Sverginato da un amico di mia moglie

  • Scritto da Giovannaesse il 12/02/2020 - 10:40
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Dopo poco l’uomo mi lasciò, in ginocchio, vinto e profanato, mentre tossivo e con gli occhi pieni di lacrime per lo sforzo. Ero tutta femmina dentro, non c’è che dire!

Lui se ne andò nell’altra stanza e di certo dovette iniziare a scopare mia moglie. Pochi attimi dopo, infatti, sentii la sua voce mentre emetteva quei mugolii selvaggi che ben conoscevo. Il mio profanatore l’aveva “messa sotto”: e la lubrificava grazie al pompino di suo marito. Provai un po’ di vergogna cocente: ma a che serviva, ormai? Lui scopava e parlottava piano, di certo mi stava sputtanando, davanti a lei e agli altri. Sedetti sul tappeto, spossato, con la gola che mi doleva in modo nuovo e strano. Pensai a quelli, di la, che senza amore si scopavano “le mie donne”! Che idiota. Per assurdo mi sentivo più offeso da Miriam che da Antonella. In fin dei conti, mia moglie me l’ero pur sbattuta per anni, nel mio piccolo l’avevo chiavata in tutti i modi, naturalmente. Ma Miriam… Miriam era bella e avevo sempre sospettato che fosse una porcona ma senza mai avere il coraggio di profanarla. Come un perfetto imbecille l’avevo vista nuda; l’avevo avuta nel nostro letto matrimoniale, ma l’avevo sempre immaginata come una dolce ragazza, che si era sacrificata per permettermi di testare la mia, carente, virilità. Lei abbracciava Antonella, la baciava (sopra e sotto), l’aveva sditalinata, mentre io, alla meglio, la scopavo a pecorina. Come un cretino, per non approfittare di lei e per non addolorare la mia “fedele” mogliettina, avevo fatto l’uomo d’onore. “Stronzo, pensai, e adesso? Dov’è finito l’onore? Adesso che di la fottono e sorridono di te? E chissà quante risate si son fatti prima… e quante volte, quei due, si sono chiavati le “mie” donne.

Dall’altra stanza iniziai a sentire i gridolini delle donne che venivano; i classici versi, l’ansimare, quei suoni che una volta, con mia moglie, erano solo per me.

  • Leccami, diceva Miriam a mia moglie, adesso, leccami sotto mentre ci scopano. Daiii… fammi venire! Non trovai di meglio da fare che andare di la, a mia volta. Avevano messo per terra le abat-jour, ma le luci erano accese e la scena si vedeva bene. Miriam lo prendeva in corpo a pecora sul letto; intanto il ragazzo che mi aveva imboccato, scopava Antonella, supina. Le bellissime cosce in alto, sulle spalle del suo maschio, per ottenere una totale infilatura… lei veniva spinta dalle chiavate verso la nostra amica e, da sotto, lecca e succhiava il suo clitoride. Stavano venendo tutt’e due, mentre i ragazzi non davano segno di cedere. Erano giovani e dotati, sicuramente avvezzi al sesso di gruppo. Sedetti sul lettone, non sapendo come inserirmi in quella copula selvaggia, però mi piaceva e speravo, in cuor mio, che vedermi osservare mia moglie sfondata, potesse offrire a tutti un ulteriore elemento di arrapamento… mi sarei sentito davvero una nullità totale a vestirmi e lasciarli fare: inutile e deriso.

Mentre mia moglie continuava a gridare e grondava liquido dalla figa successe qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Il suo aguzzino, quel giovane che mi aveva messo il cazzo in bocca, prima, si abbassò col busto e mi baciò.

Non mi era mai successo… nemmeno credevo mi sarebbe mai capitato. Le labbra spesse e volitive, la sua grossa lingua, spessa e virile, mi attraversarono con infinita voluttà: era un bacio passionale ma senza amore. Un bacio perverso ed eccitante che mi lasciò senza fiato, quasi terrorizzato. Chiusi gli occhi, automaticamente, e come uno stupido mi preoccupai di una sola cosa: speravo che mia moglie non vedesse quanto femminea si fosse rivelata la mia personalità, quella sera. Ormai ero scatenato. Appena mia moglie, dopo vari minuti di orgasmi, si sganciò dal pene del “mio ragazzo”, senza remore, fui io stesso a calarmi sotto di lui per riprenderglielo in bocca… tutto. Adesso il suo cazzone era impregnato degli umori, freschi e leggermente aciduli che conoscevo tanto bene: era il sapore della fessura di mia moglie. Specialmente negli ultimi anni, non potendo fare gran che col cazzo, la leccavo per ore e me la facevo venire in bocca, ogni volta.

Anche l’altra coppia si era concessa una pausa ma io, adesso, lo volevo… e volevo che tutti vedessero. Succhiai il bel cazzo finché, felice, lo sentii tornare alla durezza necessaria. Tranne dita, o piccoli oggetti (in gioventù) il mio culetto era completamente vergine… doveva essere il piacere che, come una droga, mi faceva provare quell’impossibile desiderio: eppure, in quel momento, il mio desiderio più grande era prenderlo nel sedere, davanti ad Antonella. Emularla nella sua parte di femmina e, magari, riuscire a dare, al mio cavaliere, una sensazione di profanazione persino più eccitante di quello che aveva provato con lei. Inoltre, non sapevo cosa si provasse, ma desideravo essere riempito di sperma, allo stesso modo di come, tempo fa, spruzzavo io stesso, nel corpo di Antonella. A lui quella pratica doveva piacere… e gli altri, mentre si asciugavano il sudore e si riprendevano, non risero di me, anzi. Sembravano spettatori estasiati di una specie di corrida desiderosi di vedere la spada che penetra nella carne vergine. Così fui io stesso a mettermi a pecora davanti al maschio, unii le mani stringendo le dita e accavallai i piedi, sperando di resistere al dolore che, ne ero certo, avrei provato… forse se proprio dovevo diventare checca, sarebbe stato meglio lasciarmi iniziare da un col cazzetto piccolo, tipo il mio. Ma ormai era troppo tardi, il mio toro da monta era già focoso e sapevo che non mi avrebbe perdonato.

In quella posizione muliebre dovetti sentirmi tutta femmina, infatti il mio pistolino si era completamente ritirato nella sua pellicina. Sembrava inesistente, forse a sottolineare quanto fossi donna in quel momento: totalmente passiva. Tutti ci guardavano. Il giovane raccolse da qualche parte una bottiglina di lubrificante e lui stesso mi umettò il sedere, insistendo sul buco del culo. Bagnava con quel liquido fresco e piacevole e, non appena, mi sentì più rilassato, carezzando dolcemente mi infilò due dita nell’ano, le sentii bene ma senza soffrire. Fu molto delicato con me.

Dopo un po’ tolse le dita e subito mi puntò col glande: la sensazione di apertura fu immediata, ma lui non premette oltre. La capocchia non faceva male, perché era morbida, ma si sentiva bene la sua presenza.

Antonella mi sorprese perché venne a mettersi al mio fianco, chinata iniziò a massaggiarmi la schiena… mi prendeva la mano, sembrava felice di assistermi in quel momento tanto speciale. E allora arrivò la spaccatura e il conseguente dolore vero; quando il mio sfintere si ruppe in due e cedette. Mi sembrò che una spada di fuoco mi bruciasse nel culo, avevo preso, d’un sol colpo, mezzo cazzo tutto dietro! Gridai, incapace di trattenermi. Il giovane sgusciò fuori dal mio corpo. Antonella iniziò a carezzarmi le natiche, stringendole tra le mani.

  • E’ passata… è passata, caro. Rilassati, che non ti farà più male! Aveva ragione, dopo pochi istanti, ricevetti il secondo attacco, ma il culo era già rotto: cedevole e disponibile si lasciò penetrare sempre più in profondità, senza particolari patimenti, anzi, con una goduria senza precedenti. Dopo non più di 2-3 minuti, ero in grado di ricevere il palo maschile tutto dentro, fino ai coglioni. Mia moglie iniziò a carezzarmi il cazzetto che, senza controllo, ogni tanto emetteva schizzi di sperma liquido. Antonella si portava le mani sulla bocca e lo leccava e, Miriam, a sua volta, iniziò a baciarla. Io persi ogni interesse per loro; mi godevo il mio stallone che premeva dietro con forza inaudita, fino a spingermi, del tutto indifeso, sopra letto. Nonostante il dolore, continuai a tenere le chiappe strettissime, ma non c’era verso di fermare il cazzo, che pompava. Lui si puntellò sulle mani e sui piedi, usciva quasi tutto dal corpo per poi cadermi dentro, come quando i più forzuti ficcano l’ombrellone nella rena. Improvvisamente si fece più rigido; il suo corpo tremava. Mi sfilò dal corpo il suo arnese e mi tirò giù dal letto. Lo capii al volo e mi inginocchia al suo volere, con la bocca aperta e la lingua di fuori, come avevo visto fare tante volte alla mia donna. Antonella, di nuovo arrapata di cazzo, mi imitò. S’inginocchiò al mio fianco, guancia contro guancia, mentre il giovane si masturbava violentemente. Ogni tanto approfittava, col glande, delle nostre bocche spalancate e ce lo metteva sulla lingua. La cosa dovette eccitarlo tantissimo, infatti all’improvviso, mentre sbuffava e ansimava, sburrò a grandi schizzi, inondandoci la faccia e la gola col succo caldo. Quando lui finì di venire, io e Antonella, felici e incuranti ci baciammo a lungo, leccandoci reciprocamente lo sperma dal volto. Tutti, poi, ci lavammo, adesso eravamo in confidenza. La serata non era finita, però. I giovanotti erano potenti e le donne, infoiate da quello che avevo subito, vollero farsi inculare a loro volta. Si scambiarono i partner come niente fosse, doveva essere già successo, in passato.

Sedute sulla sponda del letto leccarono i loro cazzi finché ridiventarono di nuovo rigidi e puntuti. Quando entrambe si voltarono e puntarono i piedi saldamente, appoggiando i gomiti sul letto, mi resi utile: carezzai i loro stupendi culi generosi e spalmai il lubrificante tra le loro chiappe. Le “mie donne” dovevano prenderlo nel culo da anni, infatti i grossi arnesi si fecero strada nel budello senza incontrare resistenza. L’inculata delle donne, con quelle loro forme angeliche e i volti nell’estasi era una cosa del tutto diversa da quella che avevo subito poco prima: era uno spettacolo dolce e sognante. Invece io l’avevo preso nel culo, nonostante le forme virili e le chiappe pelose. Era evidente che ero stato fottuto con violenza e col desiderio di sottomettermi. La mia inculata era stata animalesca e la sburrata su di me, quasi un offesa. Ora che i cazzi sfondavano i culetti tondi, chiari e delicati, molli e cedevoli, sembrava, invece, di osservare il paradiso: com’erano belle e come era naturale, per loro, prenderlo passivamente nel sedere… Quando i ragazzi finirono, quasi all’unisono, le riempirono di sburro, sia dentro il buco che sulle chiappe. Loro si andarono a lavare, ma le ragazze restarono in posizione. Capii che mi toccava un’altra dolce umiliazione… le leccai e le pulii bevendo tutto lo sperma, imparando a distinguerne i sapori diversi. Succhiai a lungo anche il liquido che iniziava a scaturire dagli sfinteri umidicci e odorosi. Mentre servivo le signore, mi masturbai… sborrai per terra, ma dopo puliii accuratamente con della carta da cucina.

Da quella prima volta sono passati tre anni. Aumentata la confidenza tra noi, scoprii che Antonella mi aveva cornificato già altre volte, in passato. Per circa un anno, con mia moglie e a volte con tutt’e due, facemmo gruppo fisso, avendo tantissimi rapporti sessuali, per lo più con sconosciuti. A volte le donne si sono fatte anche pagare per fotterci tutt’e tre, ma io non ne volli mai sapere di più. Comunque, personalmente, non ho mai più chiavato mia moglie, dopo quell’esperienza. Adesso siamo separati e non ci vediamo più, che io sappia aspetta un figlio dal suo nuovo compagno. Miriam, ho continuato a leccarla per tante altre volte ma non l’ho mai scopata. Anche con lei è finita, so che dirige un bar “particolare” e che la sera è un ritrovo per scambisti. Per quanto mi riguarda ho scoperto questa mia natura gay e frequento locali adatti a soddisfare, di tanto in tanto, la mia nuova e infinita voglia di cazzo.

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