisse mai. Non avrei mai pensato di ritrovarmi a sperare che mia moglie non finisse più di farsi scopare da suo fratello davanti ai miei occhi, ma anche questa era la magia del sesso. Solo il sesso ha la capacità di trasformare in realtà anche le situazioni più incredibili. E quella a cui stavo assistendo era davvero una scena di sesso straordinaria.
Stavo scoprendo la mia vena cuckold, che non avevo mai pensato di avere e che, ora, mi stava esplodendo dentro.
Non mi persi neanche un secondo della decina di minuti in cui il Luca andò avanti a scopare sua sorella in quella posizione, senza fermare mai quella penetrazione così profonda e intensa.
Lei aveva chiuso gli occhi e si era abbandonata al piacere che suo fratello le stava dando. Si era arpionata con le mani al bordo del tavolo, per evitare che le botte che lui le stava dando in mezzo alle gambe la facessero scivolare di lato e cadere per terra.
Non faceva altro che ansimare e gridare al vento il suo piacere: “oddio, Luca… sììì… scopami… scopami… aaaahhhh… aaaaahhhh… aaaaahhh…”, mentre lui continuava a montarla in silenzio. Ogni tanto le borbottava qualche apprezzamento: “cazzo, Dani… che tette… che tette…”.
Non staccai mai la mano dal mio cazzo, in quella che era ormai diventata una sega sfrenata. E quando pensai che non avrei retto ancora molto e che avrei rischiato di sborrare li, per terra, sentii la voce di mia moglie farsi sempre più forte. Conoscevo perfettamente quel crescere di volume; stava per godere, e non mancò di annunciarlo al mondo: “cazzo, Luca… oddio… vengo… vengo… Luca, vengo… siiii… aaaahhh… aaaaahhh…”.
La vidi inarcare la schiena e lasciarsi attraversare il corpo da un orgasmo profondo e sconvolgente, mentre le sue urla erano accompagnate dalle parole di suo fratello: “godi, troia… godi… cazzo, godi che sei una troia pazzesca!!!”.
“Siii… Luca, siiii…”.
Mi si gelò il sangue nel vedere mia moglie che veniva nelle mani di suo fratello, che non aveva ancora smesso di spingerle dentro e fuori il cazzo dalla fica.
Poi la scossa elettrica che aveva devastato il corpo della Dani, se ne andò lentamente, e lei si abbandonò sul tavolo, con lo sguardo rivolto al soffitto e gli occhi ancora chiusi.
Fu solo allora che il Luca si fermò. Si chinò su di lei e le sussurrò: “cazzo… mi fa impazzire sentirti godere…”.
La voce di lei fu solo un soffio: “oddio… mi piace un casino farmi scopare da te…”.
“Lo sento. Cazzo, sei fradicia. Mi hai bagnato tutto…”.
“E allora dammi il mio sapore...”.
Vidi mio cognato tirarsi su, uscire dal corpo di sua sorella e inginocchiarsi in mezzo alle sue gambe. Ci mise meno di un secondo per tuffarsi nella sua fica, dal pelo nero corvino, come i capelli. E ancora meno tempo servì alla sua lingua per infilarsi in profondità, dentro di lei, che prese a contorcersi mugolando: “mmmhhh… oddio, siii…”.
Non avevo capito cosa voleva dire mia moglie quando aveva chiesto a suo fratello di farle sentire il suo sapore, ma lo capii quando lui si staccò dalla sua fica, si alzò e si sdraiò di nuovo su di lei, che assecondando una sincronia che, evidentemente, avevano già provato molte altre volte, aprì la bocca in attesa che lui le arrivasse sopra.
E quando lui fu in posizione, con la sua bocca pochi centimetri sopra quella di lei, le sputò dritto in gola due fiotti di saliva. Poi, non contento, si lasciò cadere sulle sue labbra e le sbattè la lingua in bocca con tanta veemenza che il solo vederlo mi fece partire un brivido che mi attraversò tutto il corpo.
Rimasi inebetito a guardarli, mentre limonavano intrecciandosi le lingue e scambiandosi continuamente fiotti di saliva.
E quando lui si tirò su, fu lei a parlare per prima: “cazzo… mi fa impazzire sentire il mio sapore nella tua bocca…”.
Il commento di lui fu serafico e definitivo: “sei veramente una puttana!”.
Detto questo, incrociò le sue mani con quelle di lei e la sollevò prendendola in braccio con la stessa facilità con la quale io avrei potuto sollevare una piuma. Poi si voltò e fece a ritroso il percorso di prima, dirigendosi di nuovo verso il divano.
Quando vi arrivò davanti la fece scendere, incrociò il suo sguardo perplesso e le ordinò in modo secco e perentorio: “girati e inginocchiati!”.
Lei non si mosse: “perché? Cosa vuoi fare?”.
Lui la obbligò a voltarsi, guardando il divano, e poi le mise le mani sulle spalle e la spinse verso il basso con una forza alla quale sarebbe stato impossibile resistere. Il movimento verso il basso di mia moglie fu accompagnato dalle parole decise di mio cognato: “inginocchiati, troia!”.
Lei ubbidì e si mise alla pecorina, tenendo le mani appoggiate sulla seduta del divano.
“Ma che vuoi fare?”, gli chiese ancora.
La sua risposta mi gelò il sangue nelle vene. “Stai ferma, che adesso ti sfondo il culo!”.
“Ma sei scemo? Col cazzo grosso che hai me lo rompi veramente”.
Lui non la ascoltò nemmeno. Le sputò un fiotto di saliva sull’ano, che le aprì con la mano sinistra, mentre con la destra si impugnò il cazzo che le appoggiò sul buchino.
La voce di mia moglie si era fatta implorante: “porca puttana, Luca… non farlo… nel culo no… aaaahhhhh…”.
Il suo urlo straziante era dovuto al fatto che suo fratello, incurante della sua supplica, aveva appena spinto la cappella fino a farle dilatare la rosellina, e le era entrato dentro.
“Nooo… Luca, nooo… cazzo, mi fai male… aaaahhhh… aaaahhh…”.
Per un attimo pensai che sarei dovuto intervenire per salvare il culo di mia moglie, ma non riuscii a muovermi. Ero paralizzato dall’eccitazione. Vedere il corpo di mio cognato che si spingeva in avanti, penetrando nel culo di sua sorella era una scena che mi stava facendo esplodere il cazzo.
E poi, il culo della Dani non era certo vergine. Io stesso gliel’avevo preso centinaia di volte. Quindi, pensai, una volta in più non le avrebbe rovinato il futuro.
La voce del Luca, resa roca dall’eccitazione, interruppe i miei pensieri: “dai… cosììì… fatti inculare, troia…”.
Lei non smetteva più di gridare: “aaaahhhh… aaaaahhh… aaaaaahhhh…”.
Vidi il corpo di mio cognato spingersi sempre più in avanti fino a fermarsi contro le chiappe di lei. Capii immediatamente che le era entrato tutto.
Le mise entrambe le mani sui fianchi e cominciò a muoversi avanti e indietro, dapprima lentamente e poi con sempre maggiore velocità e intensità, accompagnando quel movimento con parole che avrei voluto dirle io: “dai, troia… prendilo tutto nel culo… cosììì… da brava, fatti inculare… siii… cazzo, che culo stupendo che hai…”.
Lei urlava: “oddio… Luca… aaaahhh… cazzo, che male… aaahhhh… cazzo… me lo rompi… così me lo rompi…”.
“Siii… Dani… siiii… ti rompo il culo… siii…”.
Andò avanti ad incularla per diversi minuti, fino a quando lo vidi inarcare la schiena e fermare la penetrazione immobilizzandosi nel culo di sua sorella. Alzò lo sguardo al soffitto e si mise a urlare: “cazzo… Dani… ti vengo nel culo… aaaahhh… aaaaahhhhh… aaaaaahhhh…”.
Lei rimase ferma immobile, lasciando che lui le sfogasse nell’intestino tutto il suo piacere. La sentii borbottare: “oddio, Luca… mi stai riempiendo… porca puttana… mi hai riempito il culo di sperma…”.
Passarono pochi secondi nei quali entrambi rimasero zitti e immobili, come fossero stati due modelli in posa davanti all’obiettivo di un fotografo. Non potevano sapere che c’era veramente qualcuno che li stava guardando, senza avere in mano una macchina fotografica ma il cazzo che si stava menando, preso da un piacere sconosciuto e sconvolgente.
La sala era percorsa solo dai loro respiri ansimanti, che sembrava non riuscissero minimamente a rallentare.
Poi vidi il cazzo di mio cognato ricomparire alla mia vista. Uscì dal culo di mia moglie lentissimamente, dandomi un piacere pazzesco ad ogni centimetro che vedevo riemergere da quella straordinaria profondità.
Il suo commento era lo stesso che io le avevo rivolto un sacco di volte: “cazzo, Dani… hai un culo fantastico…”.
Lei si voltò e lo guardò dritto in faccia: “porca puttana, Luca, mi hai sfondata… mi hai fatto male… e mi hai infradiciata tutta…”.
Lui si prese un secondo per recuperare il fiato e le energie necessarie per parlare: “scusa, non posso resistere al tuo culo…”.
Lei gli sorrise, come una donna può sorridere a un bambino piccolo che ha combinato un pasticcio, mentre lui crollò sul divano, con le gambe larghe e il cazzo bene in vista. Rimasi alcuni istanti a guardare quel membro enorme e ancora duro, che aveva passato gli ultimi minuti nel culo di mia moglie, mentre lei si era alzata e poi seduta anch’essa sul divano, alla sua sinistra.
Gli mise il braccio destro intorno al collo, lo attirò a sé e si perse nella sua bocca. Quello che guardai fu un bacio diverso da quelli che l’avevano preceduto. Tanto intensi e passionali erano quelli, quanto morbido, delicato e coccoloso era questo.
Poi si staccarono e rimasero a guardarsi incrociando gli sguardi così come fino ad allora avevano incrociato i loro copri.
Fu mio cognato a rompere quel silenzio magico: “Dani…”.
“Dimmi…”.
“Sei veramente una troia!”.
Lei scoppiò a ridere e gli rispose serena: “bèh, non mi sembra che ti dispiaccia…”.
Lui accompagnò la risata di lei. Aspettò qualche secondo e poi le chiese: “ma l’Ale non sospetta proprio nulla?”.
“No… direi di no…”.
“Ma non ti ha mai beccata?”.
“Fino ad oggi no. Sto abbastanza attenta”.
“Beh, mi avevi detto che una volta ti aveva quasi scoperta a letto col tuo capo…”.
Mi si gelò il sangue. Cazzo, allora mia moglie era veramente una troia. Non solo si faceva sbattere da suo fratello, ma pure da quello stronzo del suo capo. E chissà da chi altri…
La sua risata interruppe i miei pensieri: “ah, si… quella volta ci siamo andati vicino. Porca puttana, lui è scappato dalla finestra. È saltato giù, in giardino. C’è mancato poco che si spaccasse qualcosa, e poi è corso via…”.
“Chissà cosa sarebbe successo se ti avesse beccata…”.
Lei era pensierosa: “mah, secondo me… conoscendolo… penso si sarebbe tuffato nella mischia…”.
Scoppiarono in una nuova risata, mentre a me non restava che pensare che, probabilmente, mi ci sarei tuffato davvero.
Fu mia moglie a interrompere l’allegria. Cambiò tono e si fece improvvisamente seria: “cazzo, Luca… è tardi. Dai, ora devi andare via. L’Ale potrebbe arrivare da un momento all’altro”.
Lui non si oppose. D’altra parte, pensai, la sua serata era già stata sufficientemente piacevole.
Li vidi rialzarsi e cominciare a rivestirsi. Capii che era giunto il momento di sparire. Mi rimisi il cazzo nei pantaloni e, gattonando in silenzio come un ladro, me ne tornai alla scala che portava in taverna. La scesi in punta di piedi, rientrai in garage e risalii in auto.
Quando chiusi la portiera mi ritrovai improvvisamente da solo, sconvolto in mille pensieri che mi stavano devastando la mente azzerandomi la lucidità. Porca puttana. Avevo appena scoperto un sacco di cose che mai avrei potuto immaginare. Provai a fare un elenco. Primo, mia moglie faceva sesso col fratello, non so da quanto tempo ma, stando a quello che avevo visto, i due avevano un’intimità che potevano aver costruito nel corso degli anni.
Secondo, mia moglie si faceva anche il suo capo, che era venuto a scoparsela anche in casa nostra. Nel mio letto, se avevo capito bene.
Terzo, non so chi e quanti altri uomini si scopavano mia moglie, ma iniziavo a pensare che fossero molti di più di quanti ne avrei potuti immaginare.
Ma la scoperta che, più delle altre, mi stava mandando fuori di testa, era la quarta.
Allora, quarto: io ero un cuckold. Ebbene si. Godevo come un pazzo a vedere mia moglie farsi scopare da altri uomini. L’avevo vista con suo fratello, ma non so cosa avrei dato per poterla vedere mentre si faceva prendere dal suo capo.
Passai alcuni minuti a immaginarla a letto con altri uomini. Chiusi gli occhi, mi aprii i pantaloni e ripresi a masturbarmi pensandola a letto con i miei amici, uno ad uno, o anche tutti insieme, perché no.
Avevo acquisito una nuova consapevolezza. Volevo assolutamente guardare mia moglie farsi scopare da altri, e avrei organizzato in qualche modo di poterlo fare davvero. Ma la prossima volta avrei voluto guardarla senza nascondermi. Sarei rimasto li al suo fianco. Magari le avrei tenuto la mano, mentre qualcuno le sfondava il culo, così come aveva appena fatto suo fratello.
Smisi di masturbarmi. Non volevo venire.
Sentii l’auto di mio cognato mettersi in moto e andarsene.
Decisi che sarei entrato in casa fingendo di essere appena arrivato e mi sarei fiondato su di lei. Volevo assolutamente incularla. Stavo impazzendo alla sola idea di sentirle il culo pieno dello sperma di suo fratello.
Aprii la portiera, e capii subito che quella che stavo aprendo era la porta della mia nuova vita. Stavo per entrare in un mondo fantastico.
“Dani!!! Sono arrivato!!!”.
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